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Dichiarazione di Raffaele FITTO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Ministro  Rapporti con le regioni (Partito: PdL) 


 

«Il Sud non deve chiedere di più» - INTERVISTA

  • (23 settembre 2008) - fonte: Il Gazzettino - A. G. - inserita il 23 settembre 2008 da 31

    «Da meridionale dico che il mezzogiorno deve avere la capacità di raccogliere questa sfida». Raffaele Fitto sembra solo contro tutti nell'aula magna dell'Università di Padova: l'unico esponente politico meridionale in mezzo a un "covo" di federalisti a oltranza. In realtà il ministro per i Rapporti con le Regioni spiazza tutti, e rilancia: «Il Sud non deve chiedere di più, ma dimostrare di saper modificare strutturalmente il suo modello organizzativo e la sua mentalità».
    Una sfida ambiziosa. Ma è realistica?
    «Una volta garantite la perequazione verticale, i livelli essenziali per sanità e istruzione, le risorse speciali addizionali rispetto alle perequazioni, non vedo alternative. Guardate che non c'è un unico Sud, sarebbe un errore fare di tutta l'erba un fascio: ci sono parti del Mezzogiorno che hanno compiuto scelte diverse».
    E il passaggio dalla spesa storica ai "costi standard" sarà recepito?
    «È un fatto di civiltà non più rinviabile: e fa piazza pulita anche della polemica sul rischio di un aumento della pressione fiscale che secondo alcuni sarebbe connaturato al federalismo. Il passaggio ai costi standard però va fatto tenendo presenti le diverse situazioni di partenza».
    Cioè?
    «Le faccio un esempio: se lei mi chiede se è possibile che il costo di una Tac in una regione sia tre volte più alto che in un'altra, le dico che è impossibile e che va uniformato dappertutto immediatamente. Se invece mi chiede la valutazione del costo standard sul servizio di emergenza sanitaria, è chiaro che cambiano le condizioni a seconda del luogo in cui viene svolto: in montagna o al mare, in zone isolate o densamente abitate. Di conseguenza cambia anche il costo».
    E contate di riuscire a trovare una sintesi in Parlamento?
    «La valutazione dei costi standard è delicata, saremo chiamati a impegnarci nella fase dei decreti legislativi di attuazione. Ma nessuno pensi che il Sud difende la spesa storica».
    Lei di fatto perse le elezioni in Puglia per aver riconvertito venti ospedali improduttivi. Quanti amministratori del Sud accetteranno di correre lo stesso rischio?
    «Questa è una sfida che il Sud non può non raccogliere. Dopo aver perso quelle elezioni, rifarei tutto ciò che ho fatto. Forse l'ho fatto troppo presto rispetto al dibattito che si sta facendo oggi nel Paese, ma la strada è quella; non possiamo pensare che nel Sud si rivendichi una maggiore spesa sanitaria e non ci si ponga il problema della qualità di quella spesa. Abbiamo gli ospedali meno utilizzati e poi la gente si sposta per farsi curare fuori regione: oltre al danno, la beffa. Serve un cambiamento culturale del Sud».
    Un'altro punto delicato è il tempo: quanto ci vorrà?
    «Per le materie non essenziali è previsto un periodo di transizione di 5 anni. Quanto ai decreti attuativi, ritengo inutile fissare limiti di pochi mesi: ne abbiamo messo uno di 24 mesi, così non ci sono alibi. Ma nulla vieta che se riusciamo a completare il lavoro in 12 mesi, si parte prima».

    Fonte: Il Gazzettino - A. G. | vai alla pagina
    Argomenti: sud, ospedali, spesa sanitaria, ministro Rapporti con le Regioni | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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