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Dichiarazione di Gianfranco FINI

Alla data della dichiarazione: Pres. Camera   (Lista di elezione: PdL)  - Deputato (Gruppo: FLI) 


 

Riforma federale, no a scontri ideologici

  • (04 ottobre 2008) - fonte: Il Gazzettino - Ario Gervasutti - inserita il 06 ottobre 2008 da 31

    Il presidente della Camera a Vicenza: «Dal Molin, nessun furto Quello di domenica non è un referendum ma un sondaggio»

    Vicenza - La terza carica dello Stato arriva nella città che da quello Stato «sordo e lontano si sente tradita»: parole del sindaco di Vicenza, Achille Variati. Ma il presidente della Camera Gianfranco Fini, in visita nel capoluogo berico per partecipare a un incontro organizzato dal l'associazione "Fare Vicenza", non si fa trascinare nella polemica sul referendum per la nuova base americana stoppato dal Consiglio di Stato. Anzi, liquida la questione svalutando il peso della consultazione che gli organizzatori intendono fare ugualmente domani, pur se priva di valore ufficiale: «Quella di domenica va derubricata a iniziativa politica. Non si tratta di un referendum ma di un sondaggio», chiarisce Fini. La democrazia, è il ragionamento di Fini, impone di prendere atto della decisione del Consiglio di Stato: «Non c'è stato nessun diritto derubato, si tratta solo del rispetto del nostro ordinamento dopo che il Consiglio di Stato ha detto che il referendum non si può fare. La consultazione di domenica non è un fatto istituzionale, al massimo servirà ad alimentare il dibattito politico locale. Va rispettata ma gli va dato il peso di altre simili iniziative politiche: i gazebo, le primarie...
    Nulla più».

    Liquidata la questione Dal Molin , sono altri i temi sui quali i Comuni si confrontano - o meglio, si scontrano - con la dimensione nazionale. Su tutti, il federalismo fiscale nel giorno in cui il Governo vara il decreto sulla riforma. E qui Fini, rispondendo a una domanda del direttore del "Gazzzettino" Roberto Papetti, esprime soddisfazione perché «nel testo presentato dal governo non c'è alcun rischio di rottura dell'unità nazionale», ma lancia un "avviso ai naviganti": «Spero che la discussione sul federalismo fiscale, che alla Camera sarà ampia, non sarà viziata dal pregiudizio e dal lo scontro tra maggioranza ed opposizione». Il dibattito dovrà essere «il meno ideologico possibile e inerente al testo, perché il federalismo fiscale è considerato indispensabile da tutte le autonomie locali di qualsiasi colore politico. Se ci fossero polemiche tra maggioranza e opposizione perderemmo un'altra buona occasione per organizzare meglio il Paese». In gioco, secondo il presidente della Camera, c'è «la credibilità delle istituzioni per i prossimi anni. La riforma del Titolo V ha già cambiato un pezzo di Costituzione, non si può pensare di lasciare il percorso a metà strada». Quanto ai sindaci veneti che mercoledì sono scesi a Roma per chiedere che venga lasciato al territorio il 20\% dell'Irpef prodotta, Fini riconosce che «l'assetto delle istituzioni va ricalibrato: il rapporto non deve essere solo tra Stato e Regioni, ma tra Stato, Regioni e Comuni».

    Altro tema delicato, e drammaticamente di attualità, il ripetersi di episodi di razzismo o di xenofobia. E Fini riconosce che «i fatti di cronaca ci dimostrano che indubbiamente c'è un pericolo di xenofobia e razzismo nel nostro Paese. Bisogna essere drastici nel combatterlo, e ciò è possibile solo con il rigore nelle leggi sull'immigrazione perché la politica più sbagliata in questo caso è quella lassista. Ma anche con la vera integrazione, che non è solo il rispetto della forma». Non basta, insomma, che un immigrato sia in regola e mandi i figli a scuola: «È necessaria l'adesione ai valori di fondo della società che ti ospita. Se tale adesione c'è, allora si può parlare di vera integrazione; altrimenti il fuoco cova sotto la cenere. Siamo sicuri che i valori occidentali vengano acquisiti come propri da tutti coloro che vengono qui? Se un pakistano in Italia da 12 anni uccide la figlia perché non rispetta la sharia, vuol dire che non basta parlare l'italiano e avere il permesso di soggiorno».

    Problemi nati in seguito all'affermarsi di una globalizzazione senza regole, la stessa che ha portato oggi a una crisi economica mondiale. E di fronte all'emergenza finanziaria Fini osserva che «forse tutti coloro che negli anni scorsi dicevano di lasciar fare al mercato perché è in grado di autoregolarsi, ora dovrebbero dire "ci siamo sbagliati"». Ora riprendono un ruolo gli Stati nazionali troppo frettolosamente archiviati, e la politica che è «la sola in grado di contemperare le esigenze dei cittadini, delle imprese, dei lavoratori, delle istituzioni». A questo proposito, il presidente della Camera osserva che «comprende la Banca centrale europea, ma non ci si deve impiccare a percentuali di crescita e rapporti tra deficit e spesa che erano stati concepiti in epoche diverse». Insomma, anche i vincoli di Maastricht andrebbero rivisti e aggiornati.

    Un suggerimento istituzionale, quello di Fini: non un'iniziativa da leader di partito. E come tale risponde anche a chi gli chiede un commento alle parole del capo dello Stato Giorgio Napolitano che ha sollecitato il Parlamento a eleggere un giudice costituzionale e il presidente della Commissione di vigilanza sulla Rai: «Le sue considerazioni sono ineccepibili. Auspico che tutte le forze politiche diano vita a comportamenti tali da attuare sollecitamente l'invito rivolto dal Capo dello Stato». E sul rischio di un "abuso" di decreti da parte del Governo, rassicura: «Discuteremo la modifica dei regolamenti parlamentari. Potranno esserci corsie preferenziali per i provvedimenti del Governo, ma dovranno esserci anche garanzie per l'opposizione: come, ad esempio, la istituzionalizzazione del governo ombra».

    Fonte: Il Gazzettino - Ario Gervasutti | vai alla pagina
    Argomenti: corte costituzionale, referendum, federalismo fiscale, Rai, vicenza, base usa, governo ombra, commissione di vigilanza, NO DAL MOLIN, titolo V, giudice | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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