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Dichiarazione di Nicola LATORRE

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

Crisi: «Inutile esasperare i toni. Serve uno sforzo comune» - INTERVISTA

  • (09 ottobre 2008) - fonte: La Discussione - Nicola Maranesi - inserita il 10 ottobre 2008 da 31

    Crisi finanziaria: Latorre chiede al Pd di attenuare il conflitto politico

    ROMA - «È un momento nel quale una grande forza politica riformista ha il dovere di mettere la propria iniziativa al servizio del Paese». Il volto è scuro e il tono è greve. Entrando nel suo ufficio a Palazzo Madama si capisce subito che Nicola Latorre non è in vena di speculazioni politiche. «Questa è una crisi finanziaria che ha proporzioni, ragioni e caratteristiche tali da provocare una svolta epocale - sentenzia il vicepresidente dei senatori Pd -. Impone alle forze politiche un atteggiamento capace di indicare una via d’uscita, una via che tenga conto degli elementi di novità e criticità introdotti».
    Una via che porta al confronto, senatore?
    Serve uno sforzo da parte di tutti, indipendentemente dalla collocazione politica di governo o di opposizione: non c’è possibilità di uscire da questa situazione se non unendo le forze.
    Anche Walter Veltroni la pensa così? Ultimamente ha alternato posizioni intransigenti a segnali di apertura…
    Ho apprezzato molto il fatto che martedì Veltroni abbia dato un segnale costruttivo e di apertura, anche se la conseguente reazione del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è stata inadeguata.
    Questo non è il momento di accentuare le ragioni di scontro e di conflitto e il Pd deve ancora di più impegnarsi in questa direzione.
    I fautori dell’opposizione muscolare, però, predicano diversamente...
    Vede, io sono culturalmente convinto che non sia vero che in una situazione di maggiore disagio sia l’opposizione a trarre benefici. Non credo al tanto peggio, tanto meglio. Le dico le di più: non trarremo mai alcun profitto da una situazione di esasperazione del conflitto.
    Anzi, credo che una situazione del genere spingerebbe ancora più a destra la politica e l’opinione pubblica.
    Eppure i toni usati dal segretario Pd, in questo periodo, non erano molto concilianti.
    Veltroni ha reagito ad una posizione assunta della maggioranza nei confronti dell’opposizione. Gli attacchi cha ha subito l’hanno spinto a rispondere in una maniera quasi naturale ad un atteggiamento di sfida. Non siamo ipocriti: certamente abbiamo contribuito a far alzare la febbre dello scontro politico. Ma lo scopo era quello di segnalare la drammaticità dovuta all’avvento della crisi.
    E la crisi, purtroppo, è arrivata. Come pensate di comportarvi ora?
    Da parte nostra deve arrivare un segnale, anche in occasione della manifestazione del 25 ottobre.
    Nel Pd c’è chi chiede che venga rinviata…
    Credo che il ragionamento proposto da Marco Follini sia molto serio e rispettabile. Ritengo però che l’idea di sospendere la manifestazione potrebbe essere utilizzato come un segnale di rinuncia, di debolezza. Ad ogni modo lo stesso Veltroni ha dichiarato che se la situazione dovesse precipitare, il Pd valuterebbe come comportarsi. Mi sembra una posizione responsabile.
    Con quale spirito manifestereste?
    Una grande forza riformista non utilizza la piazza solo per marcare il proprio profilo, per esternare un disagio. Se la si utilizza allo scopo di allargare il consenso, di dare segnali positivi, allora ben venga. Se l’appuntamento del 25 ottobre servirà a questo, potrà avere un senso.
    La sensazione è che Veltroni cerchi la piazza per recuperare consenso. Leadership in difficoltà?
    Al momento è il Pd in tutte le sue espressioni che sta attraversando un momento di difficoltà. Ma ci sono i presupposti per rilanciare la nostra azione.
    Quali sono?
    In occasione della Conferenza programmatica (prevista a febbraio, n.d.r.) lo capiremo: sarà quello il momento, vero, in cui si capirà se il Pd è riuscito a ben definire il suo nuovo profilo politico - culturale.
    Prima di allora, però, vi aspettano altre sfide, come le regionali in Abruzzo. Come ci arriva il Pd?
    I motivi di preoccupazione sono tanti. Andiamo ad elezioni anticipate con l’handicap dell’interruzione dell’esperienza di governo. A ciò si aggiunge l’atteggiamento dell’Idv, che in Abruzzo cerca di giocarsi una partita “nazionale”.
    Poco importa a Di Pietro dell’esito elettorale, vuole solo capitalizzare l’opposizione che ha fatto in questi mesi. In un’altra situazione lo avremmo accusato di “intelligence” con Berlusconi.

    Fonte: La Discussione - Nicola Maranesi | vai alla pagina
    Argomenti: abruzzo, manifestazione, pd, Idv, crisi, crisi finanziaria | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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