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Dichiarazione di Andrea RONCHI
Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) - Ministro Politiche comunitarie (Partito: PdL)
«Un impatto squilibrato a svantaggio dell`Italia» - INTERVISTA
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(15 ottobre 2008) - fonte: Il Sole 24 Ore - Carmine Fotina - inserita il 15 ottobre 2008 da 31
In venti giorni ha cercato di riaprire la discussione tra i più intransigenti e conferma la posizione italiana anche dopo la chiusura del presidente della Commissione europea José Manuel Barroso. Per il ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi la crisi internazionale è tutt`altro che un alibi e «il presidente Barroso dovrebbe semmai chiedersi quali conseguenze, prima di tutto in termini di perdita di posti di lavoro, ci sarebbero con delocalizzazioni a catena delle industrie più colpite dal pacchetto clima».
Oggi il piano "20-20-20" arriva al Consiglio europeo. Che cosa chiederà l`Italia?
Noi non vogliamo mettere in discussione il pacchetto, di cui condividiamo in pieno gli obiettivi. Ma bisogna avviare una riflessione, anche alla luce di quello che sta accadendo in queste settimane all`economia mondiale. La fretta è nemica del bene: prendiamoci il tempo necessario per arrivare a un accordo equo che non penalizzi l`industria europea, con uno squilibrio, tra l`altro, che grava sull`Italia. I conti li ha fatti la stessa Unione europea: l`Italia pagherebbe 180 miliardi di euro, l`1,14% del suo Pil e il 19,7% dei costi totali del piano, più di Spagna (17%), Francia (14,9 %), Germania, Inghilterra (12,5 per cento).
Sia Barroso sia la Francia, presidente di turno, puntano a trovare un accordo entro dicembre. Quali margini di intervento restano?
La posizione italiana è sostenuta da Spagna, Polonia, Repubblica Ceca, Romania. Io confido nella credibilità internazionale di Berlusconi per portare oggi qualche grande leader Ue a ragionare a tutto tondo su come e in che tempi raggiungere scopi finali su cui l`Italia resta assolutamente d`accordo. Il mondo è cambiato, anche per effetto della tempesta finanziaria, per questo dico fermiamoci e proviamo a capire come ottenere un doppio risultato: tutelare l`ambiente e salvare il sistema economico ed industriale. Bisogna essere molto decisi su questo punto e mi fa particolarmente piacere che lo stesso tipo di considerazioni venga fatto anche del ministro-ombra del Pd Paola Merloni.
Sull`altra faccia della medaglia ci sono posti di lavoro e risparmi che potranno arrivare da un rapido cambiamento del mix energetico.
Obiettivi condivisi dall`Italia, ripeto. Ma al tempo stesso non ci si può dimenticare che un`applicazione non equa delle regole, che non tenga conto di come procedono senza freni Paesi come India, Cina e Indonesia, in futuro rischia di avere impatti seri anche sulla bolletta energetica dei consumatori.
Quali correttivi proponete?
Ci sono diversi punti su cui si può lavorare. Ad esempio il pieno utilizzo di meccanismi di flessibilità come l`importazione da Paesi terzi di energia da fonti rinnovabili e l`utilizzo di crediti derivanti dalla riduzione di emissioni in questi Paesi. L`importante è rimettersi a discutere e individuare un percorso che non ci faccia deflettere dagli obiettivi di fondo ma metta i settori industriali-chiave al riparo da sconquassi.
Quali sarebbero i settori più a rischio?
In questi giorni stiamo ricevendo segnalazioni preoccupate di tutti i grandi comparti. Pensi solo all`effetto di delocalizzazioni che potrebbero toccare l`industria dell`acciaio, del cemento, delle piastrelle. Senza contare il trattamento riservato al settore dell`auto, per il quale non è pensabile una discussione separata. Fiat stima un impatto di 380 milioni di ipotetiche multe per un milione e mezzo di vetture con uno sforamento di 5 grammi di Cot. Un impatto squilibrato, a tutto svantaggio dell`Italia rispetto ad altre industrie europee dell`auto: non è accettabile.
Fonte: Il Sole 24 Ore - Carmine Fotina | vai alla pagina » Segnala errori / abusi