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Dichiarazione di Valter VELTRONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Lotta alla povertà, Italia e Occidente fanno troppo poco» - INTERVISTA

  • (17 ottobre 2008) - fonte: Avvenire - Giovanni Grasso - inserita il 17 ottobre 2008 da 31

    Parla Veltroni: si è affievolito lo spirito che animò l’assemblea Onu del 2000. La crisi? Come ha detto Papa Benedetto XVI, rende ancora più necessario l’aiuto a chi è debole

    « L’ Occidente, l’Europa, l’Italia stanno facen­do troppo poco nella lotta contro la povertà e la fame nel mondo, venendo persino meno agli impegni solennemente assunti con gli obiettivi del Millennio». Il grido d’allarme viene dal segretario del Pd Walter Veltroni che, in questa intervi­sta, spiega: «Qualche giorno fa il pre­sidente della Banca mondiale ha reso no­to un dato allarman­te, che interroga le nostre coscienze: dall’inizio dell’anno il numero dei poveri del mondo è aumen­tato di ben 100 mi­lioni e si corre il ri­schio che, a causa della crisi, la cifra sal­ga ancora».
    Onorevole Veltroni, alle Nazioni Unite di New York, recentemente, è stato fatto un primo bilan­cio del percorso verso gli obiettivi del Millennio: non è stato soddisfacen­te…
    Temo che si sia affievolito lo spirito che animò nel 2000 l’assemblea straordinaria in cui i capi di governo di 189 Paesi promisero di raggiunge­re il traguardo ambizioso di sconfig­gere la povertà entro il 2015. All’Onu, lo scorso 25 settembre, è emerso con chiarezza che gli obiettivi sembrano sempre più lontani: e questo a causa degli Stati membri che, come il no­stro, non onorano a sufficienza gli im­pegni presi. I grandi della Terra, il ric­co Occidente, hanno fatto e stanno facendo troppo poco. Non stanno mantenendo le promesse. Ricordo che proprio pochi giorni prima Papa Benedetto XVI aveva rivolto un acco­rato appello «affinché si prendano e si applichino con coraggio le misure necessarie per sradicare la povertà e­strema, la fame, l’ignoranza e il fla­gello delle pandemie, che colpiscono soprattutto i più vulnerabili».
    Le Ong italiane hanno protestato contro i tagli alla cooperazione con­tenuti nella finanziaria.
    Hanno ragione. E il governo ci pro­spetta un ulteriore taglio del 56 per cento delle risorse destinate alla coo­perazione, rispetto a quanto previsto nella manovra del 2008. Fa male con­statare come l’Italia sia uno dei Paesi più indietro dell’Europa e del mondo intero in tema di finanza per lo svi­luppo. Dopo di noi ci sono solo Gre­cia e Stati Uniti. L’Italia è infatti ferma allo 0,2% del Pil e, secondo il Cini, nel 2009 rischia di toccare il suo punto di minimo in venti anni: lo 0,09 per cen­to, quando dovrebbe aver superato lo 0,33% nel 2006 ed essere già lanciata verso lo 0,51% previsto per il 2010. Ri­sultato raggiunto da altri Paesi euro­pei, a dimostrare che si può fare. In­vece noi continuiamo ad essere mol­to lontani e questo non è più accetta­bile. In gioco non ci sono numeri, ma vite umane.
    Tremonti ha risposto alle critiche di­cendo che negli anni scorsi i fondi stanziati non sono stati nemmeno spesi tutti.
    Credo che anche in materia di effica­cia degli aiuti la situazione deve mi­gliorare. La legge 49, che regola la coo­perazione internazionale italiana, ri­sale addirittura al 1987. Il processo di riforma si è bloccato ancora una vol­ta in Parlamento, mentre la comunità internazionale con­tinua a mandarci raccomandazioni. Eppure gli italiani hanno dimostrato più volte che per loro la lotta contro la povertà deve essere assunta come una priorità politica. Pen­so anche alle migliaia di cittadini che in questi giorni, in tutta Italia, aderendo allo stand up mondiale, con un piccolo gesto simbolico dimostreranno di non vo­ler rimanere seduti a guardare. Chiedono espressamente al governo di in­crementare gli aiuti in Finanziaria e di migliorarne l’efficacia. Sarebbe un er­rore non ascoltarli.
    Sulla cooperazione, inevitabilmen­te, pesa la crisi economica mondia­le. In periodo di vacche magre i fon­di per l’aiuto allo sviluppo sono, pur­troppo, i primi a saltare…
    La crisi che sta attraversando il pia­neta non è una buona ragione per ne­gare il nostro contributo di risorse ai più deboli, al contrario – come ha det­to anche il Papa – lo rende ancora più necessario. L’Italia deve smettere di negare i propri impegni e deve assu­mersi le proprie responsabilità verso i più poveri, con un cambiamento for­te. Sono da sempre convinto che fa­remmo un torto alla nostra civiltà e al futuro dell’umanità se non prendes­simo sul serio la lotta alla povertà, al­la fame, alle malattie che mietono vit­time anche quando le medicine per sconfiggerle costano pochi euro.
    Qual'è, dunque, la sua ricetta per la cooperazione?
    Dobbiamo innanzitutto puntare su un incremento che ci porti finalmen­te alla pari con i nostri partner euro­pei. Ma anche e soprattutto modifi­care mentalità, atteggiamento verso la cooperazione, assumendo come interlocutori stabili società civile e Ong. Significa lavorare insieme per­ché finalmente si attui la riforma del­la legge per la cooperazione e far sì che questa contenga gli elementi ne­cessari ad assicurare a tutti i cittadini che i soldi finanziati per lo sviluppo verranno spesi bene. Garantire l’effi­cacia dell’aiuto è un dovere di chi go­verna verso i propri cittadini e un at­to di giustizia verso i cittadini dei Pae­si poveri che, prima ancora del soste­gno finanziario, chiedono sviluppo sostenibile.

    Fonte: Avvenire - Giovanni Grasso | vai alla pagina
    Argomenti: tagli, pd, povertà, ong, Finanziaria di Tremonti, Ratzinger, ONU - Nazioni Unite, cooperazione, crisi finanziaria | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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