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Dichiarazione di Marco PANNELLA

Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU  (Gruppo: ALDE) 


 

«Il corteo di Walter è buono solo per svuotare le urne» - Colloquio

  • (24 ottobre 2008) - fonte: Il Riformista - Tommaso Labate - inserita il 24 ottobre 2008 da 861

    «Eh no... adesso mi deve far dire una cosa sul parastato che organizza queste adunate di piazza con centinaia di migliaia di persone», sbotta Marco Pannella dopo aver sorvolato su cinque-sei domande improntate all’amarcord. La "sua piazza", in fondo, è fatta anche di questo. Ed è diversa da quella che il Pd ha messo in cantiere per domani. «Se ci vado? No, penso che non ci andrò. Anzi, non ci andremo. Se non sbaglio, non siamo neanche stati invitati», scandisce il padre nobile parlando a nome di tutti i Radicali italiani.

    Per farla breve nell’analisi pannelliana il Circo Massimo del Pd è un classico esempio dall’attivismo del parastato di piazza. «Questo tipo di cortei noti ha nulla a che vedere con le manifestazioni di protesta delle altre democrazie viventi», sottolinea Pannella. «Le femministe... Gandhi... tutta gente che protestava per raggiungere un obiettivo concreto», incalza Pannella. «Il Mahatma protestava per il sale, non per il nulla», spiega Pannella. Per cui, tira le somme Pannella, «non vado a un manifestazione buona solo per riempire le piazze e per svuotare le urne». Più diretto dì così è impossibile. O forse no.

    Il leader radicale aggiunge: «Negli ultimi decenni, questi non hanno organizzato una sola manifestazione di massa che avesse come obiettivo una riforma concreta». Per questi, Pannella intende un parastato in cui convivono «il Pd, il vecchio Pci, la Cgil, l’Arci e via dicendo». E quando gli si fa notare che l’argomentazione somiglia tanto a quella di Berlusconi, l’eurodeputato finisce per inserire anche il Cavaliere nel parastato da piazza. «E perché, Silvio cosa ha fatto due anni fa a san Giovanni? La stessa cosa che fa oggi il Pd. Populismo puro».

    Sia chiaro: Pannella non disdegna i cortei di massa. «Tutt’altro...» . Per questo elenca le manifestazioni di massa che avrebbe voluto vivere e non ha vissuto: «Non hanno fatto mai una manifestazione sulla giustizia, vero allarme so- ciale del paese. Non una piazza con milioni di persone sull’informazione, non una sulla Cambogia, la fame nel mondo, l’antiproibizionismo. Niente di niente», argomenta Giacinto detto Marco prima di scagliarsi, «da vero riformatore», contro «rivoluzionisti e riformisti che non hanno mai protestato davvero per un’alternativa».

    Per trascinare Pannella sulle ""sue" piazze bisogna passare per l’intervento in cui Fausto Bertinotti ha ammesso che Pci e studenti lasciarono da sola la primavera di Praga. «Noi invece eravamo sul posto, con migliaia di testi tradotti sulle costituzioni socialiste», spiega. Poi ricorda: «I fratelli Rendi (fondatori del Partito radicale nel Lazio, rrdr) furono arrestati a Berlino est. Io e Cicciomessere venimmo invece fermati a Sofia. E altri radicali fecero sentire la loro voce a Mosca».

    La battaglia per il divorzio («Cominciò anni prima del referendum, quando eravamo davvero da soli»), le piazze per l’aborto, le grandi campagne radicali. E la morte di Giorgiana Masi, uccisa il 12 maggio 1977, nel terzo anniversario del referendum sul divorzio. Al decreto del governo Cossiga che vietava le manifestazioni pubbliche viene oggi definito "incostituzionale" anche nei manuali di diritto. Solo noi Radicali protestammo», ricorda Pannella.

    Quindi parla di quel giorno. «A piazza Navona c’era un sit-in con la musica. Poi la polizia iniziò a sparare. Chiamai Ingrao, che era presidente della Camera, per dirgli che ci sarebbe stata una strage. Per fortuna, riuscimmo a scongiurare un disegno che prevedeva molti morti, anche grazie al comportamento leale dei collettivi di via dei Volsci. Non ci fu nessun contuso tra le forze dell’ordine: quel giovane carabiniere di Velletri (Francesco Ruggeri, ndr) si ferì di striscio ad un polso con la sua stessa arma. Morì solo Giorgiana, colpita sul Ponte Garibaldi». Poi primavera /e qualcosa cambiò, /qualcuno moriva /e su un ponte lasciò / lasciò i suoi vent’anni / e qualcosa di più.... Come cantava Stefano Rosso, scomparso un mese fa.

    Fonte: Il Riformista - Tommaso Labate | vai alla pagina

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Commenti (1)

  • Inserito il 24 ottobre 2008 da 861
    A Pannella non serve leggere le dichiarazioni deliranti di Cossiga di questi giorni. E ricorda che quando ci fu il governo Cossiga, fu emanato un decreto che vietava le manifestazioni pubbliche. Un decreto che oggi, anche nei manuali di diritto, viene definito "incostituzionale". Mi chiedo, anche alla luce delle ultime dichiarazioni, con che diritto Cossiga sieda ancora in Parlamento. Con la dichiarazione di ieri, 23 ottobre, in cui vi sono chiare parole che istigano alla violenza, Cossiga dovrebbe ricevere, come minimo, un avviso di garanzia.

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