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Dichiarazione di Giuseppe FIORONI

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Villa San Giovanni in Tuscia (VT) (Lista di elezione: CEN-SIN(LS.CIVICHE))  - Deputato (Gruppo: PD) 


 

Il partito non si guida con la paura del complotto - INTERVISTA

  • (27 novembre 2008) - fonte: Il Mattino - Teresa Bartoli - inserita il 27 novembre 2008 da 31

    «I sì siano sì e i no siano no»: è questo, secondo Giuseppe Fioroni, il solo modo per evitare il congresso e rilanciare il Pd.

    Lingotto due: è una sfida o un passo indietro?
    «Con le elezioni in Trentino e soprattutto la manifestazione del 25 ottobre abbiamo avuto l’ennesima conferma che c’è un popolo del Pd che è più avanti di noi, un popolo in cui molti non hanno ricordi ma tanto orgoglio alimentato da una speranza: costruire il proprio futuro. Se questo è il frutto del lavoro iniziato un anno fa, che ha prodotto 12 milioni di voti, il Lingotto due è un passo in avanti».
    L’obiettivo? Una resa dei conti interna?
    «Mantener fede ai nostro impegni e, soprattutto, non restare indietro di un passo rispetto alla nostra gente. In molti c’è l’arroganza che impedisce di porsi la domanda fondamentale: se non avessimo fatto la scelta coraggiosa del Pd, se ci fossimo proposti divisi, oggi non saremmo con i Pecoraro Scanio o i Diliberto? Non si deve essere arroganti, non si deve pensare che quei 12 milioni di voti siano in banca. Sono una opportunità. Dobbiamo proseguire sulla strada dell’innovazione. È l’unica vera sfida da intraprendere».
    Come?
    «Bisogna fare grande chiarezza. Serve una piattaforma forte che parli al paese e dia risposte all’altezza delle sfide tremende che il Paese deve vincere. Va fatto con trasparenza, chiarezza e franchezza, i sì devono essere sì, i no devono essere no. Solo così si può creare il clima per vincere amministrative ed europee e arrivare alla scadenza naturale del congresso».
    Da D’Alema cosa si aspetta? Marini chiede a lui e Veltroni di chiudere questa pagina di polemiche.
    «Dobbiamo discutere di politica. È riduttivo e banale parlare di vicende personali. Mi auguro che ciascuno dia fino in fondo il proprio contributo, senza retropensieri».
    È in discussione il progetto Pd?
    «Non siamo un partito affetto dalla sindrome dell’ebreo errante, che cambia progetto, leader e dirigenti in continuazione. Siamo al punto di non ritorno e possiamo solo andare avanti. Deve esser chiaro a tutti: se ci si arena, non c’è un altro porto ma solo il naufragio. La critica è il sale della politica, ma le soluzioni ipertoniche uccidono i bambini sotto i tre anni. Noi ne abbiamo uno solo. Quindi è l’ora di elaborare il lutto e ritrovare la gioia della costruzione. Confido nella saggezza di tutti».
    Secondo Bersani i problemi non si risolvono con appelli alla solidarietà al segretario.
    «Io non dico che va tutto bene. Dico che quel che non va, va discusso e risolto, una volta per tutte. Certo, non è possibile far finta di esser sani sperando che il malato muoia».
    Allora c’è chi lavora a linea e leadership diverse...
    «Sono certo che ci sono spazi e disponibilità per condividere una piattaforma e una leadership espresse da milioni di cittadini. Questo va rafforzato. Il resto, mi sembra molta chiacchiera e pochi fatti».
    C’è chi sostiene che Veltroni e D’Alema sono personalità troppo forti e dovrebbero farsi da parte per lasciar spazio ad una nuova leadership.
    «Io so che oggi al Pd servono un leader forte, una dirigenza plurale e autorevole e una proposta politica vincente. Non credo che per evitare la fatica della politica si possa puntare sulle controfigure».
    Non è tra chi pensa che solo il congresso possa evitare l’attacco al segretario?
    «Non si può vivere di dietrologie nè di paura in attesa di complotti. Ci vuole il coraggio dell’iniziativa e della proposta, con la schiena dritta di un segretario e di un gruppo dirigente che credono in ciò che dicono. Il coraggio vince sempre la paura. È questo il modo per andare avanti in maniera unitaria anche se non unanimistica, come accade nei partiti democratici».
    Però c’è chi pensa che il vero atto di coraggio sia anticipare il congresso per risolvere l’eterno, irrisolto dualismo Veltroni-D’Alema.
    «La dirigenza plurale è una ricchezza per ogni partito. Bisogna saperla vivere come opportunità e potenzialità».

    Fonte: Il Mattino - Teresa Bartoli | vai alla pagina

    Argomenti: dirigenza, pd, congresso pd, CORRENTI di PARTITO, dirigenti | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (1)

  • Inserito il 05 febbraio 2013 da 15841
    Fioroni,ti vedo molto stanco.Perchè non ti vai a riposare per qualche millennio,visto che sei qui da un millennio.

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