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Dichiarazione di Rosy BINDI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD)  - Vicepres. Camera  


 

«Governo pericoloso. É nostro dovere scendere in piazza» - INTERVISTA

  • (05 aprile 2011) - fonte: l'Unità - Simone Collini - inserita il 05 aprile 2011 da 31

    «Se necessario, abbandonare l'aula è un'idea da tenere in considerazione. Ormai siamo arrivati alla dittatura della maggioranza»

    «La situazione è di una gravità senza precedenti nella storia repubblicana di questo paese. Già soltanto la consapevolezza di questo giustifica una mobilitazione permanente».

    Rosy Bindi denuncia la «dittatura della maggioranza» in atto e definisce «doveroso» per il Pd e per tutti gli altri partiti e sindacati e associazioni che oggi animeranno il "Democrazia day" «offrire le occasioni per far esprimere ai cittadini il disagio, il dissenso, e anche le proposte di fronte a un governo inconcludente e pericoloso».

    Presidente Bindi, il Pd è sceso in piazza l'8 marzo, ha organizzato un sit-in per la scuola, un altro contro le leggi ad personam e ora un altro ancora per dignità del Parlamento: sicuri che sia la strategia giusta?

    «Giusta? Doverosa. Il limite è stato ampiamente superato. Sono a repentaglio la democrazia e i diritti costituzionali».

    Non è la prima volta che lanciate un simile allarme.

    «Ormai non solo si vogliono piegare le leggi alle esigenze di una persona, ma la maggioranza ora voterà in Parlamento che Ruby è la nipote di Mubarak. Cioè attraverso un voto si arriva a stravolgere la realtà, pur di sottrarre Berlusconi a un processo. Se non è dittatura della maggioranza questa...»

    Per questo ha proposto di abbandonare l'Aula, suscitando reazioni infastidite anche all'interno del suo partito?

    «Chiariamo subito: io non ho mai proposto l'Aventino. E non è neanche rispettoso nei confronti di chi in quel periodo fece una scelta così drammatica usare con tanta leggerezza un simile termine.Io dico che dobbiamo stare in Parlamento, e starci in maniera sempre più forte, organizzata, determinata. Ma siccome non bastano le trasmissioni televisive e neanche l'organizzazione del partito per costruire un collegamento con tutto ciò che si è messo in moto nel paese, noi dobbiamo anche stare fuori dal Parlamento. E dobbiamo anche, se necessario per denunciare la dittatura della maggioranza, prendere in considerazione di abbandonare l'Aula. Del resto, lo abbiamo fatto più volte alla Camera e al Senato anche quando erano segretari Veltroni e poi Franceschini. Sinceramente, non capisco il perché di alcune reazioni».

    Non teme che questa vostra "mobilitazione permanente" influisca negativamente nel rapporto con l'Udc?

    «Ognuno ha il suo modo di fare opposizione e dobbiamo rispettarci nella nostra diversità. Nelle sedi parlamentari il lavoro è sempre più unitario e sta dando risultati. Dopodiché, lo stesso Parlamento può essere il luogo adatto per scrivere insieme un codice di comportamento comune. Ricordandoci anche che c'è una forza non presente in Parlamento, Sinistra e libertà, con la quale non possiamo però pensare di non avere rapporti».

    Per arrivare a quella coalizione ampia, costituente, tra progressisti e moderati, a cui punta Bersani?

    «È la scelta giusta per ricostruire dopo questo governo inconcludente e pericoloso. Pensiamo all'immigrazione: hanno creato ad arte tensione e poi la situazione è degenerata. Alfano ha parlato di una riforma epocale della giustizia e poi hanno violentato il Parlamento con le leggi ad personam, tra l'altro in maniera impotente, senza approvarle».

    L'Udc su quella riforma si è detto disponibile al confronto.

    «Se è per questo anche qualcuno all'interno del nostro partito. I fatti purtroppo hanno dato ragione a chi diceva che non ci sono le condizioni per sedersi al tavolo e discutere nel merito».

    Pensa che questa vostra mobilitazione permanente sia compatibile col richiamo di Napolitano a mettere fine a questo dieta di tensioni?

    «Le tensioni le provocano i ministri che offendono il Parlamento. Non le creiamo noi, né le manifestazioni e i cittadini che vogliono difendere la Costituzione»

    Fonte: l'Unità - Simone Collini | vai alla pagina

    Argomenti: immigrazione, opposizione, riforma giustizia, presidente Napolitano, Parlamento Italiano, dissenso, manifestazioni, piazza, sinistra e libertà, leggi ad personam, ruby gate, conflitto di attribuzione | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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