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Dichiarazione di Ignazio Roberto Maria MARINO

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

“Datevi un taglio”

  • (22 giugno 2011) - fonte: il Riformista - inserita il 22 giugno 2011 da 31

    La primavera che ci lasciamo alle spalle ha portato alla politica, e ai programmi della sinistra in particolare, alcuni successi importanti - le amministrative e i referendum - insieme ad alcune lezioni da apprendere.

    In primo luogo, si è confermata la validità delle primarie: dove sono state consultazione autentica, hanno consentito l’emergere di volti nuovi che si sono rivelati alle amministrative candidati preparati e vincenti.
    Per questa ragione ritengo sia necessario insistere su questo strumento e rafforzarlo per permettere, a chi ha le caratteristiche, le qualità e il curriculum adatti a candidarsi, di emergere anche se non proviene dalle solite “scuderie” della politica.

    Le primarie hanno anche dimostrato che il centrosinistra non può ridursi alla somma matematica delle percentuali di voto dei partiti che lo compongono, ma è un progetto per modernizzare il paese intorno al quale può essere coinvolto e motivato quell’elettorato che negli ultimi anni si è allontanato con disgusto e disaffezione dalla politica e dai partiti.
    Inoltre, le percentuali di voto registrate dalle forze che aspirano a costruire un ’terzo polo’ non hanno nemmeno raggiunto il numero di consensi che aveva l’Udc nel 2008: nelle città del nord, il partito di Pierferdinando Casini è stato superato in maniera netta dal movimento a cinque stelle. Ce n’è abbastanza per riflettere sugli schemi e le strategie di coalizione che ci si ostina a voler disegnare a tavolino senza ascoltare il paese.
    L’unica via, da questo momento in avanti, è quella di un progetto che valorizzi le energie migliori e più fresche, rinunciando anche, quando sia necessario, a promuovere candidature e leadership espresse direttamente dal Partito Democratico.

    Un progetto di crescita, cambiamento e miglioramento della classe dirigente di cui il Partito Democratico deve e può essere motore e protagonista. Un disegno che non può essere affidato alle stesse persone che, vincendo, o molto più spesso perdendo, hanno costituito dagli anni ’90 ad oggi gli elementi di punta del centrosinistra. Infine, i referendum hanno dimostrato che è tempo di confrontarsi su temi concreti.

    Gli italiani si sono pronunciati direttamente su questioni che li riguardano molto da vicino, come l’acqua e il nucleare, di qui una partecipazione che non si vedeva da decenni. Non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Occorre concentrarsi su alcuni temi-chiave: il lavoro, intervenendo con urgenza sulla precarietà; l’ambiente, con una legge diversa e condivisa sull’acqua ed una progettazione decennale di sviluppo energetico alternativo che investa sull’eolico, l’energia solare, la geotermia; l’immigrazione, con politiche di integrazione sostenibile; la ricerca, l’innovazione tecnologica e lo sviluppo; la cultura, la scuola e l’università; offrire dignità e riconoscimento a quei diritti che sono acquisiti in quasi tutta Europa, introducendo le unioni civili, una legge sul testamento biologico che consenta la libertà di scelta delle terapie, riscrivere daccapo la legge sulla fecondazione assistita.

    Non sarà un compito facile poiché, nonostante la fase di conclamato declino, Silvio Berlusconi e Umberto Bossi restano inevitabilmente legati a doppio filo e hanno intenzione di mantenere il potere fino al 2013, senza curarsi del Paese.
    Lo dimostrano gli appuntamenti istituzionali di ieri in Parlamento: il dibattito al Senato e il voto alla Camera. Peraltro, proprio alla Camera, si è richiesto di votare un provvedimento sullo sviluppo per cui l’esecutivo non ha nemmeno trovato la copertura finanziaria: le misure sul credito d’imposta per gli investimenti nel Sud potranno essere attivate solo quando saranno individuate le risorse necessarie. Per non parlare della sanità: ieri il presidente del Consiglio nell’Aula del Senato ha incluso tra le azioni più importanti compiute dal governo lo stanziamento di altri 4 miliardi per il Servizio Sanitario Nazionale. Clamorosa bugia. Altro che maggiori risorse, la sanità pubblica è stremata dai tagli di bilancio: il licenziamento dei precari e il blocco del turn-over, che rende impossibile sostituire i professionisti al momento della pensione, stanno danneggiando gravemente centinaia di servizi salvavita, come il pronto soccorso pediatrico del policlinico Umberto I di Roma o il centro per il trapianto di rene dell’Università di Milano.

    Inoltre, la mancanza di investimenti per l’ammodernamento tecnologico sta drammaticamente indebolendo le strutture delle sanità pubblica a favore di quella privata, venendo meno al principio dell’accesso universale alle cure sancito dalla nostra Costituzione.

    ’Datevi un taglio’, diceva uno striscione rivolto a Bossi, preparato da alcuni sostenitori leghisti e fatto rapidamente sparire dal servizio d’ordine domenica a Pontida. Hanno ragione: ci vorrebbe davvero un taglio definitivo.

    Fonte: il Riformista | vai alla pagina

    Argomenti: lavoro, tagli, centrosinistra, pd, precari, sanità pubblica, investimenti, precarietà, Parlamento Italiano, Servizio Sanitario Nazionale, primarie di coalizione, leghisti, Amministrative 2011, Referendum 2011 | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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