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Cda Rai. «Fatto fuori, democratici più liberi di noi» - INTERVISTA
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(05 luglio 2012) - fonte: la Repubblica - inserita il 05 luglio 2012 da 31
Cacciato perché penso con la mia testa.Paolo Amato ha la voce di un cane bastonato, il tono della rassegnazione. «Ma deve sapere che dentro sono incazzato nero». Lo hanno fatto fuori dalla Commissione di Vigilanza della Rai con un clamoroso blitz del presidente del Senato, Renato Schifani. Sostituito perché volevo pensare con la mia testa, perché ho letto i curriculum. Mi sembrava giusto farlo, ne sono arrivati a centinaia, potevamo mandare un bellissimo messaggio alla società civile».
Amato si preparava a votare, per il Cda di Viale Mazzini, Flavia Piccoli Nardelli, segretario generale dell'Istituto Sturzo, sostenuta da Idv, Fli e Giovanna Melandri del Pd.
«Ho letto la sua storia professionale, mi è sembrata eccellente. E' una donna, è cattolica, aveva un profilo perfetto».
Poi è successo il patatrac. Adesso, chiuso nel suo ufficio del senato, ha un viso lungo così. Fiorentino, 56 anni, ex repubblicano del cenacolo di Spadolini, era amico di Denis Verdini. Ora no.L'hanno minacciata?
«Macché! E' stata una cosa civile, molto più di quanto si pensi».
Scherza? La eliminano fisicamente fra un voto e l'altro. Scoppia un caso istituzionale tra Fini e Schifani. E lei non reagisce?
«Ho rispetto del mio presidente di assemblea. Non condivido la sua scelta, ma la rispetto. La tempistica è davvero imbarazzante, stavolta ha davvero esagerato».
Allora faccia ricorso. Salta l'operazione del Pdl, si capirà se c'è un disegno politico dietro la decisione del presidente Schifani. Si dia una mossa.
«Aspetto, vediamo cosa succede nei prossimi giorni. Le ragioni regolamentari possono essere giuste o sbagliate, devo ancora verificare».
Non c'è molto tempo, stamattina si vota.
«Lo so, lo so. Sta diventando una cosa molto più grande delle mie intenzioni».
Gasparri e Quagliarello sostengono che lei è lo strumento di un complotto architettato da Fini, Casini e Pisanu.
«Pensieri in libertà, insulti all'intelligenza. Quale complotto? Ho agito alla luce del sole, ho deciso in piena autonomia e in totale solitudine».
L'hanno trattata a pesi in faccia. Gasparri e Quagliarello hanno parlato di sue dimissioni annunciate a voce, davanti a testimoni.
«Ho letto. Come se le dimissioni uno le potesse dare al bar, davanti ad un caffè. Sono dichiarazioni indegne».
Se non è un complotto perché voleva rompere la disciplina di partito, all'improvviso?».
«Perché un parlamentare lavora senza vincoli. Perché ho pensato fosse il modo migliore per smetterla di lavorare a favore di Grillo. Arrivano i curriculum, si leggono e si decide in assoluta libertà di coscienza. Abbiamo perso un'occasione straordinaria di dare una risposta concreta alla società civile».
Parla come un girotondino. Bersani però si è fatto guidare dalle associazioni, non ha scelto con il Cencelli.
«E' vero. A maggior ragione anche noi dovevamo mandare un segnale di apertura. Invece siamo chiusi a riccio in un circuito autoreferenziale. Il Pd è stato più bravo».
«I nomi del Pdl sono così indigeribili?
«Per carità, saranno pure competenti. Alcuni. Ma c'era il dovere di esaminare altri profili».
Resta da capire perché non si ribella. Dicono che le hanno promesso ritorsioni pesanti se non sta buono.
«Non è vero. Mi ribello, ho l'amaro in bocca. Ma non voglio danneggiare le istituzioni».
Fonte: la Repubblica | vai alla pagina » Segnala errori / abusi