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Dichiarazione di Leonardo RAITO

Alla data della dichiarazione: Assessore Provincia Rovigo (Partito: PD) 


 

Il ministro Profumo e l'abbaglio dei fuori corso

  • (14 luglio 2012) - fonte: Nota stampa - inserita il 15 luglio 2012 da 812

    Parafrasando un detto famoso, verrebbe voglia di affermare: “estate che vai, cavolata che senti”. La cosa drammatica è che, ancora una volta, la cavolata giunge da un membro onorabile di questo governo tecnico che non manca occasione di rimediare figuracce a ripetizione. Lavorassero e stessero zitti, forse, sarebbe meglio.

    Il ministro Profumo, forse vittima di un colpo di sole, ha identificato i nuovi “parassiti sociali”: gli studenti universitari fuori corso. Questi, a suo dire, avrebbero un costo sociale che il paese non potrebbe permettersi. Ci scusi, ministro, ma non abbiamo capito quale. Lei è come l’uomo che lancia il sasso e tira indietro la mano, identifica un male (sbagliando, secondo noi), e non trova rimedio. Ci dispiace, perché dovrebbe essere un tecnico, che non sappia i motivi per cui i nostri giovani vanno fuori corso. Molti studiano e lavorano e non possono fare gli studenti a tempo pieno. I corsi di laurea sono poi strutturati in malo modo, gli esami molto ravvicinati, anche grazie all’infausto sistema del 3+2 che non ha favorito la qualità accademica.

    La realtà, caro ministro, è che non c’è via di mezzo tra due sistemi universitari dei quali lei dovrebbe indicare la strada favorita per il paese: un’università d’elité o una di massa. La prima si ottiene lavorando su criteri meritocratici, e di selezione di classe docente e di offerta e proposte per gli studenti: tasse più alte, borse di studio vere parametrite al merito, finanziamenti riservati ai centri di eccellenza con taglio di sedi secondarie e di sprechi. La seconda, che è quella attuale, non è altro (salvo poche eccezioni) che un’appendice dell’istruzione secondaria, meno selettiva, meno premiante, più uniforme. Qual è l’università che serve al paese? Possono coesistere i due sistemi? Questo, ministro, ci dovrebbe dire.

    Per tornare ai fuori corso, non capisco davvero i costi sociali. Pagano le tasse come tutti, fanno investimenti culturali su se stessi facendo crescere il livello culturale del paese, alimentano, quando fuori corso, un sistema fatto di affitti, subaffitti, acquisto libri, fotocopie, lavanderie, strutture ricettive, che tengono in pieni intere economie cittadine. Dove sono i costi sociali? Non è forse che hanno causato più danni i megaconcorsi nazionali degli anni 70 e 80 in cui è stata immessa in cattedra una miriade di mediocri che hanno abbassato il livello accademico? Non è forse un costo sociale il sistema dei concorsi truccati con cui continua ad essere selezionato il personale?

    Non sono costi sociali i milioni di euro buttati in ricerche inutili, finanziate solo perché parte di un sistema clientelare-baronale? Ce lo dica, ministro. Non è un costo sociale non aver saputo trovare un sistema che sgravi di tasse le imprese che investono in ricerca e innovazione, magari collegate con le più avanzate strutture universitarie?

    Inutile che guardi ai fuori corso, ministro. Saremo stati irriverenti. Ma i costi sociali, mi scusi, sono altri.

    Fonte: Nota stampa | vai alla pagina

    Argomenti: università, tagli pubblica istruzione, governo tecnico, governo Monti, Profumo | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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