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Dichiarazione di Francesco BOCCIA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

L’agenda Camusso, con aperture a Vendola e Casini, è un poco grottesca

  • (10 agosto 2012) - fonte: Il Foglio - inserita il 10 agosto 2012 da 31

    Al direttore. Sarà per il caldo di queste ore, sará forse per i miei modesti strumenti di comprensione dei fenomeni complessi descritti dal mio compagno di partito Fassina sulle sue colonne, ma leggendolo mi sono venute spontanee due domande. Riuscirà un giorno la politica almeno a sinistra (la destra sul tema ha fallito miseramente in tutto l’occidente) a capire che questa crisi globale va affrontata separando rigorosamente finanza ed economia? Sulla finanza attuale sento poche parole, molte omissioni, moltissime timidezze fiscali e tante tante connivenze.

    Secondo, sento che le ricette per intervenire sulla cosiddetta economia reale (peccato che non venga mai epurata dalla finanza non più ancella dell’impresa) debbano essere tutte improntate su una nuova stagione keynesiana fatta da altri debiti. Bene, premesso che si può essere “keynesiani con i soldi degli altri” solo nei seminari e nelle interviste, forse, ma proprio forse, dovremmo chiederci: come si fa a ipotizzare altri debiti sapendo che il futuro dei giovani è stato già pesantemente e gravemente compromesso da chi ha fatto tanti debiti e pochi sacrifici negli ultimi trent’anni? Quale futuro s’intende ipotecare ora con i nuovi keynesiani? Per caso quello dei nostri nipoti? Concentriamoci sulla costruzione dell’Europa politica che proprio Monti, sì caro direttore, proprio Monti (nonostante i presunti limiti richiamati dal mio compagno di partito ha rimesso al centro del dibattito europeo, con l’Italia snodo fondamentale.

    Una postilla finale. Mi aiuta almeno lei a spiegare che si può credere in un paese moderno in politiche liberal e di sinistra? Dove per liberal s’intende proprio quel liberalismo progressista molto attento alle questioni sociali e nello stesso tempo rigoroso custode del rispetto dei diritti individuali?

    Non so perché, ma nei momenti che contano (nelle campagne elettorali dal 1994 ad oggi), ci ritroviamo divisi in: azzurri e rossi, berlusconiani e comunisti, e ora l’ultima è liberisti e tecnocrati da un lato e socialisti dall’altro. Mah, che dirle, ricordo solo a me stesso, nei momenti di difficile comprensione come quello che ha coinciso con il caldo di ieri e la lettura del Foglio, che il Pd l’abbiamo fatto per riformare profondamente il paese, costruendo l’Europa politica e per superare questa insopportabile descrizione della società italiana da secolo scorso dove Keynes e debito andavano a braccetto.

    Francesco Boccia, deputato Pd

    Berlusconi ce l’ha con i comunisti, gli altri, lei caro Boccia con i socialisti, nel suo partito. Ma sia sereno. Non so chi e quale cultura abbia miseramente fallito, come dice lei, né se debba fallire l’Europa come è stata costruita monetariamente. So che la situazione, per come la si evince dalle interviste parallele di Fassina a Cerasa e di Bersani a Forquet del Sole 24 Ore, è parecchio confusa. Stefano Fassina non è un “nipotino di padre Bersani”, per parodiare i Quaderni di Gramsci, non è un intellettuale reazionario “asino brutto anche da piccoletto”: è un socialdemocratico serio, vecchio stampo, che vuole tosare di brutto la pecora del capitale. Invece a sentire “padre Bersani”, che si rivendica protoriformista per un paio di buone lenzuolate di qualche anno fa, non senza una certa inclinazione vanitosa, non tutto si deve fare, ma di tutto. Fassina è chiaro: no agenda Monti, ricominciamo a mangiare partiti, politica e idee non subalterne alle tecnocrazie europee. Il suo boss sprimaccia i cuscini di Palazzo Chigi con un’attitudine eclettica, da Ciampi a Vendola, un pizzico di laburismo e di ambiente e di politica industriale ma in un contesto di rispetto deferente di certe forme del capitalismo globalizzato. Ma la rivoluzione di Fassina e il riformismo bon à tout faire del suo capo mancano entrambi di realismo politico: con chi, contro chi, con quali alleanze nella società reale (il comizio contro le rendite è afasico), tra gli stati partner, nelle culture di riferimento che fanno camminare il mondo, non si sa. Agenda Monti, come agenda Giavazzi, può suonare fastidioso, lo capisco. Ma agenda Camusso, più aperture equanimi a Vendola e Casini, suona grottesco.

    Claudio Cerasa | Il Foglio

    Fonte: Il Foglio | vai alla pagina

    Argomenti: giovani, economia, europa, pd, crisi, globalizzazione, futuro, governo Monti | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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