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Dichiarazione di Graziano DELRIO

Alla data della dichiarazione:  Sottosegretario  alla Presidenza del Consiglio (Partito: PD) 


 

«No a nuove tasse e le pensioni non si toccano» - INTERVISTA

  • (22 agosto 2014) - fonte: La Repubblica - inserita il 25 agosto 2014 da 4110

    Passati i primi sei mesi di governo, passato l`entusiasmo, una nube nerissima sembra di nuovo all`orizzonte dell`Italia. E la narrazione del declino ineluttabile ha ripreso vigore. Delrio ce la facciamo?

    «Alla grande ce la facciamo! Siamo una grande potenza, abbiamo grandi talenti, abbiamo una manifattura che tutto il mondo ancora ci invidia. Questa sensazione di sconfittismo è davvero stupefacente. Giorni fa una statistica mostrava come, a parità di reddito, i cittadini italiani si "sentissero" più poveri degli americani. Il nostro problema è che ci sentiamo molto peggio di come stiamo realmente. Coraggio, serve più ottimismo, la capacità nostra di fare c`è».

    Difficile essere ottimisti se nel governo è ripartito il carosello di dichiarazioni intorno al prelievo sulle pensioni. Ci sarà si o no?

    «A palazzo Chigi non abbiamo nessuna proposta in questo senso. E siccome decide palazzo Chigi, cioè Renzi, escludo in maniera categorica che ci saranno interventi sulle pensioni».

    L`altra ipotesi che fa capolino, per trovare i soldi necessari a rilanciare gli investimenti, è quella di una patrimoniale. Esclude anche questa?

    «Benché quest`estate il sole non si sia fatto vedere troppo, qualcuno deve aver comunque preso un colpo di calore. La filosofia di questo governo non è mettere nuove tasse, semmai rimettere qualcosa nelle tasche degli italiani. In sei mesi abbiamo dato 80 euro a 11 milioni di italiani, abbiamo ridotto l`Irap del 10 per cento, la bolletta energetica per le imprese e i contributi Inail per oltre un miliardo. Noi siamo quelli che levano le tasse, non quelli che le mettono».

    Luca Ricolfi è convinto che siano state le imposte sulla casa a bloccare la domanda interna. Si può immaginare un alleggerimento della Tasi?

    «E vero che quella sulla casa fu una tassazione violenta, ma il paese era sull`orlo del collasso. Quella di Monti è stata di fatto una grande patrimoniale, ma ha salvato i conti dello Stato. Ora la Tasi vale in media quanto l`Imu 2012, con qualche comune che fa pagare di più e qualcun altro di meno».

    Quindi ce la teniamo?

    «Il tema vero è fare quello che ci raccomanda l`Europa, ovvero completare la riforma del catasto. Ci sono ancori troppi proprietari che pagano poco per appartamenti di lusso accatastati come popolari e, viceversa, tantissimi che pagano cifre elevate per case che andrebbero valutate al ribasso. La revisione servirà a introdurre elementi di equità e ci sarà anche chi pagherà di meno».

    Leviamo di torno un`altra delle "voci" estive che ha fatto infuriare i sindacati. Si parla di un nuovo blocco contrattuale del pubblico impiego. Cosa c`è di vero?

    «È un altro dossier mai arrivato a palazzo Chigi. L`abbiamo letto dai giornali».

    Tutto questo ottimismo è dovuto al fatto che l`Istat rivedrà i criteri di calcolo del Pil e vi troverete magicamente un tesoretto da spendere?

    «Non cambierà molto in termini quantitativi. Non confidiamo in qualche decimale in più ma nella capacità nostra e degli italiani di rimboccarsi le maniche».

    Intanto sarebbe bello sapere se il governo darà seguito alla promessa di Renzi di estendere il bonus di 80 euro...

    «Noi siamo il governo dei fatti, quelli che mantengono le promesse. Avevamo detto che l`avremmo esteso non appena fosse stato possibile. Ora purtroppo siamo in presenza di una congiuntura negativa che nessuno - Ocse, Ue, Bce - aveva previsto».

    Quindi niente estensione degli 80 euro?

    «Si farà il possibile. Intanto manteniamo la promessa di renderli strutturali per chi già ne ha goduto nel 2014».

    Con quali soldi?

    «Quelli della spending review».

    E la manovra di quanto sarà? Proviamo a dare un ordine di grandezza: venti, venticinque, trenta miliardi?

    «Aspettiamo la nota di aggiornamento del Def del primo ottobre. Di certo ci saranno i sedici miliardi della spending review».

    Prima ci sarà il corpo a corpo con le istituzioni europee. E vero che stiamo cerchiamo di contrattare una discesa del deficit strutturale più blanda?

    «Non vogliamo regole specifiche per l`Italia. Ho letto l`intervista di Hollande pubblicata ieri da Repubblica e sono totalmente d`accordo: non vogliamo essere un caso, non chiediamo sconti, pretendiamo che la flessibilità già prevista dai trattati sia applicata a tutta l`eurozona. Il problema è che l`Ue non può più chiudere gli occhi davanti a quello che sta accadendo».

    E cosa dovrebbe fare?

    «Deve smetterla di farsi influenzare solo dalle proprie paure. La paura a volte è utile e ci ha portato a inventare uno strumento come il Fondo salva Stati. Ma l`Europa non può essere solo questo. Deve tornare a essere l`Europa degli investimenti, della crescita, della speranza, dei giovani che trovano un lavoro. Il piano Junker elaborato grazie anche all`Italia, con quei 300 miliardi di investimenti, va in questa direzione».

    E noi cos`altro possiamo fare per tirare la testa fuori dall`acqua?

    «Altro? In sei mesi abbiamo fatto la riforma costituzionale, quella elettorale, stiamo attuando la delega fiscale, stiamo per approvare quella del lavoro, e poi la riforma della P. A., i beni culturali, il piano per spendere i fondi europei. Il 29 agosto approveremo la riforma della giustizia, della scuola, lo Sblocca Italia. È un lavoro ciclopico ed è stato possibile grazie a una grande squadra con una capacità non comune di lavorare insieme».

    Veramente si parla di screzi sempre più forti tra lei e Renzi...

    «Invenzioni, Matteo lo vedo dieci ore al giorno tutti i giorni. L`unico problema che abbiamo è che lavoriamo troppo entrambi».

    E Forza Italia? Non si sta avvicinando troppo al governo?

    «Sono molto affezionato alla distinzione dei ruoli, anche perché così un domani si saprà a chi dare la colpa. Noi siamo per dialogare con tutti sulle regole, ma il governo è affidato alla maggioranza che c`è. E da li non ci muoviamo. Auspico piuttosto che Sel e Cinque stelle, ora che la riforma costituzionale passerà alla Camera, abbandonino l`ostruzionismo e si aprano ad un approccio più collaborativo».

    Lei ha in mano la delega sui fondi europei. È vero che, per alleviare il bilancio, pensate di ridurre la quota di cofinanziamento nazionale alle regioni del Mezzogiorno?

    «Assolutamente no, il cofinanziamento resta immutato. Si può discutere invece di darlo a seconda delle capacità di spesa delle amministrazioni regionali. Ma nessuna regione perderà un`euro. Se la Puglia avrà il 50%, la Calabria magari avrà solo il 25% e il restante 25% come piano nazionale. Ma sempre a beneficio dei cittadini calabresi».

    Fonte: La Repubblica | vai alla pagina

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