Openpolis - Argomento: crisi economicahttps://www.openpolis.it/2014-11-05T00:00:00ZFRANCESCO LOFFREDA: ”Primarie del centro sinistra gratuite e aperte a tutti”2014-11-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it751210“Ho chiesto formalmente al coordinamento di non chiedere il contributo simbolico di uno o due euro ai cittadini che vorranno votare alle primarie. La ritengo una scelta giusta e doverosa in un momenti di crisi economica è un segnale forte che la nostra coalizione deve dare ai cittadini. Mi auguro altresì che le primarie si svolgano prima della fine dell’anno, in questo modo si farà chiarezza e si potrà spiegare agli elettori il nostro programma, quello di una coalizione unita attorno a degli ideali forti e convinti"<br/>fonte: <a href="http://www.interno28.it/test/2014/11/05/pontecorvo-francesco-loffredaprimarie-del-centro-sinistra-gratuite-e-aperte-a-tutti/">Interno28</a>Paolo Cova: Il Pil e la ricetta Padoan2014-08-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it723248Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/>Inutile nasconderlo: nessuno di noi si aspettava quel dato. Eravamo tutti più fiduciosi nella ripresa. Invece, il Pil, quell’importantissimo Prodotto interno lordo che dà la misura della salute di un Paese, è risultato ancora negativo, scendendo dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti. E la diminuzione del valore aggiunto, ci ha detto l’Istat, è avvenuta in tutti e tre i grandi comparti di attività economica: agricoltura, industria e servizi. Non è stata sufficiente nemmeno la produzione industriale di giugno, ripartita dopo due mesi di cali.
È toccato al presidente Matteo Renzi riportarci alla realtà, dopo un momento di sbigottimento: nel 2012, ci ha ricordato, abbiamo fatto meno 2,4%. Nel 2013 meno 1,6%. Nei primi sei mesi del 2014 siamo a meno 0,3%.
Secondo l’Europa è semplicemente una ripresa ritardata, seppure in linea con le previsioni di altre istituzioni, come Fmi, il Fondo monetario internazionale, e la Banca d’Italia.
Un dato negativo, ma con aspetti positivi – produzione industriale e consumi, appunto – anche secondo il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, venuto in Aula a riferire sugli interventi in materia di revisione della spesa pubblica alla luce degli attuali vincoli di bilancio.
Il titolare del Tesoro è stato chiaro: se ne esce solo continuando con la strategia del Governo, ovvero riforme strutturali, semplificazioni, aumento della competitività. E rendendo permanente, nella legge di Stabilità, il bonus di 80 euro, per il quale è prematuro abbandonarsi a valutazioni sul suo impatto a soli tre mesi dall’introduzione in busta paga, ha detto. Secondo Padoan, infatti, la revisione della spesa è e resta al centro della strategia del governo perché indispensabile per il raggiungimento della crescita.
Per questo, il Ministro vede, a partire dal 2015, una fase di ripresa più decisa e sostenuta, mentre considera “sbagliato e fuorviante prendere in considerazione un quadro macroeconomico di pochi trimestri per valutare l’efficacia e l’impatto delle azioni di governo”.
La prospettiva per Padoan è, dunque, quella di attuare una “revisione delle agevolazioni e delle detrazioni fiscali per garantire un miglioramento dei conti pubblici di 3 miliardi nel 2015, 7 nel 2016 e 10 nel 2017. Viceversa si deve procedere con la revisione della spesa”.<br/>fonte: <a href="http://politici.openpolis.it/static/bookmarklet">politici.openpolis.it</a>Marco BELTRANDI: Presidenza italiana dell’UE: i rischi di un’economia senza politica2014-02-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it715888<br />
Il Governo italiano guidato da Matteo Renzi non migliora a mio modo di vedere le aspettative per il semestre a guida italiana dell’Unione Europea prossimo venturo (seconda metà del 2014). Non sono note le proposte del nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri, a parte una ipotesi di ridiscutere a livello dell’Unione alcune spese di investimento nel calcolo del rapporto deficit/pil.
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Decisamente poco considerando che l’Unione Europea corre il rischio di essere sottoposta a due spinte contrastanti: da una parte le ragioni della lunga crisi economica e della competizione economica globale premono per una maggiore integrazione, e quindi per ulteriori cessioni di sovranità da parte degli stati nazionali; dall’altra una sfiducia e una delegittimazione delle istituzioni europee che le rende incapaci di rispondere alla prima esigenza. Il tutto in vista di una prevedibile ondata di populismo nazionalista fortemente anticomunitario.
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Questa situazione è stata voluta e perseguita da anni di assenza di leadership politica vera europea, e con essa, da mancanza di una qualsiasi progettualità politica europea. Il Manifesto di Ventotene di Spinelli, Rossi e Colorni degli anni 30 mantiene ancora oggi intatta, anzi rafforza, la sua valenza interpretativa quasi profetica, e cioè la sempre più palese impossibilità di avere una democrazia efficace ed effettiva in una prospettiva di Stato nazionale. Dove sono oggi i federalisti europei, in una prospettiva elettorale che sembra riflettere un dibattito solo ed esclusivamente sul versante economico, dove si confrontano paesi economicamente sempre più distanti, paesi di economia forte e quelli di economia debole, in una fuga generale dalle responsabilità?<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicalparty.org/it/rnn-news/7/news/presidenza-italiana-dell-ue-i-rischi-di-un-economia-senza-politica">www.radicalparty.org</a>Adriano Zaccagnini: “Scelgo Tsipras, il volto dell’altra Europa” - INTERVISTA2014-02-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it715891Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
“E’ giusto opporsi all’austerity ma i grillini sull’Europa mancano di una proposta politica: col loro euroscetticismo e il loro linguaggio violento preparano il terreno alle destre, rendendolo sempre più fertile”.
<p>Adriano Zaccagnini, 31 anni, è uno dei quattro deputati fuoriusciti dal M5S. Ora nel gruppo Misto guarda con interesse i possibili cantieri alla sinistra del Pd: <br />
“Sosterrò la lista Tsipras per un’Europa dei popoli e non della finanza”.
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<b>Alle prossime Europee crede che ci sia lo spazio politico per l’opzione Tsipras?</b>
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Siamo ad un bivio. Da un lato i fautori di quest’Europa della Troika, dall’altra chi predica il ritorno al nazionalismo e l’uscita dall’euro. La lista Tsipras rappresenta la terza via. E’ una proposta puntuale che coglie nel segno: battersi per un’altra Europa, più giusta ed equa. Dei popoli, non della finanza. Una critica radicale alle politiche di austerity – quindi rivedere i trattati internazionali – senza ricorrere alla facile scorciatoia di derive populiste. Bisogna recuperare i principi originali del Manifesto di Ventotene: vorrei un’Europa quindi spinelliana e federalista nella quale vengano ricordati i sacrifici compiuti contro il nazifascismo per costruirla.
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<b>Per lei il M5S, col proprio euroscetticismo, sposa politiche di destra?
</b>
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Si inserisce in questo schema. L’uscita dall’euro sarebbe ad esempio una catastrofe prima per i Paesi periferici, poi a lungo termine anche per quelli ora più stabili e forti. Il M5S ha un programma leggero e confuso sull’Europa e manca di proposta politica: attacca l’attuale architettura ma con le sue ricette nazionaliste e col suo linguaggio violento prepara solamente il terreno alla destra. E’ funzionale ai poteri forti in questo quadro di polarizzazione diffuso in tutta Europa. Tra l’altro il M5S non critica nemmeno il neoliberismo.
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<b>I partiti di sinistra (Sel e Rifondazione) pare abbiano fatto un passo indietro lasciando la gestione della lista ai sei “garanti”. Che ne pensa di come si sta delineando?</b>
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Dopo la debacle dello scorso anno era un passaggio obbligato, per dare credibilità alla lista era indispensabile un ruolo centrale della società civile. Giochi di forza delle segreterie rischiano di appiattire il contributo dei movimenti e delle associazioni. L’astensionismo potrebbe essere molto alto (come in Sardegna): nessun soggetto è in grado di dare risposte chiare alla crisi, così la disaffezione alla politica aumenta. Solo una lista capace di convincere con le proprie misure riuscirà a limitare l’alto tasso di astensionismo.
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<b>Nel caso la lista Tsipras dovesse superare lo sbarramento del 4 per cento, potrebbe svilupparsi in Italia un cantiere a sinistra? Sarebbe interessato?
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Auspico la nascita di una costituente a sinistra che riesca ad innescare veri metodi di partecipazione e democrazia dal basso. Laboratori aperti ai movimenti e alle istanze territoriali. Ciò che aveva evocato anche Grillo, tradendo le aspettative. Un soggetto che parli di giustizia sociale e ambientale, con i beni comuni come perno centrale. In questo caso, certo che darei il mio contributo.
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<b>Alexis Tsipras, il “papa straniero”, è il simbolo in Europa contro le politiche di austerity?</b>
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Dobbiamo scongiurare leaderismi e personalismi, un prodotto degli ultimi 20-25 anni. Tsipras è una persona, come tante, che si batte per il bene comune e contro le politiche della Troika. E’ una figura certamente emblematica ma eviterei di ricorrere al messaggio del “salvatore” o di costruire personaggi messianici. Si finisce altrimenti come il M5S: un movimento azienda, verticistico e capeggiato da Casaleggio, che ha generato prostrazione nei confronti del guru, indottrinamento e assoluta acriticità delle masse grilline all’interno del loro contenitore politico.
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<b>La lista può aver presa sull’elettorato del M5S?</b>
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Soprattutto su chi aspirava ad un politica di buon senso per uscire dalla crisi, con proposte economiche concrete e una chiara critica al neoliberismo. Certamente molti sono rimasti delusi e si sono sentiti raggirati, mi auguro capiscano che una terza via fra l’urlo finalizzato al click remunerativo e le larghe intese c’è e può diventare quel cambiamento che tutti si aspettavano dopo le elezioni del 2013.<br />
<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/l%E2%80%99ex-grillino-zaccagnini-%E2%80%9Cscelgo-tsipras-il-volto-dell%E2%80%99altra-europa%E2%80%9D/?printpage=undefined">Micromega-online | Giacomo Russo Spena</a>Claudia Zuncheddu: Sanità, Zuncheddu: "Garantire l'esenzione del ticket agli inoccupati"2013-09-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it709812Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Sardegna (Gruppo: Sinistra Autonomista) <br/><br/>«In una situazione di grave crisi economica come quella che stiamo vivendo oggi, non possiamo permettere che chi è senza lavoro rimanga escluso dal diritto all’esenzione del ticket». Lo ha affermato la consigliera regionale di SardignaLibera, Claudia Zuncheddu, prima firmataria della mozione presentata questa mattina in Consiglio regionale per garantire l’esenzione dal pagamento del ticket sanitario ai cittadini sardi inoccupati.<br />
«La legge – spiega Zuncheddu – distingue infatti fra i disoccupati, ovvero coloro che rimangono senza lavoro a seguito di una prima occupazione, e gli inoccupati, che invece non hanno mai lavorato, ma che in entrambi i casi sono alla ricerca di un nuovo lavoro. Questi ultimi vengono irragionevolmente esclusi dal diritto all’esenzione del ticket. Non si possono accettare discriminazioni: la nostra mozione serve per garantire parità di trattamento fra le due categorie, e la Regione possiede tutti gli strumenti legislativi per garantire l’estensione del diritto».<br />
«Con l’aggravarsi della crisi – conclude Zuncheddu – molti sardi stanno rinunciando alle cure per via degli elevati costi sanitari. Come medico ritengo sia l’effetto più lacerante della recessione, che costringe le famiglie a fare i conti con la mancanza del lavoro e con i costi della sanità pubblica. A farne le spese sono sempre le categorie più deboli. Non possiamo permettere che qualcuno rimanga indietro».<br/>fonte: <a href="http://www.claudiazuncheddu.net/917-esenzione-del-ticket-sanitario-per-gli-inoccupati-mozione-a-carattere-d-urgenza-di-sardignalibera">Adnkronos</a>ROBERTO CAPELLI: Crisi economica, suicidi e Risiko politico.2013-04-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it689851Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Sardegna (Gruppo: Misto) - Deputato (Gruppo: DS-CD) <br/><br/>Berlusconi, Bersani, Dalema,Grillo, Monti: cinque uomini che citando quotidianamente il bene del Paese stanno ammazzando il Paese! Accecati dal timore che il successo di uno di loro cancelli definitivamente gli altri dalla scena del teatro... politico, guidano truppe servili e acefale. Dov'è finito quel 60%, e oltre, di neoparlamentari arrivato a Roma per: cambiare nel metodo,nel merito e nei costi la politica italiana; per riformare l’architettura e i costi della pubblica amministrazione; per ristabilire il giusto equilibrio sociale e fiscale; Per salvaguardare il merito e le pari opportunità. Sarebbe già un gran successo se i nuovi o meno noti, ma più freschi, trasparenti e preparati riuscissero a dialogare tra loro, se tenendo i piedi ben saldati a terra , si assumessero la responsabilità di fare squadra e mettendo da parte quella minoranza che frena il Paese ne assumessero la guida. Non voglio essere complice di chi antepone la propria sopravvivenza politica.....alla vita! Fosse anche per un solo millesimo non voglio sentire il peso di non aver saputo e potuto far niente per chi decide di farla finita perché lo Stato non c'è, impegnato e distratto dal Risiko politico.<br/>fonte: <a href="https://www.facebook.com/la.pecora.nera?fref=ts">www.facebook.com</a>GIUSEPPE BORTOLUSSI: Nel 2012 chiudono 1000 imprese al giorno2012-11-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it656538Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Altro) <br/><br/><br />
Anche se quelle nate sono più numerose di quelle cessate, nei primi 9 mesi di quest'anno sono poco più di 279.000 le imprese che hanno chiuso i battenti: praticamente 1.033 al giorno. E' quanto segnala l'Ufficio studi della Cgia di Mestre secondo il quale "a impensierire" è il fatto che, nonostante il saldo sia positivo e pari a quasi a 20.000 imprese, «ad aprire siano aziende con dimensioni occupazionali molto contenute, mentre quelle che chiudono sono quasi sempre delle attività strutturate con diversi lavoratori alle loro dipendenze. Prova ne sia che il tasso di disoccupazione sta crescendo in maniera preoccupante».
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<b>Un sistema fragile</b>
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«Nonostante il saldo della nati-mortalità delle aziende sia positivo - commenta Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - dobbiamo ricordare che molte persone hanno aperto un'attività in questi ultimi anni di crisi, non perché in possesso di una spiccata vocazione imprenditoriale, bensì dalla necessità di costruirsi un
futuro occupazionale dopo esser stati allontanati dalle aziende in cui prestavano servizio come lavoratori dipendenti. Questa dinamicità del sistema è un segnale
positivo, ma non sufficiente a tranquillizzarci. Se entro i primi 5 anni di vita il 50% delle aziende muore per mancanza di credito, per un fisco troppo esoso e per una burocrazia che spesso non lascia respiro, c'è il pericolo che la tenuta
di buona parte di questi neoimprenditori, figli della difficoltà economica che stiamo vivendo, sia inferiore a quella di coloro che hanno avviato un'attività prima
dell'avvento della crisi».
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<b>Aprire per necessità</b>
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«In passato la decisione di aprire la partita iva maturava dopo molti anni di esperienza lavorativa come dipendente: non a caso oltre il 50% dei piccoli
imprenditori proviene da una esperienza come lavoratore subordinato. Spesso gli investimenti realizzati per aprire una impresa erano il frutto dei risparmi del neoimprenditore e della sua famiglia. Ora, difficilmente ciò avviene: si
apre per necessità, perché magari il posto di lavoro non c'é più e quindi bisogna inventarsi una nuova opportunità lavorativa a scapito delle motivazioni, della preparazione professionale e della capacità organizzativa».
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<b>Artigiani addio</b>
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I dati riferiti all'artigianato sono ancor più preoccupanti:<br />
negli ultimi tre anni il saldo nazionale della mortalità delle aziende di questo settore ha sempre segno negativo: -15.914 nel 2009, -5.064 nel 2010 e -6.317 nel 2011. Nei primi tre mesi del 2012 (ultimo dato disponibile) il saldo ha toccato la punta massima di -15.226: i settori più in difficoltà sono quelli delle costruzioni, le attività manifatturiere e i servizi alla persona.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.rainews24.rai.it/it/news_print.php?newsid=170985">CGIA Mestre</a>GIUSEPPE TASSONE: Turismo: Domani è già oggi2012-09-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it650548Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Cuneo (CN) (Lista di elezione: CUNEO SOLIDALE) <br/><br/><br />
Secondo i versi di un canto Navajo: "Tutto quello che hai visto ricordalo, perchè tutto quello che dimentichi ritorna a volare nel vento".
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Sembra incredibile parlare e ragionare sul passato, proprio nel bel mezzo di una rivoluzione che sta cambiando profondamente il nostro presente.
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I giorni che stiamo vivendo sono molto simili, per le trasformazioni che stanno apportando, a una guerra, per fortuna senza morti sul campo, ma con tante ferite nell’animo delle persone.
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Il turismo vive con ansia, ma anche con responsabilità questi momenti: interrogarsi sul da fare costituisce un elemento importante per creare solide basi per un futuro nel quale stabilità e ripresa potranno convivere assieme con valori di rispetto delle persone e dell’ambiente in cui vivono.
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Per troppi anni questo rispetto è venuto meno: spesso abbiamo sostenuto l’importanza del territorio per governare crescita, economia e solidità.
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Per troppi anni il territorio, inteso come sistema complesso che regola rapporti economici, produttivi ed anche la vita delle persone, è stato sacrificato senza che si portassero a casa dei risultati.
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Ora, in una situazione di post industrializzazione, alcuni elementi mai troppo incoraggiati quali sono l’agricoltura di qualità, l’artigianato e il turismo possono costituire, soprattutto per l’Italia, la base sulla quale fondare la ripresa.
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Costituiscono, questi tre elementi, un “sistema” in grado di far ruotare attorno a se un intero territorio, di valorizzarlo e di renderlo “aperto” verso nuovi flussi di persone.
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Le “aree chiuse”, quelle caratterizzate da una monocultura, rischiano ormai di venire marginalizzate, morendo assieme con un territorio che hanno contribuito a degradare anche di molto. In Italia di esempi se ne contano a bizzeffe e quanto è successo la scorsa estate a Taranto ne è una delle riprove.
Partire, invece, da un territorio reso pienamente fruibile vuol dire aprire nuove strade, coniugare la “memoria dei luoghi” con l’inventiva, la crescita, la modernizzazione, offrendo anche nuovi spunti lavoratovi.
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Insomma una sorta di “nouvelle cousine” che unisca le tradizioni con la ricerca, che sappia partire da un passato ricco, interessante e ancora appetitoso per aggiungere elementi di novità e di richiamo.
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Uno sforzo al quale debbono essere chiamati in tanti a collaborare, a partire dalle amministrazioni locali che debbono saper svolgere fino in fondo un ruolo d’impulso ed anche di recupero e il controllo delle aree nelle quali operano: Stato e antistato, per essere chiari, in un progetto come questo non possono convivere, la lotta alla criminalità e quella all’evasione fiscale costituiscono elementi fondanti per attirare interesse e flussi di popolazione.
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Il turismo è in grado di svolgere questo essenziale ruolo, a patto che possa sviluppare a pieno le proprie potenzialità che non si esauriscono nel chiuso di splendidi hotel o di suggestivi villaggi vacanza, ma spaziano nel territorio “vero” costituito da vie, da piazze nelle quali deve essere non solo piacevole, ma anche sicuro, aggirarsi e muoversi.
Una scommessa importante alla quale occorre credere dedicando ogni sforzo: il territorio, oggi più che mai, rappresenta la sfida decisiva per il futuro nostro e delle nuove generazioni.
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Martin Luther King sosteneva che "Ci troviamo ora di fronte al fatto che domani è già oggi...": un’affermazione quanto mai attuale che mi sento di sottoscrivere.
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Beppe Tassone<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.beppetassone.it">propria</a>Maurizio SAIA: Nota informativa2012-09-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it650381Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: CN) <br/><br/><br />
Il 21 e 22 settembre sarò a Francoforte in piazza Willy-Brandt dove ha sede la Banca Centrale Europea insieme a mille giovani provenienti da tutta Italia. Sosterremo le posizioni italiane in Europa nei confronti della Germania, in particolare l’introduzione degli Eurobond e la petizione approvata in Europarlamento per le modifiche di Basilea III per agevolare le PMI nell'erogazione di prestiti e mutui. Nonché il sostegno alla riforma della BCE. Problemi centrali e soluzioni propedeutiche ai vari aspetti della crisi economica: dalla mancanza di sviluppo al preoccupante livello di disoccupazione giovanile del nostro Paese.<br />
<br/>fonte: <a href="http://it-it.facebook.com/mauriziosaia/map?activecategory=Foto&session_id=1334290517">Facebook</a>Stefano STEFANI: La crisi fa crollare anche il turismo ma le colpe sono politiche2012-09-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it649375Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Lega) - Pres. commissione Camera Affari esteri - Deputato (Gruppo: Lega) <br/><br/><br />
L’Italia sta pagando, forse più di ogni altro Paese, l’attuale situazione di crisi economica. Perché leggere che il turismo italiano ha registrato nei mesi di luglio ed agosto un crollo del fatturato pari al -10%, vuol dire non aver saputo sfruttare al meglio uno dei settori decisivi per la nostra economia, quel richiamo internazionale che ci ha resi tra i più importanti riferimenti culturali al mondo.
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I dati riportati da Federalberghi sottolineano un ritardo tutto italiano in questo campo rispetto agli altri Stati europei, a dimostrazione del fatto che non riusciamo a far tesoro di quanto abbiamo, in termini naturalistici e architettonici, né impariamo a fare cassa al contrario di molti Paesi capaci di valorizzare sassi senza storia. C’è evidentemente una responsabilità politica nel non aver mai posto il settore della cultura nelle dovute priorità senza un progetto di promozione e di valorizzazione dell’Italia all’estero che ci fa scivolare inevitabilmente in posizione subalterna, nonostante le nostre Venezia, Milano, Firenze etc. Il Bel Paese, fucina di lettere, arti e scienza, leader mondiale ancora oggi in decine di settori industriali, patrimonio culturale e paesaggistico, sembra incastrato in un gioco di specchi dal quale non riesce a liberarsi, in una realtà fatta solo di finanza, spread e classe politica senza visione.
<p>Finchè si ignorerà che la cultura è un fattore centrale nel processo di creazione di valore e finchè non esisteranno Governi in grado di capirlo, la crescita sarà solo un mantra da invocare ma difficile da realizzare. È dunque necessaria una cabina di regia capace di fare sistema e di sostenere l’immagine dell’Italia all’estero perché se il Paese saprà sfruttare al meglio l’incredibile potenziale che ha a disposizione, il turismo sarà in grado di creare “fino ad un milione in più di posti di lavoro con una crescita del mercato di oltre 2% all’anno”. Di certo sarebbe opportuno rivedere il sistema di tassazione del turismo visto che la Fiavet (Associazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo) ha registrato un cospicuo calo del turismo d’elite e dei flussi turistici dall’estero, complici le tasse sbarco e sugli yacht che hanno dirottato su altri porti potenziali turisti stranieri. Se l’austerity vacanziera, che ha rinunciato alla tintarella e alle passeggiate in montagna, ha aumentato la distanza da un’idea di crescita e di rilancio, mi auguro che si arrivi al più presto ad una soluzione condivisa che provveda a promuovere il patrimonio culturale e paesaggistico del Paese. E’ necessario ripartire da qui: dai nostri paesaggi, dalle nostre città, dalla nostra storia.<p>
Stefano Stefani
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<i>Da la Padania pag.5</i><br />
<br/>fonte: <a href="http://www.lapadania.net">la Padania</a>Federica MOGHERINI REBESANI: «Interrompere il sostegno finanziario alla produzione e al commercio di mine antipersona»2012-09-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it649446Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Nel pieno di una crisi economica internazionale senza precedenti, generata da una speculazione che ha investito senza remore sul rischio finanziario e sull’opacità contabile a discapito dell’economia reale, i cittadini invocano maggiore trasparenza e responsabilità nella finanza, con scelte di investimento da parte degli istituti di credito e degli altri intermediari finanziari da ispirare a principi di maggiore eticità, per recuperare su questo terreno quella credibilità e affidabilità sociale che troppo spesso negli ultimi anni è stata messa in discussione.
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Interrompere il sostegno finanziario alla produzione e al commercio di mine antipersona e munizioni cluster, armi odiose che producono ancora oggi conseguenze drammatiche, con numerose vittime anche tra civili, a partire dai bambini, è una scelta doverosa e eticamente rigorosa.
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Con questa proposta, vogliamo dare un segnale concreto e fortemente simbolico proprio in questa direzione, sollecitando il Parlamento a completare il percorso avviato con la ratifica della Convenzione di Oslo. Per questo, come gruppo parlamentare del Pd abbiamo assunto l’impegno di chiedere sin dai prossimi giorni la calendarizzazione di questa proposta di legge in Commissione Finanze, con l’obiettivo e la speranza di poter giungere alla sua discussione e approvazione in questi ultimi mesi di legislatura».
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<i>Federica Mogherini è deputata e responsabile globalizzazione Pd, prima firmataria della proposta di legge per contrastare in Italia il finanziamento della produzione, utilizzo, vendita, distribuzione e stoccaggio delle mine antipersona, delle munizioni e submunizioni cluster.</i> <br /><br/>fonte: <a href="http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=3725">Pd Veneto</a>Andrea Riccardi: «In alcuni Paesi europei fascismo e antieuropeismo si identificano»2012-08-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648516Alla data della dichiarazione: Ministro Cooperazione internazionale e integrazione<br/><br/><br />
La stagione dei tecnici ha dato una ''cultura di governo'' e ''chi verrà dopo deve proseguire su questa strada''. Lo ha detto il ministro della Cooperazione internazionale, Andrea Riccardi in un'<a href="http://politici.openpolis.it/dichiarazione/2012/08/27/andrea-riccardi/%C2%ABnelle-difficolt%C3%A0-i-giovani-sono-completamente-tagliati-fuori%C2%BB-intervista/648620">intervista a 'Il Messaggero'</a> sottolineando che ''non si puo' fermare la democrazia, i partiti aspirano legittimamente a governare dopo le elezioni. Credo sia allora importante, per l'Italia, che i partiti assumano anche la cultura di questo governo e che ci sia una continuità: una cultura nazionale per fare scelte che non sono di parte, ma che appartengono al sentire profondo e alle esigenze reali del nostro Paese''.
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''Mi sembra che ci siamo liberati della politica emozionale - ha aggiunto Riccardi - per parlare di problemi concreti. Posso però dire che la dura crisi economica e i provvedimenti pesanti che siamo stati costretti ad assumere hanno dimostrato che il tessuto italiano regge'' e gli italiani ''non hanno rinunciato alla speranza e questo è molto importante''.
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Per Riccardi la scelta europea è ''il nuovo discrimine della democrazia. Nel fronte del rifiuto dell'Europa e dell'euro io vedo la condanna all'irrilevanza del nostro Paese oppure lo scivolamento nel fascismo come avviene in alcuni Paesi europei dove fascismo e antieuropeismo si identificano''.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.asca.it/news-Governo__Riccardi__da_stagione_tecnici_una___cultura___che_va_proseguita-1189791-POL.html">asca</a>Gianpaolo DOZZO: «Solo Monti vede avvicinarsi la fine della crisi»2012-08-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648212Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Lega) <br/><br/><br />
«Solo Monti vede avvicinarsi la fine della crisi; vada a chiedere ai pensionati, agli esodati, ai disoccupati, agli imprenditori costretti a chiudere le loro aziende, alle famiglie che non riescono a pagare il mutuo e a riempire il carrello della spesa se anche loro la pensano come lui, se anche loro stanno meglio adesso rispetto ad un anno fa».
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«Solo gli speculatori stanno certamente meglio. Forse solo alla fine di agosto, per non rovinare le vacanze agli italiani, il premier dirà che questa sua affermazione odierna in realtà è solo uno scherzo, così come era uno scherzo la notizia del taglio delle tasse di qualche giorno fa».<p>
«Già qualche settimana fa il premier Monti si era lasciato andare a improvvide dichiarazioni di questo genere <a href="http://politici.openpolis.it/dichiarazione/2012/07/31/mario-monti/%C2%ABnoi-e-lue-alla-fine-del-tunnel%C2%BB/647723">dicendo che si vedeva la luce alla fine del tunnel</a>. Ovviamente era stato solo un abbaglio e la risalita dello spread lo costrinse a non escludere il ricorso allo scudo. La verità è che Monti non può assolutamente dimostrare dati alla mano ciò che dice a parole: i cittadini stanno peggio e lo Stato viaggia spedito verso la cifra record di 2 mila miliardi di debito pubblico, altro che superamento della crisi».<p>
<i>Lo dice il presidente dei deputati della Lega Nord</i>.<br /><br/>fonte: <a href="http://it.notizie.yahoo.com/dozzo-lega-solo-monti-vede-avvicinarsi-fine-crisi-211237679.html">LaPresse</a>Pier Paolo BARETTA: Spesa pubblica, tagliare si può2012-08-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648090Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Il primo atto della spending review si è concluso. Ma non l’intera opera. La revisione della spesa pubblica, infatti, non finisce qui. Il provvedimento approvato ieri dalla camera era già il terzo (dopo la nomina del commissario e le dismissioni) e sono in cantiere altri importanti capitoli: agevolazioni fiscali; contributi pubblici; politica e associazioni. La efficacia di questo iter dipenderà dalla disponibilità reciproca di governo e parlamento a collaborare preventivamente e non solo a decreti varati. Ma la sua bontà, che segnerà il vero successo o l’insuccesso di questa stagione politica, dipenderà dalla capacità di tutti di rendere chiaro il disegno complessivo e gli obiettivi che si intendono raggiungere.
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Tagliare gli sprechi, infatti, è giusto. I cittadini, che stanno facendo pesanti sacrifici, chiedono – ed hanno diritto di farlo – che arrivino loro messaggi espliciti che si fa sul serio. E, finalmente, il governo ha cominciato. Contenere e razionalizzare la spesa pubblica non è solo giusto, ma assolutamente necessario. La crisi economica è grave, ed è urgente la necessità di recuperare risorse per abbassare il nostro debito pubblico, ma anche per attenuare l’impatto sociale. Vedi il caso degli esodati che, nonostante i positivi passi in avanti, non è ancora risolto! E, per favorire la crescita e gli investimenti è importante, in tal senso, la introduzione delle agevolazioni fiscali per la ricostruzione nelle aree terremotate. Servono, dunque, nuove ed ingenti risorse. Ma, la strada di agire sulle entrate è esaurita. Non si può più imporre agli italiani, almeno a quelli che le pagano, ulteriori tasse. La pressione fiscale è sin troppo alta e, semmai, è arrivato il momento di pensare alla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e l’impresa. Ecco, dunque, l’importanza di una buona revisione della spesa.
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In quest’ottica è significativa la scelta fatta di sostituire l’aumento dell’Iva con i tagli di spesa. La revisione e la razionalizzazione della spesa pubblica è, infatti, un obiettivo ambizioso, che interferisce con la diffusa rete di servizi pubblici che assicurano la risposta a bisogni essenziali della popolazione. Per questo non va assolutamente praticata la strada dei tagli lineari. Soprattutto quando parliamo di sanità e di patto per la salute, che rappresenta un pezzo forte della <i>spending review</i>.
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La spesa sanitaria è cresciuta molto in questi anni, ma, complessivamente, abbiamo una sanità che assicura standard internazionalmente invidiabili ed invidiati. Si proceda, dunque, al risanamento, ma si dimostri di essere capaci di distinguere, “rigorosamente”, tra sprechi e servizi, tra virtuosi e viziosi. L’accordo con le regioni, chiamate alle loro responsabilità dalla produzione di dati certi e dettagliati, non è un limite alla decisione, ma una condizione di praticabilità dell’obiettivo. O, quando parliamo di enti locali, a cominciare dai comuni, così tartassati in questi anni ed intrappolati in un patto di stabilità che impedisce ai migliori di operare e deresponsabilizza i peggiori. In questo provvedimento si è operato un intervento calmieratore, ma sono le regole che non vanno. È arrivato il momento di modificare il patto.
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Molto delicata è anche la questione dell’università e della ricerca. Non servono molte parole a chiarire il concetto. Ieri, su Marte è sbarcata un po’ di tecnologia italiana e una immagine di Leonardo. Pochi giorni fa le cronache, non solo scientifiche, si sono occupate del contributo italiano alla scoperta del bosone di Higgs. Ebbene, il tema è semplice: quale progetto abbiamo per il futuro del nostro paese. A quale livello competitivo lo vogliamo collocare nel mondo? E, di conseguenza, quanto intendiamo investire per la nostra scuola, per la educazione dei nostri giovani, per la loro specializzazione universitaria? Insomma, per il loro futuro? Negli anni la spesa pubblica è aumentata in quasi tutte le voci, salvo che nell’istruzione… Dovremo, anche nel campo della revisione della spesa, saper scegliere le nostre priorità...
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Abbiamo espresso, dunque, un voto favorevole, sincero ed onesto. Siamo convinti della importanza e della ineludibilità della strada da percorrere; della linea generale che il governo Monti porta avanti; ma, siamo anche in grado di affrontare lucidamente i problemi, rimuovere gli ostacoli ed apportare correzioni nella rotta da seguire. Da protagonisti e non da spettatori di questa importante fase di cambiamento e di riforme. <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1IRCIW">Europa</a>Pier Paolo BARETTA: “Europa, la crisi si batte con risposte globali e più attenzione all’economia reale” 2012-07-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647692Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
“Europa, la crisi si batte con risposte globali e più attenzione all’economia reale” <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.pierpaolobaretta.it/sito/europa-la-crisi-si-batte-con-risposte-globali-e-piu-attenzione-alleconomia-reale/">www.pierpaolobaretta.it</a>Gianfranco Polillo: "Bisogna lavorare di più e meglio mantenendo inalterato il costo del lavoro"2012-07-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647436Alla data della dichiarazione: Sottosegretario Economia e finanze<br/><br/><br />
"Mi auguro che il problema venga preso di petto perché aumentare le ore di lavoro degli italiani, magari accorpando anche le festività é una delle chiavi per risolvere la crisi".
<p>"In Italia il rapporto tempo (libero)- lavoro è troppo basso. Ad esempio in Alenia è stato firmato un accordo con i sindacati per lavorare 7 giorni a settimana con i turni per un totale utilizzo degli impianti. All'estero già funziona così. Per esempio sono andato il Primo Maggio a Londra e l'avevano già celebrato la domenica precedente".
<p>"Noi lavoriamo 9 mesi l'anno, guardate il contratto dei metalmeccanici: per i lavoratori anziani sono previste 5 settimane di ferie, 15 giorni di permessi retribuiti obbligatori, 12 festività civili e religiose e altri 10 giorni tra scioperi, malattie, assenteismo. E se guardiamo i numeri dell'Istat cioé il rapporto tra numero di ore lavorate e numero di addetti il risultato è lo stesso. Inoltre dopo la mia prima proposta un grande gruppo metalmeccanico mi ha inviato un brogliaccio con ferie e giorni lavorati e i dati coincidevano".
<p> "Bisogna lavorare di più e meglio mantenendo inalterato il costo del lavoro. Se ci saranno margini si potranno pagare gli straordinari come in Alenia".<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.controlacrisi.org/notizia/Lavoro/2012/7/17/24617-lavorare-di-piu-lavorare-in-pochi-la-ricetta-folle-del/">www.controlacrisi.org</a>Francesco FERRANTE: F-35, ora fermatevi2012-07-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647410Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
La prima rata dell’Imu pagata nell’intera provincia di Palermo, 110 milioni e rotti di euro, non basterebbe per acquistare un solo F-35, cacciabombardiere ad alta tecnologia prodotto dalla Lockheed. Bene, anzi male, perché l’Italia di F-35 a suo tempo ne ordinò 131, per una spesa complessiva superiore ai 15 miliardi di euro.
<p> Finora questo mega-investimento è passato pressoché indenne attraverso tutti i decreti Tremonti e Monti di tagli più o meno lineari alla spesa pubblica, attraverso l’indignazione di una bella fetta di opinione pubblica e di decine di associazioni dalla Tavola della pace a Sbilanciamoci, ora attraverso la spending review.
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Unico risultato, l’ordine è stato ridimensionato a 90 aerei, con una spesa prevista che a oggi è attestata attorno ai 12 miliardi di euro. In realtà, la scelta rischia di costarci ancora più caro. È ormai prassi costante e anche un po’ abusata agitare lo spauracchio della Grecia e della sua crisi profonda, ma se si parla di spese militari l’esempio greco è veramente paradigmatico.
<p>Negli anni della spesa pubblica a briglia sciolta della Grecia appena entrata nell’eurozona, Atene acquistò carri armati, sommergibili e caccia dalla Germania per circa tre miliardi di euro, e dalla Francia navi e elicotteri per più di 4 miliardi. Così, mentre salari e pensioni ellenici vengono tagliati del 25 per cento e secondo l’Unicef torna nel paese lo spettro della malnutrizione infantile, per effetto di quegli impegni la Grecia quest’anno ha visto la sua spesa militare crescere del 18 per cento rispetto al 2011.
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Allora, pretendere qui da noi una revisione drastica del programma di acquisto degli F-35 non è, almeno non è soltanto, una richiesta di stampo pacifista. È soprattutto un’esigenza elementare di responsabilità verso l’Italia e verso gli italiani. La conferma dell’acquisto di 90 F-35, infatti, più che servire alla modernizzazione dei nostri sistemi di difesa, attiene alla storica commistione di interessi tra l’industria bellica (un bel pezzo della quale è nelle mani, oggettivamente pubbliche, di Finmeccanica) e le scelte della politica.
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L’Italia non ha nessun bisogno di 90 o 50 o 30 super-caccia bombardieri F-35, e se rinunciasse ad acquistarli non è vero che dovrebbe pagare, come sostengono taluni osservatori “interessati”, penali salatissime. L’uscita del nostro paese dal programma non comporterebbe oneri ulteriori rispetto a quelli già stanziati e pagati per la fase di sviluppo del progetto: così prevede l’accordo fra i paesi compartecipanti sottoscritto anche dall’Italia con la firma del 7 febbraio 2007.
<p>Al momento la nostra flotta di aerei militari conta una cinquantina di nuovissimi Eurofighter, che nel giro di pochi anni saliranno a 96, una sessantina di Amx, una settantina di Tornado aggiornati, quindici F-16 americani in affitto e sedici Harrier a decollo verticale sulle due portaerei della Marina, anch’essi aggiornati. “Aggiornati” significa che la loro vita operativa è stata prolungata almeno fino al 2025.
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Allora perché mai lo stato italiano, nel pieno della crisi economica e nella scarsità sempre più acuta di risorse pubbliche, dovrebbe destinare svariati miliardi a un programma la cui unica, vera utilità è per la lobby dell’industria bellica? Del resto, l’F-35 della Lockeed è in crisi in tutto il mondo: la recessione economica da una parte, i numerosi e crescenti problemi tecnici del “prodotto” dall’altra, hanno spinto diversi paesi, tra questi anche grandi paesi come il Canada, a cancellare i loro ordini. Nel marzo 2012 un documento della Corte dei conti americana ha definito l’F-35 il più costoso fallimento della storia militare degli Stati Uniti. L’Italia faccia presto ad accorgersene, altrimenti il fallimento potrebbe contagiarci. <p>
<b>Francesco Ferrante e Roberto Della Seta</b><br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1HRI1M">Europa</a>Vittorio Grilli: «Vendite da 15-20 miliardi l'anno. Ecco il piano per ridurre il debito» - INTERVISTA2012-07-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647373Alla data della dichiarazione: Ministro Economia<br/><br/><br />
Il primo successore di Monti al ministero dell'Economia, economista, milanese, bocconiano, è già stato direttore generale del Tesoro con Tremonti.
<p><b>Una personalità quest'ultima agli antipodi rispetto all'attuale premier. Vero?</b>
<p>«Il rapporto personale con Giulio non è cambiato, quello gerarchico era molto diverso, prima io ero parte dell'amministrazione dello Stato, oggi sono membro di un governo che fa della collegialità un punto di forza, lo dimostra se non altro la durata dei consigli dei ministri, ma va subito detta una cosa fondamentale».
<p> <b>Quale?</b>
<p> «La legittimazione di questo governo è nella persona del presidente del Consiglio; la mia, di conseguenza, ne è una derivata».
<p> <b>Sì, d'accordo, ma il comitato di coordinamento costituito a Palazzo Chigi con Passera e Visco non lo vede come un limite ai suoi poteri?</b>
<p> «Assolutamente no».
<p><b> E la presenza del Governatore della Banca d'Italia in un organismo governativo non rappresenta un'anomalia?</b>
<p>«Non credo, non riduce minimamente il suo livello di autonomia».
<p> <b>Allora diciamo che con un governo politico la cosa non sarebbe avvenuta.</b>
<p> «Forse sì».
<p> <b>All'indomani della bocciatura di Moody's, che ha ridotto di due gradini la valutazione del debito italiano (da A3 a Baa2), la delusione per il voto ritenuto ingiusto non scalfisce in Grilli la soddisfazione per l'andamento delle aste dei titoli pubblici con rendimenti in calo?</b>
<p> «Una grande differenza rispetto a poco meno di un anno fa».
<p><b>Io non mi farei, ministro, grandi illusioni, lo spread è sceso di poco dai massimi di novembre (575).</b>
<p> «Sì, ma la curva dei rendimenti dei nostri titoli è completamente diversa. Prima, quelli a breve erano superiori a quelli a lungo termine, segno che per l'Italia l'accesso ai mercati si stava chiudendo. Oggi accade il contrario. I tassi a breve sono più bassi di quelli a lunga. Ancora troppo elevati, però».
<p><b>Così alti da far salire il servizio del nostro debito pubblico al 5,8 per cento del Pil, qualcosa come 85 miliardi di interessi all'anno.</b>
<p> «I mercati non riconoscono ancora la bontà degli sforzi compiuti dal nostro Paese per mettere in ordine i conti, il pareggio di bilancio è a portata di mano, le riforme strutturali sono avviate. Nessun altro Paese ha fatto tanto, in così poco tempo».
<p> <b>Lo spieghi alle agenzie di rating , ci ha provato?</b>
<p> «Certo, anche se i rapporti sono diventati difficili, se non impossibili. Prima il confronto era più facile».
<p> <b>Che cosa è accaduto nella vostra relazione con le agenzie di rating?</b>
<p> «Prima della crisi dei subprime (i prestiti immobiliari senza garanzie, <i>ndr</i>) veniva data la tripla A, il voto massimo, anche a degli autentici pericoli pubblici, come gli special purpose vehicle, società fuori dai bilanci principali. Dopo lo scoppio della bolla, le procedure si sono ingessate. Le agenzie di rating, che sono aziende private in potenziale conflitto d'interesse con i propri clienti, esponenti di una cultura solo americana, si sono mosse sempre in ritardo, finendo per ampliare gli effetti dei fenomeni, anziché anticiparli. E il dialogo si è interrotto. Oggi ci avvertono quando tutto è deciso, non accettano spiegazioni».
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<b>E i governi appaiono impotenti, devono sempre subire?</b>
<p> «In un'economia di mercato è assolutamente normale che vi sia una valutazione dei crediti privati, un voto di affidabilità su un debitore, può essere discutibile che ciò possa essere richiesto anche per uno Stato. L'aspetto grave, che una democrazia non dovrebbe sottovalutare, è però un altro. Un giudizio privato, pur legittimo, rientra poi automaticamente nelle procedure, di natura pubblica, di un ente regolatore che difende gli interessi di tutti. Il vero nodo è questo».
<p><b>A cinque anni dallo scoppio della bolla dei subprime, qual è la sua personale valutazione, qual è stato il più grande errore commesso?</b>
<p> «La velocità della globalizzazione ci ha colto di sorpresa e nessuno di noi pensava che l'attività di supervisione dei governi fosse così lenta e miope, a volte persino inconsapevolmente complice delle patologie dei mercati».
<p><b>Lei pensa che la scelta della banca universale, senza la separazione dell'attività di investimento da quella commerciale, sia la causa principale?</b>
<p> «Il modello andrebbe cambiato. Dovremmo avere l'onestà di dirlo. Guardi, una volta le banche d'affari erano boutique e tutti conoscevano tutti. Oggi sono istituzioni estremamente complesse con migliaia di persone dove la cultura super tecnocratica dei prodotti finanziari domina su tutti».
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<b>Sono tornati gli investitori esteri, nonostante tutto, sui nostri titoli?</b>
<p> «È presto per dirlo».
<p> <b>Quant'è attualmente la quota del nostro debito pubblico in mano straniera?</b>
<p>«Grosso modo il 40 per cento».
<p> <b>Teme l'agosto sui mercati?</b>
<p> «L'agosto è sempre un mese difficile perché i mercati sono più sottili e volatili».
<p><b>Lo scudo anti-spread riuscirà nell'intento di convincere gli investitori ad accettare un premio al rischio più basso, quello fisiologico secondo il Governatore della Banca d'Italia dovrebbe essere intorno a quota 200?</b>
<p>«Condivido l'analisi di Visco, dopo il summit di Bruxelles e l'ultimo Eurogruppo è in corso un intenso lavoro tecnico per dare corpo definitivo a questo strumento, ma molto dipenderà dalla volontà politica di proseguire, a tappe forzate, lungo una maggiore unione politica e fiscale dando ai fondi Efsf (European Financial Stability Facility) e Esm (European Stability Mechanism) compiti precisi e dotazioni adeguate».
<p><b>Diciamo la verità, lo scudo non piace a tedeschi e olandesi e forse resterà sulla carta.</b>
<p> «Io non credo. Sa perché è necessario a tutta l'Unione? Perché la moneta unica ha spento i tradizionali meccanismi macroeconomici di riequilibrio delle economie nazionali. Prima, una recessione spingeva la banca centrale a ridurre i tassi e a favorire il riequilibrio, consentendo a famiglie e imprese di indebitarsi a costi più bassi. Oggi questo non funziona. E quando la Bce taglia il costo del denaro, per noi non cambia nulla. Colpa dello spread troppo alto. Una volta, quando i flussi di capitale in uscita da un Paese erano eccessivi, i tassi di cambio si muovevano di conseguenza. La Svizzera ha fatto recentemente così, impedendo tra l'altro di apprezzare troppo il franco. La Germania, se avesse ancora il marco, lo avrebbe visto schizzare verso l'alto e si sarebbe preoccupata per le sue esportazioni. Come Berna. Oggi, con lo spread elevato, Berlino riceve addirittura un sussidio pagando tassi negativi. Ecco alcune ragioni che rendono lo scudo anti-spread importante per tutti».
<p><b> E l'ostacolo maggiore da superare qual è?</b>
<p> «Dimostrare a tutti i partner che non vi è alcuna intenzione di monetizzare i disavanzi di bilancio. L'Italia ha quasi annullato il proprio deficit, mettendo poi il pareggio di bilancio in Costituzione. Si tratta di stabilizzare i mercati e dare più assicurazioni sulla liquidità e la stabilità dell'Eurozona nel suo complesso. Oggi sta avvenendo un sostanziale ritorno di sistemi finanziari operanti prevalentemente all'interno dei propri confini nazionali con danni per tutti».
<p> <b>Sono molti i capitali in fuga dall'Italia e anche dall'euro?</b>
<p> «Non mi risultano fenomeni apprezzabili».
<p><b>Io non sarei così sicuro. State trattando con la Svizzera per raggiungere un accordo sulla tassazione dei capitali italiani?</b><br />
«Il negoziato è avviato, esaminiamo le intese già raggiunte da Berna con tedeschi e inglesi. Sono ottimista».
<p><b>È allo studio una terapia antidebito?</b>
<p> «Premetto subito che sarei felice di dare un colpo secco al nostro debito pubblico, oggi intorno al 123 per cento, e portarlo sotto quota 100, sarebbe bellissimo. Purtroppo, diciamo la verità, non ci sono più gli asset vendibili dello Stato e degli enti pubblici, come vent'anni fa. Vi è un patrimonio immobiliare di difficile valorizzazione, come insegnano le esperienze non felici di Scip 1 e Scip 2 (società create per vendere o cartolarizzare le proprietà degli enti, <i>ndr</i>), molte attività sparse a livello locale».
<p><b> Ma sulle privatizzazioni potreste avere più coraggio, no?</b>
<p> «Giusto, alcuni passi significativi sono già stati compiuti, per esempio costituendo alcuni veicoli, come quello del Demanio o le due società di gestione del risparmio (Sgr) per gli immobili e le utilities locali della Cassa depositi e prestiti (Cdp), molto sarà fatto con il recente decreto sulla spending review e riducendo drasticamente le società municipali in house, ovvero con un solo cliente, l'ente fondatore, in modo da favorire l'apertura dei mercati ai privati».
<p><b>Ma, insomma, un possibile percorso di rientro del debito c'è o no?</b>
<p>«Io non credo alle virtù di prestiti forzosi, la mia cultura liberale fa sì che certe soluzioni non mi convincano».
<p> <b>E allora? Dovremo vivere all'infinito con un fardello così pesante sulla testa degli italiani?</b>
<p> «La strada praticabile è quella di garantire, con un programma pluriennale, vendite di beni pubblici per 15-20 miliardi l'anno, pari all'1 per cento del Pil».
<p> <b>Un po' poco, ministro.</b>
<p> «No, tutt'altro, se lei pensa che già abbiamo un avanzo primario, cioè prima del pagamento degli interessi sul debito, del 5 per cento e calcoli una crescita nominale del 3 per cento, cioè tolta l'inflazione all'1, vorrebbe dire ridurlo del 20 per cento in 5 anni».
<p><b>Le tasse, specie sul lavoro, sono troppo elevate, ministro. I malumori sono giustificati.</b>
<p> «Intanto le abbiamo ridotte».
<p> <b>Scusi?</b>
<p> «Sì, quello che si dimentica è che l'aumento dell'Iva al 23 per cento era già previsto per legge».
<p><b> È stato solo rinviato al luglio del 2013.</b>
<p> «E cercheremo di creare le condizioni perché non aumenti del tutto. La spending review del ministro Giarda consente risparmi al di là delle cifre di cui si parla in questi giorni. Si possono ridurre ancora le agevolazioni fiscali e assistenziali, intervenire sui trasferimenti alle imprese, le ipotesi sono tante».
<p> <b>E le imposte sul lavoro scenderanno mai in questo Paese?</b>
<p> «Io me lo auguro e la lotta all'evasione fiscale dovrebbe creare le condizioni per renderlo possibile».
<p> <b>Quanto pensate di incassare quest'anno dalla lotta all'evasione fiscale?</b>
<p> «Più dei dieci miliardi previsti».
<p> <b>Perché è così ottimista?</b>
<p> «Perché l'Agenzia delle Entrate ha a disposizione nuovi strumenti. Ha, per esempio, una migliore accessibilità agli istituti di credito. Sono stati fotografati due milioni di immobili fantasma non accatastati. L'uso del contante è stato limitato».
<p><b> Ma la crisi farà inevitabilmente calare il gettito. Qual è la vostra previsione sull'andamento dell'economia, in vista dell' aggiornamento del Def, previsto a settembre? Quanto morde la recessione? Visco prevede un calo del 2 per cento, il Fondo monetario è più pessimista.</b>
<p> «Io direi un po' meno del 2».
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<b>Il ministero dell'Economia è anche azionista di peso di molte società. Una di queste, la Rai, ha da qualche giorno un nuovo vertice con la nomina di Anna Maria Tarantola. Ma la Rai verrà mai privatizzata?</b>
<p> «L'obiettivo principale oggi è la qualità dei programmi, la trasparenza e l'efficienza della gestione, poi sarà forse possibile tracciare una linea di confine tra ciò che è servizio pubblico e ciò che è pura attività commerciale».
<p> <b>Finmeccanica tra scandali e vertici in discussione.</b>
<p> «Osserviamo da vicino, anche qui la trasparenza è indispensabile».
<p><b> La Cassa depositi e prestiti, secondo alcuni critici, si avvia ad essere una sorta di nuovo Iri, l'ente pubblico in vita dal '33 al 2002?</b>
<p> «Lo escludo, la Cdp svolge, in un'economia profondamente cambiata, un ruolo insostituibile di motore della crescita, pubblico e privato, garantisce lo sviluppo e la tutela nazionale delle grandi reti, con le sue partecipazioni in Terna, Snam, Metroweb, ma anche in F2I, nel Fondo strategico e in quello per le piccole e medie imprese».
<p><b>Il governo durerà fino alla primavera del 2013. Ormai, le sorprese sembrano escluse. E dopo che farà?</b>
<p>«Guardi, io non ci penso, la politica non fa per me. Sono orgoglioso di fare qualcosa per il mio Paese».
<p><b>Pagato meno di prima?</b>
<p> «Sì, guadagno il 40 per cento rispetto a quand'ero direttore generale, ma non mi lamento, ci mancherebbe altro».<br /><br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1HOWWP">Corriere della Sera - Ferruccio de Bortoli </a>Mario MONTI: «Faremo di tutto per salvare l'euro. Resterò senatore ma non al governo»2012-07-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647688Alla data della dichiarazione: Senatore a vita- Pres. del Consiglio - Ministro Economia ad interim<br/><br/><br />
«Un importante segnale per i cittadini e i mercati sulla volontà di fare tutto quello che è necessario per salvaguardare la nostra moneta e far progredire il progetto politico europeo». «È significativo che più si va a a fondo per risolvere i problemi immediati e gravi più si vede che è difficile farlo senza muovere passi verso l'integrazione politica».
<p> Lo afferma il presidente del Consiglio Mario Monti nella conferenza stampa a Bruxelles dopo l'Ecofin.
<p> «Sono convinto dell'importanza delle proposte delineate nel rapporto dei 'Quattro' (Consiglio Ue, Commissione Ue, Bce e Eurogruppo - <i>ndr</i>), che definiscono ''un processo che dovrà condurci verso il traguardo di una vera e propria, genuina come dice il testo inglese, unione economica e monetaria».
<p> L'Italia potrebbe avere bisogno di «un sostengo temporaneo con acquisti su mercato secondario e primario di titoli» per «contenere le fluttuazioni degli spread» e non un aiuto per sanare «gli squilibri» e pagare gli stipendi degli impiegati pubblici «come in Grecia».
<p> «Sarebbe ardito dire l'Italia non avrà mai bisogno di questo o di quel fondo. Il principio della prudenza induce a non dirlo». «Confido ancora che l'Italia essendosi messa sulla dura strada dei conti in ordine non si appresti ad avere bisogno di interventi del primo tipo, ma potrebbe avere bisogno di interventi del secondo tipo». «Fra le novità su cui si lavorerà da settembre c'è l'intervento diretto dell'Esm nella ricapitalizzazione delle banche».
<p>«Escludo di considerare una esperienza di governo, per quanto mi riguarda, che vada oltre la scadenza delle prossime elezioni. Naturalmente sono, e resterò anche dopo di allora, membro del Parlamento in quanto senatore a vita».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.ilmessaggero.it/includes/_stampa_articolo.php?id=207483">ilmessaggero.it</a>GIUSEPPE BORTOLUSSI: Imprese in affanno: boom delle sofferenze e prestiti in calo2012-06-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646473Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Altro) <br/><br/><br />
Peggiora la situazione economico/finanziaria delle imprese italiane: ad aprile 2012 (ultimo dato disponibile) le sofferenze bancarie in capo alle nostre aziende hanno superato gli 82 miliardi di euro. Rispetto all’inizio dell’estate 2011, periodo in cui la speculazione finanziaria ha cominciato ad “aggredire” il nostro Paese, le insolvenze sono aumentate del +11,9% (in termini assoluti pari a +8,7 miliardi di euro).
<p>Probabilmente questa situazione ha indotto moltissime banche italiane a ridurre progressivamente gli impieghi: una tendenza che la lettura delle statistiche ci conferma. Infatti, l’erogazione dei prestiti ha continuato a scendere (-1,7% rispetto a giugno 2011), anche se ad aprile c’è stata una leggera inversione di tendenza che lascia presagire qualche piccolo segnale di ripresa. Nell’arco temporale preso in esame, ricorda la CGIA, l’inflazione è cresciuta del +3,1%.
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<br />
«La crescita delle sofferenze bancarie è la manifestazione più evidente dello stato di crisi delle nostre imprese. La cronica mancanza di liquidità e la prolungata fase di crisi economica che stiamo vivendo sono tra le cause che hanno fatto esplodere l’insolvibilità. Inoltre in questi ultimi 4 anni di difficoltà economica si sono ulteriormente allungati i tempi di pagamento nei rapporti commerciali tra le imprese e tra le imprese e la pubblica amministrazione. Per questo ci appelliamo al Premier Monti affinché intervenga in tempi rapidissimi e recepisca la Direttiva europea contro i ritardi dei pagamenti. Dobbiamo mettere fine a questo malcostume tutto italiano che sta gettando sul lastrico tantissimi piccoli imprenditori che si trovano a corto di liquidità anche perché non riescono a recuperare i propri crediti».
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<b>Il segretario della CGIA di Mestre fa notare che l’analisi tocca un altro aspetto interessante.</b>
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«A fronte di una progressiva contrazione dei prestiti erogati alle imprese sono aumentate le segnalazioni di operazioni di riciclaggio sospette eseguite da intermediari finanziari: +243,6% dall’inizio della crisi alla fine del 2011. Questo dato è molto allarmante perché ci segnala che, probabilmente, le organizzazioni criminali stanno approfittando di questa situazione per infiltrarsi nell’economia reale del Paese».<p>Il risultato emerso dall'elaborazione su dati UIF (Unità di Informazione Finanziaria) ci dice che, tra il 2008 e il 2011, le segnalazioni di operazioni di riciclaggio sospette eseguite da intermediari finanziari sono passate da 14.069 a 48.344 (+243,6%). Grave la situazione registrata l’anno scorso nelle più importanti province italiane: a Roma si sono contate 5.677 segnalazioni; a Milano 5.083; a Napoli 4.266; a Torino 2.219 e a Bologna 1.006. Dalla CGIA si fa osservare che la sommatoria delle segnalazioni registrate in queste 5 province è stata pari a quasi il 40% del totale registrato a livello nazionale.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.cgiamestre.com/2012/06/imprese-in-affanno-boom-delle-sofferenze-e-prestiti-in-calo/">CGIA Mestre</a>