Openpolis - Argomento: controllohttps://www.openpolis.it/2017-04-12T00:00:00ZFRANCO MIRABELLI: Decreto concreto contro degrado urbano2017-04-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it779048Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/>“Il decreto che il Senato ha approvato è importante perché introduce interventi utili per rispondere alla domanda di sicurezza. Soprattutto, affronta il tema con la consapevolezza che, nel Paese, non siamo di fronte ad un’escalation criminale, visto che il numero dei reati sta diminuendo, ma la domanda di sicurezza sta crescendo a causa di una percezione diffusa, a cui contribuiscono l’inquietudine legata alla crisi e il degrado urbano. L’idea del far west, che esiste davvero solo in alcune, poche, periferie urbane, non è e non può essere il modo che descrive la convivenza nelle nostre città e nel nostro Paese. Di fronte a questa diffusa domanda di sicurezza non basta quindi solo la risposta securitaria, di potenziamento e di miglioramento dello straordinario lavoro delle forze dell’ordine, ma bisogna creare le condizioni per combattere il degrado e risanare le periferie e questo decreto lo fa”. Lo dice il senatore del Pd Franco Mirabelli, intervenuto nell’Aula del Senato.
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“Il decreto – continua Mirabelli – fornisce ai questori e ai sindaci gli strumenti per prevenire i reati e per intervenire al fine di impedire il degrado, per sanzionare in modo concreto gli esercizi pubblici e commerciali che arrecano disturbo, vendono alcolici ai minori o sono attrattivi per attività illecite e, ancora, di avere gli strumenti per sanzionare i comportamenti che recano disturbo alla serena convivenza e al decoro. Si introducono i comitati metropolitani e il provvedimento è attraversato dall’idea che c’è bisogno di un migliore utilizzo delle risorse e, quindi, di un miglior coordinamento tra forze di polizia e polizia locale, con l’utilizzo integrato della videosorveglianza e di comunicazioni più efficienti. E’ un decreto composto di misure concrete che si inserisce in una serie di provvedimenti e di risorse che i nostri governi hanno dedicato alla sicurezza”.<br/>fonte: <a href="http://www.senatoripd.it/affari-costituzionali/mirabelli-decreto-concreto-degrado-urbano/">senatoriPD</a>PAOLO RENZI: "Basta a interventi su richiesta. Ci vuole programmazione"2014-10-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it751230"E’ necessaria la programmazione. E’ ora di dire basta a interventi fatti sotto richiesta. Che sia il camion della spazzatura che perde percolato, o la viabilità, si deve creare un programma affinché tutto ciò che c’è in paese sia controllato e migliorato periodicamente"<br/>fonte: <a href="http://www.linchiestaquotidiano.it/news/2014/10/28/paolo-renzi-ospite-della-rubrica-pontecorvo-che-vorrei/9555">L'Inchiesta</a>Giulio TREMONTI: «Il segreto bancario è finito e nessuno se n’è accorto» - INTERVISTA2011-10-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it609756Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Economia e Finanze (Partito: PdL) <br/><br/><br />
«Non basta più reprimere, d’autorità, l’evasione fiscale. La vera scommessa, forse la vera sfida, è prevenirla, facendo leva sulla convenienza a non rischiare e soprattutto sulla coscienza del dovere di pagare». «Ciò che va fatto è chiudere l’asimmetria tra l’essere legale e il doverlo essere».
<p><i>Colloquio con Giulio Tremonti nella roccaforte dell’Economia, a via XX Settembre, con un ministro evidentemente attento al quadro italiano ed europeo, ma oggi deciso a concentrare la riflessione su un unico punto: il salto di efficienza nel contrasto all’evasione fiscale. O, meglio, i nuovi mezzi scelti per combatterla.</i>
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<i>Giulio Tremonti riflette per qualche secondo. Poi comincia a spiegare la forza di un impegno destinato a crescere. «Se oggi le entrate derivanti dal contrasto all’evasione crescono via via, tuttavia è l’ethos fiscale a essere ancora troppo debole». È solo una frase sussurrata. Il ministro punta il dito su una serie di tabelle e avverte: «Guardi, nel 2010 sono stati recuperati 25 miliardi, in termini di cassa. È un dato oggettivo, ed è una cifra colossale».</i>
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<i>Tremonti parla per quasi due ore. Per spiegare una svolta in cui crede. Un’accelerazione inevitabile. Poi, sulla porta dell’ufficio, si affida all’ultimo ricordo storico per rimarcare le difficoltà legate alla lotta all’evasione e per dichiarare guerra all’idea di un nuovo super condono tombale su cui arriva anche la netta frenata di Palazzo Chigi. Tremonti parla di Ezio Vanoni, grande ministro delle Finanze del passato, professore a Pavia. Lui non abbassò le aliquote dei redditi più alti, non abolì l’imposta di successione, non legò la stabilità del bilancio al gettito illusorio di una sanatoria e allo smobilizzo del patrimonio immobiliare.
E soprattutto non premiò i "furbi" con condoni.</i>
<p> <b>Sul condono fiscale il ministro fa un gesto netto con la mano. E lascia cadere le parole una a una:</b>
<p>«Vorrebbe dire frenare sul nascere il progetto di contrasto all’evasione fiscale, sarebbe un togliere forza al nostro vero obiettivo. Finora le entrate da lotta all’evasione fiscale e contributiva sono servite sistematicamente per finanziare la spesa pubblica: sanità, pensioni, assistenza... Il condono minaccia però l’afflusso di queste entrate negli anni a venire, che finirebbero per cancellarsi. E, così facendo, alla fine ci troveremmo con un maggior deficit».
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<b>Tremonti non vuole parlare di un possibile concordato con la Svizzera sui capitali italiani depositati nelle banche locali, non vuole spiegare il senso del tormentato decreto per lo sviluppo. E non vuole svelare le "sue" verità sullo stato dei rapporti con Silvio Berlusconi e soffermarsi sui ripetuti tagli al nostro rating. Preferisce conversare sull’Italia che sogna e su quella che c’è.</b>
<p> «Un Paese, almeno in certe fasce, ancora ostaggio dell’evasione, dell’illegalità, della criminalità. Ma no taxation without representation».
<p><b>Il ministro dell’Economia arriva in fretta al punto:</b>
<p> «Uno Stato "assente" produce irresponsabilità, amoralità, evasione fiscale. Ed è il Sud che soffre di più per questo».
<p><b>Tremonti mostra consapevolezza sulla necessità di un cambio di passo. E la lotta all’evasione non può che essere un punto di partenza. «La gente capirà», torna a dire, spiegando che esiste anche una «logica premiale» dietro una mano sempre più ferma.</b>
<p> «Più recuperiamo risorse dalla lotta all’evasione, più avremo spazi per ridurre le imposte».
<p><b> Per spiegare il progetto il ministro ripete un concetto già scandito.</b>
<p> «Non basta più reprimere, non basta più l’intenso ed efficace lavoro che viene fatto, tanto dall’Agenzia delle Entrate, quanto dalla Guardia di Finanza. Certo è necessario tutto questo, ma non è sufficiente, tenendo conto della nostra "geografia" economica e della nostra storia politica. E allora è arrivato il momento di cambiare registro e di scommettere con decisione sulla prevenzione».
<p><i> Tremonti usa un’immagine che aiuta a capire la forza della svolta impressa dal governo, e dal suo ministero, all’impegno per allargare – «secondo giustizia» – la platea dei contribuenti: «I tavoli a due gambe traballano; bisognava aggiungerne altre due. Ecco quello che si è deciso di fare: un tavolo a quattro gambe».</i>
<p>«Accanto ad Entrate e Fiamme Gialle, dobbiamo usare di più le banche e i Comuni. Abbiamo, cioè, deciso di coinvolgere i Comuni nel controllo del territorio anche per questo aspetto vitale. E, soprattutto, di usare meglio i dati degli istituti di credito e di ridurre davvero il segreto bancario, come succede nel resto d’Europa».
<p> <b>All’improvviso il linguaggio di Tremonti si fa semplice e diretto. Quasi insolito, nella concretezza del messaggio.</b>
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«L’accertamento non basta. Se si vuole ridurre l’evasione, dobbiamo trasmettere un messaggio non poliziesco; ma sociale, di deterrenza. Aggiungendo alla repressione la prevenzione sarà possibile intensificare significativamente il contrasto all’evasione fiscale». L’evasione fiscale, un male che piega il nostro Paese, è un male storico e radicato, un male mai davvero venuto meno, dai tempi dell’unità d’Italia».
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<b>C’è un’idea del dovere fiscale ancora troppo "lontana". Anche dal territorio.</b>
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«Gli uffici fiscali e le caserme della Guardia di finanza, sono infatti troppo remoti, tutti naturalmente collocati nei centri medio-grandi. Per contro abbiamo 8mila Comuni e 4 milioni di partite Iva sparse sul territorio. Data questa geografia economica, quella del dovere fiscale è un’idea lontana dai portafogli degli italiani. E di riflesso è un’idea lontana dalle coscienze degli italiani». Evadere è oggi il migliore investimento possibile. Garantisce come minimo un rendimento immediato del 40 per cento. Un rendimento che non trovi da nessuna altra parte».
<p> <b>E allora?</b>
<p> «Allora rendiamoci conto che c’è anche un altro metodo da sviluppare. Che non è "poliziesco", ma morale e culturale. Si tratta di lavorare sulle coscienze e sulle teste. Di capire tutti insieme che così non si può andare avanti. L’interesse generale non è la somma degli interessi particolari».
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<b>Tremonti mostra un fascicolo carico di pagine. Contiene dati storici e dati inediti sull’evasione.</b> <br />
<i>Numeri, cifre, percentuali, statistiche che testimoniano la forza del «contrasto». Sul primo foglio leggiamo un titolo in corsivo: Ricostruire dalle rovine. Dentro c’è la relazione di Antonio Pesenti (professore di Pavia, incarcerato dal fascismo, ministro di sinistra nel secondo Governo Bonomi) a un Consiglio dei ministri nel marzo 1945. Tremonti legge quasi meccanicamente, come se conoscesse quel testo a memoria.</i>
<p> «Non è un mistero che il nostro sistema di accertamento è sempre stato difettoso. Per le deficienze degli uffici tributari e più ancora per la scarsa coscienza fiscale del contribuente italiano».
<p><i>Sono passati sessantasei anni e il macigno è ancora lì. Enorme, pesante. Contribuisce a bloccare lo sviluppo del Paese. Falsa e condiziona la ripresa dell’economia italiana. Un’«impressionante» ingiustizia, come ha annotato il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. Tremonti annuisce</i>.
<p> «Il fenomeno dell’evasione fiscale ha dimensioni davvero impressionanti...».
<p> <b>Cento, centoventi o addirittura centosettanta miliardi?</b>
<p> «È difficile persino dare cifre precise. Ma non è il momento dell’analisi statistica, è quello dell’azione. Ho riflettuto a lungo sulle parole del cardinale Bagnasco, ho pensato ai ripetuti inviti della Conferenza episcopale a debellare un "male" che finisce per avere ricadute durissime sui carichi fiscali delle famiglie e sui servizi loro offerti».
<p><b>Tremonti ragiona a voce alta.</b>
<p> «Ha ragione il cardinale, le cifre sono enormi. Anche se è vero che negli ultimi anni l’azione di contrasto è stata più decisa».
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<b>Anche il ministro dell’Economia sa, però, che serve un nuovo sforzo, una nuova azione, magari anche più convinzione. E questa prende forma tornando sul concetto del segreto bancario.</b>
<p> «Abbiamo stabilito che scompare sul serio e, in pratica, nessuno se n’è ancora accorto, nessuno l’ha notato, nessuno l’ha sottolineato con la giusta rilevanza... Ma legga il decreto legge del 13 agosto; lo legga, per favore...».
<p><b>La nuova norma consente all’Agenzia delle Entrate di chiedere alle banche informazioni fondamentali: movimentazioni complessive annuali, saldi, eventuali garanzie.</b>
<p> «Queste informazioni verranno incrociate con le dichiarazioni fiscali e se non sarà tutto chiaro, scatteranno i controlli propedeutici all’individuazione dell’eventuale evasione».
<p> <b>Il linguaggio è tecnico, ma il messaggio di Tremonti è netto.</b>
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«Così, come nel resto d’Europa, superiamo il segreto bancario. Non per completare l’accertamento, ma per partire da qui, per fare l’accertamento, invertendo il processo, per vedere se i dati bancari da cui si parte coincidono a valle con le dichiarazioni presentate. Se no, c’è la rettifica automatica».
<p> <b>È una svolta profonda.</b><br />
<i>Finora i dati relativi alle movimentazioni di qualsiasi rapporto finanziario potevano essere chiesti dal fisco alle banche, ma solo in forma eccezionale, dopo l’attivazione di un controllo fiscale innescato su dati non bancari. E per questo ciò è avvenuto solo in un numero limitato di casi: nel 2010 ci sono state appena 11mila richieste in banca, a fronte di 400mila accertamenti. E nessuno è venuto a saperlo. Tremonti alza gli occhi da quelle ventidue righe dattiloscritte:</i>
<p> «Vede, di fatto sulla massa delle movimentazioni bancarie permaneva il segreto...».
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<b>Ministro, ma non si corre il rischio di esagerare? In tanti parleranno di "intrusione" fiscale...Lui allarga le braccia e nega:</b>
<p> «È stata una scelta difficile, complessa, impegnativa; ma anche una scelta profondamente morale e politica, una scelta non più rinviabile. In Europa funziona così, anzi molto di più. In Europa tutti i dati sono infatti online. Se hai soldi in banca, lo dichiari al fisco».
<p> <b>E noi faremo come l’Europa?</b>
<p> «Abbiamo ancora molta opacità, diverse zone grigie: in Europa il fisco sa tutto di quello che hai. Lì in dichiarazione si pagano le tasse sugli interessi bancari. Qui da noi non siamo a questo».
<p><b>Un voltar pagina che sa di "pugno di ferro", forse perfino tardivo.</b>
<p> «No, è soltanto un grado di rigore in più. Lo ripeto: nessuno ha in mente traumatiche azioni di polizia tributaria; la sfida è aprire una fase di presa di coscienza».
<p> <b>Crede che la gente capirà?</b>
<p> «Lo spero proprio. Per questo bisogna muoversi con gradualità. Se il progetto verrà realizzato con prudenza ed equilibrio, e io spero che sia così, darà risultati importanti; se dovessimo fare l’errore di spingere troppo sull’acceleratore, rischieremmo di uccidere il progetto prima che parta. Di trasformarlo di fatto in un boomerang».
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<b>Non è una sfida facile e un sistema fiscale così "complicato" come quello italiano non aiuta.</b>
<p> «Tutti dicono di voler "semplificare", ma nessuno ha mai semplificato. Il nostro sistema è stato disegnato mezzo secolo fa e da allora il mondo è cambiato profondamente...».
<p><b>Tremonti però non anticipa ricette. Ammette solo che nessuna ipotesi di lavoro viene trascurata pregiudizialmente. Anche il modello americano? Anche l’idea di offrire "premi" a chi opera e fa operare fiscalmente alla luce del sole?</b>
<p> «È complicato confrontare sistemi troppo diversi, in America lo Stato sociale è corto ed è solo per questo che la lista delle deduzioni fiscali è lunga. Quello è un mondo diverso: non c’è l’Inps, non c’è la scuola pubblica, ti paghi la sanità ed è per questo, non per fare la lotta all’evasione, che deduci tutto».
<p> <b>Stiamo ragionando sul contrasto di interessi, ma una pausa leggera precede la nuova riflessione:</b>
<p> «E poi vedo anche altri rischi. Chi ha soldi e reddito compra e detrae, ma la persona "incapiente", che campa con settecento euro al mese? Le stesse cose, gli stessi servizi costerebbero meno ai capienti che a lei. Non è costituzionale».
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<b>A Tremonti preme di modellare l’ultima delle quattro gambe. Per lui importantissima. Vuole riflettere sul ruolo «fondamentale» di controllo del territorio che si è deciso di affidare ai Comuni.</b>
<p> «C’è una sfasatura tra il luogo dove si produce il reddito e quello dove si accerta il reddito», <i>sottolinea il ministro, ammettendo subito che</i> «l’efficacia dell’azione di controllo, finora, ne è stata compromessa».
<p> <b>La svolta è rivitalizzare i Consigli tributari istituiti presso i Comuni. Insomma, là dove l’Agenzia delle Entrate non arriva ecco gli Enti locali.</b><br />
<i>Tremonti spinge. Spera che «si parta prestissimo».
Che sia questione «di mesi», non di anni.</i>
<p> «Il Tesoro è pronto a garantire ai Comuni ogni supporto tecnico per metterli nelle condizioni di muoversi ora»,<i> assicura il ministro che subito avverte:</i> «Parte dei soldi della lotta all’evasione finiranno proprio nelle casse dei Comuni. Chi non si attiva, non prende nulla. Per contro, proprio i necessari tagli ai Comuni serviranno anche a questo: a spingerli ad attivarsi anche loro nel contrasto all’evasione fiscale».
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=15ACXW">Avvenire - Arturo Celletti </a>Marco FILIPPESCHI: Sui Referendum valutare le "garanzie di reale indipendenza da ogni forma di controllo politico"2011-05-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it560301Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Pisa (PI) (Partito: PD) - Consigliere Consiglio Comunale Pisa (PI) (Lista di elezione: PD) <br/><br/><br />
Il presidente di Legautonomie e sindaco di Pisa Marco Filippeschi: "La prevista istituzione nel decreto sviluppo dell'Autorità di vigilanza e regolazione sulle risorse idriche non incide sul quesito referendario e sarebbe arbitrario e contro ogni principio democratico pensare di annullare il referendum in materia".
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"L'autorità indipendente, se effettivamente tale, deve svolgere una funzione di garanzia e di vigilanza che prescinde dalle forme di gestione del servizio che sono oggetto del referendum, questo anche a prescindere dalla condivisione o meno del quesito referendario", prosegue Filippeschi, che aggiunge: "nel merito poi dell'istituzione dell'Agenzia, occorrerà valutarne le garanzie di reale indipendenza da ogni forma di controllo politico".
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<br/>fonte: <a href="http://www.repubblica.it/politica/2011/05/06/news/napolitano_referendum-15882178/">Repubblica.it</a>Marco PANNELLA: «D'Alema al Copasir? Degno di Putin» - INTERVISTA2009-12-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it474665<br />
Intervistare Marco Pannella non è mai un compito facile. Questa volta, per esempio non mi ero ancora seduto, che lui già affondava la lama: II Fatto è un giornale di regime, ma non dei peggiori. Ecco perché non mi dispiace questa occasione.
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Se persino il Fatto è di regime, chi non lo è?</b>
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Noi. Lo dimostrano settant`anni di battaglie contro la partitocrazia. Le datazioni con Pannella sono vari abili: a volte risalgono alla sua data di nascita, a volte alla Rivoluzione francese, altre volte all`università: "La democrazia della rappresentanza l`abbiamo inventata noi, all`Ugi", mi dice. Il luogo, invece, è sempre lo stesso. L`Ufficio-non-ufficio a via di Torre Argentina. Un grande tavolo ovale, lui, come sempre, a capotavola: scrive, legge, corregge. Questa volta i capelli argentei sono lunghi, pare il generale Custer. Non resisto, gli chiedo perché. Mi rivela che per andare da Fazio se li è raccolti con un codino. Non li taglia per una forma di protesta contro il suo storico barbiere abruzzese, Zazzera: "Ha avuto la cattiva idea di andare in pensione", dice, nell`unica nota di colore. Poi inizia a parlare con furia alluvionale di quel che gli sta a cuore. "C`è un nuovo patto del regime, il Dalesconi". Ma prima, ovviamente, mi mette un po` allo spiedo. Gli do del tu: con Pannella è impossibile il lei: "Vediamo cosa mi attribuisci, questa volta!", ammonisce.
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Quello che mi dirai, più o meno.</b>
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Nell`ultima intervista hai stravolto persino il mio lessico. Non rispetti la letteralità delle mie parole!.
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<b>Se avessi sbobinato l`integrale ci sarebbe voluto un libro.</b>
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Per dire: tu scriveresti dalemoni, e non dalesconi.
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Pansa ha inventato l`espressione.</b>
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Non mi importa. Io dico dalesconi, il peso onomastico deve essere equilibrato. C`è dale e sconi.
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Quale è il nuovo patto?</b>
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Prima delle domande, se permetti, partiamo dalla cosa più seria.
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<b>Quale sarebbe?</b>
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L`immagine di Silvio ferito a Milano. E vorrei che tu scrivessi Silvio.
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<b>Cos`ha quell`immagine?</b>
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E` il simbolo più eloquente di come l`Italia sta oggi. E di come Berlusconi sta oggi.
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Intendi dire ferito?</b>
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Intendo quel che tutti hanno visto. Se dico sta così, ognuno capisce.
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<b>
Perché allora bisogna partire da questa immagine?</b>
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Il disegno di Berlusconi è in crisi.
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Sembrerebbe il contrario.</b>
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Non mi importa quel che sembra, ma quello che vedo.
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<b>
Dici che stanno costruendo un nuovo patto.</b>
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Oh, sì! Ma questo non toglie che non riusciranno a fare né la riforma, né la conservazione. Nemmeno Berlusconi si salva con il processo breve.
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<b>Tecnicamente sì, direi.</b>
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Ma politicamente no, ed è questo quello che conta.
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<b>
Quindi pensi che Berlusconi sia sconfitto?</b>
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Non ho detto questo. Ma che il disegno che Berlusconi aveva in mente fino a ieri non c`è più. E che ora il regime ha bisogno di un nuovo assetto. Di cui Berlusconi è l`anello debole. Come lo fu Gelli.
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<b>Gelli? Anello "debole"?</b>
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"Come il regime in crisi nel 1978 fu costretto alla grande alleanza del compromesso, a vagheggiare il governo degli onesti - era contro solo Malagodi! - così adesso il regime ha bisogno del dalesconi".
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<b>Ti sei pentito dello slogan Pci-Pscalfari-P2-p38?</b>
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"Lo rivendico! Era così vero che quando il patto è saltato hanno scoperto, guarda caso, gli elenchi della P2. Così vero che quando cercavano Moro non lo hanno trovato. Ma quando le Br hanno preso Dozier le hanno beccate subito. Ma torniano ad oggi.
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<b>
Non sei andato da Silvio.</b>
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Non vado né ai matrimoni né ai funerali. E` un modo per andare in tv.
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<b>
Cosa pensi dei discorso di D`Alema sull`Inciucio?</b>
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Non usiamo quella parola, è una cosa troppo piccola.
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Cos`è abbastanza grande?</b>
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Quel che torna è l`essenza del compromesso storico che portò all`assassinio di Moro.
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<b>Addirittura?</b>
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Cosa fa D`Alema? Esalta il togliattismo degli anni `50 e l`articolo 7, a favore del concordato: il primo atto del regime clerico-fascista che abbiamo combattuto coi diritti civili.
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<b>Nientemeno.</b>
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Tant`è vero che nello stesso tempo rispolvero l`odio contro gli azionisti e i liberali.
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<b>
E Berlusconi che c`entra?</b>
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"D`Alema fa il komunista e scrivilo con la K! – e Berlusconi lo candida alla carica più importante a livello europeo. Tous se tien".
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<b>
Mica tanto. La candidatura non è andata in porto.</b>
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(Sgrana gli occhi). Già! E allora ecco che sconi propone dale alla guida dei servizi segreti. Il cerchio si chiude di nuovo.
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<b>
Il Copasir non è i servizi!</b>
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Peggio. E` la politica di controllo e di indirizzo.
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<b>
E` come la Vigilanza Rai...</b>
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Col cavolo. La Vigilanza è pubblica. Il Copasir segreto.
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<b>Se c`è Rutelli è sicuro, se c`è D`Alema è un golpe?</b>
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Francesco infatti l`ha tenuta con grande correttezza.
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<b>Vuoi dire che D`Alema non farà altrettanto? Dico che la storia combinata di Berlusconi, che non senso dello Stato. E quella di D`Alema, che lo subordina alla ragion di partito, produce un`unità di intenti putiniano-gheddafiana. Putiniano evoca il liberticidio, l`omicidio politico della Politkovskaja.</b>
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Anche questa unità può produrli. Non commissionarli, ma produrli.
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<b>E' un modo per distendere i toni.</b>
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"Cerchi il retroscena e non vedi la scena. Ho detto, non a caso, anche gheddafiana...
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<b>Insinuai che c`è di mezzo la geopolitica del gas?</b>
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Dico che il patto su cui si regge il dalesconi è così fragile che non ci sarà nessun 25 luglio. La partitocrazia è debole.
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<b>E Quindi?</b>
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L`unica possibile alternativa di regime è il sentimento di massa del popolo. E noi radicali.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=OYLE7">Il Fatto Quotidiano - Luca Telese</a>Giuseppe GIULIETTI: Rai, l’offensiva finale di Berlusconi.2009-11-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418801Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
"Squadra che vince non si tocca..", ha dichiarato ad Articolo21 Andrea Vianello, conduttore della trasmissione "Mi manda Rai Tre", commentando l’annuncio di una prossima espulsione da Rai Tre del direttore Paolo Ruffini.
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"Con Ruffini abbiamo vinto, perché dovrebbe lasciare?" si sono legittimamente chieste Federica Sciarelli, conduttrice di "Chi l’ha visto?" e Elsa Di Gati, garbata e ironica protagonista del programma del mattino "Cominciamo bene".
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Già perché dovrebbe essere cacciato un direttore che ha aumentato gli ascolti, ha vinto il premio qualità, ha garantito soldi e consensi alla sua azienda?
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Sarà un paradosso, ma deve essere cacciato proprio per questo, e non nonostante questo.
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Quanto sta accadendo a Rai Tre, ma anche a Rainews24 dove si prospetta la cacciata del direttore Corradino Mineo, corrisponde allo spirito dei tempi e agli interessi del partito del conflitto di interessi presieduto da Silvio Berlusconi.
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Rai Tre va chiusa perché ha mancato due volte di rispetto al capo supremo: la prima osando criticarlo, persino ricorrendo alla satira, la seconda perché ha fatto fare il bagno alle altre reti controllate dal boss.
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Quanto sta accadendo non deriva da casualità, ma discende dal piano più volte annunciato dal cavaliere in merito alla necessità di colpire i programmi e gli autori a lui sgraditi e di mettere sotto controllo l’intero polo RaiSet.
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L’assalto a Rai Tre è solo una parte di questo progetto.
Lo stesso accadrà contro Rainews24, una rete che ha assicurato un pluralismo sociale altrove negato dando spazio e voce a movimenti, associazioni, eventi quasi scomparsi dal video pubblico e privato.
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Vogliono realizzare un polo unico dell’informazione, se e quando anche Mineo dovesse essere cacciato la destra controllerà 10 testate giornalistiche su 11, nulla di simile era mai accaduto neppure negli anni più bui della storia della Rai.
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Se ancora non bastasse, il direttore generale Masi si appresta a candidare l’ex deputato Martusciello, un fedelissimo del presidente, alla carica di amministratore delegato della Sipra, la cassaforte di famiglia.
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A questo punto, attraverso il polo unico delle risorse, Publitalia Sipra, Berlusconi potrà mettere il guinzaglio all’intero mercato pubblicitario. Sarà questo il vero colpo da maestro, la quadratura del cerchio.
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Qui non si tratta più di difendere questo o quel direttore, ma di tutelare il diritto dei cittadini a poter continuare a guardare gli ultimi programmi non completamente oscurati, imbavagliati o già auto imbavagliati.
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Le opposizioni stanno faticosamente cercando di individuare punti comuni di elaborazione e di azione, forse si potrebbe partire dalla intransigente difesa della Costituzione e dell’Articolo 21 della medesima. <br />
<br/>fonte: <a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/lassalto-finale-di-berlusconi-alla-rai/?printpage=undefined">micromega-online</a>Cesare DAMIANO: Crisi. A braccetto con una migliore retribuzione2009-09-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it446519Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Il tema della distribuzione degli utili ai lavoratori deve essere ricondotto nella cornice contrattuale esistente, nella quale si prevede già che nel livello decentrato di azienda o di territorio si possano erogare aumenti retributivi legati all’andamento economico dell’impresa. Il problema è quello di garantire ai lavoratori la conoscenza preventiva e trasparente dei dati di bilancio. Partecipare agli utili significa anche soprattutto per le grandi imprese multinazionali, consentire contemporaneamente ai lavoratori di sedere nei Comitati di sorveglianza, nei quali controllare le scelte strategiche di produzione, investimento e occupazione.
<p>Migliore retribuzione e garanzia del posto di lavoro debbono camminare a braccetto.<br />
<br/>fonte: <a href="http://cesaredamiano.wordpress.com/2009/09/02/crisia-braccetto-una-migliore-retribuzione-e-la-garanzia-del-posto-di-lavoro/">http://cesaredamiano.wordpress.com/</a>Antonio DI PIETRO: «Amici democratici, state attenti il premier è uno scorpione che uccide» - INTERVISTA2009-03-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it390819Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: IdV) <br/><br/><br />
Antonio Di Pietro gira l´Italia come una trottola per raddoppiare i voti dell´Italia dei valori alle Europee. «Una faticaccia, mancano 76 giorni all´alba». E a quella parte del Pd tentata dall´ipotesi di sedersi al tavolo della riforma costituzionale con il Pdl, il leader dell´Idv manda un messaggio preciso: «Attenti a giocare con il serpente, prima o poi ti morde».
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<b>Ha visto Berlusconi? È tornato a suonare la carica contro i "comunisti"...</b><br />
«Il muro di Berlino è caduto nell´89 e non mi pare che in Europa si ripropongano regimi comunisti. Berlusconi cerca di spostare l´attenzione dalla crisi con un uso strumentale della storia».<br />
<b>Al congresso del Pdl Gianfranco Fini invita maggioranza e opposizione ad aprire una "grande stagione costituente". Lei ci sta?</b><br />
«Fini predica bene e razzola male. Io sarei anche d´accordo con quello che dice, ma perché da presidente della Camera, con il potere che ha di fissare l´ordine del giorno, ci tiene impegnati da un anno su provvedimenti la cui urgenza è tutta da dimostrare? E´ la solita furbata, il Parlamento si occupi piuttosto della crisi economica e del lavoro».<br />
<b>Non c´è bisogno di riformare la Costituzione?</b><br />
«Berlusconi ci ha inchiodato in Parlamento a parlare di lodo Alfano, di intercettazioni, di legge bavaglio, spostando sempre l´attenzione dalle vere emergenze che interessano gli italiani. Adesso pensa di tenere bloccato il Parlamento su una riforma a suo uso e consumo, mentre la Costituzione andrebbe soltanto applicata».<br />
<b>Berlusconi si lamenta del fatto che può solo fissare l´ordine del giorno del Consiglio dei ministri e vorrebbe aumentare i poteri del premier. Che ne pensa?</b><br />
«Quel che ha proposto Berlusconi era già scritto nel piano Rinascita di Licio Gelli. Dopo il controllo dell´informazione, l´attacco all´indipendenza della magistratura, l´indebolimento del sindacato, ecco il potere assoluto, ultimo tassello per il compimento del piano della P2, a cui Berlusconi era affiliato. Ci sono tutti i motivi per provare a liberarci di lui finché siamo in tempo».<br />
<b>Liberarsi di Berlusconi? Che intende?</b><br />
«In politica ci sono soltanto due modi. Uno è con la Bastiglia, ma è un modo inaccettabile. L´unica soluzione che resta è quella dell´informazione continua all´opinione pubblica per non lasciarsi trarre in inganno».<br />
<b>Il Pd non dovrebbe sedersi al tavolo della riforma costituzionale?</b><br />
«Non bisogna cadere nel trabocchetto del ritorno agli inciuci, alle bicamerali. Qualsiasi riforma, finché c´è Berlusconi al potere, verrà usata per raggiungere fini illeciti. Al Pd ricordo che con il serpente non si gioca, perché prima o poi quello ti morde e ti uccide».<br />
<br/>fonte: <a href="http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=L8BDO">La Repubblica - Francesco Bei</a>Ignazio LA RUSSA: Pronto a inviare soldati anche a Venezia2009-01-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it388414Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Difesa (Partito: PdL) <br/><br/><br />
Potrebbero arrivarne una quindicina da Padova e Verona. Il Pdl: «Utilizziamoli contro i venditori abusivi»<br />
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Venezia -
Riva degli Schiavoni e le strade veneziane dello shopping presidiate dall’esercito contro il dilagare dei venditori abusivi? Per il ministro alla Difesa, Ignazio La Russa, la cosa è fattibile, tanto che lo ha comunicato per iscritto ai due consiglieri comunali del Pdl che gli avevano chiesto la disponibilità. Il serbatoio da cui attingere sarebbe il contingente di soldati utilizzato tra Padova e Verona, che potrebbe essere stornato di una quindicina di unità. Le parole pronunciate ieri in Sardegna dal presidente del Consiglio ("Voglio decuplicare i militari nelle città") danno ulteriore credito a questa ipotesi.<br />
«Certo è che servirebbe un passo formale del sindaco e della giunta - spiegano Michele Zuin (Forza Italia) e Raffaele Speranzon (An), i due consiglieri che si sono rivolti al ministro - che a questo punto sarebbe stupido e autolesionista non compiere».<br />
Va ricordato, però, che sull’argomento il sindaco Massimo Cacciari si espresse il 9 luglio scorso in modo assai esplicito: «Se il ministro La Russa mi contatterà - aveva detto al Gazzettino - gli dirò che noi siamo in carenza di vigili urbani e se deciderà di mandarmi personale di qualsiasi genere sarà per il controllo di piazzale Roma, per il controllo dei flussi turistici, per il controllo delle strade. Il ministero della Difesa mi mandi pure chi vuole, anche i lancieri del Bengala se sono disponibili. Tutti a dirigere il traffico in piazzale Roma».<br />
Delusi da quella risposta, Speranzon e Zuin sono tornati alla carica e hanno scritto direttamente al ministro e poi glielo hanno ribadito a voce in occasione della recente visita al campo nomadi in via Vallenari, poco lontano dal centro di Mestre.<br />
"Mi riferisco - scrive La Russa - alla lettera con la quale viene prospettata l’opportunità di prevedere anche nella città di Venezia la presenza di militari sul territorio. Al riguardo, informo che l’esigenza è stata già posta all’attenzione delle competenti articolazioni della Difesa preposte al settore".<br />
Poche righe per affermare una sostanziale disponibilità, che poi fonti governative hanno confermato con dovizia di particolari.<br />
«La risposta formale richiedeva un approfondimento - spiega Speranzon - e così in queste ultime settimane sono stato in contatto con il ministero. Mi hanno detto che c’è un contingente definito a livello regionale e nell’ambito di questo i militari possono essere suddivisi tra le città che ne richiedono l’utilizzo. Le possibilità sono limitate, ma comunque sufficienti a risolvere almeno un problema.<br />
Ricevere da Verona o Padova 15 o 20 militari significherebbe impiegarli nella prevenzione e lo scoraggiamento del commercio abusivo ad opera di stranieri provenienti dall’Africa che sono sempre più agguerriti e incuranti dei divieti. È stato provato che la presenza di militari o agenti limita fortemente il fenomeno. Inoltre - prosegue - se i il contingente di militari dovesse essere aumentato come ha lasciato intendere il presidente Berlusconi, i soldati potrebbero essere utilizzati in zone calde della terraferma, dove assieme allo spaccio si registrano diversi episodi di violenza».<br />
Si tratterebbe, insomma, di sostituire polizia municipale, polizia di Stato, carabinieri e guardia di finanza nei presidi fissi, consentendo loro di liberare uomini per attività più urgenti. «Noi - aggiunge Zuin - abbiamo portato la cosa ad uno stadio di fattibilità, ma è chiaro che il ministro si attende una mossa da parte dell’amministrazione comunale».<br />
<br/>fonte: <a href="http://carta.ilgazzettino.it/MostraOggetto.php?TokenOggetto=293611&Data=20090125&CodSigla=PG">Il Gazzettino - Michele Fullin</a>