Openpolis - Argomento: radicalihttps://www.openpolis.it/2016-05-19T00:00:00ZMarco PANNELLA: Saluto di Giacinto detto Marco (1930 - 2016)2016-05-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it769167<br />
"Sono nato nel segno del Toro, a Teramo, in Abruzzo. Mi chiamo Giacinto Marco, Giacinto come un mio zio sacerdote, un personaggio abbastanza insolito, in quella che era la tipica famiglia agraria meridionale. Quando mio padre tornò a casa con la moglie francese (nata in Svizzera), una donna che non parlava altro che la propria lingua e aveva i capelli corti in un paese dove tutte le donne li avevano ancora raccolti a crocchia sulla nuca, e indossavano vesti nere lunghe fino ai piedi, lui capì che doveva aiutare la giovane coppia piombata in un mondo diverso e difficile: così scorporò la parte di proprietà che spettava a mio padre, e gli dette qualche possibilità.
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E potrebbe anche darsi che io non abbia animosità anticlericali perché la persona migliore della mia famiglia era questo clericale".
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Questo è un omaggio a Marco Pannella che se n'è andato oggi, 19 maggio 2016. Ciao, Marco.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radioradicale.it/410/radicalparty.html">www.radioradicale.it</a>Marco PERDUCA: Il Sutra del cuore della nobile vittoriosa perfezione della saggezza2016-05-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it769120<br />
Il venerabile Shariputra chiese ad Avalokiteshvara "Come deve addestrarsi ogni figlio del lignaggio che desideri impegnarsi nella pratica della profonda perfezione della saggezza?"
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Avalokiteshvara rispose: “Ogni figlio o figlia del lignaggio che desideri impegnarsi nella pratica della profonda perfezione della saggezza dovrebbe applicarsi in essa nel seguente modo, apprendendo correttamente e ripetutamente anche i cinque aggregati come vuoti di un’intrinseca natura. La forma è vuota, la vacuità è forma, la vacuità non è altro che forma e la forma non è altro che vacuità. Allo stesso modo sono vuoti sensazioni, discriminazioni, fattori di composizione e coscienze.
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Similmente tutti i fenomeni sono vacuità; sono privi di caratteristiche; non sono prodotti e non cessano; non sono contaminati e non sono privi di contaminazioni; non diminuiscono e non crescono. Perciò nella vacuità non c’è forma, né sensazione, né discriminazione, né fattore di composizione, né coscienza. Non c’é occhio, né orecchio, né naso, né lingua, né corpo, né mente. Non ci sono forme visive, né suoni, né odori, né sapori, né oggetti tangibili, né fenomeni; e neppure il costituente dell’occhio e così via, fino ad includere il costituente della mente e il costituente della coscienza mentale.
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Non c’è ignoranza, né estinzione dell’ignoranza, fino ad includere vecchiaia e morte, ed estinzione della vecchiaia e della morte. Non c’è sofferenza, origine, cessazione e sentiero; non c’è saggezza suprema, né ottenimenti, e neppure mancanza di ottenimenti.
<p>Perciò il mantra della perfezione della saggezza, il mantra della grande conoscenza, il mantra insorpassabile, il mantra uguale a ciò che non ha eguali, il mantra che pacifica completamente tutte le sofferenze, dal momento che non è falso, dovrebbe essere conosciuto come vero. E' in questo modo che il bodhisattva mahasattva dovrebbe addestrarsi nella profonda perfezione della saggezza”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicalparty.org/it/rnn-news/111/news/il-sutra-del-cuore-della-nobile-vittoriosa-perfezione-della-saggezza">www.radicalparty.org</a>Marco PANNELLA: Per il Partito Radicale dello Stato di Diritto e i Diritti umani2016-04-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it769059<br />
La realtà del regime italiano, anti-Stato di Diritto, anti-democratico, anti-liberale, nota e denunciata da decenni e aggravatasi sempre più nel corso degli ultimi anni al punto da essere conclamata e condannata anche a livello internazionale, è tale da impedire non solo il competere ma anche il solo presentarsi alle elezioni di qualsiasi ordine e grado: non esistono infatti – secondo tutti i parametri universalmente noti, di regole, linee guida e raccomandazioni – le condizioni e garanzie minime per concorrere in una elezione davvero democratica. È del tutto assente la condizione prima ed essenziale per il corretto svolgimento della vita democratica: il diritto umano, civile e politico alla conoscenza.
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Tutti i precedenti elettorali “radicali” degli ultimi anni – nazionali o locali – possono essere richiamati a conferma di questa analisi. E se vogliamo indicare un caso, fare un nome per tutti, è quello di Marco Pannella, deliberatamente, sistematicamente cancellato, vietato nel corso degli ultimi anni da ogni spazio informativo, pubblico o privato, condannato dal regime italiano a una lunga, persistente e, di anno in anno, sempre più degradante serie di umilianti retrocessioni, fino all’ultimo e infimo posto nella classifica della comunicazione politica e degli ascolti.
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Le campagne elettorali, tutte, si sono svolte in questo ultradecennale e sempre più aggravato contesto di anti-democrazia, né vi sono segnali di mutamento di rotta che facciano sperare bene per le future. Ormai non è solo un problema di informazione o di comunicazione politica, ma di Democrazia e di Stato di Diritto.
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Stando così le cose, la presentazione di liste “radicali” alle prossime elezioni – come quelle annunciate da Emma Bonino, Marco Cappato e Riccardo Magi per Roma e Milano – costituisce fatto incomprensibile e senza precedenti, almeno da quando gli statuti di tutti i soggetti della galassia radicale hanno precluso la presentazione in quanto radicali a qualsiasi tipo di elezione. È un fatto senza precedenti anche in fatto di contenuti, per esempio rispetto agli anni 70-80, quando il Partito Radicale si presentava alle elezioni con il simbolo della Rosa nel Pugno ma senza connotare la sua politica in termini nazionalistici, localistici e partitici (basti pensare alla concomitante lotta contro lo sterminio per fame e alla prassi della “doppia tessera”). La stessa lista di “laici, socialisti, liberali, radicali” della Rosa nel Pugno nel 2006 è stata concepita all’interno della intera galassia radicale e connotata dalla presenza di esponenti “esterni”. Ciò fa la differenza con gli esperimenti attuali.
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Capiamo che presentare siffatte liste possa apparire un primo, essenziale passo per chi mira a dare un senso esplicito, conseguente ed esemplare alla “svolta” politica maturata e rivendicata al Congresso di novembre 2015 di Radicali Italiani. È una svolta che non condividiamo ma che abbiamo non contrastato a Chianciano e non contrasteremo oggi a Roma o a Milano nelle sue derivate elettorali.
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Noi abbiamo però un’altra visione, un altro progetto, altri metodi, altri obiettivi: gli stessi del Partito Radicale, da sessant’anni. Per noi la risposta di Partito, di Governo e di Riforma, oltre che necessaria e urgente, è volta, come stiamo tentando di fare, a mettere in moto – a partire dall’Italia, ma non solo in Italia – la transizione verso lo Stato di Diritto contro la Ragion di Stato, attraverso l’affermazione del Diritto umano alla Conoscenza, che è innanzitutto conoscenza di quel che il Potere fa a nome dei suoi cittadini.
<p>Nelle elezioni romane, ma anche a livello nazionale, l’unico fatto nuovo che riteniamo possa per noi costituire eccezione alla regola, ha il nome e la storia di Roberto Giachetti. Il vissuto radicale del “renziano” Roberto Giachetti, che continua ancora a vivere e far vivere il Partito Radicale con la sua iscrizione e iniziativa politica (dal deposito in Cassazione dei quesiti sulla Giustizia Giusta alle visite in carcere con Marco Pannella), ci importa, ci rassicura e ci dice che può riservare sorprese singolari o ulteriori conferme e sviluppi di una storia esemplare. Vogliamo quindi aiutarlo a diventare Sindaco di Roma, di una Città che non sia più introvertita e chiusa, immersa nei suoi spiccioli problemi, ma estroversa, aperta, transnazionale. In una parola: universale, bandiera e simbolo della visione del mondo e del Diritto cui sta dando corpo la campagna in atto del Partito Radicale sul Diritto umano alla Conoscenza.
In ultima analisi, crediamo che la ricerca del dialogo fino allo stremo sia quanto di più importante ci chieda Marco Pannella, anche in queste ore. È il connotato essenziale dell’alterità radicale che vogliamo continuare ad affermare e praticare, senza calcoli del tipo “il fine giustifica i mezzi” o, peggio, adattamenti a ragion di partito. È la via maestra per continuare a concepire un nuovo possibile, come è sempre stato nella storia radicale, fondata sulla teoria di una prassi nella quale parole e fatti, mezzi e fini, comportamenti e obiettivi hanno sempre teso a coincidere.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicalparty.org/it/rnn-news/107/news/il-partito-radicale-dello-stato-di-diritto-e-i-diritti-umani">www.radicalparty.org</a>Maurizio TURCO: Continua la lotta per l’universalità dello Stato di diritto 2016-03-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it768959<br />
La campagna per la transizione verso l’universalità dello Stato di diritto democratico federalista laico, dei diritti umani e del diritto alla conoscenza è arrivata ad un punto di svolta, non definitivo ma importante. Il 23 marzo presso la sede della SIOI ci sarà una manifestazione nel corso della quale saranno presentati gli atti del convegno internazionale, curati da Matteo Angioli, che abbiamo tenuto il 25 luglio presso il Senato con la partecipazione del Ministro degli esteri Paolo Gentiloni. Presso la SIOI interverranno tra gli altri gli ex Ministri degli Esteri Franco Frattini e Giulio Maria Terzi di Sant’Agata che si è molto speso per questa campagna.
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Questa occasione servirà anche alla preparazione dell’iniziativa del Governo italiano per presentare la campagna presso la sede delle Nazioni Unite a Ginevra, intorno al 20 aprile, insieme ad altri paesi che stiamo cercando di coinvolgere.
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E’ inutile dire dell’importanza, della necessità e dell’urgenza di questa campagna: basta aprire un giornale, ascoltare la radio, vedere la televisione. Il mondo è in fiamme, non da oggi. Lo sterminio per fame, sete e guerre nel mondo divampa ovunque. Le cause sono diverse ma non va dimenticato quello che disse nel 1979 Marco Pannella quando decise di impegnarsi nella lotta contro l’olocausto per fame: milioni di uomini donne e bambine “vittime del disordine politico ed economico internazionale”. Quel disordine continua a macinare milioni di morti, far sopravvivere milioni di disperati, mettere in cammino milioni di sfollati.
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A fronte di questo nuovo, grande olocausto è necessario agire e farlo subito.
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Di soluzioni e ricette in giro per il mondo ve ne sono a bizzeffe. E anche di imbroglioni. Dalla Francia, il paese dei diritti umani, un governo (socialista!?, del partito socialista europeo!?, dell’internazionale socialista!?), sostiene che lo stato di eccezione, lo stato di emergenza è lo stato di diritto. Così insultando anche il buonsenso.
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Contro anche questo ultimo tentativo di mistificare quanto accade noi continuiamo a lottare per tenere alta la bandiera dello Stato di Diritto perché non sia contrabbandato con Stato di Guerra.
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E’ evidente che non siamo catastrofisti (o non saremo più considerati tali solo se quel che è accaduto a Parigi accadrà anche in Italia?) quando non si sa più quanti a decine, centinaia di migliaia sono morti e moriranno nei più oscuri angoli del mondo per cause non naturali.
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Non è con le cataste dei morti che si potrà costruire una società ed un mondo migliore. Ancora una volta è profondamente vero che i mezzi prefigurano i fini. E noi prefiguriamo i nostri fini proprio a partire dai nostri mezzi e con i nostri comportamenti.
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Dal 1° novembre 2015 il Partito radicale ha sospeso le uscite di qualsiasi ordine e natura e siamo impegnati a ridurre il debito cumulato per riprendere al più presto e con più forza le lotte radicali. Ancora una volta non ci preme salvare il partito ma le speranze e le ragioni radicali. Lo stiamo facendo, in pochi, sono poco meno di 500 gli iscritti al Partito e in questo momento ci sono ancora 350 mila euro di debiti nei confronti di persone fisiche, collaboratori e fornitori.
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Essendo in pochi è dura. Ma siamo certi che chi il Partito radicale l’ha vissuto come lo si è vissuto in questi decenni non potrà non rilevare che, ancora una volta, siamo i soli (vorrei sia chiaro: i soli) a privilegiare le convinzioni sulle convenienze; gli interessi del paese su quelli del Partito.
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Siamo in pochi e comunque più dei tre confinati a Ventotene che nel pieno della furia nazionalsocialista e fascista scrissero il Manifesto per gli Stati Uniti d’Europa. Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni e fuori pochi altri a diffonderlo clandestinamente.
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Oggi il contesto è molto peggiore, siamo confinati tra i confinati, tra coloro che non hanno diritti perché gli sono negati o violati. In un gioco al “si salvi chi può” in cui nessuno vince, al massimo briciole e miserie. Quasi che la lotta per lo stato di diritto la democrazia, il federalismo, la laicità sono, come lo erano considerati un tempo i diritti civili, espressione di vizi piccolo borghesi: la gente ha fame urlavano i politici che si consideravano perbene, ed erano gli anni del boom economico che sarebbero sfociati, per loro colpa grave, nell’ormai noto e paralizzante debito pubblico.
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Siamo consapevoli che la partita è enorme, lo sconforto potrebbe prendere con ragione il sopravvento a fronte di quello che ci circonda, eppure siamo ancora convinti che “se le donne e gli uomini, se le genti sapranno, se saranno informati, noi non dubitiamo che il futuro potrà essere diverso da quello che incombe e sembra segnato per tutti e nel mondo intero. Ma solo in questo caso.” Sono le parole con le quali si concludeva il Manifesto Appello del 1981 scritto da Marco Pannella e firmato da oltre 113 premi Nobel. Quel Manifesto è tutt’ora attuale e insieme al Preambolo allo Statuto del Partito radicale è la Costituzione politica di una alterità nel mondo della politica che rivendichiamo.
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Il 20 febbraio di dieci anni fa moriva Luca Coscioni: un radicale è buono solo da morto, affermò Marco Pannella dinnanzi al profluvio di aggettivi superlativi che sprecarono coloro che in vita lo avevano censurato, deriso, ostracizzato.
La lotta continua non è che l’inizio, continua a ripeterci Marco; e la lotta è sempre la stessa, la lotta per lo Stato di diritto democratico federalista laico i diritti umani e per il diritto alla conoscenza, da sempre e da prima di noi che ci siamo ancora e per coloro che verranno. Certo Altiero, Ernesto ed Eugenio e ancora Gaetano Salvemini, Luigi Sturzo, Benedetto Croce, Antonio De Viti De Marco per citarne alcuni, solo italiani, non solo radicali, e tutti coloro che hanno portato un granello di sabbia per costruire il futuro auspicato ancora una volta da una messe di Premi Nobel.
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Siamo ancora qui, renitenti al potere, in mezzo a mille difficoltà politiche e personali, siamo in pochi, in questo momento esattamente 495. Con tutto quello che ci circonda e di tutto quello che riteniamo ci sia necessità: un soffio, un granello. E al granello che ognuno di noi è e di coloro che vorrà essere un grande grazie, a chi per la prima volta si è iscritto ieri o lo farà domani, a chi imperterrito lo fa da sempre.
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<br/>fonte: <a href="http://www.radicalparty.org/it">http://www.radicalparty.org/it</a>Rita BERNARDINI: Appello per il Diritto Universale alla Conoscenza2015-10-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it767750<br />
Grazie all’impegno di alcuni (ancora troppo pochi) radicali, stanno arrivando le prime adesioni all’Appello per il diritto universale alla conoscenza e la diffusione della proposta di delibera da sottoporre all’approvazione di consigli comunali, metropolitani e regionali per “<i>sollecitare il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio e il Ministro degli Affari Esteri a fare proprio il progetto per la transizione verso lo Stato di Diritto e il Diritto alla Conoscenza contro la Ragion di Stato e su queste basi candidare sin da subito e pubblicamente l’Italia al posto di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite</i>”.
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<a href="http://www.radicalparty.org/sites/default/files/delibera-stato-diritto-conoscenza-radicalparty.pdf">La proposta di delibera in pdf</a>
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Per questa “opera” militante appena avviata voglio ringraziare pubblicamente Deborah Cianfanelli, Maurizio Bolognetti, Domenico Letizia, Giuseppe Candido, Marco Maria Freddi e Marco Cappato il quale ci ha comunicato di aver raccolto sull’appello le firme di tutti i consiglieri comunali di Milano, a partire da quella del Sindaco Giuliano Pisapia.
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Riusciremo da oggi al Congresso -che inizierà il 29 ottobre a Chianciano- a far esplodere la campagna in tutta Italia? E’ ciò che chiediamo fin dalle prossime ore perché, come ci ricorda Marco Pannella, quel che non ci impegniamo a fare in un fazzoletto ristretto di tempo, difficilmente riusciremo a portarlo a compimento in giorni o mesi.
<p><b>Cosa è possibile fare</b>
<p><b>-</b>sottoscrivere l’appello (<a href="http://www.radicalparty.org/it/content/firma-dichiarazione-roma-stato-diritto-conoscenza">link</a>)
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<b>-</b>inviare l’appello e la <a href="http://www.radicalparty.org/sites/default/files/delibera-stato-diritto-conoscenza-radicalparty.pdf">proposta di delibera</a> ai consiglieri comunali della tua città e al sindaco, oltre che ai consiglieri delle aree metropolitane, ai consiglieri regionali e al Presidente della tua Regione.
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<b>-</b>far firmare l’appello ad altri utilizzando le email e i social network (<a href="http://www.radicalparty.org/it/content/firma-dichiarazione-roma-stato-diritto-conoscenza">link</a>)
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<b>-</b>segnalare firme qualificate di personalità che riesci a convincere a (info@partitoradicale.org)
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<b>-</b>iscriverti al Partito Radicale (<a href="http://www.radicalparty.org/it/donation">link</a>)
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<a href=""http://www.radicali.it/comunicati/20151015/xiv-congresso-radicali-italiani-chianciano-29-ottobre-al-1-novembre-2015"">La lettera che ho inviato</a> ad iscritti e simpatizzanti per convocare il XIV Congresso di Radicali Italiani. Chianciano, 29 ottobre - 1 novembre 2015
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<br/>fonte: <a href="http://www.radicalparty.org/it/content/firma-dichiarazione-roma-stato-diritto-conoscenza">www.radicalparty.org</a>Marco PANNELLA: L'incontro con Sua Santità il Dalai Lama2015-06-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it761074<br />
Domenica 21 giugno si è svolta nel tempio tibetano di Dharamsala in India una cerimonia di celebrazione dell'80° compleanno di Sua Santità il Dalai Lama. Alla cerimonia, animata da danze e canti tradizionali alternati a momenti di preghiera, ha partecipato anche Marco Pannella che era presente con una folta delegazione radicale formata da Bruno Mellano, Laura Harth, Alessandro Rosasco, Rosanna De Giovanni, Claudio Landi, Stefano Marrella e chi scrive, Matteo Angioli.
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Nel suo breve saluto, Marco Pannella (unico politico europeo ad esser stato invitato) ha lodato la richiesta di autonomia per il Tibet avanzata da anni dal Dalai Lama e sostenuta dal Parlamento tibetano in esilio e ha aggiunto che “questa comunità riunita così quest'oggi è satyagraha, è amore per la verità ed è forza dell'amore che dobbiamo avere anche per i nostri avversari, a partire dal popolo han”.
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Durante il breve soggiorno indiano, la delegazione ha incontrato anche Dolma Gyary il Ministro degli Interni del Tibet e il professore Yang Jianli attivista cinese che manifestò a Piazza Tiananmen nel 1989, costretto all'esilio negli Stati Uniti dove è Presidente dell'organizzazione Citizen Power for China/Initiatives for China. Yang è inoltre visiting professor a Harvard.
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<br/>fonte: <a href="http://www.radicalparty.org/it/rnn-news/76/news/il-dalai-lama-e-marco-pannella-insieme-festeggiare-gli-80-anni-di-sua-santit">www.radicalparty.org</a>Sergio D'ELIA: L'Associazione Nessuno Tocchi Caino premia Papa Francesco2015-05-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it758732<br />
Ogni anno Nessuno tocchi Caino assegna il Premio “Abolizionista dell'anno” alla personalità che, più di ogni altra, si è distinta per l’impegno a favore dell’abolizione della pena di morte e dei trattamenti disumani e degradanti. Quest'anno la scelta è andata su Papa Francesco: le ragioni di questa decisione risiedono nel fatto che Bergoglio, il cui Pontificato è stato inaugurato dall’abolizione dell’ergastolo e dall’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento dello Stato del Vaticano, si è pronunciato in modo forte e chiaro non solo contro la pena di morte, ma
anche contro la morte per pena e la pena fino alla morte.
<p>Lo ha fatto con la “lezione magistrale” di straordinario valore umanistico, politico e giuridico, rivolta ai delegati dell’Associazione Internazionale di Diritto Penale, il 23 ottobre
2014, quando ha definito l’ergastolo “una pena di morte nascosta”, che dovrebbe essere abolita insieme alla pena capitale e ha considerato l’isolamento nelle cosiddette “prigioni di massima sicurezza” come “una forma di tortura”.
<p>Quando, nel 1993, fondammo la nostra Associazione, ispirati dal passo della Genesi nel quale è scritto “Il Signore pose su Caino un segno perché non lo colpisse chiunque lo avesse incontrato”, si decise di denominarla “Nessuno tocchi Caino”, proprio per affermare il valore, non solo della vita, ma anche della dignità della persona nella sua integralità. Con il conferimento del Premio, Nessuno tocchi Caino riconosce al Santo Padre il valore prodigioso delle sue parole, sulle quali intende impegnarsi per tradurle in iniziative concrete verso il superamento definitivo di punizioni e trattamenti anacronistici, sempre più necessarie e urgenti se si considera il contesto attuale della pena capitale nel mondo di cui le recenti esecuzioni in Indonesia sono l’ultimo aberrante esempio di uno Stato che diventa Caino.
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<b>5 maggio |</b> <b><a href="http://www.radicalparty.org/it/pdf/stampa/5165630">Gli auguri di Valter Vecellio per gli 85 anni del “matto” Pannella</a></b>.
<p><br/>fonte: <a href="http://www.radicalparty.org/it/pdf/stampa/5165632">www.radicalparty.org</a>Emma BONINO: Il Quirinale fa stalking sulla legge elettorale - INTERVISTA2012-11-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it684209Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) - Vicepres. Senato <br/><br/><br />
Vicepresidente del Senato, Radicale, donna. Arrabbiata per il "pessimo spettacolo" che stanno dando i partiti sulla legge elettorale e per le ingerenze del Quirinale.
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<b>Emma Bonino, il Capo dello Stato ha appena dichiarato che il suo ruolo non è solo quello di "tagliare i nastri".</b>
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Lo dice la Costituzione cosa può fare il presidente della Repubblica. In uno Stato di diritto ognuno deve fare il proprio mestiere attenendosi alle regole stabilite.
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<b>E Giorgio Napolitano dove le sta contravvenendo?</b>
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Come dice il mio collega Maurizio Turco, la pressione su questo tema è arrivata a livello di stalking.
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<b>Addirittura?</b>
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Magari l'espressione "stalking" sarà un po' iperbolica per descrivere il pressing, ma questa ennesima violazione del processo elettorale, aggiunta alle quotidiane condanne al sistema giustizia e carcerario, conferma l'Italia come il paese pluripregiudicato d'Europa.
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<b>Infatti una riforma a meno di un anno dalle elezioni riceverebbe una sanzione.</b>
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Il Consiglio d'Europa lo chiede, non solo per dare il tempo necessario per disegnare i nuovi collegi, ma anche per assicurare che elettori e partiti abbiano modo di prenderne le misure e organizzarsi. Se oggi cominciamo a raccogliere le firme per le liste e poi cambiano la legge che facciamo, le buttiamo?
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<b>C'è anche un precedente.</b>
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Il 6 novembre la Corte europea dei diritti umani ha condannato la Bulgaria per aver introdotto nuove norme poco prima del voto del 2005, una sorta di Porcellum bulgaro.
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<b>Allora perché anche voi Radicali avete proposto una modifica meno di un mese fa? Se lo fanno gli altri è sbagliato, se lo fate voi è giusto?</b>
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Se non si riesce a fermare il fiume, almeno si cerca di non farlo straripare. Noi riteniamo che il sistema maggioritario con collegi uninominali sia l'unico che garantisce rappresentatività, governabilità e, fatto nuovo, il "vincolo" europeo.
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<b>Alla fine agirà il governo con un decreto?</b>
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Ma per carità, adesso basta. Questo governo si era preso un impegno extraparlamentare per sciogliere alcuni nodi economici, del resto devono occuparsi i partiti.
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<b>Che non stanno dando un bello spettacolo.</b>
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La definirei una prova invereconda basata sulle convenienze.
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<b>Quali?</b>
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I leader dei partiti pensano ad una legge elettorale non per il Paese ma per prefigurare l'esito che politicamente vogliono, cioè nessuna governabilità e nessuna maggioranza per essere "costretti", dopo aver creato le condizioni per arrivarci, a richiamare Monti.
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<b>Cosa pensa di un Monti bis?</b>
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Penso che se Monti vuole fare il presidente del Consiglio deve presentarsi alle elezioni. I governi di unità nazionale sono sempre stati una tragedia e stiamo assistendo solo al ritorno di una partitocrazia sempre più arrogante.
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<b>Temete Grillo?</b>
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Temo piuttosto l'inadeguatezza delle forze politiche. Non avevano alcuna scusa per non varare una riforma elettorale degna di questo nome, restituendo ai cittadini la possibilità di decidere sulle due cose che distinguono una democrazia da un sistema non democratico: scegliere l'esecutivo sulla base di un programma e la persona che va a rappresentarlo in Parlamento.
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<b>Quindi il Porcellum va abolito.</b>
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Va abolito se si fa una legge migliore. La nuova proposta è il combinato disposto dei due obbrobri che abbiamo vissuto fino a qui, il proporzionale con preferenze per il 75% (quelle dei casi Fiorito o del caso 'ndrangheta in Lombardia), e per il 25% liste bloccate scelte dai segretari di partito. Un'altra violazione delle prescrizioni europee e di un esito referendario.
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<b>I Radicali con chi vanno alle elezioni?</b>
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Non ne ho idea, ma non voglio far parte di uno schieramento ideologico di quelli che vedo riunirsi nei teatri, sempre in tre e sempre maschi, salvo sostituire Di Pietro con Nencini.
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<b>Oggi sembra avvicinarsi il voto a febbraio.</b>
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Sentiamoci domani e vediamo che succede.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1NFGHL">Il Fatto Quotidiano | Caterina Perniconi </a>Emma BONINO: «Nel 2010 chiedevo l'anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati. Molti compagni anche del Pd mi dicevano: vacci piano con la trasparenza. Spaventi» - INTERVISTA2012-09-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it650694Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) - Vicepres. Senato <br/><br/><br />«La Polverini piaceva anche a sinistra. Nel 2010 il Pd mi isolò e salvò la spartizione».
<p>La distribuzione di pani e pesci fra tutti i gruppi consiliari del Lazio, Pd compreso, la chiama «grande spartizione inevitabile». Su 'inevitabile' sorride ruvida. «Beh, sì. Alla luce della «grande spartizione inevitabile» si capisce qualcosa di più sulla sorte della mia candidatura alla Regione Lazio». Emma Bonino, vicepresidente del Senato, sta partendo per New York: è attesa stasera per chiudere la sessione di lavoro con le leader del Benin e del Burkina Faso sulla lotta alle mutilazioni genitali femminili. Mi scusi, ma dovremmo parlare invece dei toga party con teste di suino a Roma Nord...
<p>«Prego, non si imbarazzi. Non è mica colpa sua. E' l'Italia, la conosco». E dunque vorremmo ricordare la sua campagna elettorale nel 2010, quando perse per pochi voti contro Renata Polverini...
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«Quella campagna elettorale fu davvero particolare, per così dire».
<p><b>Diceva che l'intervista ad Esterino Montino, capogruppo Pd in Regione, ne illumina la storia a posteriori.
</b>
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«Illumina è un verbo nobile. Fu una campagna elettorale opaca, invece. Ho letto Montino con attenzione. Non dubito che con quei soldi il Pd non abbia fatto festini, magari avrà fatto concerti di musica classica. Tuttavia, vede, non è una questione - come dire - di eleganza. Il nodo è che i soldi quando arrivano al gruppo vengono utilizzati come fossero di proprietà privata. Sono destinati alle esigenze dei consiglieri, ma non a quelle della comunità. Poi se queste esigenze sono di farsi una biblioteca, pubblicare opuscoli o di ingaggiare escort questo dipende dai gusti che, per definizione, sono personali. Dire 'non potevamo darli indietro è penoso. Potevano. Anzi: dovevano».
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<b>E in che modo questa "spartizione inevitabile" dice qualcosa della sua sconfitta?</b>
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«Avevo concentrato la campagna sulla trasparenza. Chiedevo anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati nelle aziende che fanno capo alla Regione. Molti compagni anche del Pd mi dicevano vacci piano con la trasparenza. Spaventi. Non capivo: spavento chi? Dal meccanismo di spartizione unanime ora si capisce meglio che spaventavo tutti: i beneficiati e i beneficiandi. A tutte le latitudini politiche».
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<b>
Dice: anche a sinistra?</b>
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«Senta, parliamoci chiaro. La mia fu un'autocandidatura, ricorda? Il Pd non aveva candidato nessuno. Polverini in quel momento era la candidata di Fini, e una parte della sinistra corteggiava Fini perché si decidesse a mollare Berlusconi. Renata piaceva molto a questa sinistra dei calcoli, era molto gradita ai salotti degli strateghi, del resto la sua popolarità è nata a Ballarò. Giganteggiava la sua candidatura solitaria, il Pd non faceva nomi da opporle. Strano, no? Così, il 3 di gennaio, mi sono candidata da sola».
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<p><b>E poi?</b>
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«E poi silenzio. Gelo. Prima che reagissero è passata una settimana. Alla fine Bersani ha detto: è la nostra candidata. Ci hanno pensato Franceschini e Bindi ad aggiungere: 'non certo la candidata ideale'. Dal Pd romano, molto legato a D'Alema a partire dallo stesso Montino, arrivavano segnali di freddezza di cui conservo tracce. Le dico solo che il comitato elettorale è stato costituito il 2 febbraio, a un mese dal voto».
<p>
<b>Soprattutto si diceva che la sua candidatura fosse sgradita al Vaticano.</b>
<p>
«Lasci stare i preti. Il tema sono sempre i soldi. Gli interessi, le rendite. Una partitocrazia vorace, bulimica, spudorata. Non c'è solo il Lazio. La Calabria, la Lombardia. Dove ci sono i soldi c'è corruzione. C'è un libro, "La casta invisibile delle Regioni". Lo legga, è impressionante. Un senso di impunità arrivato a livelli grotteschi».
<p>
<b>Da cui il ribellismo politico, la rivolta, il "sono tutti uguali".</b>
<p>
«No, tutti uguali no. Qualcuno ha fatto esplodere lo scandalo, o no? Sono anni che i radicali denunciano. Ma nessuno ascolta, l'assuefazione è ormai endemica. Alla festa dei porci c'erano duemila persone: possibile che nessuno l'abbia trovata scandalosa? C'era anche qualche giornalista, non si sono accorti di niente? Non è solo la casta della politica. C'è una collettiva assuefazione al peggio».
<p>
<b>Intende: è come se fosse considerato normale comportarsi cosi?</b>
<p>
«Certo. Se non lo fai sei strano: io mi accorgo anche al Senato che mi guardano un po' così, mi trattano come una stravagante, mi approvano gli ordini del giorno e fanno vuoto attorno. Ma vogliamo parlare del bilancio di Roma?»
<p>
<b>Parliamone.</b>
<p>
«Una voragine. Chi se ne occupa? Noi abbiamo 8 referendum su Roma, uno riguarda la trasparenza del Comune, il 5 ottobre dobbiamo consegnare le firme. Per favore firmateli. Lo so che costa crederci ancora, ma facciamo un sforzo».
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<p><b>Lei è d'accordo con l'iniziativa dell'opposizione: dimettersi per far cadere la giunta?</b>
<p>
«Intanto serve che si dimetta anche l'Udc e una parte della maggioranza. Ma poi no: facciano il favore di assumersi le loro responsabilità politiche adesso. Andare a nuove elezioni significa rinviare tutto a primavera, rubare il rubabile, prendere tempo, sperare che l'opinione pubblica dimentichi magari saturata da un nuovo scandalo. No, non si deve rinviare tutto. Si deve fare pressione perché facciano subito tre leggi, proprio loro, proprio gli ospiti della festa dei maiali. Polverini lo pretenda».
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<b>Quali leggi?</b>
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«Primo: anagrafe pubblica di eletti e nominati. Che vuol dire curriculum, redditi, intrecci societari. Come in Europa, come nel mondo. Non è interessante chi va a letto con chi. E' importante il profilo degli interessi economici degli eletti».
<p>
<b>Questo lo dice pensando, a posteriori, anche al caso Marrazzo?</b>
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«Certo, il confronto con quel che accade oggi è impietoso. L'abuso dell'auto di servizio, sì, si potrebbe ripensare anche al trattamento che gli fu riservato. Ma possiamo guardare avanti? Vogliamo dire: eliminiamo i vitalizi?»
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<b>I vitalizi. Sandro Frisullo, ex vicepresidente della Puglia coinvolto nell'inchiesta sulle escort di Tarantini, prende molte migliaia di euro pubblici di vitalizio. E'la legge.</b>
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«Appunto. Molte di queste delibere non passano nemmeno dall'aula, vanno solo in ufficio di presidenza. Si faccia una legge regionale, subito, che elimina i vitalizi. E poi, terzo: abolire i fondi a pioggia per i gruppi. Facciano questo subito se non vogliono che la politica sia travolta dallo sdegno, alle prossime elezioni».
<p>
<b>Il rischio è alto, in effetti.</b>
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«Altissimo. Però bisogna ostinatamente fare appello alle intelligenze. Non siamo tutti uguali, no davvero. Certo: costa remare contro la corrente del comune sentire. E' faticoso e si paga un prezzo. Lo avverto ogni giorno sulla pelle. Per me però è molto importante mantenere accesa la fiaccola delle istituzioni. E' fondamentale. E' come tenere accesa una luce: guardate, questa è un'istituzione, vedete? Sapeste quanto è importante, in democrazia». <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=1KRD3L">la Repubblica | Concita de Gregorio</a>Rita BERNARDINI: Distribuirò marijuana davanti alla Camera - INTERVISTA 2012-09-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648826Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Onorevole Rita Bernardini, ho letto che si è dedicata alla coltivazione della marijuana...</b>
<p> Faccia poco lo spiritoso...
<p><b> Guardi, non volevo essere spiritoso: negli anni ho imparato che con voi radicali meno si scherza, meglio è. <br />
La mia domanda era serissima.</b>
<p> Ah ah ah! Ma che dice... comunque, va bene, le spiego: il mio è un gesto di disobbedienza civile. Abbiamo piantato i semi il 18 giugno scorso a Montecitorio, insieme ad alcuni malati di sclerosi multipla. Vogliamo sensibilizzare l'opinione pubblica sull'uso terapeutico dei derivati della cannabis. In Italia è legale, ma le procedure per ottenerla sono complicate. Per i malati è un'odissea che si aggiunge al loro calvario.
<p>
<b>Le sue piante intanto crescono...</b>
<p> Bene e molto velocemente. All'inizio le tenevo in casa, poi mi hanno suggerito di spostarle sul balcone, dove ho persino iniziato a trattarle con l'azoto. No, davvero: sono bellissime, rigogliose.
<p><b>E la legge?</b>
<p> Un'autentica follia: se uno detiene la marijuana per uso personale viene punito con una pena amministrativa, mentre chi la coltiva commette un reato penale e neppure di lieve entità.
<p><b> Quando sarà il momento della raccolta cosa farà?</b>
<p> Oh, bé... organizzeremo un evento davanti alla Camera dei deputati e, lì, consegnerò la marijuana ai malati.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1JNIFE">Io Donna | Fabrizio Roncone</a>Maria Antonietta FARINA COSCIONI: Ilva.Confortante che il Ministero della Salute abbia pronto un dossier epidemiologico su Taranto 2012-08-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648435Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Conforta apprendere che il ministero della Salute, come ha precisato il ministro Balduzzi, ha predisposto e aggiornato un dossier epidemiologico sulla situazione relativa a Taranto. Da giorni, infatti, sosteniamo, isolati, che il ministro della Salute non può non avere un ruolo importante nella vicenda Ilva; che da questa vicenda sembra al contrario essere escluso; che non si tratta di “affare”, come appare, di esclusiva competenza del ministro dello Sviluppo, del Lavoro e dell’Ambiente».
<p> «L’auspicio, è che il ministro ne possa riferire quanto prima in Commissione Affari Sociali della Camera, e che sia accolta la richiesta che già da giorni ho inoltrato alla presidenza della Commissione stessa, circa l’audizione del ministro: sulla questione Ilva e non solo, dal momento che sono decine gli impianti e le strutture industriali dannose alla salute degli esseri umani e che producono morte e danni irreversibili alla collettività, conferma, ennesima, che alla strage di diritto e legalità si accompagna sempre una strage di popolo e vite umane».<br /><br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/print/comunicati/20120822/ilvabalduzzi-farina-coscioni-confortante-che-ministero-della-salute-abbia-pronto">www.radicali.it</a>Elisabetta ZAMPARUTTI: In Veneto più di trenta aziende a fuoco in sette mesi. Interrogazione.2012-08-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648223Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />L'interrogazione elenca le numerose aziende venete che hanno preso fuoco negli ultimi mesi, ditte del legno e dei trasporti, di costruzioni e di profumi e perfino della frutta, soprattutto aziende che operano nel settore dei rifiuti e nel 35% dei casi le fiamme si sono sprigionate durante il fine settimana.
<p>«Abbiamo chiesto al governo quali iniziative si stanno adottando per monitorare la situazione ed accertare le responsabilità - afferma Zamparutti - di quali dati disponga il Ministero in termini di andamento di reati di tipo ambientale nel Veneto negli ultimi 5 anni».
<p>I casi elencati sono stati in gran parte già oggetto di interrogazioni parlamentari che a tutt'oggi non hanno avuto risposta. <br />
«Questo è un fenomeno senza precedenti - ha aggiunto la deputata Radicale - per questo chiediamo se vi siano segnali o indicatori che fanno presumere un aumento della presenza di organizzazioni criminali in Veneto e se sono previsti a tal fine rinforzi delle forze dell'ordine in questa regione».
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<b>I fatti</b>
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Ennesimo incendio ieri sera all'impianto di riciclaggio dei rifiuti dell'azienda AcegasAps di Padova, la multiutility del nordest in procinto di fondersi con l'emiliana Hera. E come al solito, le fiamme si sono sprigionate durante il weekend per la seconda volta nel giro di due mesi nello stesso stabilimento. A marzo di quest'anno, il fuoco ha interessato la stessa azienda, quando nella fossa dei rifiuti dell'inceneritore di Padova una bombola del gas ha dato fuoco ad un materasso. Questo ennesimo episodio è l'ultimo di una serie di incendi che stanno interessando il Veneto da inizio dell'anno. Più di trenta in sette mesi. Un dato anomalo che deve essere monitorato con attenzione per Maria Grazia Lucchiari, del Comitato Nazionale di Radicali Italiani, che ha sollecitato l'interrogazione della deputata Radicale Elisabetta Zamparutti ai ministri dell'Interno, della Giustizia e dell'Ambiente.<p>
<i>di Maria Grazia Lucchiari</i><br />
<i>Comitato Nazionale di Radicali Italiani</i><p>
<a href="http://parlamento.openpolis.it/atto/documento/id/86931"><b>Interrogazione a risposta scritta 4-17328 presentata da Elisabetta ZAMPARUTTI</b></a> <br />
<br/>fonte: <a href="http://venetoradicale.blogspot.it/2012/08/in-veneto-piu-di-trenta-aziende-fuoco.html">www.venetoradicale.it</a>Paola Severino: «Contro il partito degli sfascisti» - INTERVISTA 2012-08-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648033Alla data della dichiarazione: Ministro Giustizia<br/><br/><br />«Ingroia? Condivisi la sua idea».
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«II Quirinale? Non è intercettabile. I giornalisti? Non tutto il pattume è di interesse pubblico. Le intercettazioni? La legge è pronta. L'agenda Monti? Serve anche nel 2013».
<p>«I magistrati non dovrebbero allegare ai fascicoli tutte le intercettazioni che evidentemente non hanno alcuna rilevanza. E i giornalisti dovrebbero sapere che non tutto il pattume è una notizia di pubblico interesse. Il magistrato migliore lavora nel silenzio e nella riservatezza operosa».
<p>
Paola Severino aggrotta la fronte, si fa ripetere la domanda un paio di volte, poi ci riflette, prende un altro sorso di tè, e, mentre il cronista osserva il ritratto di Giorgio Napolitano che domina alle spalle della scrivania che forse fu di Palmiro Togliatti, il ministro risponde: «Io non ho avuto la percezione che le polemiche, anche molto aspre, intorno al Quirinale e alle intercettazioni della procura di Palermo fossero un attacco rivolto contro il governo tecnico».
<p>«E anche se fosse, mi sembra che altri siano i parametri sui quali normalmente il paese giudica questo governo. Su di noi influisce il contesto della crisi economica, l'altalena dello spread che è storia di questi giorni, noi siamo valutati in base alla nostra capacità di portare a compimento le riforme e di mettere in sicurezza il paese».
<p>Ed è come se il ministro volesse dire che la politica si muove e si agita con i suoi schemi e il suo linguaggio ("spesso un linguaggio aspro, di forte contrapposizione verbale", dice Severino quando le si citano un paio di dichiarazioni di Antonio Di Pietro), ma i meccanismi di un tempo, in quest'era di eccezione e di crisi, non funzionano più: il destino si compie altrove, quello dell'Italia come quello di Monti. Eppure tutte le forze intellettuali, giornalistiche e dunque politiche che in Italia hanno interesse a impedire anche la sola ipotesi che nel 2013 il governo Monti possa continuare sotto qualsiasi forma sono le stesse che hanno aggredito Loris D'Ambrosio e Napolitano utilizzando la storia dell'intercettazione con l'ex ministro Nicola Mancino.
<p>«Quello del dopo è il grande nodo da sciogliere. All'estero si chiedono, e ci chiedono, se ci siamo posti il problema di cosa succederà nel 2013. Mi sono state rivolte molte domande preoccupate nelle occasioni in cui ho frequentato le istituzioni internazionali, sia al Fondo monetario sia alla Banca mondiale. Diciamo che, dopo aver espresso apprezzamento per le riforme e gli interventi del governo, tutti volevano sapere una sola cosa: che accadrà in Italia quando Monti lascerà Palazzo Chigi? Sarete capaci di continuare su questa strada? Ecco, a mio avviso, è questo il grande tema, sotto il profilo economico, della tenuta delle riforme, della capacità del paese di proseguire su una strada di maggiore efficienza. L'Italia ha recuperato credibilità internazionale, ed è su questa strada che dovrà proseguire anche dopo e senza di noi. E infatti credo nell'importanza della riforma elettorale, un nuovo sistema che possa far emergere una maggioranza forte, legittimata e credibile».
<p>«Il lavoro che abbiamo iniziato va continuato, ma per riuscirci la politica dovrà essere capace di uscire rinnovata da questa parentesi tecnocratica: la legge elettorale è un passaggio cruciale, irrinunciabile».
<p><b>Lei ha intenzione di restare in politica?</b>
<p> «Tornerò a fare l'avvocato e il professore. Le due cose che mi piacciono di più».
<p> <b>Dunque non vede un nesso tra l'attacco al Quirinale, di cui ha scritto molto tra gli altri anche Eugenio Scalfari, e la capacità di tenuta del governo; malgrado il Guardasigilli sembra intuire, o forse temere, delle "resistenze" intorno alla riproposizione dell'agenda Monti, con o senza Monti a Palazzo Chigi, anche nel 2013. Le si chiede allora se in effetti c'è stato un attacco al Quirinale, le si chiede se è lecito intercettare il capo dello stato, come è stato fatto, seppure indirettamente, dai pm di Palermo. La risposta è chiara:</b>
<p> «Le garanzie del capo dello stato sono coperte dalla Costituzione. Il presidente della Repubblica non è penalmente responsabile nell'esercizio delle sue funzioni fatto salvo che per alto tradimento e attentato alla Costituzione, e questo comporta il corollario della sua non intercettabilità. Le ragioni sono ovvie: attraverso i telefoni del Quirinale passano informazioni e segreti che fanno capo esclusivamente ai vertici dello stato, questioni della massima delicatezza come la diplomazia internazionale o le informazioni di intelligence. Per questo il livello di tutela delle garanzie del capo dello stato è doverosa e motivata dalle sue funzioni, ogni polemica al riguardo è certamente inopportuna. Vorrei in ogni caso chiarire che qui si è trattato, per espressa affermazione della procura di Palermo, di intercettazione indiretta. E vorrei anche aggiungere che, anche se si andasse all'udienza filtro, si dovrebbero adottare tutte le cautele idonee ad assicurare il mantenimento del segreto sui contenuti».
<p><b>Il pm palermitano Di Matteo ha rivelato che nei faldoni della procura sono state trascritte, ma non allegate agli atti pubblici, delle telefonate in cui è stata registrata la viva voce del presidente. Il magistrato ha dichiarato, testualmente:
"Non sono state giudicate rilevanti. Ma potrebbero essere utilizzate in altri procedimenti". Non è un linguaggio quantomeno allusivo e forse intimidatorio nei confronti del Quirinale intercettato?</b>
<p>«Non ho alcun elemento per ritenerlo. E' bene chiarire, perché non sorgano equivoci, che la legge consente l'utilizzo delle intercettazioni acquisite in uno specifico procedimento anche in un altro procedimento».
<p><b> E' una norma che andrebbe riformata? C'è chi lo pensa. C'è chi pensa che vada interpretata in termini restrittivi. Il ministro inforca gli occhiali, apre un fascicolo e tira fuori un articolo di giornale</b>.
<p> «Leggo che Nello Nappi del Csm - magistrato eletto nelle liste di Area (la corrente di sinistra delle toghe) - colloca l'utilizzabilità delle intercettazioni solo nell'ambito del procedimento in cui questi ascolti sono stati disposti. Si tratta di un problema interpretativo, o di normativa futura».
<p><b>E lei pensa di intervenire, di modificare le regole?</b>
<p>«Sulla legge che riguarda le garanzie del capo dello stato deciderà la Corte costituzionale. Potrebbe fornire una interpretazione della legge, così come ha chiesto l'Avvocatura dello stato, chiarendo che quelle intercettazioni vadano immediatamente distrutte, oppure ritenere che la normativa debba essere integrata. <br />
Se dovesse farlo, procederemmo subito nel senso indicato dalla Corte. Altra cosa è la normativa ordinaria in tema di intercettazioni, che prescinde dalla speciale condizione del capo dello stato e che è contenuta nel codice di procedura penale, cui hanno ritenuto di doversi riferire i magistrati di Palermo. Altra cosa ancora è un disegno di legge pendente e approvato solo in parte dal Parlamento durante il precedente governo. E' fermo da un po' di tempo ed è stato nuovamente calendarizzato.<br />
Ecco, su questo disegno di legge si potrebbe intervenire con una riforma generale dell'istituto, tenendo presente che vi è anche da sciogliere il nodo di una doppia votazione conforme da parte dei due rami del Parlamento su alcuni punti del provvedimento, cosa che potrebbe configurare una sorta di giudicato non modificabile».
<p>
<b>La deontologia dei pm e dei cronisti. La riforma, dunque, si può fare</b>.
<p>«Io penso anche che nel frattempo potrebbe essere importante l'applicazione attenta delle norme e delle garanzie che esistono. Occorre incentivare una forma di autodisciplina del magistrato e del giornalista. Ci sono dei contenuti di intercettazioni pubblicate che vanno forse poco al di là del pettegolezzo».
<p><b> La deontologia non è, di per sé, vincolante, ministro.</b>
<p>«La deontologia è una dote che prescinde dalla legge. Pensi agli avvocati. Sono legati al vincolo di riservatezza, ma a volte - a volte - l'avvocato diventa la fonte del giornalista. Una autoregolamentazione forte vorrebbe che questo non accadesse».
<p><b>Veramente sono i magistrati che per lo più passano le notizie ai giornalisti.</b>
<p>«Veramente non sapremo mai chi sia stato, perché mi risulta che quasi mai si accerti l'identità dell'autore della rivelazione e io infatti ho detto, non a caso, che 'a volte' possono essere gli avvocati. Ecco, tutto questo non costituisce sempre un illecito penale, ma è deontologicamente riprovevole. Un avvocato, come un magistrato, deve coltivare la riservatezza anche dove la legge non gliela impone. Il magistrato si dovrebbe anche porre il problema di non allegare ai fascicoli tutte le intercettazioni che evidentemente non hanno alcuna rilevanza. Il filtro dunque deve essere normativo, ma un filtro a maglie più strette può essere quello deontologico. Il modello di magistrato migliore è quello che lavora nel riserbo, in silenzio e operosamente. L'ho detto a proposito di Falcone e Borsellino e l'ho ripetuto di recente a proposito di Loris D'Ambrosio. Tutto ciò riguarda ovviamente anche i giornalisti. Devono selezionare ciò che è di pubblico interesse da ciò che non lo è. Non tutto il pattume è di interesse pubblico».
<p> <b>Cosa garantisce che le intercettazioni di Napolitano non vengano, in un futuro prossimo, rivelate al pubblico malgrado non siano state ritenute rilevanti in questa ultima specifica indagine? Adesso sono chiuse in un cassetto della procura.</b>
<p> «Non si deve permettere che il contenuto di quelle telefonate esca fuori dall'udienza, se ci sarà un'udienza, o dall'indagine. Mi pare che il valore della norma costituzionale che assicura le garanzie del capo dello stato sia così forte da imporre che comunque si attivino dei meccanismi di tutela particolare tali che il contenuto di quelle telefonate non sia in alcun modo conoscibile da altri soggetti che non siano tenuti al mantenimento del segreto. La presidenza della Repubblica ha correttamente sollevato un conflitto di attribuzioni presso la Corte costituzionale. Il problema ruota intorno alle garanzie del capo dello stato: è stato indirettamente intercettato ma le sue garanzie sono tali da rendere inapplicabili per lui le norme comuni? Io ho la mia opinione, ma adesso dobbiamo tutti attendere la Corte costituzionale che chiarirà, anche per il futuro, la più corretta interpretazione delle norme».
<p><b>Il procuratore della Repubblica di Catania, Giovanni Salvi, in una recente intervista, ha offerto un'interpretazione delle norme intorno alla distruzione immediata delle intercettazioni telefoniche ritenute non rilevanti.</b>
<p> «Il sistema del procuratore Salvi, applicato a Catania attraverso una circolare, si discosta molto da quella applicata a Palermo. Loro distruggono subito le intercettazioni inutilizzabili o irrilevanti, mentre a Palermo il procuratore ha ribadito che anche le intercettazioni considerate non rilevanti debbano essere sottoposte all'articolo 271 del codice penale e dunque distrutte solo dopo un'udienza alla quale partecipano i difensori. Se lei mi chiede quale interpretazione preferisco, nella mia qualità di ministro della Giustizia non posso rispondere per il doveroso rispetto al ruolo della Corte. Mi sento solo di poter dire questo: qualunque sia l'interpretazione, ovvero sia che si prediliga la distruzione immediata e automatica delle intercettazioni, sia che la distruzione venga disposta solo dopo un'udienza, a mio avviso quella che deve essere tutelata è la figura istituzionale del capo dello stato. Quelle intercettazioni non possono in nessun caso diventare pubbliche».
<p>
<b>"I giudici non indaghino su se stessi". Spesso vengono pubblicate sui quotidiani intercettazioni ancora coperte da segreto in chiara violazione della legge, ma non esistono molti casi in Italia in cui un'indagine per fuga di notizie abbia individuato i responsabili. Lo ha detto anche lei prima. Il paradosso è che a indagare sulle fughe di notizie sia lo stesso ufficio da cui sono fuoriscite le informazioni riservate. Luciano Violante ha proposto che sia un'altra circoscrizione giudiziaria a indagare sui colleghi.</b>
<p> «Gli avvocati non presentano più nemmeno le denunce per la violazione del segreto. C'è una sfiducia radicata negli esiti sempre negativi di queste indagini. Dunque deve essere fatto tutto quello che può rendere efficaci, penetranti ed effettive le indagini. Compresa anche la misura di fissare in una diversa sede giudiziaria la competenza territoriale per la valutazione dei fatti. Quella di Violante mi sembra una proposta sensata».
<p><b>Allora farete una legge?</b>
<p> «Non lo escludo, ma ne parlo oggi per la prima volta. Ci rifletterò».
<p>
<b>Come giudica il fatto che un magistrato il quale ha aperto un'indagine tanto mastodontica e tanto delicata come quella sulla trattativa stato-mafia decida, dopo aver chiesto un clamoroso rinvio a giudizio anche a carico di ex ministri, di lasciare la sua procura per un incarico internazionale in Guatemala? E come giudica il fatto che, dopo aver deciso di lasciare quest'indagine forse destinata al fallimento, il pm si congedi dall'Italia rilasciando un'ultima intervista in cui getta nel mucchio la cortina fumogena della "ragione di stato", come se l'azione penale dipendesse da lui, come se fosse una cosa sua?</b>
<p> «A maggio di quest'anno, cioè prima dell'inizio delle polemiche sulle intercettazioni, il dottor Antonio Ingroia è venuto a parlarmi della ipotesi di accettare un incarico dell'Onu. Io condivisi questa sua idea, gli consigliai di andare in Guatemala. Io credo molto nella lotta transnazionale alla criminalità organizzata, e in quell'occasione ero appena tornata da una conferenza dell'Onu proprio su questo argomento. Quanto alla ragione di stato evocata dal dottor Ingroia, vorrei dire due cose. In Italia c'è l'obbligatorietà dell'azione penale. Quindi, in nessun caso, dal punto di vista processuale, un'indagine può terminare senza che sia arrivata a un accertamento. Ma posso anche aggiungere che, come ha detto il presidente Monti, la ragione di stato può essere solo la ragione della verità. Lo stato ha un solo interesse: che la verità sia accertata comunque. Mi permetto di aggiungere che anche il cittadino, come l'imputato, ha lo stesso interesse. C'è infatti una differenza tra l'ipotesi accusatoria e la sentenza».
<p> <b>Nell'ambiente giudiziario le viene riconosciuto il merito di aver creato un clima più sereno rispetto al passato tra il suo ministero e la magistratura.</b>
<p> «Preferisco il confronto allo scontro. E poi credo, da avvocato, di avere un modo di ragionare che mi aiuta a comprendere meglio quello dei magistrati. Malgrado i buoni rapporti, tuttavia alcune cose andrebbero fatte con piglio decisionista. C'è in Italia, a nostro avviso, un problema di regole che tuttavia forse non riguardano solo le intercettazioni ma anche il ruolo del Csm e la sua capacità di far valere l'azione disciplinare. Il procuratore generale di Caltanissetta, il 19 luglio scorso, giorno della commemorazione della strage di Via d'Amelio, si è così rivolto in una lettera pubblica al defunto Paolo Borsellino:<br />
"Stringe il cuore a vedere talora tra le prime file, nei posti riservati alle autorità, anche personaggi la cui condotta di vita sembra essere la negazione stessa di quei valori di giustizia e di legalità per i quali tu ti sei fatto uccidere; personaggi dal passato e dal presente equivoco le cui vite — per usare le tue parole — emanano quel puzzo del compromesso morale che tu tanto aborrivi".
<p><b>Sembra di capire insomma che il procuratore generale "profuma", mentre le altre istituzioni "puzzano". Quel giorno a Palermo erano presenti le più alte cariche dello stato, compreso il presidente della Repubblica; ed è a loro che il procuratore generale di Caltanissetta, massimo rappresentante istituzionale della circoscrizione giudiziaria, si è rivolto. Al ministro Severino si chiede se, fatta salva la libertà di espressione, lei non crede si ponga, nello specifico caso, una questione di opportunità legata anche al rilevantissimo ruolo istituzionale ricoperto da quel magistrato nella sua circoscrizione giudiziaria. A tale proposito il Csm ha aperto un fascicolo.</b>
<p> «In qualità di titolare, insieme al procuratore generale della Cassazione, dell'azione disciplinare sui magistrati non mi sembra corretto, in alcun caso, rispondere a questo tipo di domande».
<p><b>Ma una sua idea, il ministro, pare di capire, ce l'ha già. Tra amnistia e barbarie preventive, Marco Pannella e i Radicali chiedono l'amnistia, le carceri scoppiano e i suicidi sono all'ordine del giorno, lei stessa lunedì scorso ha visitato a sorpresa Regina Coeli dopo il suicidio di un giovane detenuto. I suoi interventi hanno posto le basi per una parziale riduzione della popolazione carceria, composta per lo più da detenuti in attesa di giudizio. Pannella chiede un'amnistia che ragioni di diritto (la certezza della pena) e ragioni di opportunità politica in assoluto ritengono invece impraticabile. Lei si è rimessa, su questo argomento, alla volontà del Parlamento.</b>
<p>«Io ho evidenziato semplicemente che questo provvedimento non spetta al governo e richiede un'ampia maggioranza parlamentare; ho anche aggiunto che mi sarei impegnata a fare tutto ciò che è nelle mie possibilità per affrontare il sovraffollamento carcerario. Il mio primo pensiero è stato di emanare un decreto di emergenza, denominato 'salva carceri'. E i primi risultati cominciano a vedersi, i numeri mi danno conforto: a dicembre dello scorso anno, quando è stato varato il decreto, i detenuti erano più di 68 mila, mentre adesso oscillano tra i 66 mila e i 65 mila e cinquecento. Sono calati nell'arco di sei mesi».
<p><b>La sua norma ha eliminato quel sistematico abuso della carcerazione preventiva che ha fatto sì, per anni, che il carcere fosse utilizzato come una specie di tornello. Il suo intervento ha stabilito che per principio generale gli arrestati siano messi subito ai domiciliari, in subordine in camera di sicurezza (per non più di quarantotto ore), e comunque mai in carcere. Si tratta di norme di garanzia elementari che, negli ultimi anni, malgrado tante riforme siano state spesso annunciate negli ultimi decenni, nessuno aveva messo in atto. Perché fino a oggi non era mai stato possibile?</b>
<p> «Un ministro tecnico avverte di meno il tema del consenso e deve privilegiare le soluzioni di efficienza, per questo ho ritenuto di dover resistere alle critiche di chi paventava pericoli che poi non si sono rivelati fondati. Ma questo è un progetto sul quale il governo deve continuare. C'è un altro progetto di legge purtroppo fermo alla Camera ma che spero potrà essere discusso a settembre, riguarda le misure alternative al carcere. Credo che il carcere debba essere l'extrema ratio, l'ultima spiaggia, alla quale si deve ricorrere quando ogni altro mezzo alternativo non è sufficiente per affrontare il problema della prevenzione e della repressione. Il mio progetto prevede pene alternative come la 'messa in prova', un istituto molto applicato in altri paesi, ma prevede anche l'arresto domiciliare come pena principale accanto alla detenzione. Come pena cioè da applicare direttamente con la sentenza. Credo che questi due istituti possano completare il quadro della deflazione carceraria attraverso misure strutturali».
<p><b>Per l'edilizia carceraria non ci sono soldi?</b>
<p> «Si tratta di spenderli bene. Le do dei numeri di grande soddisfazione. Abbiamo un piano straordinario ereditato dal precedente governo che abbiamo un po' rivisto. Prevede la realizzazione di 11.573 nuovi posti detentivi con una spesa di 486 milioni di euro rispetto ai 9.150 posti del piano orginario che comportavano una spesa di 675 milioni. Creiamo più posti, con un risparmio di circa 200 milioni di euro tra nuove carceri e nuovi padiglioni in vecchie carceri. Con le risorse ordinarie abbiamo già realizzato 3.150 nuovi posti detentivi regolamentari. Abbiamo la previsione di consegna di altri 1.677 posti entro la fine dell'anno. E' dal mix di tutte queste varie misure che può arrivare la soluzione del problema, non da una sola misura: allungamento del periodo entro cui ci si può avvalere dei domiciliari, misure alternative e nuovi posti in carcere. Da questo insieme può derivare un fenomeno deflattivo consistente».
<br /><br/>fonte: <a href="http://www.corteconti.it/opencms/opencms/handle404?exporturi=/export/sites/portalecdc/_documenti/rassegna_stampa/pdf/2012080422327847.pdf&%5d">Il Foglio - Salvatore Merlo </a>Marco CAPPATO: «Da Alfano e Pdl, due pesi e due misure per Minetti e Formigoni» 2012-07-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647378Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Milano (MI) (Lista di elezione: Lista Bonino - Pannella) <br/><br/><br />
Nicole Minetti è ormai ufficialmente diventata anche per il suo partito, a partire dagli stessi Berlusconi e Alfano, un simbolo del male da scaricare al più presto possibile, per ricavarne un po' di buona coscienza a buon mercato.
<p>
Al Segretario Angelino Alfano, che si vuole ora mostrare così sensibile all'immagine delle personalità che occupano cariche istituzionali per il Pdl, non possiamo non chiedere come mai non abbia ancora mosso un dito e speso una sola parola contro la falsificazione di un migliaio di firme che è stata necessaria per presentare la candidatura non solo di Nicole Minetti, ma anche di Roberto Formigoni e di tutti i Consiglieri regionali del PdL e della Lega in Lombardia?
<p>Cosa ne pensa il Segertario del Pdl del fatto che il Presidente della principale regione italiana, invece di chiedere scusa agli elettori, abbia accusato i Radicali di aver ordito una macchinazione ai suoi danni?
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Applicando due pesi e due misure per Nicole Minetti e Roberto Formigoni, il Segretario del Pdl mostra vanamente i "muscoli" contro una persona che ha già perso padrini e protettori politici per salvare il salvabile di un sistema di potere fuorilegge.
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<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/print/comunicati/20120716/caso-minetti-cappato-da-alfano-pdl-due-pesi-due-misure-nicole-roberto">www.radicali.it</a>Furio COLOMBO: Rai. Il servizio pubblico che non c’è2012-07-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647382Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«La Rai porta male? No, ma non porta voti». Cito una sorprendente rivelazione di Pierluigi Battista (<a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1HEBWO">Corriere della Sera, 9 luglio</a>) che smentisce con coraggio sia Silvio Berlusconi che Mitt Romney.
<p>Berlusconi aveva appena ordinato al presidente del Senato di cambiare in fretta e furia un membro della Commissione di Vigilanza sulla Rai perché non prometteva esecuzione fedele e rigorosa delle istruzioni per l’uso della televisione secondo il Pdl.
<p>Romney ha appena annunciato di avere superato i fondi raccolti da Obama per trasmettere il numero più alto di spot televisivi contro l’avversario. <br />
Battista ha un suo argomento, valido solo per l’Italia. <br />
Dice: “Un minimo, solo un minimo di aderenza ai fatti dimostra che il controllo della Rai non ha mai favorito il partito dei controllori”. <br />
L’affermazione è inesatta, Vostro Onore, e basteranno due frasi per smontarla.
<p><b>Prima frase</b>. Le due vittorie di Prodi sono sempre state minime e risicate (la seconda volta con la maggioranza di uno, come i gatti delle canzoncina del Mago Zurlì), le tre vittorie di Berlusconi, invece, ottime e abbondanti.
<p><b>Frase due</b>. Berlusconi, da grande editore in perfetto conflitto di interessi, ha sempre mantenuto controllo ed egemonia su Tv private e di Stato anche quando non era al governo. Chi vuol farsi nemico il più grande editore del Paese?
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L’evidenza continua anche adesso. Qualcuno sa dove si trova o che cosa fa adesso Sarkozy, fino a poche settimane fa iperattivo presidente francese con bella e celebre moglie italiana? Ma nel Paese del conflitto di interessi, anche Battista vorrà convenire che abbiamo sempre saputo tutto, e sappiamo tutto di Berlusconi, compreso un dimagramento di quattro chili che lui annuncia come prova che si candiderà di nuovo.
<p>Ma il problema sollevato da Pierluigi Battista è espresso anche più nettamente, in una sfida coraggiosa alle diffuse credenze del mondo, che lui ritiene “pura superstizione”. Sentite: “Ovviamente quelli che fingono di saperla molto lunga e con aria assorta spiegano che è la Tv a decidere le sorti elettorali, potrebbero domandarsi con ficcante perspicacia perché i partiti sono così infervorati per conquistare la Rai?”.
<p>La domanda è strana perché la seconda parte è il rovescio della prima e contiene la risposta. Infatti la risposta (dello stesso Battista) è: “Perché la Tv non porta voti ma potere. Ecco che si compie, di fronte a noi, un nuovo esercizio retorico, mai tentato prima: dire e negare nella stessa frase. <br />
Infatti il potere sono voti. E i voti sono potere.
<p>Infatti, alla fine dell’articolo, il vicedirettore del Corriere della Sera scrive: “Che qualche secondo in più di una nota politica di qualche telegiornale sia sufficiente per generare seguito elettorale è solo una superstizione. “Scrivere una frase simile su un grande giornale nel Paese di Minzolini, dove intere notizie di portata internazionale sparivano, o apparivano gravemente lesionate (la famosa soppressione dell’audio nello scontro tra Berlusconi e il deputato Martin Schulz al Parlamento europeo) è certamente un atto di sprezzo del pericolo.
<p>Però, perché continuare a negare – e dunque rilanciare – il caso italiano del conflitto di interessi, denunciato dalla grande stampa del mondo, e reso possibile da un clamoroso caso di cedimento dell’opposizione, che non ha mai voluto insistere sullo scandalo? E serve poco negare che il vasto controllo dell’editoria italiana provochi notevoli anomalie di voto, di opinione e di governo.
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È un’alterazione che dura da quasi venti anni e che non esiste altrove. <a href="http://www.apt.it/focus/la-rai-del-futuro-il-futuro-della-rai"><b>Fabiano Fabiani</b> (già direttore di telegiornale, già direttore centrale Rai in tempi molto diversi, e ora presidente dei produttori televisivi) e <b>Riccardo Tozzi</b> (presidente dei produttori di cinema) descrivono così lo stato in cui è stata ridotta la Rai</a> divenuta deposito di cascami politici e di un vasto conflitto di interessi fra padrone abusivo e azienda disastrata: “Attenzione maniacale ai contenitori e ai Tg come strumenti di comunicazione partitica, ipertrofia delle strutture burocratiche e dei costi generali, appiattimento dell’offerta sempre allo stesso pubblico (…) in un quadro di complessiva chiusura autoreferenziale e corporativa.
<p>(…) Occorre invertire la rotta, recuperare il senso del servizio pubblico, che è un mestiere difficile: aprirsi all’esterno e parlare a un pubblico vasto, con una lingua che sappia far crescere la conoscenza e il gusto”. (<a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1HHZSZ">Il Messaggero, 11 luglio</a>).
<p>Ecco, questa sarebbe una televisione che non cerca i voti, ma la propria naturale missione di informazione, di cultura, di divertimento. L’altra, invece, quella che esiste adesso, quella partitica denunciata così spesso, in un mare di silenzio, da Pannella e dai Radicali, ma poco, troppo poco, dal Partito democratico non è stata inventata da Berlusconi. Ma Berlusconi ne ha fatto il suo mausoleo.
<p>La salma del berlusconismo dentro la Rai è rimasta in loco, come quella di De Pedis (banda della Magliana) sepolta per 20 anni in una illustre chiesa romana, fino a quando – a richiesta generale – ne è stata ordinata la rimozione. Ora vedremo se si provvederà, per prima cosa, allo spostamento in altri tumuli dei resti di un regime finito.<br /><br/>fonte: <a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/16/il-servizio-pubblico-che-non-ce/295396/">il Fatto Quotidiano</a>Marco BELTRANDI: «Non intendo votare vadano pure avanti a oltranza» - INTERVISTA2012-07-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646591Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Radicale, da sempre. Non è la prima volta che vota in dissenso dal Pd, ma ieri i colleghi democrat erano imbufaliti. Se beltrandi si fosse presentato, invece di disertare la seduta della commissione di Vigilanza della Rai, al Pdl non sarebbe riuscita l'operazione di far saltare il numero legale e, con i voti di 21 consiglieri su 40, il centrosinistra si sarebbe ritrovato maggioranza , dentro il cda Rai. Solo che mancava un voto, il suo.
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<b>Il Pd dice che siete come il centrodestra: irresponsabili. Le donne si sono appellate a Emma Bonino perchè, inducendola a votare, spianasse la strada al primo cda per metà di donne.</b>
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«Sono settimane, mesi, che chiedo di audire i tantissimi curriculum arrivati alla commissione di Vigilanza per il cda della Rai. L'ostinazione del presidente Zavoli e del Pd come del Pdl lo hanno impedito. Si poteva fare in pochi giorni e oggi avremmo il nuovo cda. Invece niente. Non mi si può chiedere di votare nomi al buio. Mi è stata impedita ogni analisi dei curricula».
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<b>Lei già dopo le due votazioni finite nel nulla dell'altra sera aveva parlato di spettacolo penoso, ma non è che abbia contribuito granchè a sbloccare la situazione. O no?</b>
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«Si sono accorti solo nelle ultime ore che il voto dei Radicali faceva la differenza, ma noi sosteniamo le stesse proposte da anni e non ci ascoltano mai. C'è una mia proposta di legge del 2006 per fare l'asta sul canone e privatizzare la Rai, mai l'hanno presa in considerazione. Per me possono andare avanti a votare a oltranza, tanto io continuerò a non votare».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1H8DNO"> Il Messaggero </a>Furio COLOMBO: Tortura, in Italia non è reato2012-06-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646455Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
C'è una legge sulla tortura (una legge che avrebbe salvato Cucchi e Aldrovandi o punito ben più severamente i loro persecutori, o gli agenti e dirigenti di polizia protagonisti del famoso G8 di Genova nel luglio 2001) ma si tratta di una proposta, prima firma la deputata radicale Rita Bernardini (a seguire tutti gli altri deputati di quel partito, eletti con il Pd) ma non è mai stata "calendarizzata", che vuol dire stabilire un giorno per cominciare a discutere il progetto.
<p>Ci sono altre proposte, ne cito alcune: Bressa (Pd), Torrisi (Pdl), Pisicchio (Mpa), ciascuna con molte firme. E forse altri progetti giacciono fra le carte mai entrate nel dibattito della Camera e del Senato.
<p>Ma c'è un'altra proposta, più rapida e semplice, di nuovo dei Radicali (Matteo Mecacci): immediata ratifica della Convenzione aggiunta al Trattato delle Nazioni Unite sulla tortura. L'Italia aderisce al Trattato, ma non ha mai ratificato la convenzione aggiunta, che definisce il reato e stabilisce il monitoraggio per evitare che possano esistere episodi di tortura coperti da omertà o segreto. Di nuovo, manca solo la calendarizzazione.
<p>Come avviene? È una decisione politica, presa di settimana in settimana dal presidente della Camera, insieme con i capigruppo dei vari partiti. Evidentemente nessuno di loro ha mai pensato che fosse urgente avere in Italia una legge sulla tortura, che descrive nel codice il tipo e i caratteri del reato (che non è maltrattamento, che non è aggressione, che non è violenza, perché la componente più violenta della tortura è il potere e la totale condizione di sottomissione della vittima) e l'adeguata gravità della pena. Nessuno di loro ha mai pensato che fosse in gioco una questione urgente e ineludibile di civiltà e una essenziale questione di immagine e di rispetto per il nostro Paese nella comunità di cui è parte fondante.
<p>Il caso è grave ma come suggerito con lo strumento della ratifica da parte dei Radicali - può essere rapida, semplice, un solo giorno di Commissione e un solo giorno d'aula, senza interferire su tutto il resto del lavoro. Per il presidente Fini dovrebbe essere una priorità assoluta e un modo di dare un senso a questi ultimi mesi in Parlamento.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/print/rassegna-stampa/lettera-tortura-italia-non-reato">Il Fatto Quotidiano | radicali.it</a>Giuseppe Vinciguerra: Cervino - Il Contratto Etico Radicale 2012-05-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it640634Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Cervino (CE) (Lista di elezione: LISTA CIVICA) <br/><br/><br />
Confermando il tutto in un’intervista rilasciata ieri ai microfoni di Radio Radicale, Vinciguerra si è impegnato, a sottoscrivere i seguenti punti: Istituzione dell'Anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati;
<p> Immediata predisposizione del Piano comunale di predisposizione idrogeologica, al fine di prevenire le catastrofi sempre più frequenti a seguito di frane ed alluvioni;
<p> Recupero, ristrutturazione e rilancio dell'olivicoltura locale, per il riconoscimento in pochi anni di una certificazione di qualità del prodotto;
<p>Realizzazione di Piano Territoriale Ambientale (PTA) che stabilisce per i cittadini residenti le norme comportamentali per rispettare e migliorare l'ambiente naturale esistente nel Comune;
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<p> Favorire la creazione di cooperative ad azionariato diffuso e Predisposizione di una rete di hot-spot (wi-fi zone) per garantire l'accesso internet senza fili in dei luoghi pubblici del comune.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.vallesuessola.it/politica/cervino/2413-cervino-giuseppe-vinciguerra-ed-il-contratto-etico-radicale">http://www.vallesuessola.it/</a>Marco PANNELLA: «Un golpe dei Pm contro Berlusconi? Purtroppo è vero» - INTERVISTA2012-04-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626918<br />
"Svuotare le carceri è una priorità. Sì alla separazione delle carriere e alla riforma del Csm".
<p><i>Per descrivere Marco Pannella bastano alcune righe scritte di suo pugno nel lontano 1973. Tagliare anche solo una parola sarebbe un delitto.
</i><p>«Amo speranze antiche, come la donna e l’uomo; ideali politici vecchi quanto il secolo dei lumi, la rivoluzione borghese, i canti anarchici e il pensiero della Destra storica. Sono contro ogni bomba, ogni esercito, ogni fucile, ogni ragione di rafforzamento, anche solo contingente, dello Stato di qualsiasi tipo, contro ogni sacrificio, morte o assassinio, soprattutto se rivoluzionario».
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Oggi il leader radicale ha il codino bianco, e qualche anno in più. Insieme ai Radicali è sceso in piazza per la «Seconda marcia per la giustizia, l’amnistia e la libertà». Una vita, la sua, consacrata alla battaglia per la vita del diritto.
67mila detenuti vivono stipati in celle che potrebbero ospitarne tutt’al più 45mila. Dall’inizio dell’anno si sono suicidati 18 detenuti. Contro questo bollettino di guerra e contro la bancarotta giudiziaria (9 milioni di procedimenti pendenti e 180mila prescrizioni l’anno), per Pannella la parola d’ordine è una sola: amnistia.
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<b>Sono trascorsi sette anni dalla prima edizione di questa marcia. Non è cambiato nulla?</b>
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«La prima marcia contemplava sia l’indulto che l’amnistia. Alla fine si fece solo l’indulto nel 2006, e in base a sondaggi non smentiti oggi sappiamo che il tasso di recidiva per chi beneficiò di quella misura è stato pari al 33,6%, che è meno della metà della recidiva ordinaria che supera il 68%. Rispetto ad allora è cambiato semplicemente il fatto che oggi chiediamo l’amnistia».
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<b>Chi è contro l’amnistia sostiene che senza riforme strutturali si tornerebbe al punto di partenza nel giro di poco tempo. Che cosa risponde?</b>
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«Rispondo: non dite stronzate. L’amnistia è già una riforma di struttura. Se sul penale avessero 500mila procedimenti pendenti anziché 5 milioni, saremmo già un altro Paese, sarebbe tutta un’altra storia. Con l’amnistia si libererebbero enormi energie finanziarie, logistiche, organizzative, che consentirebbero all’Italia di stare meglio di ogni altro Paese in Europa quanto a potenziale rapidità dei processi».
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<b>Veniamo alla riforma della giustizia. Quali sono le priorità radicali?</b>
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«Le nostre priorità sono quelle obbedienti alla storia radicale, ai nostri referendum: separazione delle carriere, abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, riforma del Csm. Noi vogliamo riformare la giustizia attraverso la riattivazione del diritto. Guardi, nell’Italia fascista la legalità era abbastanza infame ma era rispettata. Qui non è rispettata nessuna legalità, né quella antifascista né quella fascista. Senza l’amnistia questo Paese finirà con le cose che aborro, i piazzale Loreto e la caccia alle streghe».
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<b>Il Dipartimento amministrazione penitenziaria ha reso noto che tra la fine di febbraio e la fine di marzo la popolazione carceraria è aumentata di 63 unità. Il decreto Severino non doveva «svuotare» le carceri?</b>
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«Sa tutto come avvocato ma non capisce nulla di giustizia. La Severino è questo».
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<b>C’è poi la questione spinosa degli abusi da parte della magistratura. Il simbolo negli anni Ottanta è stato Enzo Tortora che con voi Radicali ha condotto una campagna per la «giustizia giusta». Oggi rischiate anche voi di abbassare la guardia su questo?</b>
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«Non credo. Per noi non ha mai smesso di essere la priorità assoluta della nostra vita da trenta, quarant’anni».
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<b>Faccio un esempio. Il deputato del Pdl Alfonso Papa è finito in carcere preventivo, anche col voto favorevole dei radicali, salvo poi scoprire dal Tribunale del riesame che non c’erano gli estremi per l’arresto. Per non parlare poi delle intercettazioni illegali dichiarate inutilizzabili nel processo. I Radicali hanno mollato questo fronte «garantista»?</b>
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«Certo che no. Quello che accade è il frutto di trent’anni di antidemocrazia dei “democratici” di destra e di sinistra».
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<b>I parlamentari radicali sono stati eletti nelle liste del Pd. Bersani, vostro «alleato», è a favore dell’amnistia?</b>
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«Se lo chiede a lui, ancora non lo sa».
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<b>A proposito di Berlusconi e del sexygate che lo ha travolto Piero Sansonetti, uomo di sinistra, ha parlato di un «golpe» dei magistrati per annientarlo.</b>
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«Io dico che è perfino vero. Ho accusato pubblicamente una parte della magistratura lombarda con base a Milano di un disegno ignobilmente piccolo per accelerare i tempi del passaggio al potere da Berlusconi non tanto ad Alfano - che nessuno sapeva che c’era - quanto al vergine Formigoni. Per cui la magistratura ha dispiegato tutte le sue forze contro il puttaniere, passando magari giorno e notte con le puttane, mentre dinanzi al vergine Formigoni, dinanzi allo spergiuro e traditore della propria parola, si è limitata ad assegnare un solo magistrato. Così l’emersione della truffa elettorale da noi documentata è stata ostacolata in tutti i modi».
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<b>Pannella, lei si avvia a diventare il «padre nobile» dei radicali?</b>
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«Io per ora continuo a essere il figlio discolo e di “una mignotta” della baracca, da quello non possono dimettermi. Non ho mai avuto poteri formali né statutari».
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<b>È quello il segreto, o sbaglio?</b>
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«Se è così però mi chiedo: perché non lo fanno anche gli altri? Perché non lo fa anche Bersani? E invece lui non lo fa, poveretto...»
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<b>Pannella, voliamo con la fantasia. Se lei fosse eletto democraticamente “Presidente”, quale sarebbe il primo provvedimento che adotterebbe?</b>
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«Come ho scritto, la prima cosa che farei sarebbe dimettermi perché, se il Paese mi eleggesse democraticamente, vorrebbe dire che non ha più bisogno di me».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1E511E">Il Giornale - Annalisa Chirico</a>Rita BERNARDINI: I conti della Camera? Impenetrabili2012-04-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626824Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
In questo periodo tutti si affannano a parlare di trasparenza, ma ciò che è incredibile è il motivo per il quale nessuno - tranne noi radicali - si scandalizzi per la totale mancanza di trasparenza dei conti di un'istituzione importante come la Camera dei Deputati che ha un bilancio di oltre un miliardo di euro all'anno.
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L'attività amministrativa della Camera dei deputati è, infatti, completamente sottratta, in virtù del principio di autonomia degli organi costituzionali, agli ordinari controlli esterni cui sono sottoposte le pubbliche amministrazioni e, con la riforma del R.A.C. (Regolamento di Amministrazione e contabilità), è definitivamente sparita la contabilità analitica, in contrasto con quanto previsto dalla legge 196 del 2009, che ha imposto uno schema contabile uniforme a tutte le pubbliche amministrazioni e a tutti i livelli di governo, e ha previsto l'obbligo di redigere una contabilità analitica come principio fondamentale del coordinamento della finanza pubblica e come strumento di tutela dell'unità economica della Repubblica, ai sensi degli articoli 117 e 120 della Costituzione.
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Una vera e propria "controriforma" che ha visto i soli deputati radicali impegnati in prima fila «contro». Con il sistema contabile così "riformato", il bilancio della Camera continuerà ad essere del tutto opaco e privo di trasparenza, come lo è stato finora, salvo che ora lo è "legittimamente". Inoltre, coerentemente con l'abolizione della contabilità analitica, è stato eliminato anche l'obbligo di utilizzare il sistema contabile per la programmazione e per il controllo dell'attività amministrativa. La programmazione ed il controllo - che è controllo comunque sempre interno all'apparato che vede al vertice il Segretario Generale della Camera - oramai devono fare a meno dell'essenziale strumento rappresentato dal sistema contabile.
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Inoltre, con il nuovo R.A.C. è stato fortemente limitato il diritto di ciascun deputato di accedere alle delibere del Collegio dei Questori e ai contratti stipulati dall'Amministrazione, che costituiva l'unico strumento atto a garantire una certa trasparenza alla gestione. Al suo posto, viene ora pubblicata semestralmente sul sito internet una lista delle spese ordinate, priva però dell'essenziale informazione sulle modalità di scelta del contraente. Così di quante e quali gare faccia la Camera non si sa quasi nulla, anche perché gli stessi bandi non sono più pubblicati nel sito, come avveniva fino a qualche anno fa. Ci si guarda poi bene dal pubblicare le relazioni periodiche del Servizio del controllo amministrativo sui controlli di legittimità e sui controlli di risultato.
<p> Il colmo è costituito dal fatto che a capo del Servizio per il controllo amministrativo c'è... il Segretario Generale, cioè il soggetto da controllare! In queste condizioni il nuovo «controllo di gestione», attribuito al Collegio dei Questori, è acqua fresca, perché è l'Amministrazione che passa al Collegio le poche informazioni che ritiene.
<p>In pratica, il miliardo lo gestisce il Segretario Generale, nominato praticamente a vita, senza alcun vero controllo, né interno né tantomeno esterno, con modalità tra le più opache nell'ambito dell'intero continente europeo.
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La delegazione radicale ha proposto già dal luglio 2011 - nel corso di quel rito inutile e farsesco che si svolge ogni anno e che consiste nell'approvazione da parte dell'Assemblea del Bilancio interno - di prevedere un sistema di accertamento dei conti simile a quello adottato dall'Assemblea nazionale francese, che all'articolo 16 comma 2 del suo regolamento, prevede che in ciascun anno della legislatura l'Assemblea elegga una Commissione speciale di 15 membri, presieduta da un deputato d'opposizione, incaricata di «verificare ed appurare» i conti. Né i Questori né alcun altro membro dell'Ufficio di Presidenza possono farne parte.
<p>Superfluo dire che l'ordine del giorno radicale, che chiedeva per la Camera controlli simili a quelli dell'Assemblea nazionale francese, è stato sonoramente bocciato. Ci riproveremo quest'anno cercando di abbattere quel muro impenetrabile di omertà che siamo riusciti solo parzialmente a scalfire con l'ottenimento due anni fa della lista dei fornitori e consulenti (e i contratti), messa immediatamente in internet sui siti radicali. Era la prima volta che accadeva nella storia di Montecitorio. Un successo che, come detto in precedenza, è stato prontamente ridimensionato e depotenziato. La casta più potente vuole continuare ad agire indisturbata senza rendere conto né ai deputati, né ai cittadini tutti. <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.dirittiglobali.it/home/categorie/21-politica-a-istituzioni/31617-i-conti-della-camera-impenetrabili.html">il Manifesto / www.dirittiglobali.it</a>