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Dichiarazione di Giuliano AMATO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: L' Ulivo)  -  Ministro  Interno (Partito: Ulivo) 


 

Piano sicurezza, linea dura di Amato

  • (05 settembre 2007) - fonte: La Repubblica - inserita il 16 settembre 2007 da 6

    Basta con il dibattito burattinesco che abbiamo avuto sinora. La lotta all'illegalità è una cosa seria". Giuliano Amato è appena uscito da una lunga riunione con il presidente del Consiglio Romano Prodi. E' servita a definire le linee guida del disegno di legge con il quale il governo di centrosinistra vuole tentare un giro di vite contro la criminalità. Il ministro dell'Interno è soddisfatto del lavoro condotto fino ad oggi. Ma è anche molto, molto indignato per il dibattito surreale montato in queste settimane da molti colleghi politici e intellettuali della sinistra radicale, inclini a ricadere in un vizio antico: pensare che se una persona commette un reato "è sempre e comunque colpa della società".

    "Non ne posso più di tutto questo - taglia corto il Dottor Sottile - e di chi ci attacca perché "ce la prendiamo con i lavavetri e non con la 'ndrangheta". Ci sono cose che sono ritenute di sinistra, ma sono solo irresponsabili. Noi riformisti, con il Partito democratico, dobbiamo saper essere chiari, anche su questi temi". A placare l'irritazione di Amato non basta nemmeno la buona notizia dell'arresto dei tre assassini responsabili della sanguinosa rapina in villa vicino a Treviso. "Quegli arresti - osserva - dimostrano che siamo capaci di un'azione di contrasto efficace contro questa forma di criminalità. Ma purtroppo confermano anche che la presenza di criminalità rumena, in questo momento, è uno dei problemi maggiori per la sicurezza del nostro Paese".

    Ministro Amato, mentre voi preparate un pacchetto di misure urgenti contro la criminalità, politici e intellettuali ex o post comunisti si baloccano con Cesare Beccaria, filosofeggiano sui delitti e sulle pene, sdottoreggiano sull'uomo buono rovinato dalla società. Non le pare che ci sia un certo deficit culturale nel modo in cui la sinistra ragiona e affronta i temi della sicurezza?
    "Le dico di più. Finora il dibattito di queste settimane estive mi ha fatto accapponare la pelle. Bastava leggere i titoli dei giornali, e non era certo colpa dei giornali, per rendersi conto che il dibattito era ed è burattinesco. In esso emergono, con toni vibranti, dilemmi che sono assolutamente senza senso, e che nascondono un problema non dichiarato".

    Ci spieghi meglio questo punto. Cosa intende dire? Si riferisce alla polemica sui lavavetri?
    "Intanto, chiedersi se il problema siano i lavavetri o i graffitari, o i lavavetri o la ndrangheta, è una domanda del tutto priva di senso razionale e dobbiamo chiederci per quali distorsioni culturali la si fa. E' ridicolo far notare che la ndrangheta è più pericolosa dei lavavetri, a meno che non si pensi di avere davanti dei minorati psichici".

    Addirittura?
    "Ma è evidente! Facciamola finita con certe banalizzazioni sociologiche. La microcriminalità va combattuta perché è dovuto anche ad essa se i cittadini percepiscono un clima di crescente insicurezza. E se si sentono indifesi diventano ostili verso chiunque sia malvestito o diverso intorno al loro. E poi la microcriminalità va combattuta perché spesso proprio al suo interno si nasconde anche la grande illegalità".

    Lo vada a spiegare ai politici e agli intellettuali che in questi giorni hanno accusato la sinistra riformista di inseguire una "deriva securitaria". Lo vada a spiegare agli uomini di Rifondazione e ad Asor Rosa...
    "Ma se qualcuno mi viene a dire che non c'è solo il problema della microcriminalità, allora io gli rispondo che ho imparato già alle elementari che due più due fa quattro!".

    E allora vada a spiegarlo a Giuseppe Tornatore, che pure è stato vittima di una feroce aggressione...
    "Senta, ai personaggi illustri dico che punire un immigrato che deruba e picchia un cittadino non è "fare di tutt'erba un fascio tra gli immigrati e i criminali". Ma, al contrario, serve proprio a evitare che gli italiani, picchiati e derubati da criminali immigrati, facciano loro sì di tutt'erba un fascio".

    E che risponde a chi obietta "se la prendono con i lavavetri e non con la mafia"?
    "In queste osservazioni si annida quella tara culturale che affligge una parte della sinistra. Intanto, non è vero che "se la prendono con i lavavetri e non con la mafia". Proprio nei giorni in cui l'assessore di Firenze "se la prendeva" con i lavavetri, noi abbiamo fatto arrestare oltre trenta esponenti della 'ndrangheta, come minimo legati al delitto di dicembre scorso a San Luca, che è stato l'antecedente della strage di Duisburg. Ma al di là di questo, io mi chiedo: perché mai se il destinatario di un atteggiamento severo è qualcuno che è piccolo, che non appartiene ai ceti più alti, o è colpa del racket o è colpa della società, ma non è mai colpa sua?".

    E' la originale declinazione di una certa sinistra, che considera il "debole" sempre e comunque una vittima, mai un carnefice...
    "E' questa la tara di cui parlavo. Ma anche qui ci dobbiamo intendere. Quando c'è di mezzo il racket noi interveniamo, e aiutiamo chi se ne vuole sottrarre. Abbiamo già previsto di estendere i benefici della clemenza a chiunque, e non solo alle schiave prostitute, sia vittima del racket. Sappiamo bene che in Italia accadono cose veramente nefande. Sappiamo di bambini addestrati attraverso il terrore ad andare a rubare e a delinquere, come avviene per i pittbull, cioè attraverso vere e proprie forme di tortura. Ma non sempre dietro l'illegalità c'è il racket. E non sempre il comportamento violento e aggressivo discende da lì. E allora va punito, e basta".

    E' una bella sfida culturale, per una forza come il Partito democratico.
    "Lo è. E dobbiamo affrontarla con coraggio e determinazione. Nella società degli individui, nella società dei diritti e dei doveri, noi non possiamo identificare la sinistra con l'arringa difensiva di quegli avvocati dell'Ottocento, che a conclusione dei processi chiedevano sempre di assolvere gli imputati perché era sempre colpa della società. E' su queste basi, poi, che si arriva a sentenze, che io non condivido affatto, che si spingono fino all'assurdo di concedere attenuanti allo stupro commesso in condizioni di particolare degrado".

    Sono aberrazioni giuridiche, che però qualcuno di voi condivide?
    "E fa malissimo. La legalità e il diritto servono a educare chiunque rifiuta le regole in ragione del degrado. Questo l'ha detto Antonio Gramsci. E il vecchio Partito comunista italiano ne seppe coltivare l'eredità, preoccupandosi di formare i cittadini in qualunque condizione sociale si trovassero. Per questo io insisto: stiamo attenti a non cadere nella trappola di mirare sempre alla cupola e non colpire mai gli atti che offendono la dignità di chi li compie e la vita quotidiana dei cittadini. In più, così si nutre la tigre dell'ostilità, che può diventare razziale e razzista nei confronti dei diversi. E' per questo che certe posizioni, oltre che burattinesche, finiscono per diventare irresponsabili".

    Ma in questo modo c'è chi le obietterà che non esistono più differenze tra destra e sinistra. Lei cosa risponde?
    "Rispondo che non è così. Essere di sinistra non vuol dire lasciare impunita l'illegalità. Per me essere di sinistra è organizzare una presenza civile in Italia a favore di chi non fa male a nessuno. Ed è trattare allo stesso modo gli italiani e gli immigrati, senza creare un diritto penale speciale per i poveracci o per gli extracomunitari. Ma l'illegalità no. L'illegalità non è e non sarà mai di sinistra".

    Ma l'indulto l'avete votato voi, tutti insieme. Come è possibile che tra i tre rapinatori di Treviso ce n'era uno che era uscito proprio grazie a quella legge?
    "Io di certo so che, al di là dell'indulto, troviamo troppo spesso fuori persone che devono essere dentro. Forse c'è anche questo dietro la strage di Duisburg. Anche questa esperienza deve portarci a rafforzare la certezza della pena".

    E c'è un altro problema: gli arrestati di Treviso sono stranieri, ancora una volta dell'Est europeo. Questo riaccenderà le polemiche e rialimenterà l'ondata xenofoba, non crede?
    "Certo, anche questo problema esiste. La collaborazione tra noi e i rumeni è un modello di operatività e di efficienza che ci ha permesso finora di arrestare centinaia di delinquenti sul loro e sul nostro territorio. Ma qui c'è qualcosa di più inquietante. La presenza di criminalità rumena è uno dei maggiori problemi di sicurezza nel nostro Paese in questo momento".

    Enunciato il problema, bisognerebbe risolverlo.
    "E' quello che stiamo tentando di fare. Ogni cittadino comunitario può andare in un altro paese registrandosi all'anagrafe. Ma può farlo solo se ha i mezzi leciti di sostentamento. Se non li ha, viene rispedito a casa. E su questo, io ho già impartito ordini ben precisi alla polizia: accertare con grande attenzione la sussistenza di quei requisiti e di quei mezzi leciti di sostentamento. E in caso contrario procedere speditamente ai rimpatri".

    Tolleranza zero, legge e ordine. Con questi slogan, diranno che ormai il Partito democratico ha sposato a tutti gli effetti la dottrina Giuliani...
    "Da noi tutto diventa sempre dottrina, filosofia. Basta dire facciamo come ha fatto il sindaco di New York che lottò contro la microcriminalità e la sconfisse, per sentirsi dire: abbraccia la dottrina Giuliani. Lasciamo la dottrina e la filosofia a Kant, ai filosofi, e misuriamo le politiche sulla loro efficacia".

    di MASSIMO GIANNINI

    05/09/2007 

     


    Fonte: La Repubblica | vai alla pagina
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