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Dichiarazione di Paolo GIARETTA

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: L' Ulivo) 


 

La sicurezza da garantire

  • (21 dicembre 2007) - fonte: Il Mattino di Padova - inserita il 22 febbraio 2008 da 31
    Il Partito democratico ha l'ambizione di introdurre nella vita italiana un costume nuovo. Fa parte di questo costume cercare di usare parole di verità. La mancata conversione del decreto legge sulla sicurezza è stata una sconfitta grave per il governo originata da errori gravi di conduzione parlamentare. Naturalmente si rimedierà. L'opposizione ha poco di strepitare visto che si era giudicato il decreto acqua fresca. Tuttavia abbiamo promesso ai cittadini una cosa che non siamo riusciti a mantenere. La sostanza delle politiche per la sicurezza il Governo l'ha presentata al parlamento con il cd "Pacchetto sicurezza". Vedremo se con le opposizioni sarà possibile trovare nell'interesse del Paese un punto d'incontro per una rapida approvazione. Abbiamo a che fare con una guerra (alla criminalità) e con una nuova fase della convivenza dei popoli (l'immigrazione). La politica deve trovare su questi punti che riguardano l'interesse nazionale di lungo periodo occasione di una più forte cooperazione, non di continua contrapposizione. E' passata (per il momento) la nuvola mediatica che ha accompagnato la rincorsa di sindaci del centrodestra sul tema della residenza dei cittadini stranieri. Talvolta semplicemente usando la legislazione vigente (cosa che molti sindaci fanno senza clamore), in altri casi sconfinando in atteggiamenti razzisti. Uso sempre con prudenza questa parola, ma quando si subordina la concessione di una borsa di studio non al merito e al reddito ma all'etnia non si può usare altra parola. I problemi restano. La buona politica è quella che cerca di risolvere i problemi e non si limita ad illudere i cittadini con formule magiche. Il Partito Democratico vuole parlare a quella parte di opinione pubblica che non si accontenta di provocazioni ma vuole che i problemi siano risolti. Non si ferma la globalizzazione. Si può e si deve lavorare perché le opportunità siano maggiori dei fattori di rischio. E' grave per la politica, di destra o di sinistra che sia, lasciare che nell'opinione pubblica fenomeni diversi, che richiedono risposte ben diversificate, siano visti come un'unica realtà. C'è il problema della malavita che si è accompagnata alla libera circolazione delle persone, alle conseguenze del crollo dei regimi comunisti nell'est europeo, alle alleanze tra mafie nostrane e straniere, alla domanda di droga e prostituzione (purtroppo in vertiginosa crescita nei paesi occidentali che vorrebbero essere di esempio per le regole di convivenza civile). Qui c'è una sola parola da usare senza timore: repressione, dotandosi di norme e mezzi adeguati alla straordinarietà della sfida, con una fortissima integrazione delle politiche a livello europeo, perché abbiamo a che fare con fenomeni ormai sopranazionali. C'è il problema dei lavoratori che vengono in Italia per assicurarsi un futuro con un lavoro onesto. Sono i primi che vogliono la legalità e i primi ha pagare per la violenza e l'illegalità che accompagna l'immigrazione, clandestina o non. Pagano per la paura che cresce nella comunità in cui vivono, pagano per lo sfruttamento di organizzazioni criminali. Qui dobbiamo usare un'altra parola, integrazione, che si lega al concetto di diritti a cui corrispondono doveri. Un lavoro onesto e ragionevolmente sicuro, una casa dove abitare con dignità, una scuola per i propri figli. E' stato il sogno dei nostri emigranti, è il sogno di chi oggi è costretto a migrare. Non si possono avere braccia per lavori che gli italiani non vogliono più fare (questo ci dicono gli imprenditori) senza garantire i beni primari che fanno la dignità della vita. Opportunità che bisogna offrire, regole da rispettare, non solo il rispetto della norma di legge, ma anche l'accettazione di quelle regole di convivenza civile, di rispetto dei beni comuni e delle usanza del paese in cui si è ospitati. Infine ci sono i poveri. Non vogliamo più sentire parlare di povertà, disturba le coscienze e offende il decoro delle nostre città. Ma i poveri, gli sconfitti della vita ci sono e non possono essere lasciati alla carità individuale. Qui occorre usare la parola solidarietà. Sono tre distinte politiche che vanno messe in campo. Si parla tanto dell'eccesso di spesa pubblica. Ma dobbiamo anche parlare di buona spesa pubblica. Ad esempio per affrontare questi problemi epocali bisogna investire risorse, molte risorse. I servizi (scuola, sanità, abitazioni) di cui hanno bisogno i nuovi immigrati non possono essere sottratti, peggiorandoli, agli altri cittadini. Reprimere il crimine e l'illegalità costa. Ne tengano conto le imprese, che hanno bisogno di manodopera. Una parte delle tasse che pagano devono andare a spesare questi nuovi servizi. Il Partito Democratico del Veneto ha insediato un Forum sulle politiche di sicurezza coordinato dal Sen. Casson: ne fanno parte parlamentari, esperti, amministratori locali. E'un luogo di ascolto e di elaborazione di proposte politiche. Non servono né buonismi irresponsabili, né crociate altrettanto irresponsabili: anche in questo caso serve la buona politica, quella lungimirante. Noi intendiamo lavorare sul tema nell'interesse dei cittadini veneti. Ci auguriamo di trovare anche negli altri schieramenti compagni di strada interessati alla soluzione dei problemi più che alla propaganda di parte.
    Fonte: Il Mattino di Padova | vai alla pagina
    Argomenti: sicurezza, immigrazione, partito democratico | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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