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Dichiarazione di Romano PRODI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: L' Ulivo)  -  Pres. del Consiglio   (Partito: Ulivo) 


 

Meno tasse per le famiglie

  • (10 gennaio 2008) - fonte: repubblica.it - inserita il 10 gennaio 2008 da 7
    Il paese, esordisce il premier, ha adesso davanti a sé "una grande occasione di crescita che non va sprecata". Il Professore sa bene che la posta in palio del vertice va oltre i suoi contenuti: progetti, proposte e reazioni diranno se questo governo ha ancora ragione di esistere oppure è avviato ad esaurimento. E il suo discorso, ricco di impegni concreti e promesse, ne è la prova.

    "Cifre confortanti". "Negli ultimi due anni - ha detto Prodi - le cifre sono più che confortanti: l'Italia è cresciuta più di quanto non fosse successo nella prima metà del decennio; gli investimenti sono aumentati, le esportazioni hanno ripreso a marciare a ritmi straordinari nonostante la forza dell'euro, la disoccupazione non è mai stata così bassa. Anche un problema che grava su tante famiglie come quello dell'inflazione, va confrontato con le percentuali degli altri paesi europei". Il debito pubblico è in calo e il "traguardo di vederlo presto sotto il 100% del pil è adesso raggiungibile". Ma soprattutto il disavanzo pubblico "scende sotto il 2 %" e l'avanzo primario "supera il 3% del pil". Fino a poco tempo fa, ricorda Prodi, "lo avevamo quasi prosciugato". Senza contare che "abbiamo già redistribuito più dell'1 per cento del prodotto nazionale lordo a favore dei redditi più bassi".

    La ricetta. Questa la fotografia economica del paese oggi, quando solo "un anno e mezzo fa era fermo, con la finanza pubblica allo sbando, spese pubbliche fuori controllo e assenza di qualsiasi politica seria di contrasto all'evasione fiscale". Poi il Professore passa a quella che è la possibile la ricetta, cosa fare, quando e come. Prima di tutto, ribadisce come aveva già fatto l'altro giorno al tavolo con i sindacati, sarà possibile parlare di cifre e percentuali "solo dopo la trimestrale di cassa (aprile ndr)". Seguono tre pre-condizioni. La prima: "Gli interventi di carattere fiscale sui quali ci concentreremo nei prossimi mesi non possono certo risolvere da soli tutte le questioni redistributive del paese". Cioè la via maestra di questa partita non può essere solo la detassazione, un contentino a Dini che lo aveva messo tra i sette punti della proposta lib-dem.

    Le "precondizioni". La seconda pre-condizione riguarda più direttamente la ricetta del governo ed è il presupposto per sedere al tavolo per la sinistra arcobaleno: "Non dovremo - dice chiaramente Prodi - chiedere un euro in più ai nostri lavoratori, alle famiglie e alle imprese per il risanamento dei nostri conti". Infine una nota di metodo: tutto può essere fatto passando dalla concertazione, "lo dobbiamo fare ora e lo dobbiamo fare noi".

    I sei punti. I passaggi del Patto per la crescita e lo sviluppo toccano almeno sei nodi principali. Il primo: riduzione del carico fiscale dei salari e dei bassi redditi. "Con gli strumenti che abbiamo a disposizione e con le risorse che saremo capaci di generare - spiega Prodi - possiamo muoverci nella riduzione concreta del carico fiscale a vantaggio innanzitutto dei salari e dei bassi redditi". Il secondo riguarda la riduzione delle spese, anche questo uno dei sette punti del piano Dini. "Il contenimento strutturale delle spese improduttive - insiste il premier Prodi - sarà la fonte principale da cui trarre risorse", un passo questo che se ne tira dietro un altro, obbligatorio: la riduzione di "quell'enorme trasferimento dai redditi alla rendita che è oggi ancora costituito dagli oltre 70 miliardi di euro di interessi" che lo Stato paga ogni anno per il debito pubblico.

    Il terzo punto del Piano è miele per la sinistra radicale: "Tutto ciò che sarà recuperato dall'evasione fiscale o da altre forme di extragettito dovrà essere indirizzato alla riduzione del carico fiscale dei lavoratori e delle famiglie". I tesoretti prossimi venturi, insomma, saranno tutti destinati a salari, pensioni e famiglie. Il quarto punto ha come obiettivo la riforma della tassazione delle rendite finanziarie. "Non ci saranno intenti punitivi - assicura il premier - semplicemente è difficile continuare con l'anomalia di un sistema in cui lavoro e imprese sono tassati assai più che le rendite finanziarie". Prodi parla di "uniformare l'aliquota al venti per cento".

    Restano ancora due passaggi: "La progressiva liberalizzazione della nostra economia e proseguire con politiche che mettano al centro i diritti dei consumatori", messaggio ottimo per l'Unione democratica dei senatori dissidenti Manzione e Bordon. Infine lavorare per migliorare e ottimizzare la qualità della pubblica amministrazione "per i cui ritardi il paese continua a pagare costi troppo alti". Significa "semplificazione delle procedure", "riduzione della produzione di carta e certificati", "valutazione costante delle politiche pubbliche e dei suoi responsabili". Basta con la pubblica amministrazione muro di gomma che tutto nasconde e tutto inghiotte.

    Un piano che "ascolta" le richieste di tutti. Il vertice finisce prima del previsto, qualche minuto prima delle quattro e già questo, visto il numero dei partecipanti, è un buon segno per Prodi. La prova che è riuscito a trovare un varco nel sentiero sempre più stretto tra richieste dei diniani e quelle della sinistra radicale. Lamberto Dini parla di "scambio sereno" ma insiste "su un maggiior taglio della spesa corrente". Sulle tassazione delle rendite fiscali non è contrario in linea di principio, bisogna vedere però il "modo". Diliberto esce da Palazzo Chigi e sfoggia un "Prodi ci ha dato ragione su tutto". Dopodichè insiste sul fatto che "qualcosa va fatto subito, le famiglie e i lavoratori non possono aspettare fino a giugno" come vorrebbe Padoa Schioppa. Il Pdci indica "un meccanismo automatico di indicizzazione tra salari e costo della vita". Una volta, ricorda Diliberto, "si chiamava scala mobile". Giordano, soddisfatto, parla di "confronto appena iniziato che va continuato". Positivo per Rifondazione è soprattutto "lo sblocco del contratto del pubblico impiego" mentre è ancora aperto il nodo di "se e come agganciare i salari alla produttività". Passaggio questo che fa contenta Confindustria e il suo presidente Montezemolo. Anche un ministro in genere puntiglioso e poco accontentabile come Paolo Ferrero (Rc) a fine riunione dice: "Prodi non ha detto no alle nostre richieste. Quindi sono cautamente soddisfatto". E una battagliera come Manuela Palermi (Pdci) se ne va sorridente: "Bisogna dire che Padoa Schioppa in questo anno e mezzo ci ha fatto vedere i sorci verdi ma ha fatto un miracolo per la salute pubblica del paese. E ora arriva l'ora del risarcimento sociale".
    Fonte: repubblica.it | vai alla pagina

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