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Dichiarazione di Luciano VIOLANTE

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: L' Ulivo) 


 

Referendari, coinvolgete la Consulta

  • (02 febbraio 2008) - fonte: Corriere della Sera - di Luciano Violante - - inserita il 02 febbraio 2008 da 31
    Caro Direttore, il capo dello Stato ha incaricato il presidente del Senato di accertare se esiste la possibilità di varare una nuova legge elettorale. Era obbligato a farlo perché il superamento della legge Calderoli era chiesto dalle forze presenti in Parlamento, da sindacati e associazioni imprenditoriali. Se il presidente Marini riuscisse a portare a termine il suo incarico, si costituirebbe un governo che, approvata la legge elettorale, e quindi evitato il referendum, ci condurrebbe al voto entri i primi sei mesi dell'anno. Ma se così non fosse si aprirebbe uno scenario a dir poco confuso. Infatti ci troveremmo di fronte al conflitto tra due atti «costituzionalmente obbligati». Il primo è la convocazione dei comizi elettorali per le nuove elezioni. Il secondo è la convocazione dei comizi elettorali per il referendum. La Corte costituzionale infatti, con una famosa sentenza del 1978, quella che ha riconosciuto il comitato promotore del referendum come «potere dello Stato», ha dichiarato che la convocazione del corpo elettorale per pronunciarsi sul referendum è «costituzionalmente dovuta», cioè obbligatoria. Esiste una norma per la quale il voto sul referendum è rinviato di un anno in caso di coincidenza con lo scioglimento delle Camere. Ma il dubbio nasce dal fatto che questo referendum riguarda non una legge qualsiasi ma la legge elettorale, che, come hanno riconosciuto le recenti sentenze della Corte sul referendum, ha caratteri del tutto particolari perché determina le regole per eleggere i rappresentanti del Popolo. Chi ha sottoscritto il referendum intendeva eleggere il nuovo Parlamento con la legge referendaria. Se il Parlamento venisse eletto con la vecchia legge, verrebbe vanificato il senso stesso della richiesta dei referendari. In pratica, le forze politiche, incapaci di approvare una nuova legge elettorale, creerebbero le condizioni per lo scioglimento delle Camere, e quindi impedirebbero ai cittadini di pronunciarsi. È una scelta politicamente discutibile. Ma c'è altro. Il Comitato promotore del referendum potrebbe sollevare davanti alla Corte Costituzionale conflitto di attribuzione contro la deliberazione di scioglimento delle Camere. Personalmente non condivido il testo della legge che verrebbe fuori da una vittoria del referendum; ma le regole devono valere anche quando non piacciono. Sarebbe bene perciò far concludere con successo il tentativo del presidente Marini. Altrimenti ancora una volta la politica, per egoismi, o per incapacità di decidere, sarebbe scavalcata da altri poteri * presidente della commissione Affari costituzionali della Camera
    Fonte: Corriere della Sera - di Luciano Violante - | vai alla pagina
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