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Dichiarazione di Paolo GIARETTA

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: L' Ulivo) 


 

Una reputazione da recuperare

  • (03 febbraio 2008) - fonte: Il Mattino di Padova - inserita il 22 febbraio 2008 da 31
    Cosa c'è dietro la "mission impossible" di Franco Marini? Semplicemente il tentativo di una persona seria di fare una cosa seria. Né perdite di tempo né sottrazione del diritto dei cittadini di avere l'ultima parola. Al contrario far sì che con una legge elettorale migliore i cittadini possano avere maggiori garanzie di un sistema istituzionale capace di decidere, non prigioniero del diritto di veto dei minipartiti personali, possano scegliersi i loro parlamentari e non vederseli imposti a scatola chiusa. Questo è il film che i cittadini rivedranno se non si cambia la legge elettorale. Una parte del mondo economico veneto spinge, a differenza dei rappresentanti nazionali, per votare subito e comunque. Dovrebbero sapere, essendo stati protagonisti del cambiamento delle loro imprese basato sulla forza dell'innovazione, che questo è un elemento necessario anche per il sistema istituzionale. Il deficit di capacità decisionale del sistema politico italiano è destinato a riprodursi. Nel 1994 Berlusconi è caduto prima del termine della legislatura. Nel '96 a Prodi sono succeduti altri due governi. Nel 2001 Berlusconi ha condotto a termine la legislatura ma - sue parole testuali - i rissosi alleati non gli hanno consentito di fare le cose necessarie al Paese, nel 2006 stiamo vedendo come va a finire. Stessa legge elettorale (peggiorata con il Porcellum)? Stessa musica: Berlusconi si appresta per la quinta volta dal 1994 a rimettere in piedi una coalizione che è giunta alla bellezza di 17 partiti, di cui 13 sotto il due per cento, ognuno di questi in caso di vittoria pronto a rivendicare la propria quota di diritto di veto. Fini era talmente convinto della necessità di avere una legge elettorale diversa da promuovere e sostenere in prima persona con il suo partito il referendum. Ora ha - come gli è capitato spesso - abbassato le orecchie e si è dimenticato delle parole di fuoco pronunciate contro il Porcellum (che del resto aveva votato). E' evidente la differenza di visione politica tra una destra seria e una destra parolaia: Sarkozy, l'amico francese di Fini, in Francia vuol fare la liberalizzazione dei taxi fatta in Italia da Bersani, in Italia Fini ha capeggiato la rivolta contro quella liberalizzazione. Noi del Partito democratico siamo convinti che il Paese si meriti una politica migliore. Se prevarrà il senso di irresponsabilità nella destra e non sarà possibile dare al Paese una legge elettorale migliore, faremo la nostra parte di autoriforma: alle elezioni con chi condividerà un serio programma riformista, fatto di pochi punti e di impegni verificabili. Serve anche una nuova politica, che affondi prepotentemente le radici in una rinnovata etica civile. Serve una classe dirigente che, per azioni e parole, faccia sentire a ognuno di noi l'orgoglio di essere italiani. In Senato abbiamo visto scene inaccettabili - dall'inqualificabile sputo con aggressione verbale al compagno di partito, all'indecoroso pic-nic a base di mortadella e spumante - che hanno messo il Paese alla berlina del mondo interno. Essere parte di quell'Aula, per me, quel giorno, è stato motivo di vergogna. Assistiamo a inchieste o sentenze della magistratura che portano alla luce rapporti per nulla limpidi fra esponenti politici e delle istituzioni e le mafie, e un malcostume diffuso fatto di scambi di favori, lottizzazioni, raccomandazioni, mercanteggiamenti. Ne abbiamo avuto qualche esempio anche nella opaca crisi alla Regione Veneto. Non va bene. Si dice che la politica è lo specchio del Paese. Non sono d'accordo. La politica deve tornare ad essere specchio delle qualità migliori del Paese. Regole esigenti per essere più credibili. Servono leggi ma servono soprattutto comportamenti e responsabilità individuali. Ad esempio il Partito democratico si sta dando un "codice etico", che vedrà la luce a breve e che vincolerà gli aderenti, semplici iscritti, dirigenti, amministratori, su questioni cruciali. E' un codice molto esigente, il cui rispetto sarà garantito da un organismo di controllo interno. Esso impegna gli aderenti ad esempio "a rinunciare o ad astenersi dall'assumere incarichi o decisioni che abbiano diretta incidenza sul patrimonio proprio, del proprio nucleo famigliare o dei conviventi, ovvero dei parenti o affini entro il quarto grado"; "a rinunciare o astenersi dall'assumere incarichi esecutivi nelle fondazioni di origine bancaria, in imprese pubbliche, in società a partecipazione pubblica" ma anche "rendicontare, attraverso strumenti informativi e/o iniziative pubbliche, l'attività politica o istituzionale svolta anche con forme di corrispondenza con i cittadini e/o gli elettori". Il "codice etico", inoltre, impegna a non candidare in nessun tipo di elezione, neanche quelle interne al partito, persone condannate, oggetto di misure cautelari o rinviate a giudizio per una serie di reati. Per la stessa serie di reati è inoltre previsto l'impegno di dare le dimissioni. La politica deve recuperare reputazione. Per farlo serve anche offrire comportamenti che siano di esempio del meglio del Paese e non pratica delle peggiori abitudini.
    Fonte: Il Mattino di Padova | vai alla pagina
    Argomenti: legge elettorale, partito democratico, governo marini | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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