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Dichiarazione di Roberto CALDEROLI

Alla data della dichiarazione: Vicepres. Senato   (Gruppo: Lega)  - Senatore (Gruppo: Lega) 


 

Quella settimana in più che per i deputati vale la pensione

  • (07 febbraio 2008) - fonte: Il Gazzettino - Ario Gervasutti - - inserita il 07 febbraio 2008 da 31
    Due anni, sei mesi, un giorno: il senatore leghista Roberto Calderoli la definisce garbatamente «la dead line», ovvero la linea della morte. Un giorno prima, si sopravvive; un giorno dopo, tanti saluti.

    E i deputati del parlamento appena sciolto comprensibilmente non hanno alcuna voglia di finire a gambe all'aria. Economicamente parlando, s'intende.

    Perché i due anni, sei mesi e un giorno sono il limite minimo necessario per assicurarsi l'accesso alla pensione di parlamentare. E la fine anticipata della legislatura ha messo molti onorevoli e senatori alla loro prima esperienza, in tutto 379 persone, nella scomoda posizione di "sedotti e abbandonati".

    Rischiano cioè di non poter godere del sostanzioso vitalizio al compimento dei 65 anni. Ma secondo Calderoli, il pericolo sarebbe scampato grazie alla decisione del consiglio dei ministri di indire le elezioni per il 13 aprile anziché per il 6, prima data utile in base alla legge. «Quando il Governo deve schierarsi dalla parte del cittadino o della Casta a parole dice di essere con il cittadino ma nei fatti sta sempre con la Casta», tuona il leghista.Cosa è successo, lo spiega lui stesso: «Il requisito dei due anni, sei mesi e un giorno ha un'interpretazione rigida soltanto per quanto riguarda il Senato, dove pure si adotta una norma interpretativa per cui quando è stata superata la metà dell'anno questo viene considerato come un anno intero; ovvero, se la prima convocazione di una Camera avviene prima del 1 giugno, ai fini pensionistici si calcola un anno. Per i senatori la data minima per accedere alla pensione sarebbe quindi stata il prossimo 15 giugno».

    Alla Camera però i regolamenti sono diversi: «Secondo un'interpretazione delle norme e della prassi, da parte dell'ufficio di presidenza di Montecitorio, la pensione matura invece dopo due anni e un giorno».

    E questo cosa comporta? Poiché l'attuale legislatura è iniziata il 28 aprile 2006, i "due anni e un giorno" maturerebbero il prossimo 29 aprile. Votando il 6 aprile, e dovendo per legge convocare la prima seduta del nuovo parlamento entro 20 giorni dal voto, ciò sarebbe avvenuto prima del 26 aprile. Ma siccome si voterà il 13 e 14 aprile, la convocazione può avvenire tra il 30 aprile e il 3 maggio.

    E i senatori? «Si porrebbe il problema di uniformare i due rami del Parlamento, per non creare differenze, ed è quindi plausibile che la stessa interpretazione venga estesa al Senato», prevede Calderoli.

    I Collegi dei Questori di Camera e Senato ci hanno pensato su un intero pomeriggio poi in serata hanno emesso una nota congiunta: «Il requisito minimo di 2 anni e 6 mesi di effettivo mandato sarebbe stato conseguito dai parlamentari alla prima legislatura il 27 ottobre 2008. Pertanto tali parlamentari, se non saranno rieletti, non potranno maturare il diritto all'assegno vitalizio». Appunto, due anni e sei mesi.

    Ma Calderoli evidenzia che alla Camera il regolamento e la prassi parlano di "due anni e un giorno". E che i deputati («di ogni schieramento») ne sono sicuri. Chi ha ragione?

    Il diritto a maturare la pensione scatta per i parlamentari decaduti che possono versare di tasca propria i contributi relativi alla parte di legislatura non effettuata e avere così diritto ad incassare il vitalizio a partire dal compimento dei 65 anni. Il limite di età è ridotto di 1 anno per ogni anno di mandato oltre il quinto, fino al limite inderogabile di 60 anni. Deputati e senatori versano mensilmente una quota - l'8,6 per cento, pari a poco più di mille euro, più il 2,15 per cento come quota aggiuntiva per la reversibilità, pari a 258,13 euro - della propria indennità lorda, che viene accantonata per il pagamento degli assegni vitalizi.

    Lo scorso luglio sia la Camera che il Senato hanno approvato delle modifiche restrittive, ma che hanno valore a partire dal 1 gennaio di quest'anni e quindi riguarderanno solo i futuri parlamentari. A partire dalla prossima legislatura l'importo dell'assegno vitalizio varia da un minimo del 20 per cento a un massimo del 60 per cento dell'indennità parlamentare, e sarà calcolata in proporzione agli anni di mandato parlamentare.

    Alla Camera i deputati in pensione sono 1.406, e 456 sono quelli in attesa di vitalizio; al Senato, i pensionati sono 1.297. Il risparmio potenziale generato dalle recenti modifiche sarebbe di circa 36 milioni di euro solo per la Camera. E mai come in questo caso, il condizionale è d'obbligo.
    Fonte: Il Gazzettino - Ario Gervasutti - | vai alla pagina

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Commenti (1)

  • Inserito il 07 febbraio 2008 da 31
    Credo che dopo il libro di G.A. Stella "La Casta", la divulgazione dei privilegi dei parlamentari fosse cosa nota ai più, se non a tutti. C'è da chiedersi come mai Calderoli ne parli solo adesso. Forse non contento della sua porcata di legge elettorale (noto che è lui stesso a definirla tale) scritta con la complicità di chi l'ha fatta passare ma con l'ulteriore colpa di chi non l'ha cambiata quando si poteva, evidentemente così ha aperto a suo modo la campagna elettorale. Ma la sua propaganda ruspante, ricorda purtroppo agli elettori di mantenere la "guardia alta", specialmente se nella dichiarazione di chi è pur sempre un senatore della Repubblica vi si legge un tonante "quando il Governo deve schierarsi dalla parte del cittadino o della Casta a parole dice di essere con il cittadino ma nei fatti sta sempre con la Casta".

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