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Dichiarazione di Alberto MAZZONETTO

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Venezia (VE) (Lista di elezione: Lega) 


 

Calatrava, il dossier della vergogna che inchioda progettista, Comune e impresa

  • (08 febbraio 2008) - fonte: La Nuova Venezia - Roberta De Rossi - - inserita il 10 febbraio 2008 da 31
    VENEZIA -«Una vera vergogna, senza dimenticare che non si parla neppure dell'ovovia altro capitolo buio del modo di gestire i soldi pubblici: il Comune rimuova dall'incarico i collaboratori censurati dalla commissione di vigilanza, come il responsabile del procedimento, ingegner Vento», sentenzia il leghista Alberto Mazzonetto che - appena ricevuta copia del documento - l'ha subito polemicamente «volantinata» ai quattro venti. La ditta costruttrice non era preparata, il progetto faceva acqua, il Comune ha sbagliato l'appalto e non è intervenuto per limitare i danni. Duro atto d'accusa dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici che inchioda architetto, amministrazione e impresa. Ecco - punto per punto, resposabilità per responsabilità - tutti i passaggi che hanno portato al pasticcio del cantiere infinito che costerà una fortuna Nato male e gestito peggio. E' un duro atto di accusa contro l'iter di realizzazione del quarto ponte sul Canal Grande - con chiamate di responsabilità contabili, penali e disciplinari - la delibera 310 dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, notificata dall'organo nazionale di controllo al Comune. Documento inviato anche alla Procura generale della Corte dei Conti «per i profili di danno evidenziatisi» e alla Procura della Repubblica «per le violazioni in materia di subappalto». La relazione - datata 21 dicembre - punta l'indice contro una lunga serie di errori della progettazione esecutiva (firmata dallo studio Calatrava), del Comune nella gestione dell'appalto, sulle inadeguatezze da parte della Cignoni, sui continui aumenti di costi in corso d'opera, al punto che il Comune avrebbe dovuto procedere con «la risoluzione obbligatoria del contratto» già nel 2004. Ma andiamo per ordine, partendo da due dati: «I lavori, consegnati il 18 novembre 2002, dovevano essere consegnati il 16 febbraio 2004» e il quadro economico è passato «da 6,720 milioni di euro a 10,701 milioni, con un incremento di spesa di 3,981 milioni, pari al 59% circa, fatto salvo il componimento in itinere». La Cignogni chiede altri 7 milioni (il Comune ne riconosce 1). Il bando errato A fronte di un'incidenza di opere metalliche per il 43%, contro il 40% di opere civili e fondazioni speciali per il 17%, la relazione evidenzia come «singolare» il fatto che la categoria prevalente indicata nel bando di gara sia stata Og3 (strade) «in luogo di Os18 (strutture in acciaio)», tanto che i lavori vennero appaltati all'impresa che offrì il prezzo più basso, la Cignoni, a vocazione edile e del tutto non attrezzata a fondere un simile ponte. Grave errore di procedura del Comune: «Non aver inserito la categoria Os18 neppure tra le categorie scorporate è apparso l'aspetto più critico sul piano dell'esecuzione del contratto, che non ha consentito di selezionare concorrenti appropriatamente qualificati». Il «subappalto» «Quale diretta conseguenza delle scelte operate sulle categorie» e a «conferma della difficoltà tecnica dell'impresa appaltatrice di svolgere un'attività così specialistica nel settore delle costruzione metalliche», «esorbitante dalle sue effettive possibilità», il manufatto metallico è stato realizzato con contratto di fornitura d'opera dalla Lorenzon, impresa dotata dell'attestazione Os18. Ma secondo l'Autorità di Vigilanza la Cignoni avrebbe dovuto stipulare un «contratto di lavoro e non di contratto implicante una mera fornitura». Errori progettuali La relazione evidenzia una lunga serie di errori del progetto esecutivo, affidato allo stesso Calatrava a fronte di una parcella di 475 mila euro (alla quale se ne sono aggiunti 91.800 di consulenza archiettonica e 67 mila di consulenza tecnica). «Sono venute altresì in evidenza varie incompletezze progettuali superate con l'approvazione di 6 varianti in corso d'opera, con sensibili aumenti dei tempi e dei costi, oltre a due importanti contenziosi». Secondo gli ispettori, a parte alcune spese per rinvenimenti archeologici, le altre varianti sono «dovute alle necessità di sopperire alle macate specificazioni del progetto esecutivo», in «violazione alle norme di diligenza nella predisposizione degli elaborati progettuali». Gli ispettori parlano di «carenze diffuse», «amplificate dalla natura prototipale del manufatto e dalla complessità del contesto». Così per l'adeguamento in corsa delle fondamenta «da ascrivere ad una carenza del progetto esecutivo dove, evidentemente, erano stati sottovalutati i problemi conseguenti alla spinta orizzontale dell'arto fortemente ribassato». Ma anche per gli adeguamenti architettonici e strutturali a difesa degli edifici vicini, della «notevole quantità di disegni di dettaglio» dei particolari costruttivi del ponte, la modifica dei tubi degli archi inferiori e dello spessore delle costole, modifiche dei gradini in vetro per aumentarne la rugosità. «Tutte «carenze del progetto esecutivo». Infine, non si prevedeva la «prova in bianco» dell'opera (costata 243 mila euro), né il monitoraggio del ponte (che costerà un milione l'anno epr almeno 5 anni). Mancata rottura del contratto «L'importo complessivo riconducibile alle varianti per errore di progettazione ammonta a 1,860 milioni», più verosimilmente il costo della prova in bianco, ben superiore al quinto dell'importo originario (815 mila euro) previsto dalla legge, tanto che «la stazione appaltante (il Comune) avrebbe dovuto risolvere il contratto e procedere a una nuova gara sin dal superamento del limite, verificatosi già con la seconda perizia di variante». E, dunque, nel 2004. Le responsabilità Il Comune sbagliò la gara d'appalto e non ha rescisso il contratto. La Cignoni era impreparata ad eseguire l'opera. Il progettista esecutivo (Calatrava) per legge è responsabile «per i danni subiti dalle stazioni appaltanti in conseguenza di errori o omissioni della progettazione». Lo studio milanese Istituto Certificazione e Marchio Qualità spa validò il progetto esecutivo (23 mila euro d'incarico). I professionisti responsabili del procedimento e della direzione lavori (fino al giugno 2006 l'ex ingegnere capo del Comune, Roberto Scibilia, al quale è seguito Roberto Casarin) avrebbero dovuto «accertare le cause delle condizioni e dei presupposti delle varianti» e avrebbero dovuto avvisare il Comune dell'obbligo di rescindere il contratto.
    Fonte: La Nuova Venezia - Roberta De Rossi - | vai alla pagina
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