Ti trovi in Home  » Politici  » Rocco BUTTIGLIONE  » «Una vera alleanza non nasce con i ricatti» - Intervista -

Chiudi blocco

Altre dichiarazioni nel periodo per gli stessi argomenti



Dichiarazione di Rocco BUTTIGLIONE

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: UDC)  - Consigliere  Consiglio Comunale Torino (TO) (Lista di elezione: CEN-DES(LS.CIVICHE)) 


 

«Una vera alleanza non nasce con i ricatti» - Intervista -

  • (09 febbraio 2008) - fonte: Liberal - Susanna Turco - - inserita il 10 febbraio 2008 da 31
    Siamo sull’orlo di una rottura? «Vedremo». Silvio Berlusconi ha appena finito di pronunciare il suo aut aut ai centristi (o dentro il Pdl o fuori dalla coalizione) e il senatore dell'Udc, Rocco Buttiglione ha l’aria ferma e asciutta di chi ritiene che in ogni caso non sia tutto perduto. Fino a un minuto prima, pareva che l’Udc potesse restare fuori dall’ultima creatura del Cavaliere, pur correndo nella stessa alleanza elettorale. D’improvviso sembra avverarsi quello showdown che è stato dietro la porta per anni: Berlusconi di qua, i centristi che vanno da soli... Sembra anche a lei, Buttiglione? A me sembra che Berlusconi e Fini hanno tutto il diritto di mettersi insieme e fare un partito. Ma nessun diritto di dire che noi dobbiamo entrare nel loro. L’idea di dire: se non entrate non facciamo la coalizione ha l’aria di un ricatto. E i ricatti non vanno accettati. Dovremo aspettarci un campagna elettorale in cui Udc e Pdl stanno in due coalizioni diverse? Naturalmente le ragioni per essere alleati rimangono, ma se qualcuno per imporre la sua opinione fa saltare la coalizione se ne prende la responsabilità. E badi, è una grossa responsabilità. Oggi possiamo dire che la sinistra è stata battuta perché ha dimostrato di non essere in grado di fare una coalizione, perché è composta di partiti troppo eterogenei. Da noi al contrario la possibilità di una coalizione c’è: ma adesso c’è qualcuno che vuole rinunciarci. Berlusconi dice che se l’Udc resta fuori dal Pdl «nessuno può negare che siano alleati, ma non sono nella stessa coalizione». Ecco, ma cosa vuol dire? La coalizione è l’insieme degli alleati. Io credo che sia stato male interpretato, e che alla fine questa vicenda si chiuderà bene. Eppure, il Cavaliere respinge anche l’ipotesi di una federazione tra Udc e Pdl. Le ragioni della differenza di trattamento tra noi e la Lega non si capiscono bene. I paragoni con Cdu e Csu sono impropri, perché la Csu in Baviera la Cdu non c’è proprio: Berlusconi sarebbe disposto a sciogliere An e Forza Italia in Lombardia per replicare il modello tedesco? Non credo. E poi non mi sembra nemmeno che la Lega possa accettare l’idea della federazione. Staremo a vedere. Inverando un fantasma che aleggia da sempre sull’Udc il Cavaliere sostiene adesso che «diversi parlamentari» centristi gli hanno fatto sapere di voler stare insieme a lui. Allude a Cuffaro secondo lei? Non credo che Cuffaro voglia andare in Forza Italia né che in generale succederà qualcosa del genere. Ma, soprattutto, non è molto bella l’idea di andare a sfilare parlamentari, occorre rispetto reciproco. Lei vuol essere ottimista. Ma se Berlusconi restasse sulla linea dell’ultimatum, l’Udc che farà? Valuteremo, bisogna riunire la Direzione e valutare. Ma se continuasse a dire che una alleanza non la vuol fare, noi andremmo da soli. E non sarebbe una buona cosa per il centrodestra, né numericamente né strategicamente. Noi abbiamo una funzione di riequilibrio che rassicura gli elettori. E senza di voi una vittoria quasi sicura... Una vittoria quasi sicura rischia di essere messa in discussione. Veltroni rientrerebbe prepotententemente nel gioco da protagonista, per una specie di masochismo del centrodestra. Ma non credo che succederà, non per nostra colpa almeno. Secondo lei quale è la ragione di questo suo pressing? Berlusconi ha sempre desiderato fare il partito unico e ha anche ragione. Ma non è questo il modo di procedere. Ultimatum a parte, noi nel progetto di un Ppe italiano crediamo anche, ma per arrivarci c’è bisogno di passaggi che finora non si sono visti. Sta qui la ragione profonda della nostra idea di andare alle elezioni fuori dal Pdl. Cos’è che il Pdl dovrebbe avere e non ha per diventare costola italiana del Ppe? Quali sono questi passaggi che secondo lei mancano? Per avviare un progetto del genere serve anzitutto una robusta preparazione culturale. Anche per questo ho seguito con grande simpatia l’operazione della Fondazione liberal. Perché solo da un retroterra culturale può nascere una innovazione politica di grande respiro. Poi c’è bisogno di passare per la cosiddetta legittimazione democratica, quelle cose che si chiamano congressi, assemblee organizzative, elaborazione di programmi, elezioni, tutto ciò che è necessario per costruire un partito. Sennò come fai?
    Fonte: Liberal - Susanna Turco - | vai alla pagina
    Argomenti: partito unico, centrodestra, pdl, coalizioni | aggiungi argomento | rimuovi argomento
    » Segnala errori / abusi
    Pubblica su: share on twitter

 
Esporta Esporta RSS Chiudi blocco

Commenti (0)


Per scrivere il tuo commento devi essere loggato