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Nelle prossime settimane o nei prossimi mesi il progetto del nuovo Auditorium sarà sottoposto all'attenzione di tutta la cittadinanza.
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(13 febbraio 2008) - fonte: Il Gazzettino ed. Padova - Elio Franzin - inserita il 28 febbraio 2008 da 31
Nelle prossime settimane o nei prossimi mesi, a quanto afferma l'assessore comunale Luisa Boldrin, l'ecomostro dell'architetto austriaco Klaus Kada cioè il progetto del nuovo Auditorium sarà sottoposto all'attenzione di tutta la cittadinanza e discusso pubblicamente. Il passaggio dal progetto dell'architetto veneziano Alberto Cecchetto a quello di Klaus Kada è avvenuto in modo molto discutibile. Un dato è certo il progetto Kada non ha vinto il concorso internazionale ed è radicalmente diverso da quello di Cecchetto. Per quali ragioni il sindaco ha tanta fretta di adottare il progetto di Kada? Misteri della fede, ma neanche tanto.
Finora varie associazioni padovane hanno proposto di costruire subito, mettendo la prima pietra prima della campagna elettorale o durante, in alcune aree di proprietà del Comune. Il venerabile Collegio dei costruttori edili ha indicato l'area della Fiera. Due associazioni ambientaliste hanno indicato ben tre aree, compresa quella della Fiera che pare la più idonea se si rinuncia a riqualificare l'Arcella che funzioni culturali proprio non ne ha nessuna.
A Padova il partito del NO è quello di coloro che non vogliono l'anello di verde pubblico lungo le mura cinquecentesche e lungo il Piovego e sull'area che si ospedaliera quando essa si renderà disponibile con grandissima gioia degli speculatori immobiliari che a Padova sono il vero potere.
A Padova il partito del SI è quello di coloro che vogliono la costruzione del nuovo Auditorium, a tempi rapidi, in un'area di proprietà comunale.
Rimane sempre aperta la possibilità di costruire l'Auditorium e del Conservatorio nell'area di Pra' della Valle ma senza nessuna interferenza speculativa come si è tentato di fare nel passato con la benedizione del senatore Paolo Giaretta e dell'assessore Ivo Rossi.
Da un po' di tempo numerosi cittadini si rivolgono alle associazioni ambientaliste chiedendo loro di farsi promotrici del referendum pro o contro l'Auditorium a piazzale Boschetti.
Molto probabilmente lo fanno perché non conoscono il regolamento comunale per i referendum. Non l'hanno mai letto. E non riescono a trovarlo su Internet. Bisogna dire che gli efficientissimi assessori comunali alla partecipazione che abbiamo avuto finora non sono riuscii neanche a stampare un numero adeguato di copie di tale regolamento approvato con deliberazione del Consiglio comunale del 26/07/1999 e modificato con delibera del 14/2000.
Francamente questo regolamento è una schifezza. Il referendum previsto è soltanto consultivo. Il che significa che i suoi risultati non vincolano in nessun modo il Sindaco. Esso può svolgersi, se non ci sono altre elezioni, tra il 1° marzo e il 30 giugno o tre il 1° settembre e il 30 novembre.
Nel caso che del referendum consultivo siano promotori i cittadini il Comitato promotore di esso si costituisce sulla base di cinquanta firme. Il Comitato promotore deve poi raccogliere le firme di almeno 5.000 elettori iscritti a Padova.
Non si tratta di una lavoro tanto leggero. Francamente gli Amissi del Piovego non sono in grado da soli di raccogliere le 5.000 firme necessarie. Tuttavia ritengono che il referendum consultivo nel caso della cementificazione di piazzale Boschetti giustifichi ampiamente un impegno del genere.
E spieghiamo le nostre ragioni. L'area di piazzale Boschetti, a poche decine di metri dalla cappella di Giotto, è l'ultima area rimasta libera in modo virtuale lungo il Piovego che è messo molto male.
Costruire una montagna di cemento a poche decine di metri dalla cappella di Giotto ci sembra veramente una vergogna. E vale la pena di fare uno sforzo collettivo per impedirlo. A Padova non c'è mai stata una opposizione popolare ai vari insulti che la città ha subito. Nei primi anni del fascismo hanno costruito il nuovo Municipio davanti alla facciata del palazzo degli Anziani nascondendola. E' una caso unico nella storia delle città italiane. Si è opposta una associazione di intellettuali, gli Antenorei Lares. Ma c'era il fascismo. Così per fare Piazza Insurrezione hanno demolito le case di Mantegna, di Pietro d'Abano e della famiglia Savonarola. Poi durante il regime democristiano hanno imposto la demolizione di un tratto delle mura cinquecentesche e tombinato il canale dei Gesuiti per costruire la zona ospedaliera. Si è opposto Luigi Piccinato ma davanti al rettore Luigi Ferro e ai baroni della facoltà di medicina, c'è stato poco da fare. Quando il Consiglio comunale ha approvato ad unanimità il tombinamento del Naviglio interno si è opposto solo lo scrittore Luigi Gaudenzio. Insomma in materia di cultura urbanistica Padova ha una gran brutta storia alle sue spalle:
Si può cambiare ? Lo strumento del referendum consultivo è idoneo per tale cambiamento ? Noi riteniamo di si. Ma la risposta spetta in ultima analisi alle altre associazioni ambientaliste padovane e ai cittadini di Padova
Fonte: Il Gazzettino ed. Padova - Elio Franzin | vai alla pagina » Segnala errori / abusi