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Dichiarazione di Beniamino IACOVO

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Cetraro (CS) (Lista di elezione: DS) 


 

Difendere la vita è 1 esigenza di tutti

  • (14 febbraio 2008) - fonte: la provincia cosentina - inserita il 28 febbraio 2008 da 566
    Il 17 febbraio 2008 alle ore 16 a Cetraro presso la Colonia San Benedetto si terrà un interessante incontro dibattito sul tema “La vita che è in Voi ” organizzato dalla Pastorale Familiare della Diocesi di San Marco Argentano - Scalea. Conoscendo la serietà e l’impegno degli organizzatori e la qualità degli interventi in programma, sono certo che si tratterà di un’ottima occasione di confronto capace di incidere e di risvegliare le nostre coscienze. Un ringraziamento e un plauso a quanti hanno voluto e favorito una tale importante occasione di discussione cui, spero vogliano partecipare in molti per un’occasione di sicuro arricchimento personale. L’approssimarsi di quest’appuntamento, che non può e non deve passare inosservato, dovrebbe a mio parere, suscitare una seria e pacata riflessione nella nostra Comunità dove, per le ragioni più diverse e disparate, tante volte la Vita viene ignorata e uccisa nella più assoluta indifferenza. E ciò avviene per responsabilità di tutti: della famiglia, della politica, dell’amministrazione pubblica. L’una, la famiglia, oggi appare troppo fragile ed incapace di fare quadrato per sostenere la madre, il nascituro, l’anziano, il portatore di handicap e l’ammalato; l’altra, la politica, in particolare quella locale, tutta presa dalla corsa ad occupare un qualche posto di governo, ignora del tutto la problematica quasi che non esistesse affatto; l’ultima, infine, l’Amministrazione, è quasi del tutto assente e comunque incapace di creare una seria rete di servizi socio assistenziali integrati in grado di adeguatamente aiutare la vita in tutti i suoi aspetti e le sue dimensioni. Il dibattito intorno alla Vita non può e non deve ridursi semplicemente e semplicisticamente alla discussione tra fautori e contrari alla legge 194/78, né può ridursi ad un confronto tra pro e contro, tra buoni e cattivi. La Vita, i valori ed i principi che dovrebbero regolarla ed ispirarla, non possono ridursi ad uno scontro tra fazioni divise sorde le une alle ragioni delle altre. La Vita non è di parte: non è clericale né laicale, non è di destra e non è di sinistra, semplicemente è di tutti e a ciascuno spetta il dovere di tutelarla e difenderla. Se, come spesso avviene, si creano divisioni, steccati e frontiere invalicabili, non si uccide solo il confronto, ma si attenta alla vita stessa che vive, scusate il gioco di parole, di incontri e certo non di scontri. È necessario a mio parere riportare sui giusti binari il dibattito che non può ridursi a faziose schermaglie televisive. Perciò ben vengano iniziative come quella in programma il prossimo 17 febbraio, che ha il merito di portare il dibattito tra la gente senza l’intermediazione dello schermo televisivo che troppo spesso parla a coscienze sopite e stanche, sempre più indifferenti a quanto accade intorno a noi. È bene, che lasciato il palcoscenico televisivo e le beghe di fazione, della Vita si torni a parlare tra la gente e con la gente, ponendo al centro dell’attenzione la persona umana con i suoi bisogni e le sue necessità. Oggi, si parla dell’interruzione volontaria della gravidanza, in modo quasi del tutto tecnicista, prescindendo dall’uomo e dalla donna e del dramma che c’è dietro ciascuna scelta sia essa di prosecuzione o di interruzione della gestazione. Ignoriamo, il dramma di chi deve scegliere, la solitudine di chi si trova davanti alla scelta di una possibile interruzione della gravidanza, le cause che spingono a tale scelta che spesso è troppo frettolosa e non aiutata da chi invece dovrebbe e potrebbe farlo. Aiutare la vita non può significare solo pensare al concepito e alla sua salvaguardia, ma significa anche pensare alla madre che va aiutata durante la gestazione e anche, e soprattutto dopo: i troppi casi di infanticidi compiuti a causa della c.d. depressione post partum, non derivano forse dalla solitudine in cui viene troppo spesso a trovarsi la donna all’indomani del parto? Dov’è in tali casi la famiglia? E dove sono le istituzioni? Ecco queste ultime a mio parere hanno notevoli responsabilità perché troppo spesso sono del tutto assenti e incapaci di porre in essere quelle strutture di ausilio necessarie a favorire una scelta cosciente e responsabile. Mancano, qui da noi più che altrove, i consultori familiari e mancano anche e soprattutto le figure umane e professionali capaci di incoraggiare la vita senza giudizi e senza pregiudizi. Mancano le strutture atte ad assistere la donna prima e dopo la scelta, qualunque essa sia. Non considero criminale la scelta di interrompere la gravidanza; ciò che è veramente criminale, è che l’attuale società, ha fatto addormentare, ma per fortuna non morire, la consapevolezza del dono della maternità, facendola diventare un peso ed una malattia. Criminale è che lo Stato in tutte le sue articolazioni ed istituzioni, non sia capace di creare le condizioni per superare le cause (siano esse economiche, sociali, ambientali) che inducono la donna all'interruzione della gravidanza. È su queste cause che abbiamo il dovere di intervenire per rendere possibile una maternità e una paternità consapevole capaci di accogliere la Vita. È necessario partire dalla formazione di seri professionisti che sappiano assistere psicologicamente e materialmente chi, madre o padre, si trovi dinanzi alla scelta di interrompere o proseguire la gravidanza; di assistere chi si trova in condizioni economiche e sociali tali da non potersi prendere cura dei più piccoli e dei più deboli; abbiamo necessità di strutture deputate ad accogliere e ad assistere la donna che vive il dramma di aver compiuto la scelta della interruzione della gravidanza, e di leggi che favoriscano l’aiuto e il sostegno familiare alla madre dopo il parto. Ed ancora non possiamo assolutamente trascurare il variegato mondo del volontariato, le migliaia di giovani e giovani che ogni giorni sono impegnate sul campo nella tutela e nella salvaguardia della Vita. Inoltre, non dobbiamo dimenticare i portatori di handicap e i lori bisogni, non dobbiamo dimenticare gli ammalati e tra questi quelli terminali, per i quali ultimi in particolare, più che un diritto a morire, dobbiamo impegnarci a garantire loro una morta dignitosa, meno dolorosa possibile, in cui non ci sia spazio né per l’abbandono né per la ghettizzazione, ma solo per la cura e il sostegno da parte di un ambiente accogliente e solidale. Né la difesa della vita può fermarsi a ciò solo: è invero necessario adoperarsi in difesa della vita sempre e comunque, per esempio riguardo agli infortuni sul lavoro che ogni anno in Italia mietono migliaia di vittime. Il tutto senza dimenticare i più piccoli ed in particolare quelli rimasti senza famiglia, accolti spesso in anonimi istituti nei quali vengono “parcheggiati” senza le necessarie cure ed attenzioni. Difendere la Vita è un’esigenza di tutti ed esige l’impegno concreto di tutti. Avv. Beniamino Iacovo
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