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Dichiarazione di Francesco GIORDANO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Rifondazione comunista - Sinistra europea) 


 

Ne va della civiltà di un intero paese

  • (15 febbraio 2008) - fonte: Liberazione - inserita il 16 febbraio 2008 da 31
    di Franco Giordano Voglio ringraziare le migliaia di donne che ieri a Roma, e Napoli e in molte altre città italiane hanno manifestato contro l'odioso sopruso perpetrato al Policlinico Federico II di Napoli ai danni non solo di Silvana - aggredita in corsia e sottoposta a umiliante interrogatorio subito dopo un doloroso aborto terapeutico - ma di tutte le donne. Voglio ringraziarle perché credo che la loro mobilitazione e la loro forza sia a difesa di tutti noi. Cioè della libertà. Sono state manifestazioni squisitamente politiche: conviene dirlo forte e chiaro. La grande bugia che in questi giorni rimbalza dai vertici del Pdl a quelli del Pd assicura che non di politica si tratta. I leader di questi due partiti concordano sulla opportunità di "tener fuori" tanto spinosi argomenti dalla campagna elettorale. Attengono, si dice, a una sfera intima e privata. Riguardano i princìpi etici del singolo individuo: bon ton impone di non confonderli con la politica o, peggio, con la campagna elettorale. E di cosa dovrebbe parlare la politica? Solo della sua insensata separatezza? Dell'autoriproduzione di sé? No. L'autodeterminazione delle donne, i diritti dei gay, le unioni civili, la bioetica rappresentano oggi uno dei principali fronti di uno scontro che è tanto politico quanto culturale e sociale. Chiamano in causa un'intera concezione dei diritti di tutti e di ciascuno. Ne va della civiltà di un intero paese, il nostro, e non c'è ipocrisia più grande del negare questa evidenza impugnando il rispetto del travaglio individuale, il comodo "caso di coscienza". Non si tratta, e anche questo va detto chiaramente, di una bugia innocente. Il leader del Pd sa perfettamente che nel suo partito, e a maggior ragione tra i suoi potenziali elettori, la genuflessione alle imposizioni della componente cattolica più integralista non sarebbe accettata facilmente. Non se ne deve parlare, soprattutto in campagna elettorale, perché la contraddizione è troppo forte e perché la leadership del Pd sa di non poterla in alcun modo risolvere. Dunque va nascosta. La leggenda del partito finalmente coeso, serrato intorno a una linea univoca, crollerebbe come un castello di carte ove dovessero confrontarsi alla luce del sole le posizioni della senatrice Binetti e quelle della sua capogruppo Anna Finocchiaro, o della ministra Pollastrini. Credo che un ragionamento identico muova anche il leader della destra. Persino tra gli elettori di Forza Italia o di An, soprattutto ma non solo tra le donne, c'è chi non accetterebbe supinamente di veder negati i propri diritti, cancellate le conquiste degli ultimi trent'anni. Il nostro paese, su questi temi, è più avanti della sua rappresentanza politica. Per fortuna. E' anche per questo, per la paura di confrontarsi con il paese reale, che nessuno osa mettere apertamente in discussione la legge 194. La manovra che si sta dispiegando giorno dopo giorno, inesorabilmente, è più sottile. Non mira a vietare bensì a criminalizzare, a cambiare il contesto culturale. Non nega il diritto all'autodeterminazione delle donne, però lo trasforma sapientemente in colpa e in vergogna in nome di un mai sopito impulso al controllo dei corpi, dei sentimenti, degli affetti. Punta a renderlo impraticabile senza doverlo proibire ufficialmente. E' una strategia minacciosa alla quale compartecipano, sia pure per ragioni diverse, tanto la destra quanto il centro. Per questo riaffermare che la scelta sulla procreazione è un diritto inalienabile delle donne, uno di quelli "senza se e senza ma", senza colpa né vergogna, non è affatto sintomo di ruvido e rozzo laicismo: è il minimo indispensabile. Si confrontano oggi due concezioni radicalmente antitetiche: la difesa della Vita, nella sua altisonante astrazione, contro quella delle vite, nella loro materialità concreta. Nessuno obbliga qualcuno a fare scelte che sente eticamente diverse dalle proprie convinzioni, ma non si può mai invocare un malinteso principio etico per negare, con la norma, l'autodeterminazione dei soggetti. E' il fondamento del principio della laicità costituzionale. E in tante occasioni abbiamo visto immensa ipocrisia nel rivendicare la sacralità di princìpi che si dissolvono però di fronte alla soglia del mercato. Come sulle tante proibizioni della legge sulla fecondazione assistita, che lascia la possibilità di esaudire il desiderio di genitorialità solo a chi ha le risorse finanziarie per garantirselo all'estero, magari nella cattolicissima Spagna. E' un pendolo davvero disinvolto tra il sacro e il profano, tra l'etica e il mercato.Anche per queste ragioni è nata la Sinistra Arcobaleno. Per restituire alla politica la sua materialità, per renderla di nuovo carne e sangue invece che slogan e ideologia. Per riportare in testa a ogni agenda le esigenze reali delle donne e degli uomini, le loro sofferenze, le loro necessità. E questo non è un argomento politico tra tanti. E', per me, l'essenza stessa della politica.
    Fonte: Liberazione | vai alla pagina
    Argomenti: legge 194, etica, laicità, ricchi e poveri, cattolici, sinistra arcobaleno, partiti | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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