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Dichiarazione di Pier Ferdinando CASINI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) 


 

Mestre, Il veleno è in coda....

  • (16 febbraio 2008) - fonte: Il Gazzettino ed. Naz.le - di Ario Gervasutti - - inserita il 17 febbraio 2008 da 31
    Mestre - - Il veleno è in coda. Quaranta minuti per elencare i valori e i programmi sui quali l'Udc non farà sconti a nessuno, e solo alla fine Pier Ferdinando Casini svela in due minuti quello che ormai tutti avevano capito da un pezzo: «Mi candido alla presidenza del Consiglio, faremo una campagna elettorale come stabilito all'unanimità dalla direzione del partito con il nostro simbolo e le nostre bandiere». L'Udc corre da sola, contro Veltroni ma soprattutto contro Berlusconi. Il leader centrista tenta di mantenere un equilibrio tra le punzecchiature verso sinistra e quelle verso destra, ma è uno sforzo improbo. Il messaggio all'ex alleato è durissimo: «Dopo 14 anni di strada insieme, a Berlusconi dico che in Italia non tutti sono in vendita». Chissà come sarà contento il Cavaliere, e chissà come sarà contento Fini: l'acquirente e il venduto
    Il dado è tratto com'era ormai inevitabile, e le parole di oggi rendono forse ancora più inspiegabile il tira-e-molla dell'ultima settimana. Se è vero che «tanti italiani non si sentono di delegare il compito di governare il Paese a una nuova formazione imperniata sul populismo e la demagogia, una grande arca di Noè che può forse comperare i marchi ma non tutti gli uomini e le idee», è difficile ipotizzare che davvero le trattative per trovare un accordo siano proseguite fino a tarda notte. O che ci possa essere in futuro una ricomposizione del rapporto con Berlusconi: «Di cosa stiamo parlando? Di niente». La bandiera dell'Udc non si ammaina: «È una cosa che si fa se si ha qualcosa da far dimenticare, o per opportunismo. La nostra possiamo dispiegarla al vento». Casini guarda avanti, non gli interessa più nemmeno di replicare a chi insinua che An avrebbe posto il veto nei confronti dell'Udc: «È un problema loro, non mio». Problema suo è attirare «quegli italiani che non vogliono lasciare in mano il proprio futuro alla sinistra che ha fallito non solo nella storia, ma anche nelle recenti esperienze di governo, o a una formazione politica che tutela forse più i propri interessi che quelli generali».
    Il tutto arriva alla fine di quaranta minuti in cui Casini enuncia i valori e le linee guida del programma. In fin dei conti l'incontro programmato da tempo all'hotel Russott di Mestre doveva servire ad incontrare le categorie produttive venete. A loro il leader Udc offre una campagna elettorale diversa: «Diciamo "no" ai venditori di fumo e di promesse irrealizzabili; sono anni che le sentiamo. Parleremo un linguaggio di serietà, anche a costo di essere impopolari. Questo Paese non ha bisogno di politici che dicano solo quel che la gente vuole sentirsi dire, ma che è l'ora di prendere decisioni difficili». Non evoca il "lacrime e sangue" di Churchill, ma è chiaro che l'Udc non intende fare sconti. Cominciando a ristabilire il concetto di autorità, di responsabilità, di merito, anche chiudendo le troppe "università di quartiere" che «hanno portato a un appiattimento postsessantottino»: perciò dice sì al numero chiuso.
    E in una campagna elettorale che si giocherà molto sul tema delle tasse, il centro non pende certo verso sinistra: «Quando il Pd propone di alzare l'aliquota delle rendite finanziarie al 20\%, mi cadono le braccia. La porteremo al 20\% quando tutte le altre tasse saranno abbassate al livello degli altri Paesi europei». Piuttosto, sono le spese che vanno tagliate, a partire dall'abolizione delle Province (tema che riscuote il picco nell'applausometro mestrino). Casini ha ben presente il fatto che sta parlando a una platea di piccoli imprenditori veneti, e offre loro «incentivi fiscali a chi assume a titolo definitivo, soprattutto gli ultra quarantenni. E poi via le tasse al lavoro straordinario».
    Il cavallo di battaglia dell'energia nucleare da riprendere introduce i temi macroeconomici: «È finita la stagione dei "no" - avverte Casini - dobbiamo proporre al Paese una stagione di sacrifici altrimenti non finiremo in serie B, ma in serie Z». Sì dunque alle liberalizzazioni, «ma non quelle inutili di Bersani, che erano solo spot a favore della grande cooperazione. Vogliamo quelle vere, che partano dai servizi pubblici locali come i trasporti, l'energia, il gas, la luce, l'acqua». Capitolo tasse: «Proponiamo una cedolare secca del 20\% sugli affitti, così da far emergere il nero». E gli extracomunitari non possono essere gestito con criteri razzisti, ma sia chiaro che «devono sapere che vengono in un Paese che non è una terra di nessuno in cui chiunque può farla da padrone. Un Paese che ha l'orgoglio della propria cultura, dei propri simboli, della propria bandiera, dell'italianità». Un Paese i cui valori sono incarnati nel sacrificio di Giovanni Pezzulo, il militare caduto in Afghanistan di cui si celebrano i funerali a pochi chilometri da qui.
    Meno tasse, taglio delle spese, identità nazionale, liberalizzazioni, meritocrazia. E la differenza con i programmi del Pdl? «I temi etici: sia il Pd che il Pdl non vogliono che siano materia di campagna elettorale perché hanno paura di scottarsi; come se poi in Parlamento non dovessimo legiferare su questioni come l'aborto, l'eutanasia, la famiglia. Solo noi difendiamo senza tentennamenti l'identità cristiana del nostro popolo. Parleremo al cuore della gente del family day». Un richiamo che sembra fatto su misura per Pezzotta, Tabacci e tanti ex Dc sparsi a destra e a sinistra. La partita si giocherà lì.

    Fonte: Il Gazzettino ed. Naz.le - di Ario Gervasutti - | vai alla pagina
    Argomenti: Berlusconi, udc, Candidature, elezioni politiche 2008, partiti, programmi elettorali | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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