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Dichiarazione di Francesco GIORDANO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Rifondazione comunista - Sinistra europea) 


 

Per il Sud chiediamo una nuova stagione di diritti e di desideri

  • (04 aprile 2008) - fonte: www.franco-giordano.it - inserita il 04 aprile 2008 da 1488
    Sud Viola. Così Ingrao descrisse il sud in un famoso articolo. Viola come un tramonto struggente. Come le passioni, impetuose ma mai distruttive che hanno segnato la sua storia. Viola come la nostalgia che sempre accompagna chi è costretto a lasciare quelle terre. Ieri come oggi.Ogni anno circa centomila giovani abbandonano quelle regioni per cercare lavoro. Come se ogni anno venisse cancellata dalle carte geografiche un'intera città di medie dimensioni. I protagonisti di questa nuova ondata migratoria interna sono laureati e diplomati: è la risorsa più preziosa di quelle terre che viene così dissipata e sprecata. Nel Mezzogiorno risulta occupato solo il 46,6% della popolazione attiva, quota che la Svimez definisce "lontanissima dai livelli medi europei". La situazione, comunque drammatica, diventa tragica se ci si concentra sulla forza lavoro giovanile più qualificata. In una regione come la Calabria solo il 42% dei laureati ha trovato un'occupazione a tre anni dalla laurea. Ma di questa fortunata minoranza la metà si è dovuta spostare nel centro-nord. Inutile aggiungere che si tratta per lo più di occupazioni precarie o peggio: nel sud i "lavori atipici" sopravanzano di nove volte gli stessi contratti a termine.

    Non si tratta di "arretratezza", come tende ad accreditare un' interessata retorica. E' l'esatto contrario: è il frutto avvelenato della "modernizzazione senza modernità", per dirla con Gramsci. E' la logica del puntare tutto sulla competitività di prezzo invece che sulla qualità, sulla innovazione e sulla ricerca. E' il tributo da pagare alla rincorsa della forza lavoro e dell'ambiente ai prezzi più bassi. Vengono al pettine nodi culturali e strategici irrisolti, come quella cultura e quell'idea infondata che prevedeva lo sviluppo del sud attraverso la costruzione di "isole" di lavoro a basso costo (contratti d'area, patti territoriali…) sperando in un propagazione di questo effetto competitivo. Oggi occorre impostare un'alternativa economica in grado di rimettere in discussione dalle fondamenta quel tipo di impostazione. L'alternativa è la incentivizzione dell'autonoma vocazione produttiva sia sul terreno di un'agricoltura di qualità che in quello di un tessuto industriale compatibile con l'ambiente. E' l'investimento sulle fonti rinnovabili, su prodotti meno energivori, sulla modifica degli stili di vita, sulla valorizzazione delle risorse di memoria e di natura. E' in questo quadro che può essere reinventato uno spazio pubblico in economia, in grado di fare scelte a redditività differita, di "seminare" oggi per raccogliere stabilmente domani. Non è l'inseguimento di un modello perequativo del nord e delle sue contraddizioni dunque il nostro obiettivo.

    Ed è in questo groviglio di modernizzazione e finanziarizzazione che si sono sviluppate le nuove mafie, come una tenia che logora dall'interno ogni possibilità di riscatto. Non c'è possibilità di prospettare alternative economiche e di vita se non ci si mette in sintonia con quel potente bisogno di liberazione dalla criminalità organizzata che pervade tanta parte della società meridionale. In questo la nostra scelta di campo è netta. Solo una politica di trasformazione si può cimentare coerentemente con questa necessità, può contrastare l'intreccio tra criminalità, impresa ed istituzioni che spesso segna il controllo di interi territori. Se ci si dispone a ottenere il consenso per il governo a prescindere da un progetto di mutamento sociale ed economico diventa inevitabile venire a patti con le forme di intermediazione del consenso di volta in volta attivate dai potentati di turno. La questione morale acquista dunque una immediata, diretta, visibile valenza politica. Se scegli il modello delle grandi opere ti traini dietro inevitabilmente un nefasto corredo: distruttivo impatto sull'ambiente, drammatica devastazione dell'armonia del paesaggio, lavori dequalificati, precari e per definizione transitori, relazioni ambigue tra i poteri forti ufficiali e quelli illegali. Se al contrario scegli la permanente messa in sicurezza del territorio investi sulla formazione, sulla tutela e ti rivolgi a quei soggetti che, a viso aperto, contrastano coraggiosamente le mafie e le ecomafie. Sono due idee opposte. Spesso per finanziare imprese che hanno abbandonato dopo un po', con una logica da mordi e fuggi, il sud, si sono distrutte ingenti risorse economiche. Noi chiediamo un salario sociale per i giovani disoccupati, fino a che non trovino un lavoro a tempo indeterminato. Perché se si finanzia così improvvidamente l'impresa quelle risorse sono sempre e comunque considerate produttive e se invece si volgono a favore dei disoccupati diventano improduttive? Nel Mezzogiorno ci sono energie straordinarie che hanno bisogno solo di essere attivate. Si sono moltiplicati segnali di una nuova primavera.

    La grande e gioiosa manifestazione di Bari, il dilagare di associazioni come "Libera", l'adesione coraggiosa ed entusiasta di centinaia di migliaia di giovani alle iniziative antimafia ci dicono che oggi è possibile una svolta politico-culturale. Ed è su questo che vogliamo investire per costruire una sinistra nuova. Essa o è mediterranea o non è. Una sinistra in grado di contrastare l'etnocentrismo dilagante e lo scontro di civiltà per valorizzare le culture che si affacciano sulle due sponde del "mare nostrum", contrastando le politiche securitarie, fondate sulla costruzione sistematica del nemico, che accompagnano il processo di valorizzazione del capitale. E' in questo contesto che si gioca infatti la partita tra il vecchio pensiero economico separatista e segregazionista e una nuova cultura: diversa, in cui donne e uomini rimangono padroni del proprio tempo, del proprio spazio geografico e sociale, della propria esistenza. E' la fondazione di un nuovo spazio critico: non confine, non luogo di separazione. Lo spazio di nuove forme di ibridazione culturale che preveda, come spesso ci ricorda il sociologo Franco Cassano, il riconoscimento culturale dell'altro, del diverso da sé, la rimozione di tutte le asimmetrie, una nuova sintesi tra terra e mare, ovvero tra la sicurezza antica dell'identità e la libertà degli individui. E' la sfida di un nuovo pensiero critico che deve coniugare il valore forte dell'uguaglianza con il riconoscimento delle differenze e l'esaltazione della libertà. Un'uguaglianza sfidata dalla nuova composizione sociale e dal pensiero della differenza di genere. Una libertà intesa come grande leva di liberazione da ogni forma di asservimento e da ogni bisogno indotto. Si tratta di costruire una nuova dialettica, tale da produrre sia "figure inedite" che un pensiero capace di ridisegnare un'alternativa di società. Io credo che questa disposizione culturale e questa ricerca innovativa possano trovare nel sud, terra di antico meticciato culturale, il terreno più fertile. Si apre una nuova stagione di diritti e di desideri. Una bella parola alla cui radice, nell'etimologia latina, ne figurava una altrettanto bella: stella. E le stelle, come si sa, al sud si vedono meglio.
    Fonte: www.franco-giordano.it | vai alla pagina

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