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Dichiarazione di Francesco GIORDANO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Rifondazione comunista - Sinistra europea) 


 

Il segretario di Rifondazione: «Le maggiori responsabilità nel Pd». E sulla sinistra: «Accelerare subito»

  • (06 aprile 2008) - fonte: Liberazione - inserita il 06 aprile 2008 da 1488
    Veltroni scarica sul Prc la fine di Prodi
    Giordano: con il voto, il nuovo soggetto

    Bella faccia, ci sarebbe da dire volendo proprio infierire con Veltroni: dire che è stata Rifondazione comunista, latu senso la sinistra di quella che fu l'Unione, a «segare l'albero del governi Prodi dall'inizio di questa legislatura» richiede una dose d'ipocrisia pressoché sovrumana. Specie da parte di chi alle elezioni si presenta "da solo" con l'esclusiva compagnia di Antonio Di Pietro e del suo partito, i cui ultimatum parlamentari sparati senza soluzione di continuità dall'autunno dell'anno passato al gennaio scorso sono stati impediti a realizzarsi solo dal "sorpasso" in corsa da parte di Mastella. Famoso esponente di sinistra anche lui, com'è noto. Anyway ci sarebbe da piangere se non fosse risibile, quest'acrobatica iperbole veltroniana. Da piangere, perché tutt'altro è stato il dibattito a sinistra e tutt'altri i problemi di relazione con quella società civile e quell'elettorato che da sinistra avevano sorretto la sfida dell'Unione nel 2006. Come deve rivendicare lo stesso Bertinotti, replicando a Veltroni solo che «sbaglia ed è gravemente ingeneroso», il film visto da sinistra è stato l'opposto: «Con le unghie e con i denti, anche trangugiando bocconi amari, abbiamo fatto vivere il governo contando su un secondo tempo che non è mai arrivato». Attesa di Godot, si direbbe, malvissuta il cielo solo sa quanto da quante parti in movimento della società italiana. E delle tante "malattie sociali", o meglio di rapporto tra i soggetti sociali concreti e la rappresentanza politica, Bertinotti si limita a testimoniarne quella che ha incrudelito sino all'ultimo: «Ci siamo battuti per superare la legge che dà il precariato, per l'aumento di salari e pensioni e lo abbiamo fatto nelle finanziarie e perfino dopo, decreto per decreto». Questo per ricordare un'altra verità, stavolta al presente: «Qui invece - sottolinea infatti la replica bertinottiana - ci sono ministri che oggi fanno parte del Partito democratico che non hanno consentito al governo di fare quello che avrebbe dovuto».

    Già, perché il problema non è stato e ancor meno è solo o principalmente quello dei Mastella, dei Di Pietro, dei Dini. Il vero problema è che l'assoluta divergenza del film raccontato da Veltroni rispetto alla realtà di quello vissuto dalla sinistra e soprattutto da tanta gente, conferma un'antinomia di fondo, che quella sì ha minato il "patto" del 2006 e ha sepolto la formula di centrosinistra. Un'antinomia rispetto agli stessi "obiettivi" formali di quella formula, insomma alle promesse fatte all'elettorato. Tiene a riassumerla Franco Giordano, segretario del Prc: «Sono state le forze moderate a impedire al governo di realizzare i propri obiettivi e infine a decretarne la caduta». Appunto: «Non solo i Dini e i Mastella ma anche e sorattutto le aree più permeabili alle richieste dei poteri forti e delle aziende all'interno del Pd». E' perciò che l'«accusa» veltroniana a Bertinotti «non è solo infondata ma rappresenta l'opposto esatto della verità». Un capovolgimento che, in realtà, è contraddetto clamorosamente proprio dall'evidenza delle scelte presenti del Pd. Come annota ancora Giordano: «Del resto, le candidature confindustriali schierate da quel partito si commentano da sole». Ma lo slancio veltroniano nella messinscena della "corsa a due" con Berlusconi in quest'ultimo scorcio di campagna elettorale, evidentemente, incontra qualche problema. E forse si spiega così perché il leader piddino senta il bisogno di "dannare" persino la memoria dell'azione politica della sinistra, quando proprio lui ha così tanto marcato la sua marcia al centro. E forse c'è anche qualche problema con il gioco di prestigio di presentarsi "tutto nuovo", come se il Pd non fosse espressione degli azionisti di maggioranza del governo ancora in carica. Ma Giordano, che parla forte come le altre e gli altri della sinistra dall'esperienza di sforzo fatto in queste settimane territorio per territorio nel Paese, e forte di segnali positivi come il clima respirato nelle iniziative degli ultimi giorni, in Calabria come in Sicilia e nonostante lo spalancamento mediatico dell' affaire giudiziario sul ministro dell'Ambiente e portavoce dei Verdi, fa anche un altro discorso. Rivolto al futuro e in particolare a quello della sinistra.

    Si tratta del "compito" che si evince proprio dall'incontro con i soggetti reali in questa contesa politica. Dice il segretario Prc che «in questa ultima settimana ci saranno due campagne elettorali diverse»: e cioè una che «si svolgerà sui media e avrà le stesse caratteristiche a dir poco discutibili a cui abbiamo assistito finora, probabilmente in forme persino più esasperate»; mentre l'altra «dovremo farla noi, tra la gente, di fronte alle fabbriche, incontrando i cittadini, i precari, le donne che vedono minacciato il diritto all'autodeterminazione». Ed è «questa seconda campagna elettorale, vera e diretta, che deciderà il voto di domenica prossima». Qui sta il "compito": perché, aggiunge Giordano, «molto dipenderà dalla nostra capacità di convincere la nostra base che la Sinistra Arcobaleno non è un espediente elettorale». Bensì «la base del soggetto unitario e plurale della sinistra». Anzi, più precisamente e concretamente, «il primo passo di un soggetto politico nuovo». Ed ecco il messaggio più chiaro: quel soggetto, è l'indicazione, «dovrà non solo proseguire ma accelerare il passo subito dopo le elezioni». Un segnale che è anche un invito, un'apertura, un appello a prendere voce e responsabilità, da subito: rivolti alle molte e ai molti, non tanto per poterli contare nei voti, ma perché possano, loro, contare davvero.
    Fonte: Liberazione | vai alla pagina

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