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Dichiarazione di Gianni VERNETTI

Alla data della dichiarazione:  Sottosegretario  Affari Esteri (Partito: DL) 


 

«Cina, molti arrestati di questi giorni rischiano il boia» - Intervista

  • (07 aprile 2008) - fonte: L'Unità - inserita il 08 aprile 2008 da 31

    «Ciò che sta accadendo in questi giorni in Tibet renderà molto difficile per tanti leader politici democratici essere presenti l'8 agosto a Pechino alla cerimonia di apertura dei Giochi olimpici». Così Gianni Vernetti, sottosegretario agli Esteri con delega all'Asia e ai Diritti umani.

    La condanna del dissidente cinese Hu Jia, le drammatiche notizie che continuano a giungere dal Tibet...
    «La situazione in Cina continua a peggiorare. La condanna a tre anni e mezzo di carcere di Hu Jia è un fatto molto grave, anche perché l'Ue e gli Usa avevano in questi mesi chiesto in modo esplicito al governo cinese di non incarcerare Hu Jia, e anzi di eliminare l'assurdo provvedimento degli arresti domiciliari a cui Hu Jia, la moglie Zeng Jinyan e la loro figlioletta di cinque mesi erano sottoposti da quasi un anno. L'arresto e la condanna di Hu Jia sono clamorosi perché l'unico reato di cui è accusato e per il quale è stato condannato a tre anni e mezzo di carcere, è un reato di opinione. Sia lui che la moglie Zeng Jiyan sono attivisti che hanno denunciato in questi anni gli standard terribili in materia di diritti umani in cui sono costretti vivere oltre un miliardo di cinesi. Hu Jia e Zeng Jiyan non hanno fatto altro che quello che milioni di giovani, governi, associazioni, organizzazioni non governative, dicono nel mondo libero: hanno denunciato l'abuso della pena di morte, hanno pubblicato elenchi di religiosi arrestati, hanno reso pubbliche storie incredibili di torture, uccisioni, di abusi subiti da cittadini che avevano protestato per la difesa dei diritti fondamentali, oltre essersi battuti per la libertà in Tibet...»
    Il Tibet, altro dossier caldissimo.
    «Purtroppo alle richieste del governo italiano, dell'Europa, della comunità internazionale di interrompere le violenze, liberare i prigionieri politici che oggi vengono stimati in Tibet attorno ai 2300, e di aprire un dialogo con il Dalai Lama, la Cina, anziché ascoltare queste richieste, ha portato avanti una brutale repressione, con morti e centinaia di nuovi arresti, e c'è chi rischia la pena di morte. L'episodio dell'altro ieri in un monastero dello Sichuan, è gravissimo. La polizia cinese ha fatto imizione nel monastero e dopo aver trovato alcune foto del Dalai Lama, leader spirituale dei mille monaci presenti nel monastero, ha iniziato a compiere arresti e violenze: negli scontri sono morti otto monaci...»
    Cosa fare di fronte a tutto ciò?
    «Se questo è il modo con il quale la Cina intende prepararsi all'evento olimpico, compie un grave errore. L'abbiamo detto in più occasioni: le responsabilità sono tutte nelle mani dei dirigenti cinesi. Sono loro che devono dimostrare al mondo che le Olimpiadi si possono svolgere regolarmente in un clima di pace, di rispetto e tolleranza. Credo che quanto sta accadendo in questi giorni renderà molto difficile per tanti leader politici democratici essere presenti a Pechino l'8 agosto, in occasione dell'apertura dei Giochi olimpici. La Cina, se vuole, è ancora in tempo a cambiare rotta: ponga fine alle violenze, incontri il Dalai Lama, migliori i propri standard in materia di diritti umani».
    C'è chi lamenta una scarsa mobilitazione per il Tibet.
    «Purtroppo è così.
    Non ci si rende conto che occuparsi della democrazia e dei diritti di un miliardo e 300 milioni di cinesi, più di un quinto della popolazione mondiale, ci riguarda da vicino. La globalizzazione dell'economia non potrà compiersi pienamente senza una vera globalizzazione dei diritti. Un Paese come l'Italia è grande non soltanto per le dimensioni del proprio Pii ma per il sistema dei valori che è in grado di proporre sulla scena internazionale».

    Fonte: L'Unità | vai alla pagina
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