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Dichiarazione di Giuseppe FIORONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: L' Ulivo)  - Consigliere  Consiglio Comunale Villa San Giovanni in Tuscia (VT) (Lista di elezione: CEN-SIN(LS.CIVICHE))  -  Ministro  Istruzione (Partito: DL) 


 

«Eleggiamo cento cattolici I radicali non hanno peso» - Intervista

  • (10 aprile 2008) - fonte: QN - Antonella Coppari - inserita il 10 aprile 2008 da 31

    E’ cattolico, ma non ci pensa pro­prio a porgere l'altra guancia. Soprat­tutto a Berlusconi e Dell'Utri, paladi­ni entusiasti del revisionismo storico dei libri adottati nelle scuole italiane, con particolare ri­guardo ai capitoli che si occupano di Resisten­za e di comunismo: «E' grazie all'impegno di migliaia di uomini e donne protagonisti della Resistenza che abbiamo scritto la prima parte della Costituzione, la qualche consente pure al Cavaliere e a Dell'Utri di dire certe sciocchez­ze senza vergognarsi».
    Come ministro dell'istruzione, Beppe Fioroni non fa una pie­ga davanti agli attacchi del Pdl sulla matrice marxista della cultura italiana: «Hanno biso­gno di un nemico per esistere, ma questo è uno schema della politica che il Paese non può più permettersi.
    Bisogna puntare al bene comune». Come candidato del Pd non ha dubbi: solo il partito di Veltroni può ga­rantire agli elettori cattolici una tutela seria dei valori cristiani.
    Come la mettiamo con Casini? L'appoggio che Avvenire, il quotidiano dei vescovi, ha espresso per l'Udc non sottintende una certa freddezza delle gerarchie ecclesiastiche verso Pd e Pdl?
    «Noi porteremo 100 cattolici in Parlamento, fra Camera e Senato: la capacità di incidere, in politica, è data anche dalla forza dei numeri che non può essere affidata alla semplice testi­monianza dell'Udc. Né al metodo dell'allodolismo praticato da Berlusconi».
    Vale a dire?
    «Il Cavaliere trasforma il Cristianesimo in ideologia, prende quello che gli fa comodo e ne affida la divulgazione ad atei devoti, che lo utilizzano come specchietto per le allodole.
    Noi siamo distanti da questa strategia, ma sia­mo distanti pure da quella di Pezzotta e Casi­ni: cattolici che si sentono accerchiati, e gioca­no solo in difesa dei propri valori.
    Io credo che lo sforzo di un cat­tolico in politica sia quello di diventare 'sale e lievito' della società, ispirando le politi­che generali del Paese».
    Non temete di essere mi­noranza nel Pd sui temi etici?
    «No. Nessun partito pensa che le opinioni sui temi che at­tengono alla vi­ta o alla morte possono essere frutto della tessera di un parti­to.
    A me preoccuperebbe un partito che, insie­me all'iscrizione, stabilisce quale vita è degna di essere vissuta e quale no».
    Ogni riferimento a Giuliano Ferrara è ca­suale...
    «Ferrara ha sollevato un problema, quello del­la moratoria sull'aborto, che può meritare un approfondimento nei paesi in cui l'interruzio­ne della gravidanza è concepita come metodo per limitare le nascite.
    Ma che il tema dell'aborto diventi l'unico tema da presentare in campagna elettorale lo ritengo riduttivo ri­spetto a quello che deve essere l'impegno dei cattolici in politica».
    Non pensa che un cattolico possa essere spaventato dalla convivenza con i radicali?
    «E perché mai? Non vedo come un minuscolo manipolo di quattro-cinque radicali, quanti so­no quelli che potrebbero essere eletti, possano condizionare 100 parlamentari cattolici.
    Un ri­schio inesistente, soprattutto dopo che i radicali — accettando il nostro programma — hanno rinunciato a presentare un loro dise­gno di legge sull'8 per mille, sull'insegnamen­to della religione cattolica o sulla revisione del concordato.
    Peraltro, nel centrodestra ci sono noti anticlericali, laicisti e radicali ma nessu­no ha mai sollevato questo problema».

    Fonte: QN - Antonella Coppari | vai alla pagina
    Argomenti: aborto, cattolici, elezioni politiche 2008, pd, radicali, lista ferrara | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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