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Dichiarazione di Luca ZAIA

Alla data della dichiarazione: Vicepres. Regione Veneto (Partito: Lega)  - Assessore Regione Veneto (Partito: Lega) 


 

Zaia agli imam offre un decalogo: «Serve chiarezza»

  • (18 aprile 2008) - fonte: La Padania Online - inserita il 21 aprile 2008 da 80
    «Parole positive, ma prima dei diritti vengono i doveri. Cosa rispondono gli imam veneti al nostro decalogo sull’immigrazione?». Così il leghista Luca Zaia, vicepresidente del Veneto, ribatte alle dichiarazioni degli imam musulmani. I capi religiosi islamici hanno infatti commentato la vittoria elettorale del Carroccio vestendosi con la pelle d’agnello e usando toni apparentemente moderati. «Siamo a disposizione di tutti gli amministratori locali per individuare le strade migliori per una convivenza democratica», ha detto Kamel Layachi, coordinatore dei leader spirituali musulmani del Veneto. «Non abbiamo una posizione a priori e ci confronteremo in modo civile con le idee politiche di tutti i partiti, compresa la Lega». Zaia pensa che gli imam si sentano un po’ “orfani” di punti di riferimento dopo il crollo della sinistra, e sottolinea: «Prendo atto delle affermazioni degli Imam del Veneto, non preoccupati per la crescita elettorale della Lega, anche se non so se si tratta di un eccesso di zelo, di una perdita di riferimenti storici, o della volontà di risolvere davvero i problemi. Lo dico da veneto che sa bene come il 5% del nostro Pil è dato dal lavoro degli immigrati, ma che il 70% dei carcerati è costituito da immigrati e che riguardano immigrati l’80% delle denunce nelle nostre questure». Zaia chiede agli Imam chiarezza, in particolare riguardo al decalogo sviluppato dalla Lega nei confronti dell’immigrazione: «Vorremmo capire se si tratta di frasi di circostanza o no: parliamo di diritti o di doveri? Chiedo agli Imam di sapere cosa pensano della nostra politica del nostro decalogo operativo: espulsione dei clandestini; niente diritto al voto per i non cittadini italiani; per ottenere la cittadinanza non bastano 10 anni ma serve anche un test di conoscenza della lingua, della storia e della cultura del nostro Paese; banca dati nazionale con la schedatura degli immigrati; controlli sanitari all’ingresso; pene più severe, da scontare nel paese di origine; test del dna nei ricongiungimenti familiari; ordinanza antisbandati in tutti i comuni; riconoscere le radici cristiane nel Trattato dell’Ue; no all’amnistia e all’indulto. Noi padani sappiamo cosa vuol dire emigrare, ma i nostri antenati non erano delinquenti».
    Fonte: La Padania Online | vai alla pagina
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