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Dichiarazione di Luciano D'alfonso

Alla data della dichiarazione: Sindaco  Comune Pescara (PE) (Partito: PD) 


 

Discorso pronunciato in occasione della Cerimonia per la 63esima Festa della Liberazione

  • (25 aprile 2008) - fonte: Sito internet del Comune di Pescara - inserita il 19 giugno 2008 da 2570
    Signor Prefetto, autorità civili, militari e religiose, cittadini e cittadine, il 25 aprile di quest’anno si arricchisce di un significato particolare, alla luce dei 60 anni della nostra Costituzione Repubblicana, entrata in vigore il primo gennaio del 1948. Una Carta che allora ha segnato la nascita concreta di uno Stato democratico per cui in migliaia si erano spesi, sacrificando anche le proprie vite in nome di un sogno da realizzare e che riassume in sé quegli stessi ideali che animarono il coraggio e le aspirazioni dei nostri partigiani e di tantissimi abruzzesi che, come loro, combatterono per la libertà. Ideali che devono tornare a parlare ai giovani, perché quel sacrificio non appartenga solo alla storia del passato, ma scriva pagine importanti nel futuro delle prossime generazioni. La lezione di coraggio e di libertà incarnata dalla Resistenza è attuale e viva nella Costituzione ed è una lezione rivolta a tutti: a chi ha combattuto da partigiano, a chi ha creduto nella Patria, a noi oggi che ne rappresentiamo il presente. E soprattutto a chi ne scriverà il futuro. I nostri figli, i figli dei nostri figli, chi verrà dopo di noi dovrà leggere la Costituzione non come una carta, un documento importante ma lontano nel tempo, bensì come una ideale foto di famiglia in cui riconoscersi sempre e riconoscere per sempre come propri, gli ideali di libertà, uguaglianza sociale e giustizia che l’hanno ispirata. Oggi, a 63 anni dalla Liberazione, una brigata che ne fu l’emblema, la storica Brigata Majella , unica brigata ad essere decorata nel ’63 con una Medaglia d’oro al valor Militare, riceve una Medaglia d’oro al valor Civile dal Presidente della Repubblica. La forza di questi uomini è stata anche quella di rappresentare tutti gli abruzzesi che guardavano alla fine del fascismo come l’inizio di una nuova era di diritti, loro furono capaci di incarnarne il coraggio, ritagliando alla nostra regione una parte importante nella costruzione del nuovo futuro dell’Italia. Questi uomini, insieme a tanti altri rimasti anonimi, si sono impegnati perché nella Costituzione quegli ideali fossero sanciti, diventassero la base su cui fondare una Repubblica unita e indivisibile. Una Repubblica capace di riconoscere la dignità e i diritti di ognuno e di preoccuparsi perché il futuro di tutti fosse garantito, libero. Fosse un futuro di pace. Il loro nome appartiene alla storia della Resistenza italiana, ma è anche il nostro nome, non solo perché sono stati padri, fratelli, o nonni, ma perché ci hanno consegnato il presente che non hanno potuto vivere, fatto di democrazia e libertà. E il nostro nome, grazie al loro, è scritto in una Carta che compie 60 anni ma non invecchia. Una Carta che ci accompagna da sempre, ma che ogni giorno dobbiamo riscoprire, riappropriandoci della sua storia. Perché ci consente di esprimerci e vivere insieme, confrontandoci. Perché chiede occasioni per tutti e ci indica una via da seguire. Perché ci rappresenta nei valori e negli ideali che coltiviamo per fede, per cultura, per sentimento. Perché ci consegna ogni giorno la concreta possibilità di costruire la migliore opportunità di crescere ancora e di farlo in un Paese libero e pacifico. Non bisogna tornare indietro di 60 anni per conoscerla. Lo spirito della Costituzione si può incontrare ovunque. Uno dei padri della Carta, Piero Calamandrei, in un suo celebre discorso indirizzato agli studenti milanesi nel 1955, disse di cercarla “nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità - disse - andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione ”. E aveva ragione, Calamandrei, a rivolgersi ai giovani, ad esortarli a dare alla Costituzione il proprio spirito, la gioventù, per farla vivere, sentirla propria. Gli chiedeva di metterci dentro il loro senso e coscienza civica e di rendersi conto che nessuno di noi nel mondo è solo, “che siamo in più” e facciamo parte di una comunità che non ha un limite nelle nostre Nazioni. “In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie”, gridava ai giovani uno dei suoi autorevoli ispiratori. Parlava di vite sfociate nei suoi articoli, li invitava ad ascoltare delle voci lontane...a cercarne le storie. Aveva ragione, perché è una ricerca che non muore. E’ una ricerca facile, alla portata di tutti, ma richiede impegno e amore. L’impegno di voi giovani oggi, che come quei giovani del ’55, dovrete assicurarle un futuro, trovandola prima di tutto nelle vostre vite. L’amore di tutti quanti noi, cittadini e cittadine, affinché questo accada davvero, portandola nelle nostre famiglie, nei nostri luoghi di lavoro, dentro le aule dove crescono i sentimenti e gli ideali delle generazioni future e fuori, sulle strade dove corrono le loro vite. Realizzandola, infine, nella politica come missione, per fare in modo che quegli ideali, conquistati perché appartenevano a pochi, possano continuare a rappresentare tutti, a dare voce anche alle storie che nessuno racconta. Sessanta anni fa nacque un patto di fratellanza e di pace con il popolo italiano e fu consegnato nelle sue mani perché da allora in poi fosse onorato e rispettato. Oggi spetta a noi farlo, assicurandoci che i giovani ne conoscano il significato e le origini e che la memoria della Resistenza, del dolore e del coraggio di chi la rese fondamentale perché quel patto fosse scritto, ci appartenga sempre. Viva il 25 Aprile, viva la nostra Costituzione.
    Fonte: Sito internet del Comune di Pescara | vai alla pagina
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