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Dichiarazione di Franco FRIGO

Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: L' Ulivo)  - Consigliere Provincia Padova (Lista di elezione: DL) 


 

Aldo Moro, «Ci ha insegnato il valore del dialogo, della tolleranza, del farsi carico dei problemi dell’avversario» - Intervista.

  • (09 maggio 2008) - fonte: partitodemocraticoveneto.org - inserita il 13 maggio 2008 da 31

    Consigliere regionale del PD, nel 1978 aveva 27 anni.
    Era assessore comunale a Cittadella e insegnava matematica alle Superiori.
    «Quando ho saputo dell’uccisione dell’on. Moro e del ritrovamento del cadavere – racconta - ero a scuola e ricordo perfettamente il dramma conseguente non solo alla tragica morte ma ai lunghissimi giorni di prigionia che l’avevano preceduto con distillazione quotidiana delle sue lettere dal carcere.
    Le lezioni a scuola furono immediatamente sospese e iniziò un’assemblea insegnanti studenti percorsa dal timore di un imminente pericolo che le Istituzioni democratiche italiane rischiavano».
    Consigliere Frigo, come visse quella tragedia? Qual era la sua posizione sulla linea da tenere nei confronti dei sequestratori? «In quel periodo tutti parlano di paura percepita quasi irreale, allora i responsabili istituzionali di partito avevano la paura di essere vittime di attentati da parte delle Brigate Rosse.
    Ricordo che per diversi anni quando rientravo a casa la sera dopo i vari impegni, temevo sempre, in prossimità dell’ingresso, di poter essere vittima di qualche imboscata. Avrei preferito la trattativa, soprattutto come modo per individuare i sequestratori, non tanto sull’astratto principio allora in voga tra fermezza e cedimento.»
    Come vede oggi, dopo 30 anni, quella vicenda? È cambiato il suo giudizio?
    «Con meno ansia perché l’incubo di una deriva autoritaria della democrazia italiana non si è verificato, tale incubo discendeva dal timore avanzato dai mass media circa presunte rivelazioni che Moro avrebbe fatto ai carcerieri su particolari segreti di Stato che avrebbero travolto le Istituzioni.»
    Che ricordo ha dell’uomo Aldo Moro e del suo operato come statista?
    «Moro lo conobbi direttamente, sia perché veniva a Borca di Cadore, dove la Democrazia Cristiana veneta faceva corsi di formazione per i giovani del partito, sia perché venne nel 1976 per chiudere la campagna elettorale a Cittadella, mio comune di residenza.

    Di lui ricordo sempre due considerazioni particolarmente interrogative che banalmente così sintetizzo: primo, fare discorsi moderati per non terrorizzare la parte della popolazione numerosa propensa a sostenere una deriva autoritaria (di destra) della Democrazia italiana.

    Secondo, la teoria delle convergenze parallele che per uno come il sottoscritto, di formazione scientifica, era un assurdo. Nulla può essere convergente se è parallelo. Ma che era il modo perché le opposte fazioni politiche potessero dialogare, nel senso tu sei avversario e quindi non mi potrai mai incontrare (parallelismo), però siccome dobbiamo vivere insieme in questa società dobbiamo trovare un minimo di intesa (convergenza).»

    Qual è il lascito di Aldo Moro alla politica di oggi?
    «Dialogo, tolleranza, farsi carico dei problemi dell’avversario.»

    Fonte: partitodemocraticoveneto.org | vai alla pagina
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