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Dichiarazione di Ferdinando ADORNATO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) 


 

Finalmente moderato (ma ora ha paura dell’innovazione). - Intervista.

  • (14 maggio 2008) - fonte: Liberal - Riccardo Paradisi - inserita il 14 maggio 2008 da 31

    Ottimista e disponibile verso l’opposizione. Sono questi i due aggettivi che qualificano il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera per la fiducia.
    Dal punto di vista programmatico il Cavaliere cita solo le prime cose farà il nuovo governo: lo smaltimento dei rifiuti a Napoli, l’abolizione dell’Ici, la detassazione degli straordinari , misure per garantire la sicurezza dei cittadini.
    Del discorso di Berlusconi abbiamo parlato con Ferdinando Adornato.

    Quello che chiede la fiducia appare un Berlusconi cambiato rispetto al passato. Dialogante, morbido…
    Siamo di fronte a un mutamento evidente. Nel suo discorso c’è persino qualcosa di vagamente ecumenico e se il termine buonista non fosse ormai caratterizzante di Veltroni lo si potrebbe usare per definire il nuovo Berlusconi.
    Un discorso il suo più da Camera dei Lord che da parlamento italiano. Non è un male, anzi, va benissimo.
    L’interfaccia però non è positiva: il suo infatti è stato un discorso leggero di contenuti.
    L’ici, i rifiuti, la sicurezza: erano i temi della campagna elettorale.
    Sì, presentati di volata, con l’artificio retorico di non voler entrare nel dettaglio. Perché di fatto non è stata data nessuna indicazione del programma di governo.
    Una volta Berlusconi era duro e polemico con gli avversari e forte nella parte programmatica. Oggi questo clichè si è rovesciato. Sembra quasi che la conquista della moderazione si accompagni oggi a una paura dell’innovazione.
    Che cosa è accaduto?
    È molto difficile interpretare Berlusconi. Le rispondo con una battuta: sentendo la mancanza dell’Udc il Cavaliere ha recitato la parte dell’Udc… Seriamente, si tratta di un passo avanti, che può però nascondere un’insidia.
    Quale?
    Ecco non vorrei che Berlusconi coltivi il desiderio di avere un’opposizione di sua maestà. Scegliersi insomma l’opposizione favorita.
    Io questo sospetto un po’ ce l’ho e quando dice che gli italiani hanno scelto una maggioranza di governo e una di opposizione mi sembra denoti proprio questo desiderio di avere un’opposizione morbida.
    Insomma un’eccesso di dialogo può portare a un depotenziamento della dialettica democratica?
    Non dico questo, no. Anzi, una democrazia seria si contraddistingue per la misura nei toni. Per 15 anni c’è stata un opposizione feroce in Italia.
    I toni, gli argomenti usati sono stati quelli di una guerra civile verbale dannosissima per il Paese. Che sia finita questa fase è un bene. Quello che voglio dire è che l’alchimia giusta dovrebbe essere la morbidezza dei toni e il rispetto istituzionale coniugati al conflitto anche duro se necessario nei contenuti.
    Bene dunque il bon ton di Berlusconi meno bene la leggerezza del suo discorso.
    Una leggerezza che rischia di diventare insostenibile laddove non c’è un richiamo vero alla drammaticità del Paese.
    A cosa si riferisce in particolare?
    Ma insomma tutti gli indicatori segnano una linea preoccupante: dai consumi, alla ricerca, alla scuola, siamo di fronte a una vera e propria emergenza a cui non è possibile rispondere in modo generico, nemmeno in un discorso di inizio legislatura. Da cui sono stati tagliati fuori i temi che più urgentemente chiedono di essere investiti di un’azione politica seria e profonda.
    Quali?
    L’energia, innanzi tutto. Nel discorso del presidente del Consiglio non c’è un accenno neppure vago al piano dell’energia che invece deve essere affrontato subito anche con un ritorno al nucleare.
    Poi la scuola. Non bastano le due frasi che gli sono state dedicate. Nell’ambito dell’istruzione occorre mettere in campo un processo di superamento del monopolio statale. Ancora: le liberalizzazioni.
    Senza di loro il Paese finisce in ginocchio. Liberalizzare le municipalizzate nei comuni, il settore dei servizi. Senza questi provvedimenti i servizi per cui gli italiani pagano le tasse saranno sempre peggiori.
    Infine, il quoziente famigliare. Berlusconi non ne ha accennato. Eppure è centrale in una vera riforma del nostro sistema fiscale. Che deve partire dalle esigenze della famiglia.
    Non vorrei che questa rimozione abbia a che fare con la minore rappresentanza culturale del mondo cattolico nel nuovo governo. La lamentela che viene da Avvenire e da Famiglia cristiana è anche nostra.
    Questo Pdl le sembra troppo sbilanciato in termini di cultura politica?
    Il Pdl sembra segnato da due componenti, quello della destra moderna e quello dell’eredità socialista. Sembrano venire meno il peso della componente cristiana e liberale.
    Quando Berlusconi ha fatto appello a Dio e alla fortuna nel suo discorso mi è sembrato che l’accento più forte l’abbia posto sulla fortuna…
    È mancato anche un riferimento alla Rai che in questi giorni è di nuovo nell’occhio del ciclone politico.
    La Rai è una metafora del palazzo, della qualità dei rapporti tra maggioranza e opposizione, della vischiosità del Paese.
    Su liberal avete trattato bene questo tema. Io credo che il punto non stia nel cambiare padrone al cavallo di viale Mazzini, o cavalcarlo in due, maggioranza e opposizione unite.
    E nemmeno, io credo, il problema è se Marco Travaglio debba insultare da solo o con contraddittorio il presidente del Senato.
    La soluzione semmai è liberalizzare la Rai, sottrarla al dominio dei partiti.
    Ma perché i partiti, anche di opposizione dovrebbero impegnarsi in una battaglia che sottrarrebbe un settore delle comunicazioni anche al loro controllo?
    Perché è giusto, perché è necessario, perché questo servizio pubblico non serve a nessuno.
    E comunque l’Udc deve avere il coraggio di porre questo tema con forza. Tabacci lo ha fatto. Io lo faccio adesso e continuerò a farlo. Perché credo che da una Rai libera ne guadagnino tutti.
    A cominciare dai giornalisti che ci lavorano e che voglio dirlo, sono bravissimi.
    Bravi ma mortificati nella loro professionalità da una logica di lottizzazione asfissiante e umiliante. Ecco se questa legislatura riuscisse ad affrontare seriamente questo e gli altri nodi cui accennavo sarebbe una legislatura interessante.
    L’opposizione del centro sarà dunque ferma ma responsabile.
    Il governo Berlusconi è il governo della nazione. Casini e il sottoscritto conoscono bene, per averla subita sulla propria pelle, l’opposizione concepita come demonizzazione dell’avversario.
    È lontanissima dalla nostra cultura e dal modello di opposizione di un Paese civile. Detto questo, sulle questioni decisive per il bene del Paese, Berlusconi sarà incalzato senza sconti.
    Lei conosce bene i banchi della maggioranza. Che impressione le hanno fatto ieri?
    C’era un’entusiasmo minore rispetto a quello che ero abituato a conoscere. Me ne sono chiesto il perché e non ho saputo rispondere. Forse il discorso di Berlusconi non era tale da suscitare grandi entusiasmi per la sua novità. Ma non basta più l’ottimismo.
    L’Italia a ha bisogno di entusiasmo, di un appello a una concordia di tutti, della nascita di una nuova fase di ricostruzione.
    Una grande coalizione?
    Un governo di unità nazionale. Mi adeguo a questo bipolarismo che non è ancora maturo ma che amo e che ho contribuito a costruire.
    Solo che oggi la grande necessità di riforme e l’immensità dello sforzo richiesto agli italiani ha in un governo di responsabilità nazionale il suo terminale migliore. Si dovrebbe lavorare per questo. Per l’intanto facciamo gli auguri a Berlusconi. Poi lo giudicheremo sui fatti.

    Fonte: Liberal - Riccardo Paradisi | vai alla pagina
    Argomenti: Energia nucleare, udc, partecipate, Rai, opposizione, energia, Governo Berlusconi | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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