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Dichiarazione di Elettra DEIANA


 

Se le cose cambiano senso. Emma Marcegaglia e il mondo delle donne

  • (26 maggio 2008) - fonte: www.elettradeiana.it - inserita il 26 maggio 2008 da 1488

    Dal punto di vista degli interessi di classe, della classe che splendidamente rappresenta, qualcuno potrebbe definire Emma Marcegaglia, la neo-presidente di Confindustria, uno squalo. O una squala se vogliamo sessuare il linguaggio, il che in italiano è sempre possibile. Marcegaglia è veramente splendida, come si addice a una come lei, erede di una dinastia di primo ordine, cresciuta fin da piccola per essere la prima. Elegante, raffinata, come soltanto una vera signora sa essere. Senza fronzoli nel suo vestirsi per le grandi occasioni, come il vero chic richiede. E senza fronzoli – questo veramente ci interessa - anche nel suo primo discorso da grande occasione padronale, quello tenuto giovedì 22 maggio per l’ insediamento alla guida degli industriali italiani. Niente giri di parole, niente eufemismi, niente allusioni né nascondimenti dei suoi desiderata di neo-presidente confindustriale. E’ andata dritta al cuore delle cose e ha chiesto tutto. Col sorriso sulle labbra e i capelli sciolti ad arte sulle spalle. Ma ha chiesto lo stesso tutto, per la gioia della platea che ascoltava entusiasta le sue parole e del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che si è affrettato a dirle che lei e lui hanno lo stesso programma. C’era da aspettarselo, non avevamo dubbi.

    Innanzitutto le mani libere per le imprese, ha chiesto la presidente Marcegaglia, e poi il riconoscimento della supremazia del mercato e dunque la fine del conflitto sociale e “il punto e a capo” delle pretese sindacali. Niente più contrapposizioni sociali, fanno male all’economia. Imprese e lavoratori devono collaborare proficuamente, è nel loro interesse. Il corpo padroni/lavoratori come un tutt’uno dunque, qualcosa che assomiglia a una corporazione? Sì qualcosa di simile, molto simile. Già sentito? Già sentito, sì, ma ne stiamo ri-sentendo di tutte le specie e toccherà abituarci. Oppure ricominciare a far politica seriamente, quando ci riusciremo. Il che al momento sembra lontano. Per il momento invece Emma Marcegaglia ha chiesto con determinazione anche il ritorno all’energia nucleare, mentre ha ribadito la fine del contratto nazionale di lavoro e il basta a tutti i freni che la mano pubblica pretende ancora di imporre al privato. E ha respirato a pieni polmoni il vento gelido del dopo elezioni quando ha detto col sorriso sulle labbra che finalmente la sinistra non è più in Parlamento e dunque non darà più fastidio a nessuno. Signora, Emma Marcegaglia, ma anche padrona che sa bene come girano le cose.

    L’era di Marcegaglia e Berlusconi ha preso il via. Aspettiamoci di tutto, di più. Qualcuno, un po’ all’antica o inguaribilmente maschilista, potrebbe dire che Emma Marcegaglia ha parlato proprio come un vero uomo o vuol fare davvero l’uomo. E invece no, dico io, ha parlato come una vera donna molto autorevole del nostro tempo. Una donna che sa il fatto suo e che usa tutti gli strumenti a sua disposzione, che ha respirato, sia pure dai piani alti, gli umori di questi anni ed è vissuta tra gli echi culturali, le buone letture ma anche le risonanze e le suggestioni, di testa e di cuore, di quel grande sommovimento che le donne hanno provocato con la loro “rivoluzione più lunga”.

    Un sommovimento che è entrato un po’ dovunque nella società, che ha cambiato parole, linguaggi, riferimenti e che rappresenta spesso le donne a partire da quello che sono e non da come la parte maschile le voleva, le vorrebbe o non sa che dire. Vale anche per chi ha grandi natali. Certo quel sommovimento ha perso via via qualcosa di sé, diluendosi e banalizzandosi per strada, diventando anche strumento di potere o copertura di miserie e/o di ambizioni femminili. Una rivoluzione insomma che un po’ alla volta, in tutti questi anni di sfinimento vaticanesco e di sotterranei cedimenti, ha mutato di segno e di fisionomia. La libertà femminile per dire oggi sì a tutto ciò che mortifica e uccide la libertà femminile. L’esempio della 194, tanto per fare un solo esempio, con donne sicuramente libere che hanno sostenuto e sostengono cose illiberali per altre donne. E poi la politica femminile che cancella la differenza politica del portare sulla scena pubblica un punto di vista femminista per cambiare le cose in radice. E porta invece quote in caduta libera e adattamento conformizzante alle cose. E tante cose ancora – di pensiero e di pratica – che ci sfuggono ormai da tutte le parti, annacquate e senza più fisionomia né senso politico. Emma Marcegaglia ha però fisionomia e senso politico e ha costruito il suo discorso con suggestioni che vengono da là, toccando con algida abilità la corda del “personale/politico”: il richiamo non banale agli affetti familiari della sua infanzia, l’emozione materna per la sua creatura, la cura delle relazioni primarie. E poi la corda della pietas pubblica, così cara alle donne, nel richiamo non rituale all’ennesimo operaio morto sul lavoro. Una volta la retorica maschile faceva faville nell’esercizio del potere, oggi la sobria autorevolezza femminile si industria ad arte a sostegno di un sistema che è quello che è ma è quello di Emma Marcegaglia.

    Mi viene da dire che anche la rivoluzione più lunga si è persa nella deriva di un tempo che va come va e della grande avventura femminista ci rimane ben poco. Le manifestazioni certo, l’ostinazione e l’intelligenza di certe femministe che ricominciano sempre daccapo. Le nuove giovani, forse. Oppure che altro?
    Fonte: www.elettradeiana.it | vai alla pagina

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