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Dichiarazione di Sergio CHIAMPARINO

Alla data della dichiarazione: Sindaco  Comune Torino (TO) (Partito: PD) 


 

"Il federalismo alla lombarda non sta in piedi". - Intervista

  • (27 maggio 2008) - fonte: La Stampa - Luigi La Spina - inserita il 27 maggio 2008 da 31

    «Formigoni dice che Veltroni è d'accordo con lui? Allora Bossi e Tremonti stanno dalla mia parte».
    «Se Formigoni interpreta la posizione di Veltroni come coincidente con la sua, io mi permetto di interpretare quella di Bossi e Tremonti come identica alla mia».
    Il ministro-ombra del Pd per le Riforme, Sergio Chiamparino, risponde in modo altrettanto malizioso alla intervista del presidente della Lombardia sulla Stampa di ieri.
    Il sindaco di Torino, al di là delle battute, spiega in che cosa consista il vero contrasto sul federalismo «alla lombarda», esprime forti timori sulle conseguenze dell’abolizione dell’Ici e, annunciando il rinvio all’autunno dei consigli generali su Torino previsti per il 20 giugno, lancia la proposta di una sfida al governo di tutto il Nord-Ovest d’Italia.
    Che cos’è che non va nel modello lombardo per il federalismo?
    «Il problema non è il modello, sono i soldi. Noi siamo pronti ad accettare la sfida del cosiddetto federalismo regionale differenziato, tipo quello che propone la Regione Lombardia. Ma sulla ripartizione delle risorse, l’ingiustizia è clamorosa: loro vogliono trattenere l’80% dell’Iva, il 15 dell’Irpef, le accise e le imposte su tabacchi e giochi.
    In questo modo, solo da 3 a 6, secondo le stime, Regioni italiane sarebbero in grado di gestire i servizi. Le altre dovrebbero chiedere trasferimenti dallo Stato o alzare le tasse per i loro cittadini».
    Ma non ci sarebbe un fondo di perequazione, proprio per questo motivo?
    «Sì, ma la perequazione potrebbe arrivare solo fino a un massimo del 50% della differenza. Il sistema diventerebbe impossibile da sostenere».
    Allora, qual è, invece, la proposta che lei ha presentato a Bossi e Tremonti?
    «Quella firmata da tutte le Regioni, compresa la Lombardia, nel documento del 7 febbraio 2007 che parte dai livelli minimi di prestazioni dei servizi da fornire ai cittadini, naturalmente con costi standard, perché non è accettabile che una Tac, ad esempio, costi in una Regione 10 volte di più che in un’altra.
    La perequazione deve partire da questo punto, l’unico criterio che mette tutti gli italiani in una condizione di uguaglianza».
    Nel vostro partito siete tutti d’accordo sul federalismo?
    «Naturalmente ci sono sensibilità diverse. D’Alema ritiene che il federalismo possa disgregare lo Stato. Io penso di no. Poteva costituire un rischio se non fosse fallita la politica di superamento del dualismo Nord-Sud. Ma oggi, purtroppo, non è più così».
    A proposito di risorse e di federalismo, condivide l’abolizione dell’Ici?
    «In tutt’Europa, l’autonomia dei Comuni è legata al patrimonio immobiliare. Come dicono i manuali di scienza delle finanze, ci dev’essere corrispondenza fra bene tassato e chi usufruisce della tassa.
    Per ragioni che politicamente posso capire, ma non giustificare, prima il centro sinistra l’ha abolita parzialmente e, poi, il centrodestra l’ha fatto in misura totale.
    Come risarcire, dopo l’emergenza di quest’anno, i Comuni? Se ci saranno trasferimenti erariali, si tornerà indietro di 20 anni, alla finanza degli Anni 80».
    Si parla dell’istituzione di altre tasse locali...
    «Se si aggiungono tasse di scopo, magari basate sulle rendite fondiarie, bisogna stare attenti a non prendere in giro i cittadini, togliendo con una mano quello che si dà con l’altra.
    O fare come i Robin Hood al contrario, colpendo proprio i meno abbienti. Come sarebbe una tassa sui servizi che colpisse anche chi non ha avuto vantaggi, ad esempio, coloro che hanno una casa in affitto».
    Insomma, allora è proprio vero che lei vuol difendere a tutti i costi il villaggio di Asterix, la ridotta del centro sinistra nel Nord-Ovest. Si è trasformato nel «signor no»?
    «Se c’è una cosa di cui non credo di poter essere accusato è proprio questa. Anzi, tutti mi accusano del contrario: di aver sostenuto IntesaSanPaolo, il progetto MiTo con la Moratti, Iride con Genova.
    Certo, anche a livello nazionale, si dovrebbe riflettere su quello che si è fatto a Torino e in Piemonte, dove, sia pure con tanti difetti, una classe dirigente ha saputo interpretare e accompagnare una fase molto complicata del territorio.
    Fare il ministro-ombra, non vuol dire fare il sottosegretario del ministro-luce.
    Anzi, io voglio porre una sfida al governo: ho deciso di rinviare i consigli generali di Torino, previsti per il 20 giugno, perché ancora non è maturo un tema che penso di poter lanciare in autunno.
    Il nostro Nord-Ovest, il vecchio triangolo Torino-Genova-Milano, ha tutte le risorse per costituire l’area trainante dell’intera Italia.
    Lo è già, implicitamente. Ma occorre ripensare questa funzione, utilizzando gli appuntamenti di Torino del 2011, i 150 anni dell’unità italiana, e di Milano, con l’Expo 2015. Proporrò al governo un tavolo di interlocuzione, perché questo territorio possa competere con le altre grandi aree d’Europa.
    E’ una sfida che spero il governo voglia accettare».

    Fonte: La Stampa - Luigi La Spina | vai alla pagina
    Argomenti: pd, questione settentrionale, ici, federalismo, Expo 2015, sindaci | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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