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Dichiarazione di Giorgio LA MALFA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) 


 

Il nucleare non è uno spot.

  • (28 maggio 2008) - fonte: La Stampa - Giorgio La Malfa - inserita il 28 maggio 2008 da 31

    È senz’altro positivo che si riapra la discussione sull’energia nucleare in Italia.
    In fondo sono passati quasi 20 anni da Cernobyl e dal referendum che sancì l’interruzione del programma nucleare italiano e, senza riaprire le polemiche su quella decisione e sui costi che ne derivarono, è indispensabile riconsiderare oggi, alla luce dei prezzi attuali degli idrocarburi e delle prospettive di ulteriori aumenti, la situazione energetica italiana e il modo di farvi fronte.
    Il governo, con un intervento del ministro delle Attività Produttive all’assemblea della Confindustria, ha enunciato l’intento di far ripartire in tempi brevi un programma di costruzione di nuove centrali nucleari.
    Pur condividendo questo proposito, ritengo che annunci come quello siano prematuri e che finiscano per alimentare un dibattito confuso, polemiche inutili come quelle del professor Rubbia contro Umberto Veronesi o prese di posizione anticipate come quelle della presidente della Regione Piemonte di domenica su La Stampa.

    Le condizioni per un eventuale ritorno al nucleare debbono essere preparate con molta cura dal governo e sottoposte alla più ampia discussione nel Parlamento e nel Paese.

    Ciò specialmente alla luce della decisione referendaria del 1989. L’esigenza fondamentale è scegliere la strada della massima trasparenza dei dati di base e della più ampia discussione delle alternative possibili.
    A questo fine converrebbe adottare una procedura in tre fasi.
    Il primo passo sarebbe costituito dalla creazione di una Commissione di alto profilo con il compito di predisporre entro 6 mesi dalla sua istituzione un Rapporto sulla situazione e le prospettive di approvvigionamento energetico italiano: sui costi delle varie alternative; sulle tecnologie che potrebbero essere utilizzate negli impianti nucleari da costruire e sui tempi di realizzazione; sulle problematiche della sicurezza con riferimento non solo alla sicurezza intrinseca degli impianti, ma anche al problema che si pone oggi (e non si poneva ieri) dei rischi connessi al terrorismo; sullo smaltimento dei rifiuti radioattivi.

    Il passo successivo sarebbe una consultazione che dovrebbe durare due o tre mesi di tutti i possibili interlocutori - le forze economiche e sociali, le associazioni ambientalistiche, le autonomie regionali e locali e qualunque gruppo di interesse che ritenga di fare conoscere le proprie opinioni al governo - conclusa da un dibattito nel Parlamento nazionale.
    Nella terza fase, infine, il governo, raccogliendo gli esiti della consultazione, predisporrebbe un vero e proprio programma energetico accompagnato dagli eventuali atti normativi o regolamentari necessari e dall’individuazione delle fonti di finanziamento del programma stesso.
    Un tempo di tre mesi per questo ultimo adempimento sarebbe probabilmente sufficiente.
    Procedendo in questo modo, si potrebbe pervenire nel giro di un anno a una decisione concreta che certamente non eviterebbe il dissenso di una parte del Paese, ma darebbe però il senso di una scelta fondata su dati effettivi, su un’attenta considerazione dei vantaggi e dei costi del ritorno al nucleare, del modo di affrontare le questioni della sicurezza.
    Mi auguro che il governo faccia propria questa proposta e le dia una rapida attuazione.
    Il nuovo decisionismo del governo è accolto con favore dall’opinione pubblica, ma c’è pur sempre una differenza fra il problema dei rifiuti della Campania, nel quale la ricerca di una soluzione non lascia molte alternative, e una scelta come quella del ritorno al nucleare che va spiegata bene ai cittadini e resa convincente da ogni punto di vista.

    Fonte: La Stampa - Giorgio La Malfa | vai alla pagina
    Argomenti: Energia nucleare, nucleare, referendum, rifiuti campania, ambientalismo, sicurezza ambientale, energie alternative | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (1)

  • Inserito il 28 maggio 2008 da 31
    Un parere politico, pur nella degna continuità paterna. Ma di concreto? Quasi nulla. Nemmeno una visione Europea. Rispunta solo un referendum già fatto.

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