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Dichiarazione di Silvio BERLUSCONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Pres. del Consiglio   (Partito: PdL) 


 

"Che figuraccia" Il premier ora vuol cambiare la Rai.

  • (28 maggio 2008) - fonte: Repubblica.it - Claudio Tito - inserita il 29 maggio 2008 da 31

    Il Cavalier infuriato con i suoi per le tante assenze al primo vero voto. Letta al lavoro per ricucire con il Pd: per viale Mazzini in corsa Bettini e Rizzo nervo

    ROMA - "A questo punto servirebbe una soluzione innovativa per la Rai".
    Silvio Berlusconi rilancia. A suo giudizio, le polemiche sull'emendamento "salva-Rete 4" sono "ingiustificate".
    E allora non è più il momento di usare le maniere morbide. Anche sulla Rai la maggioranza vuole andare dritta verso il rinnovo.
    A giugno, subito dopo l'assemblea dei soci. Senza la proroga chiesta da Walter Veltroni.
    Nella giornata di ieri, il premier non ha risparmiato fendenti all'opposizione ma anche alla sua coalizione.
    Le assenze registrate a Montecitorio sul decreto che recepisce le direttive Ue lo hanno mandato su tutte le furie.
    "Siamo caduti sull'uccello", ha detto con una battuta il sottosegretario Paolo Romani.
    Il capo del governo, però, non l'ha presa con altrettanta filosofia.
    Ha telefonato al capogruppo, Fabrizio Cicchitto, e al ministro della Attività produttive, Claudio Scajola.
    "Non è possibile, non è accettabile che al primo voto importante si faccia questa figuraccia".
    Il suo dito è rimasto puntato contro l'organizzazione del gruppo e contro la "superficialità" di molti deputati.
    Molti dei quali, come i sottosegretari, non si sono fatti registrare l'assenza per missione.
    "Non accetterò più episodi del genere - ha avvertito - altrimenti adotterò provvedimenti esemplari".
    Nello stesso tempo, l'inquilino di Palazzo Chigi non ha nascosto una certa delusione per la "propaganda" cavalcata dal Pd.
    Tanto da studiare un dialogo con la minoranza su binari diversi.
    "Anche perché non hanno capito che il nostro emendamento - si è lamentato il sottosegretario alle Comunicazioni, Paolo Romani - con Rete 4 non c'entra proprio niente.
    Riguarda solo le tv digitali.
    Ora, però, non hanno più il coraggio di fare marcia indietro. Me la ricordo ancora la faccia di Zaccaria quando gliel'ho spiegato".

    Eppure un tentativo di mediazione ieri e l'altro ieri, c'è stato. Lo stesso Romani ha parlato a lungo con i rappresentanti del Pd: Paolo Gentiloni e Michele Meta. E anche Gianni Letta ha attivato i suoi canali con l'opposizione. "La soluzione - ha osservato proprio Meta - era a portata di mano, ma loro hanno preferito adottare modifiche del tutto secondarie". I democratici hanno suggerito pure lo stralcio dell'emendamento sulle frequenze per approdare ad un ddl ad hoc da esaminare in tempi brevi. "Non esiste - è stata la risposta di Romani - adesso si va avanti. Non cambiamo per un loro errore".
    Un'incomprensione che rischia di non essere contingente: molti temono conseguenze sui colloqui bipartisan impostati nelle settimane scorse.
    Non è un caso che il Cavaliere a questo punto abbia dato l'input per proseguire sul decreto che tocca pure le frequenze tv e abbia avviato le prime mosse per il consiglio di amministrazione della Rai.
    Un primo schema sul futuro cda è stato già depositato sulla scrivania di Palazzo Chigi. Berlusconi vorrebbe portare a Viale Mazzini un uomo fidato come Alessio Gorla.
    Un esperto di tv e il collaboratore che nel 1994 confezionò la sua "discesa in campo".
    Per gli altri tre membri in quota Pdl, c'è la probabile conferma della leghista Giovanna Bianchi Clerici e una chance per lo storico Piero Melìgrani.
    Mentre An sta facendo salire i nomi di Mauro Mazza e di Marcello Veneziani.
    Ma il vero nodo riguarda la presidenza. Che la legge Gasparri vuole di "garanzia".
    In sostanza dovrà essere segnalata dal Pd. Berlusconi vorrebbe mantenere al suo posto Claudio Petruccioli. Ma al Loft non la pensano così. La componente ex popolare dei Democratici sta spingendo per Nino Rizzo Nervo, attuale membro del cda.
    Tra i veltroniani, invece, sta emergendo un'ipotesi nuova: quella di Goffredo Bettini. Che sta lasciando la guida della Festa del Cinema e ha ottimi rapporti con Gianni Letta. Nella segretaria democratica, viene considerata una soluzione accettabile anche per il Cavaliere. Il quale, peraltro, è soprattutto preoccupato di scegliere il direttore generale.
    A Palazzo Grazioli tutti escludono il ritorno di Agostino Saccà. "Voglio una soluzione innovativa", ripete il presidente del consiglio.
    Ossia un manager esterno. E il candidato cui spesso fa riferimento è Stefano Parisi, ex direttore generale di Confindustria e amministratore delegato di Fastweb.
    L'ostacolo, però, è costituito dallo stipendio.
    Il tetto previsto dalla legge è troppo basso per un dirigente proveniente dall'esterno e infatti è allo studio la possibilità di abolire quel limite con una circolare ministeriale.
    Molto, comunque, dipenderà da chi verrà eletto alla presidenza della commissione di vigilanza: la maggioranza non gradisce la candidatura di Leoluca Orlando, ma alla fine potrebbe digerirla. Anche se con una astensione.

    Fonte: Repubblica.it - Claudio Tito | vai alla pagina
    Argomenti: Berlusconi, mediaset, televisioni, Rai, Governo Berlusconi, tv digitale | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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