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Dichiarazione di Pier Luigi BERSANI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Pronti al confronto ma no al progetto lombardo Si parta dalle nostre proposte». - Intervista

  • (02 giugno 2008) - fonte: Il Messaggero - Claudio Sardo - inserita il 03 giugno 2008 da 31

    «Siamo pronti a collaborare in Parlamento. Non ci tiriamo certo indietro. Purché sia chiaro che la base del confronto sul federalismo fiscale non potrà essere la proposta della Regione Lombardia, ma il progetto del governo Prodi oppure il documento approvato dalla Conferenza dei presidenti delle Regioni alla fine della passata legislatura». Pierluigi Bersani, ministro ombra dell’Economia, non chiude al dialogo con l’Umberto Bossi di Pontida. Pianta però robusti paletti: per il Pd il federalismo non può diventare un vettore della separazione tra il Nord e il Sud. «I diritti essenziali di ogni cittadino italiano, sia esso calabrese o emiliano-romagnolo, devono godere di uguali garanzie.
    Sarebbero inaccettabili distanze nelle posizioni di partenza quando si parla di prestazioni sanitarie o di scuola. Su questo deve esserci chiarezza fin dall’inizio della discussione. Per noi è il punto dirimente».
    Anche il Governatore Draghi ha detto però che il federalismo fiscale può essere attuato attraverso meccanismi premiali, per spingere così le regioni dei Sud a recuperare efficienza. «Sono da tempo sostenitore del metodo premiale. Dobbiamo tenere legati solidarietà ed efficienza.
    Se la media delle Regioni raggiunge uno standard per una determinata prestazione sanitaria, bisogna chiedere alle Regioni che stanno sotto la media di adeguarsi in due-tre anni, fissando anche penalizzazioni.
    Tuttavia, prima di entrare nei tecnicismi e magari anche consentire diverse velocità in alcune materie, bisogna intenderci sulle premesse.
    Ogni cittadino italiano, sui diritti fondamentali, deve partire dalla stessa linea...».
    Non accade così nella proposta della Lombardia?
    «In quella proposta c’è uno scarto troppo grande nei punti di partenza tra la disponibilità pro-capite di un cittadino lombardo e di un cittadino campano. L’unità del Paese non reggerebbe».
    Allora il dialogo con la Lega non può avere futuro?
    «Da Bossi e Tremonti mi aspetto che si presentino al tavolo con proposte non estremistiche».
    Ma la Lega può diventare un interlocutore privilegiato del Pd, magari in qualche caso anche un’alleato nelle amministrazioni locali?
    «La Lega esprime da un lato una vocazione anti-centralista e anti-burocratica, dall’altro una pulsione demagogica che sconfina nella chiusura identitaria, in qualche caso persino nella xenofobia.
    Ma è innanzitutto un partito radicato nei suoi territori. Ora che ha vinto le elezioni, la sua narrazione avrà inevitabilmente le cadenze del governare.
    Lo si è visto a Pontida. E, siccome al governo la Lega vuole restarci, alle amministrative preferirà l’alleanza con il Pdl, pur concedendosi qualche piccola libertà».
    Ritiene insomma impraticabile per il Pd del Nord un operazione di scavalcamento?
    «Con la Lega, come con il resto del governo, ci confronteremo sulle riforme.
    Nella trasparenza e senza sconti per nessuno. A Bossi e Maroni, ad esempio, diremo che non abbiamo problemi a sostenere le misure sulla sicurezza, a condizione che sugli immigrati si decidano a parlare il linguaggio della razionalità e non della demagogia.
    Se servono 2000 lavoratori immigrati in un distretto, non si può dire che ne servono 200 e poi si tollera che altri 1800 facciano i clandestini. E' ora di finirla con l’idea che il solo immigrato buono è la colf che sta in casa propria.
    Il confronto sarà limpido e utile se si pulisce il campo da astuzie e demagogie.
    Noi comunque cercheremo di costruire buoni rapporti innanzitutto con le altre opposizioni.
    Sulle riforme siamo pronti a collaborare, ma nel campo economico e sociale marcheremo nettamente le differenze».
    Che giudizio dà dei primi provvedimenti varati dal governo?
    «A chi si chiede se questo governo è statalista o liberista rispondo: né l’uno, né l’altro. La sua filosofia è la concertazione corporativa.
    Il governo concerta con tutti i soggetti dotati di un certo potere e, sull’altare dell’accordo, è pronto a sacrificare sia le regole liberali che gli interessi dello Stato».
    Ha l’onere di documentare l’accusa.
    «Primo esempio: sono state eliminate alcune procedure di controllo sulle concessioni autostradali.
    Il risultato è che le concessioni verranno rinnovate senza condizioni o verifiche su tariffe e investimenti.
    Secondo esempio: la rinegoziazione dei mutui bancari ha messo nell’angolo la portabilità, tanto che lo stesso Draghi è stato costretto a chiedere che venga preservata la concorrenza.
    Terzo esempio, forse il più clamoroso: per Alitalia non si capisce bene se Banca Intesa sia un consulente, o il playmaker come è stata fino a ieri, o il componente di una futura cordata».
    Reclamate trasparenza su Alitalia?
    «Se, alla fine della fiera, il governo otterrà condizioni inferiori all’offerta che aveva presentato Air France, saranno guai per tutti. Lo dico a tutela degli interessi dei lavoratori e degli investitori».
    Di quali guai sta parlando?
    «Di quelli che possono derivare quando non c’è abbastanza trasparenza nelle procedure e i risultati si mostrano deficitari».
    Il presidente Napolitano ha parlato di rischi di regressione civile dopo i recenti episodi di violenza.
    «È un richiamo autorevole che raccoglie una preoccupazione diffusa.
    Ed è un monito per tutti noi. L’eccesso di demagogia ha sempre effetti negativi. Ma va detto che, quando viene usate dalle posizioni di governo, può diventare anche pericolosa.
    Per quanto ci riguarda, dobbiamo mantenere retta la linea: abbiamo dimostrato sull’emergenza rifiuti e sulla sicurezza che non ci tiriamo indietro di fronte alla tutela di interessi nazionali».
    Ma finché dura la luna di miele l’opposizione ha possibilità di esercitare il suo ruolo?
    «L’opposizione si sta organizzando. Lo si è visto anche in Parlamento. Ma la vitalità di un sistema non è affidata solo all’opposizione politica.
    Ci sono anche altre forze, ad esempio quelle che governano gli strumenti della pubblica opinione, che devono esercitare la loro autonomia.
    Ricordo che quell’atto sconveniente, ma assolutamente marginale, di Rovati venne talmente enfatizzato da costringerlo alle dimissioni. Ora invece abbiamo il signor Ermolli che, a nome di Berlusconi, va in giro ad offrire un bene pubblico come l’Alitalia a imprecisati interlocutori e nessuno mi pare si scandalizzi.
    Questa non è luna di miele. È luna di melassa.
    Può rimetterci la civiltà e la dinamicità del Paese».

    Fonte: Il Messaggero - Claudio Sardo | vai alla pagina
    Argomenti: bossi, immigrati, alitalia, federalismo fiscale, pd, Lega Nord, presidente Napolitano, Governo Berlusconi, regione Lombardia, governo ombra, Draghi | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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