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Dichiarazione di Franco Frattini

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Ministro  Affari Esteri (Partito: PdL) 


 

«Sui clandestini decidiamo noi a Parigi Londra è già reato». - Intervista

  • (03 giugno 2008) - fonte: Il Messaggero - Marco Conti - inserita il 03 giugno 2008 da 31

    Ministro Frattini, l’Onu condanna l’Italia per il reato di immigrazione clandestina. Che si fa?
    «E’ una condanna che riguarda, Francia, Germania, Svezia, Regno Unito.
    Paesi che già hanno un reato di immigrazione clandestina.
    Per l’Italia non c’è nessuna condanna da parte dell’Onu perché da noi l’immigrazione non è ancora reato».
    Lo sarà.
    «Vedremo. C’è una proposta e si aprirà un dibattito in Parlamento e decideremo.
    Per ora prendo atto della condanna dell’Onu a Francia e Germania che hanno già il reato.
    Se c’è un rimprovero preventivo all’Italia, ancor più c’è per i paesi che hanno già questa fattispecie giuridica. Grande rispetto per questo signore che non conosco e che rappresenta l’Alto commissario per i diritti umani, ma la condanna non ci riguarda».
    Però il governo ha già licenziato il disegno di legge.
    «Sì ma come è noto anche all’Alto commissario una legge diventa tale solo quando è approvata dal Parlamento.
    Mi associo invece alla condanna delle violenze contro i rom che invece sono state compiute da persone che hanno compiuto atti illegali.
    Trovo però sorprendente l’accostamento tra una decisione del governo di far rispettare la legalità ad azioni che violano la legalità».
    Condivide il reato?
    «Se la legge dovesse essere approvata io mi sento in ottima compagnia visto che la norma, che noi non abbiamo ancora, paesi importanti dell’Unione l’hanno già da anni.
    Forse un quadro comparativo della legislazione europea e non solo, sarebbe utile».
    Come pensate di gestire l’ingombrante ospite che stamane prenderà parte al vertice della Fao?
    «La visita a Roma del presidente iraniano Ahmadinejad è dedicata al vertice della Fao.
    Non ci sono state richieste di protocollo per incontri bilaterali con il nostro governo.
    L’agenda non l’avrebbe permesso e inoltre sarebbe servita ben altra preparazione.
    Ivi compreso il chiarimento su alcune posizioni che non si possono improvvisare».
    Ovvero?
    «Prima di un incontro sarebbe servito un chiarimento da parte di Teheran sul muro di Israele e su Israele, nonché sul negoziato nucleare.
    Argomenti che non possono essere ignorati nè sui quali si può sorvolare.
    Noi sin dall’inizio abbiamo pensato che non ci fossero le condizioni per un incontro tra Berlusconi e Ahinadinejad e poiché la diplomazia iraniana sa giocare accuratamente con le regole della diplomazia, non ha chiesto bilaterali».
    Pensa che l’isolamento del regime iraniano da parte della comunità internazionale produrrà effetti anche interni?
    «Il governo italiano è convinto che quando ci sono delle regole queste vanno applicate. E per questo che sulle sanzioni dell’Onu noi siamo pronti ad andare sino in fondo».
    L’Italia però su questo punto ha mostrato qualche dubbio. Colpa dei troppi interessi commerciali?
    «Non c’è dubbio che il nostro Paese è arrivato tardi, forse per responsabilità passate.
    Ora il governo Berlusconi è invece intenzionato ad essere in linea con i colleghi europei».
    Ahmadinejad non è stato invitato alla cena a villa Madama, ma la delegazione d’affari iraniana che lo accompagna non ha disdetto nessuno degli incontri in agenda con i colleghi italiani.
    «Noi siamo un governo democratico e liberale che non può permettersi di dare istruzioni alle imprese.
    Si tratta di incontri di aziende private che operano in Iran sulle quali non possiamo certo intervenire.
    Le opinioni di tutti sono ampiamente libere. Per quanto riguarda la diplomazia italiana noi abbiamo un nostro ambasciatore che ha più volte incontrato il suo collega iraniano spiegando che l’Italia è un paese al quale piace negoziare ma che non intende prendere posizioni differenti dall’Europa e dal principale alleato americano».
    Negoziare, ma come?
    «Dipende dall’Iran fare il primo passo. Prima di tutto invitando l’inviato europeo Solana a Teheran per ascoltare la controproposta europea e avere ragguagli sul programma nucleare iraniano, specie dopo l’ultimo rapporto dell’agenzia atomica delle Nazioni Unite.
    Inoltre Teheran deve dire in modo chiaro che intende sospendere il programma di arricchimento dell’uranio.
    Il secondo passo concerne il rispetto dei diritti umani».
    Non temete di dover affrontare oggi nuove provocazioni di Ahmadinejad contro Israele?
    «Ci auguriamo di no e che il presidente iraniano venga a Roma per discutere dei temi proposti dalla Fao.
    Se poi dovesse accadere, ancora una volta tutta la comunità internazionale sarà ferma nella condanna, perchè non ci possono essere "se e "ma" sul riconoscimento di Israele e sui suoi diritti.
    Noi comunque rimaniamo fermi sulle nostre posizioni e chiediamo ai nostri amici europei di applicare sino in fondo le sanzioni decise dall’Onu».
    Gli "amici europei", Berlino in testa, però non vogliono l’Italia al tavolo del negoziato con l’Iran sul nucleare. Come si risolve?
    «La posizione della Germania è nota e non riguarda il ruolo dell’Italia nel negoziato.
    Berlino in questi due anni si è guadagnata un ruolo in questi ultimi due anni proprio perché l’Italia si era un po’ distaccata dai partner europei e sì è inserita in un formato che prevede i membri permanenti del consiglio di sicurezza più la Germania.
    Un formato un po’ curioso che però si giocava su una scusa molto facile per tener fuori l’Italia».
    Colpa dei suoi due ultimi predecessori?
    «Beh il ragionamento che si faceva era un po’ questo: come facciamo a tener dentro l’Italia che è il ventre molle".
    Oggi l’Italia non lo è più. Io sono arrivato alla Farnesina da quindici giorni. Non pretendevo di poter cambiare subito corso e scelte dovute ad un’Italia titubante.
    Io sono arrivato ieri. Quando ero ministro degli esteri avevo a che fare con un altro Iran, c’era Khatami e io sono stato a Teheran due volte per incontrarlo.
    Comunque, ho affrontato il problema già con Condoleezza Rice. Occorre alzare il livello politico del tavolo e presto sarò in Germania per affrontare il tema con il mio collega. Altrettanto farà Berlusconi con la Merkel.
    Gli Stati Uniti sono al nostro fianco e anche la Gran Bretagna».

    Fonte: Il Messaggero - Marco Conti | vai alla pagina
    Argomenti: usa, rom, immigrati, politica estera, onu, europa, Ministro degli esteri, clandestinità, clandestini, Fao | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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