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Dichiarazione di Savino PEZZOTTA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) 


 

«Federalismo fatto per le Regioni forti» - Intervista

  • (06 giugno 2008) - fonte: Liberal - Susanna Turco - inserita il 06 giugno 2008 da 31

    Si scaldano i motori del federalismo fiscale. Dopo il rilancio del modello Lombardia fatto domenica a Pontida dal ministro Umberto Bossi, proprio in coincidenza dell’incontro tra governo e Regioni interviene a gamba tesa Giancarlo Galan. Dalle colonne di Libero Mercato, il governatore del Veneto si scaglia contro il modello Formigoni tanto caro alla Lega: «Prima bisogna garantire i livelli minimi a tutte le Regioni, e poi parliamo del gettito locale», dice, bocciando il progetto di legge secondo il quale l’80 per cento dell’Iva e il 15 per cento dell’Irpef dovrebbero restare alle regioni.
    Intanto, da Roma, il leader del Pd Walter Veltroni chiede chiarimenti: «La nostra disponibilità a discutere della materia resta ma vogliamo capire, dal governo e non dalla Lega, di che cosa parliamo. Noi siamo per un federalismo che non sia un secessionismo mascherato».

    Immediata la replica di Bossi: «Il nostro modello non gli piace? Peccato per lui». Intanto il vertice con le Regioni finisce con un segno positivo: «Il governo si è impegnato a incontrarci in via preventiva, prima di emanare il provvedimento», dice il governatore della Lombardia Roberto Formigoni: «E comunque sta lavorando sulla base del documento che le Regioni hanno approvato all’unanimità»rispetto al quale «la proposta di legge del Consiglio regionale lombardo» è soltanto «una possibile esemplificazione».
    «Il punto di partenza sarà il documento sui principi elaborato nel 2007 dalle Regioni», precisa Errani, contribuendo a dare l’impressione che, dopo i roboanti annunci di campagna elettorale, il modello Formigoni rischia di non avere poi tanto spazio.

    Del resto, fuori e dentro il governo i critici non mancano. A parte Galan, prudentemente perplesso sul progetto lombardo è il ministro delle Regioni Raffaele Fitto, che nei giorni scorsi ha invitato a trovare «un punto di equilibrio con l’opposizone» proprio con l’obiettivo di frenare lo slancio leghista.
    «La legge lombarda vorrebbe cominciare a costruire la casa dal tetto» ha spiegato invece il ministro ombra delle Riforme Sergio Chiamparino. Raggiunto da Liberal, anche il deputato uddiccino Savino Pezzotta non è entusiasta del modello Formigoni: «Qualche dubbio ce l’ho», spiega.

    Perché?
    Presenta un federalismo a geometria variabile.
    Ossia?
    Mantiene la maggior parte delle risorse alle regioni, ma questo penalizza le aree del paese che sono più deboli.
    Secondo alcuni ciò potrebbe favorire la competitività.
    Si può anche vederlo come un sistema competitivo, ma la competizione è fra diseguali. Tante risorse alle Regioni ”ricche”, poche risorse alle regioni ”povere”: che razza di gara è?
    Il governatore della Puglia Nichi Vendola dice che il progetto bossian-formigoniano è «una dichiarazione di guerra alle regioni del Mezzogiorno». È d’accordo?
    Beh, sì. Questo tipo di federalismo è costruito per le regioni forti, mentre un modello che sia anche solidale deve mettere in gioco dei meccanismi di compensazione che tengano conto delle diverse realtà. Ma c’è un altro punto che non mi convince.
    Prego.
    Non si possono lasciare alle regioni delle risorse se non sulla base delle competenze che le amministrazioni sono disponibili ad assumere. Bisogna stabilire una correlazione.
    Vuol dire che in questo modo non si fanno i conti con la garanzia dei livelli essenziali di assistenza che devono essere dati a tutti?
    Bisogna cominciare a dire quali compiti sono in grado di svolgere le Regioni senza mettere in discussione i diritti universali di ciascuno.
    Se non c’è questo, trattenere soltanto le risorse probabilmente non porta da nessuna parte.
    Ci si aspetta che sulla riforma federalista, quando arriverà nell’agenda politico-parlamentare, ci sia quella convergenza tra maggioranza e opposizione che, oltre ad evitare la necessità di un referendum sulla riforma, dovrebbe segnare questa legislatura come “costituente”.
    Lei come la vede?

    Per la verità, non ho visto grandi prove di dialogo su questa questione. Né sul resto, a partire da Alitalia: siamo inchiodati in Assemblea da due settimane , qui non mi pare che ci sia qualcuno che vuol dialogare.
    Veltroni dice che resta disponibile al dialogo.
    Ma per dialogare, vista l’articolazione dell’opposizione, bisogna essere più di due: si deve essere in quattro.
    E comunque su Alitalia non vedo nessuna prova di intesa: si fa ostruzionismo, si continua a votare, non si accolgono le proposte dell’opposizione.
    Se è dialogo, lo è a senso unico.
    La probabilità di approdare a una riforma federalista condivisa è dunque bassa?
    Per arrivarci bisogna aprire dei confronti seri. Le riforme istituzionali vanno concertate con tutti: ora siamo solo alle dichiarazioni, di reale non c’è niente.
    Si discute tanto di dialogo, ma trovo solo prove di non dialogo. Una situazione abbastanza strana.
    Quanto al federalismo, fino a qualche anno fa c’era chi lo metteva in contrapposizione all’unità nazionale. Ritiene che quella visione sia superata?
    Il federalismo è un modo per realizzare l’unità: in tutti gli Stati federali è stato utilizzato per questo, solo qui in Italia qualcuno ha pensato che servisse ad altro.
    Pezzotta è un fan del federalismo?
    Per la verità io preferirei l’autonomismo, in senso istituzionale: accentua maggiornmente il senso di responsabilità.

    Fonte: Liberal - Susanna Turco | vai alla pagina
    Argomenti: riforme istituzionali, veltroni, federalismo fiscale, competitività | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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