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Gli affaristi del dolore.
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(10 giugno 2008) - fonte: La Repubblica - Umberto Veronesi - inserita il 10 giugno 2008 da 31
Dal punto di vista giudiziario la vicenda della clinica Santa Rita, che ferisce i medici onesti e ancora di più i malati e le loro famiglie, ha ancora aspetti da chiarire e forse altri responsabili da identificare, ma dal punto di vista sanitario e sociale il suo significato è evidente.
È una segnalazione del rischio che si annida nelle crepe del sistema dei Drg, introdotto circa 15 anni fa come metodo di rimborso delle prestazioni ospedaliere: ogni ospedale viene remunerato sulla base del valore della prestazione (esame diagnostico, intervento, terapia) per tipo di patologia, invece che per i giorni di ricovero.
È dunque in sé un ottimo strumento, perché ha azzerato i tempi di ricovero inutile e ha messo fine al concetto dell'ospedale come "parcheggio" per quei malati (soprattutto quelli più anziani) che necessitano più di assistenza amorevole che di terapie.
Tuttavia c'è un rovescio della medaglia.
Innanzi tutto, poiché esistono tabelle di riferimento ben precise per i rimborsi, può accadere che gli ospedali decidano i trattamenti per il paziente più sulla base di ciò che conviene economicamente che su quello che conviene alla guarigione del malato.
L'aggravante è che qualche chirurgo può sentirsi tentato a eseguire interventi non strettamente necessari per includere la prestazione nelle fatidiche tabelle.
Ad esempio, nel campo del tumore al seno, succede che vengono operati noduli benigni che non hanno necessità di essere asportati; lo stesso succede per molte formazioni di natura benigna dell'utero o di altri organi.
Va detto che in medicina esistono casi-limite, vale a dire situazioni in cui la decisione se operare o non operare non ha parametri certi.
L'aiuto al medico in questi casi dovrebbe venire dalle linee guida, che sono indicazioni a procedere universalmente riconosciute e condivise dalla medicina e che da qualche anno hanno sostituito i "protocolli" (che davano istruzioni chiare ma rigide su ogni caso).
Nelle linee guida è molto difficile essere perentori, quindi il medico si trova di fronte a orientamenti più che a regole precise e molto spazio viene lasciato alla sua discrezionalità e alla sua etica.
Nella clinica Santa Rita i medici, per quello che si capisce dalle prime notizie, hanno scelto l'operabilità dimenticando il rispetto dei pazienti.
Tre raccomandazioni sono a questo punto indispensabili:
prima, la revisione periodica e sistematica delle tabelle dei Drg, perché siano effettivamente allineate agli ultimi progressi della medicina e della chirurgia.
La seconda, l'aggiornamento delle linee guida, in modo che obblighino moralmente il chirurgo a osservare i limiti all'intervento medico imposti dal rispetto della dignità e della globalità della persona malata.
La terza, la formazione medica continua: quando ero ministro della Sanità mi sono battuto e ho ottenuto l'obbligatorietà dell'aggiornamento dei medici, sapendo che ogni conoscenza medica diventa obsoleta dopo cinque-sette anni.
Ora bisogna fare in modo che all'interno dell'insegnamento medico continuo vengano inseriti gli aspetti etici, morali e comportamentali.
Solo intervenendo alla radice della cultura generale del medico, soprattutto delle nuove generazioni, potremo evitare altri casi come quello di Milano e scongiurare l'affarismo del dolore.
Fonte: La Repubblica - Umberto Veronesi | vai alla pagina » Segnala errori / abusi