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"Il governo non faccia passi indietro sulla sicurezza". - Intervista
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(13 giugno 2008) - fonte: l'Unità - Andrea Carugati - inserita il 13 giugno 2008 da 31
«Il governo non faccia passi indietro sulle norme per la sicurezza. Il dramma delle morti sul lavoro va affrontato nel merito, senza strumentalizzazioni.
In questa battaglia morale il presidente Napolitano non deve essere lasciato solo. Dobbiamo seguire il suo esempio in questa direzione, lavorare per creare una cultura delle regole che è indispensabile per evitare tragedie come queste».
Enrico Letta, ministro ombra del Lavoro, parla da Mineo, dove ha incontrato alcuni familiari delle vittime insieme al parroco e al vescovo di Caltagirone mons. Manzella.
E poi il sindaco, alcuni tecnici comunali. «Sono venuto qui a nome del Pd e del governo ombra per esprimere la nostra partecipazione e solidarietà ai familiari delle vittime e all’intera comunità cittadina.
La tragedia che è accaduta è ancora più drammatica e inaccettabile perché ripropone la stessa dinamica accaduta pochi mesi fa a Molfetta. Da troppo tempo stiamo vivendo situazioni simili, questo dimostra che il clamore che pure c’è stato non è bastato per creare il necessario clima di attenzione e prevenzione.
Purtroppo si tratta quasi sempre di tragedie evitabili con la dovuta prevenzione, con il rispetto delle norme di sicurezza».
Il ministro del Lavoro Sacconi punta il dito sulla legge Damiano: troppi adempimenti, a suo dire, producono meno sicurezza.
«Al governo chiediamo di non fare passi indietro. Questa legge è in vigore da pochi giorni, dunque non si può certo imputare ai maggiori controlli e alle sanzioni previste rischi maggiori.
Non è possibile oggi trarre conclusioni sull’efficacia di questa legge.
Per questo faccio un appello: applichiamo la legge per un periodo di tempo, almeno un anno, e poi monitoriamone gli effetti.
In questa legge si tenta anche la strada della deterrenza legata ad alcune sanzioni, neppure tanto pesanti. Si discute tanto di deterrenza a proposito di immigrazione clandestina, perché questo meccanismo non deve valere per la sicurezza sul lavoro?
Verifichiamo dunque se la deterrenza produce maggiore prevenzione. Se fra un anno non avrà funzionato ci ragioneremo, io credo sia uno strumento utile, sarebbe sbagliato cambiarla.
E poi non bisogna mai dimenticare che in Italia il problema è l’applicazione effettiva delle norme, soprattutto in questo settore».
Cosa si può fare nell’immediato?
«Servono più risorse per gli ispettori sul lavoro: questa è la vera questione. Ispettori e aiuti ispettori, che possano affiancare da subito i “titolari”, anche spostandosi da ruoli di ufficio.
In Sicilia gli operativi sono solo 150, un numero assolutamente insufficiente.
Per questo auspico che l’impegno di governo e parti sociali si concentri soprattutto su questo aspetto: il nostro contributo sarà pieno e totale».
Come governo ombra che iniziative adotterete?
«Nei prossimi giorni presenteremo atti parlamentari che vadano nella direzione di un rafforzamento delle strutture ispettive.
Ripeto: questa è la questione principale, molto più di una revisione delle norme».
C’è una particolare fragilità delle condizioni di sicurezza nel Mezzogiorno?
«Innanzitutto mi colpiscono le storie professionali delle vittime: carriere disagiate, drammatiche.
Tutto questo ci interroga sul modo in cui in Italia si vive la realtà del lavoro, la precarietà, in particolare nel Mezzogiorno.
C’è anche un altro elemento di riflessione: quattro delle sei vittime erano dipendenti pubblici. Dunque anche il lavoro pubblico, su cui si è alzata in questo periodo un’ondata di attenzione molto parziale, è a rischio.
E non sempre questo elemento viene tenuto nella dovuta considerazione».
Fonte: l'Unità - Andrea Carugati | vai alla pagina » Segnala errori / abusi