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Dichiarazione di Isidoro GOTTARDO

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Sacile (PN) (Lista di elezione: FI)  - Deputato (Gruppo: FI) 


 

"Il Nordest deve avere più peso in Europa" - Intervista

  • (16 giugno 2008) - fonte: Il Gazzettino - Maurizio Bait - inserita il 16 giugno 2008 da 31

    BRUXELLES - (m. b.) Le diversità culturali come chiave dello sviluppo, ma anche l'esigenza di formare i cittadini europei. È lo spirito che ha animato a Bruxelles la 3.Summer University, seminario promosso dal gruppo del Ppe. Insieme al capogruppo Isidoro Gottardo , deputato pordenonese del Pdl, sono intervenuti Wilfried Martens (presidente del Ppe) e altri leader dei popolari europei fra i quali il commissario Ue alla Cultura Jan Figel, che ha annunciato nuove risorse per le didattiche interculturali.

    Onorevole Gottardo, dopo anni di risposte interlocutorie, la Slovenia aderirà all'Euroregione con Friuli, Veneto, Carinzia e litorale croato. Allora il progetto era giusto?
    «Sarebbe stato assurdo continuare a parlare di Euroregione, come s'è fatto per anni, senza la Slovenia. Lo ha detto anche il ministro Frattini. Il difetto decisivo del progetto era finora la mancanza di sostanza. Era astratto».
    Ma la Slovenia vuole Lubiana capoluogo, non Trieste?
    «Ora noi dobbiamo allargare l'area di cooperazione dal Nordest alla Lombardia che ha un formidabile sistema logistico e dei servizi in generale, ci serve per fare sistema».
    E magari sposare il baricentro a ovest di Lubiana?
    «Lo dice lei»
    Voi "vecchi" democristiani avevate costruito la Comunità Alpe Adria, che aveva filiato perfino il Mittelfest. E a Bruxelles lei s'è sentito citare Alcide De Gasperi con Konrad Adenauer, fra gli spiriti da riscoprire.
    «Il Mittelfest va ricondotto alla vocazione originaria entro l'anno prossimo quando cadrà il ventennale del crollo del Muro. È un'occasione storica d'incontro nella quale coinvolgere Roma e Bruxelles».
    Faccio l'avvocato del diavolo: da una parte aprirsi, dall'altra proteggersi, con la benzina scontata e una chiusura psicologica che rischia di accomunare friulani e veneti
    «È un paradosso. E pensare che solo il 5\% dei nostri laureati trova lavoro "in casa". Abbiamo dimostrato l'incapacità d'investire sui nostri figli, consegnandoli di fatto a una diaspora intellettuale. Però il federalismo fiscale può non essere protezionistico».
    E come? Tagliare le tasse è significato sempre giocare in difesa. E adesso camionisti e pescatori chiedono misure urgenti sul gasolio.
    «Finora sì, è stato protezionismo. Questo è il punto: la specialità del Friuli VG è esaurita per come era stata storicamente concepita. O la ripensiamo, o la perderemo.
    Retromarcia sulle agevolazioni e sul federalismo?
    «No, si tratta di usare queste armi per giocare in attacco. Basta catenaccio: slovacchi, sloveni e cechi, con l'Austria, hanno varato politiche d'incentivazione fiscale per attrarre investimenti e impedire la delocalizzazione. Hanno fatto sistema, mentre qui gli imprenditori possono muoversi soltanto da soli. Ma se per federalismo fiscale intendiamo seriamente meno tasse con più tagli alla spesa pubblica, allora possiamo mirare gli interventi e vincere la scommessa della modernità. A progetti concreti, scelte precise: cosa vogliamo attrarre? Decidiamo e su quei settori attiriamo investimenti».
    Quali, per esempio?
    «Cominciamo dal porto di Trieste e dagli altri punti di forza che abbiamo grazie al mare. E andiamo avanti con le infrastrutture stradali e ferroviarie. Il Corridoio 5 esiste già ed è ben intasato. Ma non c'è soltanto questa direttrice: c'è anche il Corridoio 10, dal Mediterraneo a Danzica. Passa da noi e si modella egualmente alle nostre caratteristiche geopolitiche».
    Un Nordest-viadotto?
    «Questo è un rischio. Ecco perché lungo gli assi di mobilità europea dobbiamo costruire nuove opportunità produttive, se necessario modificando l'attuale geografia dei distretti. È cruciale spezzare la mentalità da cortile e ragionare in termini europei. Se penso a quella volta dell'A28».
    L'autostrada dei sospiri?
    «Già, quando si decise di costruirla Friuli e Veneto erano d'accordo. Nell'86 ci fu un incontro con i Comuni a Treviso. Si fece avanti un sindaco e ci disse: "Perché devo danneggiare la mia gente se questa A28 servirà solo i friulani perandare in Italia?". Guarda caso ora servirà al Nordest per andare nei nuovi mercati».
    A Bruxelles avete insistito sulle diversità come risorse?
    «È un tema di casa, per noi. Dove altro s'incontrano le tre grandi culture europee? Dove latini, germanofoni e slavi condividono un territorio? Riecco la sfida dei nostri figli».
    Prima di tutto, bisognerebbe imparare qualche lingua. A gesti è difficile dialogare.
    «È fondamentale. Ma è tutto il sistema Italia che deve condividere il nostro modello. In Friuli e a Nordest dobbiamo portarci dietro il Governo e il Paese. Del resto conviene a tutti».
    Per molti la frontiera significa innanzitutto immigrazione. Clandestina. Come diversità non è che sia una risorsa ambita.
    «La convivenza, per non parlare di quelpasspertout che è il dialogo interreligioso, si alimenta di reciproco riconoscimento. Nel Nordest alcuni sono minoranza, ma in Europa siamo tutti minoranza. Convivere, però, significa accettare valori fondamentali, fatti anche di precisi doveri. Il principio come azione concreta. Immigrare clandestinamente viola il principio e deve generare l'azione».
    E l'identità?
    «La nostra, anzile nostre, vanno difese con forza. Soltanto chi è identitariamente forte è capace di riconoscere l'altro. Il dialogo è testimonianza di forza, non di debolezza».

    Fonte: Il Gazzettino - Maurizio Bait | vai alla pagina
    Argomenti: immigrati, nord est, politica estera, infrastrutture, federalismo fiscale, pdl, veneto, Friuli Venezia Giulia, porti, clandestini | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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