Ti trovi in Home  » Politici  » Antonio MARTINO  » Bravo Silvio, ora attento a non incepparti.

Chiudi blocco

Altre dichiarazioni nel periodo per gli stessi argomenti



Dichiarazione di Antonio MARTINO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) 


 

Bravo Silvio, ora attento a non incepparti.

  • (17 giugno 2008) - fonte: Corriere della Sera - Francesco Verderami - inserita il 18 giugno 2008 da 31

    «Vada fino in fondo, Silvio Berlusconi.
    Porti avanti le battaglie di civiltà. Controlli i suoi ministri.
    Non si faccia mettere i piedi in faccia da nessuno.
    Dimostri di essere un leader, non solo parlando alle folle.
    Perché come catturatore di consensi non ha eguali, ma come premier deve stare attento a non fare la fine di Luigi Facta».

    Per la prima volta dal ’94, Antonio Martino non siede più a fianco del Cavaliere nel governo, e sebbene premetta che «dopo un mese e mezzo è impossibile fare bilanci», è preoccupato per quanto sta accadendo negli ultimi giorni: «Non vorrei che il decisionismo di Berlusconi si inceppasse, e che il premier non se ne rendesse conto».
    Nel giorno in cui si riaccende il conflitto istituzionale tra il Cavaliere e la magistratura, l’ex ministro dell’Economia e della Difesa invita Berlusconi a «lasciar perdere le battaglie su piccole questioni, com’è stato l’emendamento salva-Rete4 per esempio, e si concentri su temi in cui è prevalente l’interesse generale».
    «Il provvedimento sulle intercettazioni è sacrosanto.
    Ed è giusto anche l’emendamento sui processi.
    L’obbligatorietà dell’azione penale è ormai una farsa.
    È diventata l'arbitrarietà dell’azione penale.
    Perciò, che l’esecutivo detti una linea d’indirizzo non mi pare sbagliato.
    Il punto è: i magistrati daranno retta? Non vorrei fossimo solo alle grida manzoniane».

    Martino riconosce nel decisionismo berlusconiano la risposta del leader «alla domanda del Paese».
    «È una domanda con cui bisogna fare i conti.
    Gli elettori hanno votato per il centrodestra perché erano scatenati contro l’esistente. E dal governo si attendono non la gestione, ma il cambiamento ».

    Il «problema»—ad avviso del professore liberale — sta proprio nella compagine di governo.
    «Il premier avrebbe bisogno di persone valide al suo fianco.
    Gianni Letta è validissimo.
    Poi ci sono ministri come Maurizio Sacconi e Renato Brunetta che se lasciati liberi di lavorare faranno molto bene.
    Sul resto, per ora, non mi pronuncio».
    Ma esprime le sue perplessità sulle «ultime due settimane», in cui è iniziato «un tira e molla» su alcuni provvedimenti.
    «Al suo esordio Berlusconi aveva indicato le priorità: l’Ici, la soluzione dell’emergenza rifiuti in Campania, la sicurezza, il caso Alitalia.
    A parte il fatto che non ho ancora capito se intende davvero piazzare la compagnia aerea sul mercato, e temo che—nonostante avesse ragione a bloccare la svendita ad Air France—in assenza di soluzione ricadrà su di lui l’accusa di aver fatto fallire l’azienda.
    Ma questo è solo un aspetto. In generale, è iniziato una sorta di balletto nell’azione di governo, con norme prima presentate e poi ritirate.
    Come se l’esecutivo abbia una maggioranza risicata e traballante, mentre invece possiede una maggioranza ampia.
    Certo, ampia non vuol dire coesa. Infatti si avverte malumore dentro Forza Italia e An.
    In più c’è la Lega, che si comporta come se avesse vinto da sola le elezioni. Ma stiamo scherzando?».

    Martino non crede, «non ci credo affatto » che Umberto Bossi voglia ricalcare le orme di Pier Ferdinando Casini nel centrodestra.
    La sua tesi è più sofisticata. E molto maliziosa.
    «La Lega come l’Udc del 2001? Magari il paragone andrebbe fatto con la Lega del ’94, quando Roberto Maroni sedeva come adesso al Viminale, quando disse che non aveva letto il famoso decreto Biondi.
    Che strano, io ricordo invece che sul provvedimento faceva molte domande, perché voleva conoscerlo a fondo.
    Detto questo, non credo si arriverà a tanto.
    Due legislature fa si comportarono bene. Oggi intendono comprensibilmente salvaguardare il loro rapporto con l’elettorato».
    «Piuttosto è Berlusconi che dovrebbe fare il premier con la determinazione dei primi giorni, e dovrebbe controllare i suoi ministri per evitare scivoloni.
    Per esempio, la decisione di usare i militari per la sicurezza è assurda.
    A cosa serve? È ammissibile dare l’impressione che quattrocentomila uomini delle Forze dell’Ordine abbiano bisogno di un pugno di soldati?
    Ed è pensabile che dei militari debbano prendere ordini da un questore? Andiamo...

    L’uso dell’esercito a fini interni è una vecchia idea di destra.
    Che a quanto pare Ignazio La Russa continua a coltivare».
    Ma è sulla strategia di Berlusconi che torna per concludere il suo ragionamento: «Il premier vada fino in fondo.
    Un’occasione così non l’ha avuta nessuno nella storia repubblicana: una maggioranza ampia, un’opposizione responsabile.
    Se si sciupasse questa opportunità, gli italiani non ce lo perdonerebbero. E avrebbero ragione».
    Sta qui il paragone con Facta, a cui seguì il fascismo?
    Martino non aggiunge nulla, ma è chiaro che la questione del mancato decisionismo lo preoccupa molto.

    Fonte: Corriere della Sera - Francesco Verderami | vai alla pagina
    Argomenti: Berlusconi, militari, alitalia, rifiuti campania, ici, Lega Nord, Governo Berlusconi, ministro Interno, ministro della Difesa, esercito | aggiungi argomento | rimuovi argomento
    » Segnala errori / abusi
    Pubblica su: share on twitter

 
Esporta Esporta RSS Chiudi blocco

Commenti (0)


Per scrivere il tuo commento devi essere loggato