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Dichiarazione di Giorgio LA MALFA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) 


 

PA, rischio pantano per via della Triplice. - Intervista

  • (20 giugno 2008) - fonte: L'Opinione - Aldo Torchiaro - inserita il 20 giugno 2008 da 31

    A lungo segretario del Pri, di cui ha poi assunto la presidenza, Giorgio La Malfa sembra oggi guardare con interesse al di fuori e al di là degli storici uffici dell’Edera, in corso Vittorio Emanuele.
    In un sistema ormai bipartitico, l’esponente con il cognome più importante per la storia repubblicana sembra prepararsi ad una scelta decisamente di rottura.

    Si è iscritto al Pdl, La Malfa?
    Mi sono iscritto al gruppo Pdl al Senato. Come repubblicano, però.
    E ci mancherebbe. Come repubblicano, ma da solo. Altri sono rimasti nel gruppo misto.
    C’è stata una discussione interna. Ho fatto questa osservazione: il Pdl non è ancora un partito e non so se lo diventerà.
    E’ stata una lista, ha costituito un gruppo.
    Forse l’anno prossimo farà un partito. E allora forze politiche di minoranza, in una Italia bipartitica, devono trovare una casa.
    Noi dobbiamo uscire dal guado, collocare la scuola di pensiero repubblicana all’interno del Pdl.
    Certo non con il Pd.
    Per molti anni, quando i signori del Pci non ci credevano, la sinistra riformista italiana è stata la nostra casa, ma adesso non lo è, visto come è ridotta….
    Scioglierete il Pri dentro il Pdl?
    Deciderà il congresso, certo non spetta a me dirlo….
    Però si tratterà comunque di un compromesso…
    Eh si. Il mio sogno sarebbe un altro: come in Europa, avere i liberali con i liberali, i socialisti con i socialisti, la destra con la destra…
    Ma qui siamo in Italia e chissà perché, siamo sempre diversi.
    La manovra che ci aspetta
    Il dettaglio non si conosce ancora, ma i numeri sono quelli di Tommaso Padoa Schioppa e di Prodi, in linea con quanto concordato con l’Unione Europea.
    La manovra di Berlusconi è aggiuntiva rispetto a questa, che è fatta per stare nelle linee dell’Europa.
    Per ridare vitalità all’economia italiana ci vuole uno scatto in più che spero venga messo in conto nei prossimi mesi.
    Cosa pensa di Tremonti, il liberale no-global?
    Tremonti è un uomo molto intelligente. Capisce anche di economia, ma è un uomo politico.
    Su molte posizioni è più a sinistra dei liberisti, e talvolta non siamo d’accordo ma questo è anche un punto di forza.
    Ho visto anche in campagna elettorale come la sinistra non sapeva bene come prenderlo.
    I sindacati e la sinistra estrema si dicono sempre più d’accordo con lui…
    Ma lei su un certo qual protezionismo sulle politiche agricole e sulle chiusure alla Cina cosa pensa?
    Che l’Europa non ci consentirà i dazi. La chiusura alla Cina non potrà avvenire.
    Lei dà qualche stoccata al ministro dell’economia su questo?
    Dato che deve avere la forza di tagliare, di mettersi tutti contro e di prendere misure impopolari, io ho sempre pensato che è bene che il ministro dell’economia sia un esponente del partito di maggioranza relativa, come è in questo caso.
    Quindi non interferisco, preferisco che si sviluppi un dibattito e al suo interno, dare il mio avviso.
    Aggiungo: meglio ancora che sia ministro uno come Tremonti, che è il pontiere tra il Pdl e la Lega Nord.
    Tacita tutti i malumori interni, ed è tra i pochi a poterlo fare.
    Lei però la voce grossa potrebbe farla.
    Se la faccio io mi rispondono: vai a dirlo all’università.
    Sono esponente di una piccola forza, già ai tempi della Democrazia Cristiana c’era questa dinamica e mi creda, per chi rappresentava il Pri non sono mai state facili le riunioni di vertice, con qualsiasi maggioranza.
    La lotta agli sprechi, ai fannulloni, alla pubblica amministrazione inefficiente è una vecchia battaglia repubblicana.
    Il ministro Brunetta ce la farà?

    Io credo molto nella validità dei suoi intendimenti, nell’importanza dei suoi obiettivi.
    Non so se ce la farà. Me lo auguro, naturalmente.
    I repubblicani hanno insistito per decenni chiedendo l’abolizione delle province, con nessun successo, purtroppo.
    Speriamo che adesso qualcosa stia cambiando.
    Ma se si tocca la Pubblica Amministrazione vedrà che tutto s’impaluda… Lei se li immagina i sindacati come reagiranno, se dalle parole si passerà ai fatti?
    Intanto tornano indietro, dai fatti alle parole, tramite qualche dichiarazione di rottura, i democratici di Veltroni.
    Il clima con il Pdl si è incrinato?

    Direi di sì. Si è incrinato seriamente e mi dispiace, anche se devo dire che questo famoso dialogo non si capiva esattamente a che cosa mirasse, a cosa fosse finalizzato, di che cosa constasse. Non l’ho mai capito.
    D’altronde più che all’attenzione al dialogo, gli elettori del Pdl sono forse sensibili all’attuazione del programma.
    I contenuti sono sempre stati molto importanti per noi repubblicani.
    E i contenuti vengono sempre prima degli schieramenti.
    Le idee e i programmi di questo governo mi sembrano davvero in linea, quando parliamo di risanamento, di detassazione, di riduzione della spesa pubblica e di ritorno al nucleare, con i programmi del Pri.
    E io, da repubblicano coerente, perché non dovrei sentirmene parte integrante?

    Fonte: L'Opinione - Aldo Torchiaro | vai alla pagina
    Argomenti: pubblica amministrazione, pdl, pd, ministro P.A., Tremonti Giulio, partito repubblicano | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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