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Dichiarazione di Antonio POLITO


 

Il Caimano, l’Africano, e il povero italiano

  • (23 giugno 2008) - fonte: Il Riformista - Antonio Polito - inserita il 23 giugno 2008 da 31

    Berlusconi ha commesso un errore, prima che un sopruso. Un errore che gli renderà più difficile il governo.
    L’errore non consiste nell’attaccare la magistratura, che oggi gode di una fiducia calcolata al 21% nell’opinione pubblica.
    Dopo Forleo e De Magistris, non ci può più essere nel paese un partito dei giudici di cui gli italiani si fidino.
    Tutti hanno visto che, usando l’apparentemente neutrale obbligatorietà dell’azione penale, ci sono magistrati che si concentrano nel buttare giù governi, anche di centrosinistra; e che anche la sinistra se ne duole, quando è lei ad essere indagata.
    Se Berlusconi avesse pronunciato un anno fa l’accusa ad alcuni magistrati di voler sovvertire con l’azione penale la volontà popolare, almeno D’Alema, Fassino, Mastella, e forse perfino Prodi gli avrebbero dato ragione in cuor loro, pensando ai propri casi giudiziari.
    Né convince l’uso fintamente liberal che i giustizialisti nostrani fanno delle recenti inchieste americane, per celebrare una presunta identificazione tra manette e stato di diritto.
    Festeggiano la retata dell’Fbi a Wall Street, ma si dimenticano di dire che il giorno dopo gli arrestati escono sorridenti su cauzione, perché in Usa la carcerazione preventiva non può essere usata come pena accessoria o come strumento per estorcere confessioni.
    Né si interrogano sul dilemma che Mario Platero sul Sole 24 ore ha così sintetizzato: «E Frank Quattrone?», riferendosi al pezzo grosso della finanza che se l’è cavata perché un cavillo del tutto formale sul modo di acquisizione delle prove ha reso inutilizzabili ai fini processuali tutte le e-mail intercettate che lo incastravano.
    No, paragonare la giustizia italiana a quella americana direi che non tiene proprio.

    L’errore politico di Berlusconi è piuttosto quello di essere intervenuto, come nel quinquennio 2001-2006, non per riformare ciò che non va nella giustizia, ma per evitare che si applichi a lui.
    Non per abbattere il feticcio dell’obbligatorietà o per rilanciare la separazione delle carriere, due riforme che Giovanni Falcone avrebbe sottoscritto, ma per rinviare la condanna a sei anni che lo aspettava a luglio nel processo Mills E vero che oltre alla leggi ad personam ci sono anche i processi ad personam; ma bruciare un foresta per sradicare un albero malato non è roba da statisti.
    E' un errore che cambia la storia della legislatura.
    Perché così Berlusconi ha ridato una legittimità etico-politica a tutte le piccole intifade che in ogni caso si sarebbero opposte al suo tentativo di governare il paese.
    Il mandato degli elettori era quello di restaurare l’autorità dello stato nel paese degli egoismi.
    Ma se usa la mano dura con i napoletani, o con gli immigrati, o con i fannulloni, eliminando la certezza della pena per i casi suoi, perde autorità morale, riaprendo il carnevale nazionale degli egoismi privati.
    Questa accusa, di pensare a se stesso invece che al paese, fu decisiva nella sconfitta del 2006.
    I venticinquemila voti che gli mancarono Berlusconi può tranquillamente attribuirli a questo sentimento, che non è di condanna morale, ma di inefficienza.
    Gli italiani si sono dimostrati abbondantemente disposti a lasciare che Berlusconi pensi anche a se stesso, da Palazzo Chigi.
    Ma non prima che abbia pensato anche a loro.
    E stavolta Berlusconi ha impiegato soltanto due mesi per concentrarsi su se stesso.
    Con questi chiari di luna dal lato del governo, un povero italiano per bene dovrebbe volgere lo sguardo all’opposizione.
    Ma il problema è che in questo momento l’opposizione non c’è.
    L’averlo detto per tempo, mentre i laudatores scrivevano che non era mai stata migliore, non ci solleva dall’angoscia nel constatarlo.
    Dopo il venerdì nero del Pd c’è anzi qualcosa di più di un’assenza: c’è il rischio del ridicolo.
    Tutta la retorica della grande forza riformista, la casa comune, il rimescolo, la storia siamo noi e mi fido di te, diventa grottesca di fronte a cinquecento delegati scarsi che eleggono una direzione di 160 membri da Cencelli, mentre sul palco si litiga con la mano davanti alla bocca per non far leggere il labiale, con Franceschini nella parte di Cassano, e alla fine della relazione la muta dei giornalisti ignora il segretario per buttarsi sul suo principale oppositore.
    Berlusconi, che come tutti i caimani sente da lontano l’odore del sangue, ha avvertito la drammatica perdita di autorevolezza del suo avversario, mai così vicino all’Africa, e ha deciso di mandarcelo.
    La verità è che oggi anche il Pd, come Berlusconi, pensa ai casi propri più che a quelli del paese.
    E’ sensazionale che un partito sedicente del lavoro sia riuscito a «bucare» l’inflazione programmata all’1,7%, chiaramente il nodo della lotta sociale dei prossimi mesi e il Rubicone intorno al quale si redistribuiranno i blocchi sociali.
    Se il Caimano pensa solo alla Gandus, e l’Africano solo a Parisi, povera Italia.

    Fonte: Il Riformista - Antonio Polito | vai alla pagina
    Argomenti: giustizia, usa, Berlusconi, magistratura, centrosinistra, magistrati, pd, opposizione, azione penale | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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