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Dichiarazione di Carlo Azeglio CIAMPI

Alla data della dichiarazione: Senatore a vita


 

Europa e Italia, la doppia sfida

  • (23 giugno 2008) - fonte: Il Messaggero - Carlo Azeglio Ciampi - inserita il 23 giugno 2008 da 31

    «Scusi, mi tolga una curiosità. Lei è il governatore della Banca d’Italia e ha il potere di alzare e abbassare il tasso di sconto, decide lei. Perchè è così desideroso di cedere questo potere ad altri?»
    A pormi questa domanda è John Roy Major, il cancelliere dello Scacchiere di Margaret Thatcher.
    La mia risposta fu secca, immediata: «Ma quale potere?
    Se mentre noi parliamo esce un flash della Reuters in cui c’è scritto che la Bundesbank ha alzato o abbassato il suo tasso di sconto, può essere certo che nel giro di pochi minuti gran parte delle banche centrali modificheranno il loro tasso di sconto.
    Preferisco che il mio pollice si muova non perché un altro ha deciso di premere il pulsante ma perchè possa concorrere con gli altri prima (e non dopo) a decidere se sia giusto o meno premere quel pulsante».
    Cercavo di spiegare così a Major che era importante muovere la leva monetaria in un senso o nell’altro sotto la spinta delle esigenze non di una sola economia, per quanto importante - qual era ed è quella tedesca - ma piuttosto tenendo conto delle esigenze dell’economia di tutta l’Europa.
    La scelta di allora fu quella giusta, si muoveva nel solco della storia e delle visioni lungimiranti di Jean Monnet, degli Schuman, degli Adenauer, dei De Gasperi.
    La scelta obbligata di oggi è un’altra: prendere atto in fretta che nessun Paese europeo da solo, nessuno dei 27, può esercitare un peso reale nel mondo; solo se rappresenteremo oltre 300 milioni di cittadini europei, mettendo insieme le sovranità dei singoli Paesi, potremmo contare davvero e perseguire in modo concreto il bene prezioso della crescita e della stabilità.
    Senza crescita nel lungo termine non c’è nemmeno la stabilità, diviene precaria, si alimentano tensioni e si impedisce di ridurre le sperequazioni attraverso la distribuzione del nuovo reddito.
    Questo obiettivo deve perseguire l’Europa nel suo complesso, e ogni Paese al suo interno è bene che si attrezzi al meglio.
    Mi viene in mente, a questo proposito, l’accordo del ’93 che concorsi a realizzare, composto da due parti.
    La prima, ispirata alla lezione di Ezio Tarantelli, diretta a eliminare gli effetti perversi dell’inflazione determinati dalle indicizzazioni; la seconda volta a creare e regolare nuove forme di lavoro dovuta all’impegno di Gino Giugni.
    Penso a quell’accordo perché mi appare di straordinaria attualità. In quelle righe si può riscontrare una traccia preziosa per l’oggi.
    Aiutano a percepire l’urgenza e la fondatezza della richiesta attuale delle parti più avvedute del mondo imprenditoriale e sindacale di esplorare fino in fondo la frontiera dei nuovi contratti.
    Solo con un aumento di produttività si possono avere aumenti salariali effettivi.
    Questa esigenza era, in alcune realtà e in alcune aziende, molto avvertita già quindici anni fa, figuriamoci oggi. Lo dissi allora, lo ripeto ora.
    Il differenziale tra tasso di inflazione programmata e quello effettivo rappresenta una sorta di credito morale da giocarsi l’anno dopo ai tavoli delle trattative successive.
    Se era vero nel ’93, lo è ancora di più in un mondo come quello attuale dove il miglioramento del tenore di vita di miliardi di cinesi e di indiani ha fatto schizzare all’insù i prezzi di molte materie prime.
    Il punto è proprio questo.
    Il mondo nuovo si è messo a correre, noi italiani siamo rimasti immobili, l’Europa non è approdata a un esercizio congiunto della sua sovranità.
    Tocca alla nostra classe dirigente, se lo è davvero, costruire in casa la nuova frontiera del lavoro, immune dai tabù ideologici, e spendere fuori tutto il suo peso politico per dare all’Europa una sola voce e farne così un soggetto della storia.
    Siamo quasi fuori tempo massimo, non c’è più spazio per egoismi e miopie.

    Fonte: Il Messaggero - Carlo Azeglio Ciampi | vai alla pagina
    Argomenti: lavoro, salari, contratti, europa, banche, inflazione, produttività | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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